POSTE ITALIANE 14^ – 15^ – 16^ EMISSIONE DEL 30 APRILE 2021 DI TRE FRANCOBOLLI DEDICATI a Giulietta Masina, Alida Valli e Nino Manfredi nel centenario della nascita
Il Ministero dello Sviluppo emette il 30 aprile 2021, distribuiti dalle Poste Italiane, tre francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica “le Eccellenze italiane dello spettacolo” dedicati a Giulietta Masina, Alida Valli e Nino Manfredi, nel centenario della nascita, relativi al valore della tariffa B, corrispondenti ognuno ad € 1.10.
- data: 30 aprile 2021
- dentellatura: 11
- stampa: rotocalcografia
- tipo di carta: carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente
- colori: sei
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 200.000
- francobollo dimensioni: 30 x 40 mm
- valore: B = €1.10
- bozzettista: Maria Carmela Perrini
- num. catalogo francobollo: Michel_4291_ YT _4051_ UNIF ___4134__
- Il francobollo: raffigura, entro una pellicola cinematografica, il ritratto di Giulietta Masina, delimitato, in alto, dalla sua firma. Completa il francobollo la relativa leggenda “GIULIETTA MASINA” “1921 – 1994”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
- N.B. la foto da cui è ispirato il ritratto di Giulietta Masina è utilizzata per gentile concessione dell’Archivio Storico Luciano Rasero e Roberto Guberti /GRM FOTO
- data: 30 aprile 2021
- dentellatura: 11
- stampa: rotocalcografia
- tipo di carta: carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente
- colori: sei
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 200.000
- francobollo dimensioni: 30 x 40 mm
- valore: B = €1.10
- bozzettista: Claudia Giusto
- num. catalogo francobollo: Michel_4292 YT _4052_ UNIF __4135__
- Il francobollo: raffigura, entro una pellicola cinematografica, il ritratto di Giulietta Masina, delimitato, in alto, dalla sua firma. Completa il francobollo la relativa leggenda “ALIDA VALLI” “1921 – 2006”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
- N.B. la foto da cui è ispirato il ritratto di Alida Valli è utilizzata per gentile concessione dell’Archivio Fotografico della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale
- data: 30 aprile 2021
- dentellatura: 11
- stampa: rotocalcografia
- tipo di carta: carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente
- colori: sei
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 200.000
- francobollo dimensioni: 30 x 40 mm
- valore: B = €1.10
- bozzettista: Giustina Milite
- num. catalogo francobollo: Michel_4293 YT __4053_ UNIF _4136__
- Il francobollo: raffigura, entro una pellicola cinematografica, il ritratto di Giulietta Masina, delimitato, in alto, dalla sua firma. Completa il francobollo la relativa leggenda “NINO MANFREDI” “1921 – 2004”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
Se sei interessato all’acquisto di uno di questi francobolli li puoi acquistare al prezzo di € 1.50 cadauno inviandomi una richiesta alla mia email: protofilia1@gmail.com
Giulia Anna “Giulietta” Masina, nata a San Giorgio di Piano (BO) il 22 febbraio 1921 e morta a Roma il 23 marzo 1994, è stata un’attrice italiana.
Considerata una delle migliori attrici italiane della sua generazione, la Masina lasciò un’impronta indelebile nella storia del cinema italiano soprattutto grazie alle sue grandi interpretazioni dei film di Fellini, in particolare La strada e Le notti di Cabiria. Durante la sua lunga carriera vinse numerosi premi tra cui un David di Donatello (più due speciali), quattro Nastri d’Argento, un Globo d’oro, il premio alla migliore interpretazione femminile sia al Festival di Cannes che a quello di San Sebastián ed un premio onorario al Festival di Berlino; a questi si aggiungono anche due candidature ai premi BAFTA a riprova del successo che ebbe anche all’estero; di lei Charlie Chaplin disse “è l’attrice che ammiro maggiormente”.
