6^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 08 marzo, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “il Senso civico” dedicato alle imprenditrici

6^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 08 marzo, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “il Senso civico” dedicato alle imprenditrici, dal valore indicato B, corrispondente ad €1.20.

  • dentellatura:  11 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 30 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 250.020
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettista: G. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4497 YT 4257 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo raffigura, su campitura rosa, un profilo di donna la cui capigliatura è formata dalle caratteristiche ruote dentate delle trasmissioni meccaniche su cui è riportata la scritta “IMPRENDITRICI”. In basso sono riportati gli hashtag “#ilfuturoedichilofa” e “#MADEINWOMAN made in italy” che promuovono i progetti dell’imprenditoria femminile. Completano il francobollo la legenda “IMPRENDITRICI”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. 

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di €1,80; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

L’imprenditore è una figura professionale che organizza ed è coinvolto nella gestione e nella proprietà di beni, servizi e mercati.

Un imprenditore che dirige più aziende di successo è detto magnate degli affari o tycoon.

Logo AIDDA
Logo FIPE

L’imprenditore in economia

In ambito economico, l’imprenditore è colui che detiene fattori produttivi (capitali, mezzi di produzione, forza lavoro e materie prime), sotto forma di imprese, attraverso i quali, assieme agli investimenti, contribuisce a sviluppare nuovi prodotti, nuovi mercati o nuovi mezzi di produzione stimolando quindi la creazione di nuova ricchezza e valore sotto forma di beni e servizi utili alla collettività/società. Nelle economie industrializzate del tardo XX secolo la costituzione di imprese di grandi dimensioni ha ampiamente rimpiazzato il tradizionale rapporto fra singolo proprietario e amministratori dell’azienda. Le prime citazioni del termine imprenditore si ebbero in Europa intorno al Cinquecento. Con questo nome venne ribattezzato il capitano di ventura che ingaggiava truppe per servire i fabbisogni di principi e di potenti. Nel Settecento la figura dell’imprenditore assunse i connotati moderni, dato che nel campo agricolo il proprietario terriero, in quello manifatturiero chi produceva merci da distribuire, in quello pubblico l’impresario che realizzava infrastrutture vennero chiamati imprenditori. La definizione inglese Undertaker, ovverosia “colui che prende su di sé” la responsabilità di eseguire un lavoro che richiede l’impiego di più persone è rimasta ancora adesso nell’uso contemporaneo.

Sull’origine della figura imprenditoriale si sono formulate varie teorie, quali, ad esempio, una favorevole congiuntura economica, sociale e produttiva, oppure la necessità di affermazione e di riconoscimento ottenibili solo nel campo economico da parte di minoranze discriminate, oppure un rapporto decisivo fra l’etica calvinista-protestante e lo spirito d’iniziativa tipico dell’imprenditore.

L’imprenditore nel diritto italiano

In Italia viene definito imprenditore (a norma dell’articolo 2082 del Codice civile – Libro V, Titolo II, Capo I, Sezione I):

«chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi».

È imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata a fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. (art. 2082).
L’art. 2082 fissa i requisiti minimi affinché un dato soggetto sia esposto all’applicazione delle norme del codice civile che riguardano l’imprenditore. Caratteristiche dell’impresa sono dunque:

  • l’attività produttiva,
  • l’organizzazione,
  • l’economicità,
  • la professionalità.

Per le società non è necessario, in linea di massima, uno specifico accertamento dei requisiti dell’organizzazione e della professionalità.

Il codice civile parla di “imprenditore” e non di impresa; l’impresa, sostiene la dottrina, è il frutto dell’attività che dall’imprenditore sortisce: una definizione mediata, dunque, come accade per il lavoro subordinato, di cui non esiste definizione giuridica esplicita mentre c’è quella di lavoratore subordinato. Un’impresa può essere poi svolta in forma societaria, nella quale i soci sono essi stessi imprenditori (qui inteso nell’accezione di persone fisiche, cioè i titolari).

Può essere imprenditore sia una persona fisica sia una persona giuridica; anzi nel V libro si crea quel particolare status di tertium genus: cioè le società di persone, che non sono enti personificati, ma che sono trattati alla stregua delle persone fisiche. Ad esempio un’impresa controllata (cioè posseduta) al 100% da un’altra impresa, l’imprenditore della prima è il soggetto giuridico “società controllante”. Oppure, nel caso delle società pubbliche aziendalizzate l’imprenditore è un ente della PA (classico caso delle multiservizi).

La definizione presente nel codice risente di un forte influsso dell’indirizzo economico, tra i diversi orientamenti esistenti al momento della redazione del codice. Infatti Jean-Baptiste Say per primo distinse tra capitalista e imprenditore definendo il primo come proprietario del capitale e il secondo come colui che, procurandosi la disponibilità dei fattori produttivi, organizza e dirige la produzione. Nel nuovo codice del 1942 la figura del commerciante (speculatore professionale) viene sostituita con quella di imprenditore; quest’ultimo non opera come speculatore professionale, ma organizzando e dirigendo la produzione diventa “motore” del sistema economico creando nuova ricchezza. I codificatori del 1942 stabilendo che è imprenditore colui che “esercita un’attività economica organizzata” al fine di produrre o scambiare beni o servizi hanno ribadito la centralità e l’importanza, nell’attività imprenditoriale, dell’organizzazione dei fattori produttivi.