Biografia
Figlia del violinista e professore di musica Gaetano Masina e della maestra Angela Flavia Pasqualini, visse dall’età di quattro anni in poi a Roma presso una zia di origine milanese rimasta vedova. Frequentò il ginnasio e il liceo dalle Suore Orsoline, dove, incoraggiata dalla zia, cominciò a coltivare la passione per la recitazione. Sin dalla stagione 1941-1942 partecipò a numerosi spettacoli di prosa, danza e musica nell’ambito del Teatro Universitario nei locali dello Stadium Urbis, che poi diventerà il Teatro Ateneo. In quella seguente (1942-1943) entrò nella Compagnia del Teatro Comico Musicale dove si esibì come ballerina, cantante e attrice in diverse operette e commedie brillanti.
Nel 1942 Giulietta incontrò negli studi dell’EIAR Federico Fellini. Già nel luglio 1943 la coppia si presentò ai genitori di lei. Dopo l’8 settembre 1943 la loro unione conobbe un’accelerazione: Fellini, invece di rispondere alla chiamata alla leva, convolò a nozze con Giulietta il 30 ottobre. Nei primi mesi vissero insieme nella casa della zia milanese della moglie. Intanto il sodalizio artistico era già avviato: dal 1942 la giovane studentessa di Lettere, nonché attrice, interpretò il personaggio di Pallina, prima fidanzata e poi moglie bambina di Cico. Le disavventure della giovane coppia vennero trasmesse all’interno della rivista radiofonica Terziglio, per riprendere nel dopoguerra in una serie autonoma intitolata Le avventure di Cico e Pallina, interrotta dopo quattordici puntate nel febbraio del 1947.
La Masina e Fellini ebbero un figlio, Pier Federico, nato il 22 marzo 1945 e morto appena undici giorni dopo la nascita, il 2 aprile.
Giulietta Masina morì il 23 marzo 1994, all’età di settantatré anni, per un tumore ai polmoni (cinque mesi dopo la scomparsa di Fellini avvenuta il 31 ottobre 1993). Entrambi sono sepolti nel cimitero di Rimini. La loro tomba è marcata dal monumento “Le Vele”, opera dello scultore Arnaldo Pomodoro. Prima di morire chiese che fosse il trombettista Mauro Maur, «la sua tromba», a suonare il tema de “La strada” di Nino Rota ai suoi funerali.
Nel ventennale della morte le maggiori istituzioni culturali e cinematografiche italiane – con il patrocinio dell’Accademia del Cinema Italiano / Premio David di Donatello – la ricordarono con la mostra “Giulietta Masina, l’Oscar di Federico Fellini” al Teatro dei Dioscuri (Roma), a cura di Simone Casavecchia e Fiammetta Terlizzi.
Carriera cinematografica e televisiva
Il cinema
A parte il ruolo di comparsa che svolse nel capolavoro di Roberto Rossellini, Paisà (è una ragazza che scende le scale di un palazzo), Giulietta Masina esordì nel cinema nel 1948 in un film diretto da Alberto Lattuada, Senza pietà, dove interpretò insieme a Carla Del Poggio il ruolo della mondana di aspetto minuto e di buon cuore che la accompagnerà per buona parte della sua carriera in film diretti da Carlo Lizzani, Giuseppe Amato e Renato Castellani. Ma è insieme al marito che raggiunse la notorietà a livello mondiale con il ruolo di Gelsomina nel film La strada (1954), dove recitò accanto ad Anthony Quinn e Richard Basehart, e poi con Il bidone (1955), con Broderick Crawford e ancora Basehart, senza dimenticare il primo film firmato da Fellini con Lattuada, Luci del varietà (1950), sempre con Carla Del Poggio e Peppino De Filippo.
Nel 1957 raggiunse probabilmente l’apice della carriera nel ruolo di Cabiria nel film Le notti di Cabiria (che aveva già affrontato in piccola misura nel primo film diretto dal marito, Lo sceicco bianco del 1951). Nel 1958 interpretò una commovente figura di donna in Fortunella per la regia di Eduardo De Filippo, con Alberto Sordi (parte drammatica del rigattiere) e lo stesso De Filippo. Dello stesso anno Nella città l’inferno di Renato Castellani in cui è possibile vederla recitare accanto ad Anna Magnani.
Fellini la dirigerà ancora nel suo primo film a colori, Giulietta degli spiriti (1965) insieme a Mario Pisu e, vent’anni più tardi, nel malinconico Ginger e Fred (1985) proprio accanto a Marcello Mastroianni, nella parte di due ex ballerini di tip-tap popolarissimi durante la guerra col nome d’arte preso a prestito dai celebri Fred Astaire e Ginger Rogers, invitati nel rutilante e magniloquente show televisivo Ed ecco a voi…, campionario di varia umanità mostrata come fenomeno da baraccone sacrificato alle esigenze dell’audience e interrotto in maniera ossessiva da spot pubblicitari. Nel 1969, con il ruolo di Gabrielle ed inserita in un ricco cast condotto da Katharine Hepburn, partecipò al bizzarro film hollywoodiano La pazza di Chaillot di Bryan Forbes e John Huston.
La televisione
In televisione apparve negli anni settanta in due sceneggiati di buon successo, Eleonora (1973) diretto da Silverio Blasi e Camilla (1976) diretto da Sandro Bolchi, tratto dal romanzo Un inverno freddissimo di Fausta Cialente.
La radio
Fece il suo ingresso in radio nel 1941 recitando con Nella Maria Bonora e Franco Becci, all’epoca voci assai popolari. Si fece subito notare nella trasmissione di successo Terziglio, basata sulle avventure dei fidanzati Cico e Pallina, recitati insieme all’annunciatore Angelo Zanobini e scritti da un versatile redattore umorista della rivista satirica Marc’Aurelio, Federico Fellini, che sposò il 30 ottobre 1943 e col quale instaurò un intenso sodalizio artistico e affettivo, tra i più importanti nella storia dello spettacolo italiano.
Nel 1945, dopo la fine della guerra si laureò in Lettere e Filosofia all’Università “La Sapienza”.
Recitò ancora nel Teatro Universitario durante la stagione 1945-1946 nella pièce Angelica, scritta e diretta da Leo Ferrero e interpretata insieme a un altro giovane attore destinato alla celebrità, Marcello Mastroianni. Tornerà poi per l’ultima volta sul palcoscenico nel 1951, con Gli innamorati.
Tra il 1966 e il 1969 fu la conduttrice di una popolare rubrica radiofonica, Lettere a Giulietta Masina, che in seguito raccoglierà in un libro. (ndr testo parzialmente estrapolato da Wikipedia)
Alida Valli, pseudonimo di Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg nata a Pola il 31 maggio 1921 e morta a Roma il 22 aprile 2006), è stata un’attrice italiana.
Biografia
Nacque a Pola da madre istriana, la pianista Silvia Obrekar, e da padre trentino, professore di filosofia e critico musicale con ascendenze aristocratiche, barone Gino Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, appartenente a nobile famiglia di origini tirolesi. Nel 1936 adottò il nome d’arte Valli scegliendolo, pare, dopo aver consultato a caso un elenco telefonico. Frequentò i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia ed esordì giovanissima sul grande schermo, interpretando fin dall’inizio ruoli da protagonista e diventando ben presto l’attrice simbolo del cinema italiano del periodo fascista, lavorando in film come Mille lire al mese (1938) e Ore 9: lezione di chimica (1941).
La sua versatilità la impose anche in ruoli drammatici quale quello di Manon in Manon Lescaut (1940) di Carmine Gallone e quello di Luisa in Piccolo mondo antico (1941) di Mario Soldati, che al Festival di Venezia le valse un premio speciale concesso dal conte Giuseppe Volpi come miglior attrice italiana dell’anno[1]. Nello stesso anno perse il proprio fidanzato Carlo Cugnasca, aviatore, caduto a Tobruk in Libia. Nel 1942, però, i suoi film Noi vivi e Addio Kira! di Goffredo Alessandrini, subirono su pressione di Mussolini, la censura fascista.
A differenza di molti colleghi, nell’autunno del 1943 la Valli, per non recitare in film di propaganda fascista, rifiutò di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo salodiano (il Cinevillaggio di Venezia) e rimase a Roma, dove si nascose con l’aiuto delle amiche Leonor Fini e Luciana d’Avack. Sempre nel 1943, portò al grande successo la canzone Ma l’amore no (di Galdieri – D’Anzi) tratta dal film Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli, che divenne la canzone italiana di maggior successo e più trasmessa dall’EIAR nel corso dei due ultimi e più bui anni di guerra.