Le due nozioni (economica e giuridica) però, sebbene in parte coincidenti, assolvono a due funzioni completamente diverse. La nozione economica di imprenditore mira ad analizzare il ruolo dell’imprenditore nel sistema economico ed il risultato a cui tende la sua attività; la nozione giuridica, invece, mira ad individuare i requisiti necessari affinché un soggetto sia sottoposto alla disciplina civilistica dell’imprenditore.

Possono essere considerate “femminili” tutte le micro, piccole e medie aziende che presentano le seguenti caratteristiche:

  • imprese individuali gestite da donne;
  • società cooperative e società di persone costituite almeno al 60% da donne;
  • società di capitali le cui quote di partecipazione siano in misura non inferiore ai due terzi di donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne.

Situazione in Italia e nel mondo

La forza lavoro mondiale è composta più da uomini che da donne e le lavoratrici, a parità di mansioni,  guadagnano meno dei lavoratori. Quanto alle donne che fanno impresa, paradossalmente in Europa e in Nordamerica la situazione è peggiore che in Asia, dove in alcuni Paesi le imprenditrici sono più numerose degli imprenditori. L’Italia è in linea con il resto dell’Occidente: soltanto un’attività imprenditoriale su sei è guidata da una donna. Nelle startup, a livello mondiale, la situazione non è diversa: negli Stati Uniti, terra di innovazione per eccellenza, il 71% non ha donne nel board e il 57% non ne ha nella cosiddetta C-Suite, le posizioni di vertice. Va meglio, invece, in Cina e Gran Bretagna.

In Italia la presenza femminile nelle giovani società innovative è addirittura più ridotta che nelle aziende. Eppure alcune ricerche internazionali rivelano che le startup fondate anche da donne hanno maggiore probabilità di ricevere investimenti rispetto a quelle costituite da soli uomini. E altri studi sostengono che le donne sono più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità.

Proprio nel 2022 è stato costituito un Fondo del Ministero dello Sviluppo economico, il Fondo Impresa Femminile, che ha una dotazione di 200 milioni di euro. Quaranta di questi erano già stati stanziati con la legge di bilancio 2021. Le altre risorse sono arrivate nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).  Si può, per esempio, intervenire sulla formazione, incoraggiando bambine e ragazze ad acquisire le STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), conoscenze e competenze in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, in modo da riuscire a superare gli stereotipi di genere. Ma anche pensare a normative destinate ad agevolare l’imprenditoria femminile in Italia (notizie estrapolate da vari siti).

Ecco alcuni nomi di donne italiane imprenditrici che possono essere di ispirazione per le generazioni. 

Testo bollettino

Il progetto #madeinwomanmadeinitaly nasce nel 2015 all’epoca dell’Expo di Milano per supportare il lavoro imprenditoriale delle donne in termini di informazione sulle opportunità, di creazione di filiere per favorire il consolidarsi delle attività sui territori, per innescare processi virtuosi di internazionalizzazione.

In quell’epoca avevamo organizzato anche un convegno internazionale “Feeding the future” che aveva come tema l’imprenditoria femminile in collaborazione con ICE, allora Istituto per il commercio estero e con la Rete degli Incubatori Italiani.

Era uscita anche una pubblicazione.

Il progetto è poi continuato ed è stato portato dagli Stati Generali delle Donne a Matera, capitale europea della cultura a gennaio 2019.

Abbiamo avviato un sito dedicato.

Con il lockdown abbiamo avviato incontri di studio e di approfondimento on line, con webinar dedicati in un progetto rivolto alla diffusione del #madeinwomanmadeinitaly verso l’Expo di Dubai del 2021 / 2022.

E infatti l’8 marzo 2022, dopo intensi lavori preparatori anche in collaborazione con la Fondazione del Politecnico di Milano per declinare le parole sostenibilità & innovazione, abbiamo portato il #madeinwomanmadeinitaly all’Expo di Dubai, in una Alleanza delle donne e in collaborazione con FENCO, la Federazione dei Consoli e degli Ambasciatori (Federazione Nazionale dei Diplomatici e Consoli Esteri in Italia).

Le donne imprenditrici rappresentano una risorsa straordinaria per l’Italia, hanno contribuito e continuano a contribuire in misura notevole a quella componente del made in Italy di qualità per la quale il nostro Paese è noto in tutto il mondo.

Rilanciare l’Italia attraverso le donne significa smuovere e dare valore alla parte creativa del Paese. Non bastano le riforme, occorre ripensare ad un nuovo sistema che unisca forze, energie e competenze per cambiare le regole.

Il #madeinwomanmadeinitaly introduce buone pratiche di attività imprenditoriali femminili in termini di costruzione di filiere, di “reti”, di promozione del “bello” e del “buono”, tipicamente italiani, di ricerca, di innovazione, di creatività.

Si tratta di un vero e proprio “cambiamento culturale” all’interno di una nuova economia al femminile, paritaria, basata sui valori della condivisione e sulla sostenibilità.

Un’economia strutturata sui bisogni e sui saperi delle donne che darà la possibilità di avere un impatto a livello di decision-making a partire dal modo in cui gli investimenti vengono effettuati, dalla gestione delle risorse nazionali e delle politiche pubbliche, fino ad arrivare ai partenariati con le istituzioni internazionali.

#ilfuturoedichilofa

Isa Maggi

Coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di €1,80; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

/ 5
Grazie per aver votato!

You may also like...