Nel 1944 sposò negli Stati Uniti l’artista e compositore Oscar De Mejo, da cui avrà due figli: Carlo, anch’egli attore, e Larry, che seguirà le orme paterne diventando musicista jazz; dopo 8 anni i due divorziarono. Nel 1947 la sua interpretazione di Eugenia Grandet nell’omonimo film di Mario Soldati le fruttò un Nastro d’argento come miglior attrice.
Nello stesso anno si trasferì a Hollywood su invito del produttore Selznick, che intendeva farne la “Ingrid Bergman italiana”. Appartengono a questo periodo, tra gli altri: Il caso Paradine (1947) per la regia di Alfred Hitchcock, che ebbe sempre parole di grande ammirazione per l’attrice italiana e nel quale recitò accanto a Gregory Peck, Il miracolo delle campane (1948) di Irving Pichel, in cui si trovò in coppia con Frank Sinatra, e Il terzo uomo (1949) di Carol Reed, interpretato assieme a Joseph Cotten ed Orson Welles.
L’attrice non sopportò le regole che le venivano imposte dal produttore che, come è noto, voleva sempre il controllo totale dei suoi attori, e ottenne la rescissione del contratto pur a prezzo di un’ingente penale. Nel 1951 tornò in Italia e pochi anni dopo diede una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954). Nello stesso anno il suo nome venne associato al cosiddetto caso Montesi in quanto fidanzata di Piero Piccioni, il principale indiziato dell’epoca, poi pienamente scagionato. Decise così di allontanarsi dalle scene per tornare davanti alla macchina da presa solo nel 1957, diretta da Michelangelo Antonioni nel film Il grido.
La sua fama si consolidò sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo in La grande strada azzurra (1957), Franco Brusati in Il disordine (1962), Pier Paolo Pasolini in Edipo re (1967). Venne richiesta anche da registi stranieri, molti dei quali francesi. Negli anni settanta si dimostrò un’attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini in La prima notte di quiete (1972), accanto ad Alain Delon, Mario Bava in Lisa e il diavolo (1972), Bernardo Bertolucci in Strategia del ragno (1970) e nel colossal Novecento (1976).
Con Giuseppe Bertolucci nel 1977 partecipò al primo film interpretato da Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene; Dario Argento le affidò due ruoli inquietanti in Suspiria (1977) e Inferno (1980). Sempre nel 1980 fu protagonista nello sceneggiato televisivo L’eredità della priora di Anton Giulio Majano.
Ricevette il Gamajun International Award nel 1990, il David di Donatello alla carriera nel 1991 (ne aveva già vinto uno nel 1982 come miglior attrice non protagonista per La caduta degli angeli ribelli di Marco Tullio Giordana) e il Leone d’oro alla carriera al festival di Venezia nel 1997.
Nel 2004, la Croazia decise di premiarla come grande artista croata, ma lei rifiutò il premio affermando: “Sono nata italiana e voglio morire italiana”. Nel 2008 le venne intitolata una sala cinematografica – il cinema Valli appunto – nella sua città natale, Pola.
Affrontò negli ultimi anni di vita alcuni problemi economici, al punto che le venne concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli. Dopo la morte viene tumulata nel cimitero del Verano a Roma. Nel 2010 e nel 2011 il Bif&st di Bari ha assegnato un Premio intitolato ad Alida Valli per la giovane attrice rivelazione (2009) e per la miglior attrice non protagonista tra i film del festival.
Nel 2020 il regista Mimmo Verdesca realizza un film documentario sulla sua vita, Alida, il primo mai realizzato su di lei, prodotto da Kublai Film e Venicefilm, in associazione con Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Cinema. Alida vede la partecipazione di Giovanna Mezzogiorno, Roberto Benigni, Charlotte Rampling, Vanessa Redgrave, Dario Argento, Bernardo Bertolucci e molti altri. Il film è stato selezionato ufficialmente al Festival di Cannes nella sezione Cannes Classics 2020 ed è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2020. (ndr testo parzialmente estrapolato da Wikipedia)
Nino Manfredi, all’anagrafe Saturnino Manfredi è nato a Castro dei Volsci il 22 marzo 1921 e morto a Roma il 4 giugno 2004), è stato un attore, regista, sceneggiatore, comico, cantante e doppiatore italiano.
Interprete versatile e incisivo, tra i più validi e apprezzati del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. È considerato uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni.
Biografia
Gioventù
Saturnino Manfredi nacque a Castro dei Volsci, un piccolo paese ciociaro della provincia di Frosinone, il 22 marzo 1921, primogenito dei due figli di Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, provenienti entrambi da famiglie contadine. Il padre, arruolato in Pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo, nei primi anni trenta venne trasferito a Roma, dove Nino e il fratello minore Dante crebbero, trascorrendo l’infanzia nel quartiere di San Giovanni. Dopo le scuole medie, si iscrisse come semiconvittore al Collegio Santa Maria, da dove però scappò varie volte, finché fu costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi e restò a lungo in sanatorio. Qui imparò a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entrò nel complessino a plettro dell’ospedale. Dopo un’esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, iniziò ad appassionarsi alla recitazione.
Esordi
Teatro
Per accontentare la famiglia nell’ottobre del 1941 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma già nello stesso anno dimostrò interesse e una propensione per il palcoscenico, esordendo come presentatore e attore nel teatrino della parrocchia della Natività, in via Gallia. Dopo l’8 settembre 1943, per evitare l’arruolamento, si rifugiò per un anno con il fratello in montagna, sopra Cassino; rientrato a Roma nel 1944 riprese gli studi universitari e, contemporaneamente, si iscrisse all’Accademia nazionale d’arte drammatica.
Si laureò nell’ottobre del 1945 con una tesi in diritto penale, ma non eserciterà mai la professione, e nel giugno del 1947 si diplomò all’accademia; nell’autunno dello stesso anno fece i suoi esordi al Teatro Piccolo di Roma, sotto la direzione del suo maestro Orazio Costa, nella compagnia Maltagliati-Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, recitando in testi perlopiù drammatici. Nella stagione 1948-1949 recitò al Piccolo Teatro di Milano, sotto la regia di Giorgio Strehler, nei drammi shakespeariani Romeo e Giulietta, La tempesta e Riccardo II, insieme a grandi attori di prosa come Giorgio De Lullo, Edda Albertini e Lilla Brignone. Nella stagione 1952-1953 collaborò col grande drammaturgo Eduardo De Filippo, portando in scena al Teatro Eliseo di Roma tre suoi atti unici, Amicizia, I morti non fanno paura e Il successo del giorno, recitandoli insieme a Paolo Panelli e Bice Valori.
Abbandonata la prosa, a partire dal 1951, insieme ai suoi compagni di studio Paolo Ferrari e Gianni Bonagura, formò un terzetto che si esibì con successo dapprima nei varietà radiofonici e quindi in molti spettacoli del teatro di rivista e della commedia musicale, a partire dalla stagione 1953-1954 con Tre per tre… Nava di Marcello Marchesi, insieme alle sorelle Nava, quindi nella stagione 1954-1955 con Festival di Age, Scarpelli, Marcello Marchesi, Dino Verde e Orio Vergani, e infine nella stagione 1956-1957 con Gli italiani sono fatti così di Vittorio Metz, Marcello Marchesi e Dino Verde, insieme alla coppia “Billi e Riva” e a Wanda Osiris. In quegli anni lavorò anche con Corrado. I suoi due più significativi successi sul palcoscenico li ottenne comunque più avanti, nelle commedie musicali Un trapezio per Lisistrata di Garinei e Giovannini (1958), accanto a Delia Scala, e, soprattutto, nel Rugantino sempre di Garinei e Giovannini (1962), insieme ad Aldo Fabrizi e Bice Valori, notevolmente apprezzato anche in tournée negli Stati Uniti d’America.
Cinema
Esordì al cinema con un primo film del 1949, Torna a Napoli di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951), e passando poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1955 partecipò per la prima volta a due film di rilievo, Gli innamorati di Mauro Bolognini e Lo scapolo di Antonio Pietrangeli. Il 14 luglio dello stesso anno sposò l’indossatrice Erminia Ferrari, alla quale lui sarà legato fino alla morte e dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film Totò, Peppino e la… malafemmina diretto da Camillo Mastrocinque (1956) e altri ruoli da protagonista nelle commedie Caporale di giornata di Carlo Ludovico Bragaglia e Carmela è una bambola di Gianni Puccini, entrambe del 1958.
Televisione
In televisione esordì nel 1956 nello sceneggiato L’Alfiere diretto da Anton Giulio Majano; nel 1959 ottenne un importante successo di pubblico con la sua partecipazione a Canzonissima, con la regia di Antonello Falqui; qui creò la macchietta di “Bastiano, il barista di Ceccano”, la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona (soprattutto come invito all’acquisto del biglietto della lotteria) entrerà nel linguaggio comune. Riuscì persino a convincere l’amico Marcello Mastroianni, originario di Fontana Liri, notoriamente restio ad apparire in televisione, a esibirsi in una scenetta insieme a lui.
Il doppiaggio
Parallelamente all’attività di attore, si cimentò anche come doppiatore, prestando la propria voce a, tra gli altri, Robert Mitchum in Sette settimane di guai (Johnny Doesn’t Live Here Anymore) di Joe May (1944), a Bud Abbott in Africa strilla, a Earl Holliman ne Il pianeta proibito (Forbidden Planet) di Fred M. Wilcox (1956), quindi al francese Gérard Philipe e, tra gli italiani, a Franco Fabrizi ne I vitelloni di Federico Fellini (1953), a Sergio Raimondi in Piccola posta di Steno (1955), ad Antonio Cifariello ne La bella di Roma di Luigi Comencini (1955), a Renato Salvatori ne La domenica della buona gente di Anton Giulio Majano (1953), dove peraltro lui stesso fu doppiato da Corrado Mantoni, e a Marcello Mastroianni in Parigi è sempre Parigi di Luciano Emmer (1951).
Anni sessanta
Sull’onda del suo successo televisivo in Canzonissima 1959, nello stesso anno fu uno dei protagonisti in Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti, diretto da Mario Monicelli l’anno precedente. Venne inoltre chiamato a prestare la sua voce, con la cadenza ciociara del “barista di Ceccano”, come narratore fuori campo, nel film di Mario Mattoli Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi (1960). Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L’impiegato diretto da Gianni Puccini, diventò una delle colonne portanti della commedia all’italiana con importanti ruoli sia comici o brillanti che drammatici. nel 1963 prese parte al film La parmigiana di Antonio Pietrangeli. Interpretò Dudu’ nel film Operazione San Gennaro (1966) per la regia di Dino Risi. Sempre nello stesso anno partecipò al film Io, io, io… e gli altri di Alessandro Blasetti e a Una rosa per tutti di Franco Rossi. Interpretò personaggi diversi, come il rappresentante scambiato per gerarca fascista in Gli anni ruggenti (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy (1965) e il cognato dell’editore Alberto Sordi, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968); nello stesso anno fu protagonista nel film Straziami ma di baci saziami. Nel 1969 lo si ritrovò protagonista della commedia a episodi Vedo nudo e poi nel film Nell’anno del Signore di Luigi Magni, con il personaggio dell’epigrammista Pasquino, che irride il potere temporale nel periodo risorgimentale, che reinterpreterà nel 2003 nel film televisivo La notte di Pasquino.
Anni settanta
Nel 1971 interpretò invece in Trastevere uno squattrinato artista psichedelico, ex-agente della polizia della squadra narcotici, lavoro che gli aveva procurato la dipendenza dalla droga. Nel 1972 impersonò Gino Girolimoni, nel film drammatico Girolimoni, il mostro di Roma, diretto da Damiano Damiani.
Nel 1973 interpretò invece l’emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d’ospedale idealista in C’eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e tornò a lavorare con il regista Luigi Magni nel 1977 in In nome del Papa Re, in cui interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che, in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re appunto, e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta. Poi lo troveremo in Café Express del 1980. Tornerà a lavorare con il regista Luigi Magni in In nome del popolo sovrano nel 1990, dove ricopre il ruolo di Ciceruacchio, un uomo del popolo che combatte e muore per la libertà di Roma dal potere papalino, film che chiude una trilogia, dove i temi sono sempre il prezzo della libertà e il patriottismo, non retorico, ma di ideali, dove si vuole far rivivere, più che solo ricordare, gli uomini e le donne che combatterono per l’Unità d’Italia.
In qualità di attore si aggiudicò cinque Nastri d’argento e cinque David di Donatello.
Regista cinematografico e teatrale
Nel 1962 debuttò anche dietro la macchina da presa con L’avventura di un soldato, un episodio del film L’amore difficile tratto dall’omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia fu l’autobiografico lungometraggio Per grazia ricevuta (1971), col quale si aggiudicò la Palma d’oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d’argento per il miglior soggetto; il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione. Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo aveva iniziato, sulla crisi d’identità di un uomo che scopre un’apparente sosia perfetta della moglie, dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.
Sul palcoscenico rientrò alla fine degli anni ottanta da protagonista delle commedie da lui scritte e dirette, Gente di facili costumi (1988) e Viva gli sposi! (1989), in seguito portati più volte in tournée anche nel decennio successivo.
La sua prudenza nell’affrontare argomenti religiosi, rappresentando i tormenti intimi dei protagonisti senza risultare eccessivamente provocatorio, attirando simpatie da parte di tutti (sia cattolici che anticlericali) verso i propri personaggi, gli valse la stima e l’invito di papa Giovanni Paolo II alla rappresentazione in Vaticano di una commedia giovanile scritta dallo stesso Papa. Richiesto di un parere dal pontefice, Manfredi osservò, con una certa riluttanza, che come scrittore teatrale era stato un bene che non avesse proseguito a scrivere altrimenti avremmo perso un grande Papa. Il pontefice accolse il commento con grandi risate.
Televisione
Sul piccolo schermo fece il suo rientro nel 1972, quando interpretò Geppetto, il padre di Pinocchio nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Dal 1990 in poi interpretò numerose fiction televisive dirette perlopiù dal genero Alberto Simone e dal figlio Luca; furono sempre personaggi carichi di notevole umanità, come il commissario Franco Amidei di Un commissario a Roma (1993) e, soprattutto, come il brigadiere Saturnino Fogliani nella serie televisiva Linda e il brigadiere (1997-2000), accanto a Claudia Koll nella prima e nella seconda stagione ed a Caterina Deregibus nella terza.
Altre attività in ambito musicale, pubblicitario
Molto attivo alla radio, ospite d’onore in trasmissioni di ogni genere, si è esibito, con successo, anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico brano di Ettore Petrolini Tanto pe’ cantà (risalente al 1932) raggiunge le primissime posizioni della hit parade. Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica… me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M’è nata all’improvviso ‘na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini. Nello stesso anno cantò la canzone Che bello sta’ con te, inserita come colonna sonora (nei titoli di coda) del film Questo e quello di Sergio Corbucci.
Notevole popolarità Manfredi ha trovato anche come testimonial pubblicitario. Esordì nel 1957 con una serie di Caroselli per i Baci Perugina e per le Caramelle Rossana e da allora fu una presenza praticamente fissa del genere. In questo ambito ottenne il maggiore successo grazie al lungo sodalizio con la Lavazza, per la quale Manfredi fu protagonista dal 1977 al 1993 (diretto prima dal regista Luciano Emmer e dal 1982 dal figlio Luca) accanto alla nonna Nerina Montagnani e poi anche alla colf Gegia, in una lunga serie di popolari spot pubblicitari dove renderà popolari i due noti slogan “Più lo mandi giù e più ti tira su!” e “Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?“.
Ultimi anni
L’ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, La fine di un mistero (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi e venne trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Spirito. A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a dicembre venne colpito da una nuova emorragia cerebrale. Ricoverato questa volta presso l’ospedale Nuova Regina Margherita, non si riprenderà mai più completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti. Morì a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004.
Pur essendo ateo dichiarato, ebbe funerali religiosi. Dopo il funerale, celebrato il 7 giugno nella chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma, alla presenza di circa 2000 persone tra volti noti della politica e dello spettacolo e gente comune, l’attore venne sepolto al cimitero del Verano di Roma. (ndr testo parzialmente tratto da Wikipedia)
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