19^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 04 maggio, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze italiane del sistema produttivo ed economico” dedicati ai Marchi storici di interesse nazionale del settore agroalimentare: DE CECCO, CIRIO, VISMARA, SANTA ROSA, AMBROSOLI.

19^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 04 maggio, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze italiane del sistema produttivo ed economico” dedicati ai Marchi storici di interesse nazionale del settore agroalimentare: DE CECCO, CIRIO, VISMARA, SANTA ROSA, AMBROSOLI, tutti con valore indicato in B, corrispondente ognuno ad €1,20.

  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB
  • colori: quattro
  • bozzettistaF. Abbati
  • num. catalogo francobolloMichel 4518 YT 4282 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce una spigolatrice, simbolo dell’azienda agroalimentare De Cecco che caratterizza da sempre i suoi prodotti, spicca in primo piano sull’attestato della medaglia d’oro conquistata all’Esposizione Universale di Chicago nel 1893. In basso, a sinistra, sono presenti le bandiere italiana e americana, rappresentative dei due Paesi dove il prodotto è più amato e conosciuto, e, in alto, è riprodotto il logo dell’azienda. Completa il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB
  • colori: cinque
  • bozzettistaa cura del Centro Filatelico della Produzione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
  • num. catalogo francobolloMichel 4519 YT 4281 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce un manifesto d’epoca dell’azienda Cirio risalente agli anni Venti, realizzato dall’illustratore e pittore italiano Leonetto Cappiello. Completa il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB
  • colori: cinque
  • bozzettistaM.Hermo
  • num. catalogo francobolloMichel 4520 YT 4280 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce un cameriere serve in un piatto da portata alcune eccellenze dei salumi insaccati firmati Vismara. In alto è riprodotto il logo dell’azienda. Completa il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaM.Hermo
  • num. catalogo francobolloMichel 4521 YT 4279 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce il logo dell’azienda Santa Rosa è incastonato al centro dell’iconico vasetto, da cui, idealmente, esplode un vortice di frutta. Completa il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaG. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4522 YT 4278 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce il caratteristico vasetto di miele Ambrosoli, con la storica etichetta su cui spicca il logo dell’azienda, svetta su alcuni fiori in cui un’ape raccoglie del nettare; sullo sfondo due bambini corrono felici su un prato. Completa il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

Se sei interessato all’acquisto di questi francobolli li puoi acquistare al prezzo di €1,80 cadauno oppure l’intera serie ad €9,00; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

Il Gruppo De Cecco è un’azienda italiana attiva nel settore alimentare. In particolare si occupa di produrre paste alimentari secche, olio extravergine di oliva, sughi pronti e derivati del pomodoro.

Fondata nel 1886 a Fara San Martino da Filippo De Cecco, dove mantiene stabilimento e sede legale, ha una sede amministrativa a Pescara e impianti produttivi a Caldari.

Logo dell’Azienda

Storia

Le origini (1886)

L’origine del gruppo De Cecco risale all’Italia preunitaria, quando a Fara San Martino don Nicola De Cecco iniziò a produrre farina nel mulino comunale del suo paese natale. Nel 1886, l’attività passò al figlio di Nicola, Filippo De Cecco, che lo affianca dal 1869 e nel 1872 è titolare in proprio di una licenza per l’esercizio di un mulino; nel 1876, Filippo è in grado di acquistare l’impianto molitorio che gestisce da qualche anno. Inizia l’attività di pastaio alla metà degli anni ottanta, quando il settore della molitura e della fabbricazione delle paste alimentari riprende vigore dopo un’acuta crisi, in seguito all’abolizione delle pesanti tasse sul macinato e sulla pasta imposte dai governi postunitari.

In Abruzzo, nei decenni centrali dell’Ottocento, il comparto più diffuso dell’attività manifatturiera è quello della trasformazione alimentare: i pastifici sono per lo più piccoli laboratori a conduzione familiare, presenti in maniera capillare sul territorio, il cui prodotto è rivolto quasi esclusivamente al consumo locale. In particolare, nel Chietino, la diffusione di tali attività è legata ad alcuni vantaggi di localizzazione, come la disponibilità di forza motrice idrica, l’abbondanza di manodopera a basso costo, la presenza di materie prime e di un sicuro mercato di sbocco locale.

Stabilimento De Cecco

Il primo nucleo della fabbrica di De Cecco, nel 1886, comprende un mulino, un vecchio stabilimento nel quale si produce la pasta e un “baraccone” di circa 100 m² adibito alla fase dell’asciugatura (durante il giorno i maccheroni venivano essiccati al sole e riposti al coperto per la notte). Lo stabilimento viene ben presto dotato di gramole e torchi azionati dall’energia idraulica, ma la capacità produttiva dell’impianto risulta notevolmente limitata dal clima rigido della Regione, che allunga significativamente i tempi di essiccazione.

Nell’intento di risolvere il problema, già nel 1889 De Cecco mette in funzione presso lo stabilimento una cabina per l’essiccazione: la macchina, messa a punto dallo stesso imprenditore, presenta un sistema di ventilazione ad aria calda e un aspiratore, con un cassone forato al cui interno, su vassoi estraibili, viene stesa la pasta da asciugare. La macchina prevede due distinte camere, una luminosa e l’altra buia, allo scopo di riprodurre l’asciugatura naturale alla luce del sole e il “riposo” notturno. In seguito a perfezionamenti successivi del procedimento, la soluzione dei problemi di essiccazione a bassa temperatura consente di svincolare la produzione dai fattori climatici e stagionali. Ciò permette di incrementare la produzione di pasta e di prolungarne la conservazione, consentendo quindi l’esportazione anche in Paesi a grande distanza dal luogo di produzione, come gli Stati Uniti d’America dal 1904 e l’Argentina, dal 1914. Dal 1889 l’azienda nascente inizia il suo percorso di internazionalizzazione.

In questi anni De Cecco sperimenta anche l’impasto con acqua tiepida, riscaldata con una macchina a vapore, e le trafile in bronzo. Nel 1894 amplia e ammoderna i locali e realizza un acquedotto. Alla fine del secolo la produzione giornaliera dello stabilimento raggiunge il quintale e mezzo di pasta di grano duro.

Ripresa dopo la prima guerra mondiale

Il mercato italiano della pasta inizia a riprendersi solo dopo il 1920, quando vengono abolite le restrizioni alla produzione e alla commercializzazione; De Cecco riallaccia i contatti con i suoi commissionari d’Oltreoceano nella primavera del 1921 e per tutta la prima metà degli anni Venti invia negli Stati Uniti almeno 4.000 quintali di pasta ogni anno. Quello nordamericano è un mercato vitale per la produzione dell’impresa, perché sui mercati nazionali ed europei la concorrenza dei produttori campani e della Barilla rende difficile l’affermazione dei prodotti De Cecco. Nel 1924, ormai settantenne, l’imprenditore abruzzese decide la cessione della direzione e delle sue quote societarie ai figli: rimane però nel Consiglio di amministrazione della F.lli De Cecco di Filippo e continua a orientare le scelte strategiche dell’impresa, in particolare con la decisione di costruire a Pescara un moderno stabilimento che integra in grande scala la produzione delle farine e quella della pasta. Con la costituzione di una nuova società, la Società anonima molino De Cecco, nel 1927, inizia una nuova fase della vicenda imprenditoriale di De Cecco: lo stabilimento di Pescara, un imponente complesso di sei piani, fornito di ampi essiccatoi e di sale d’imballaggio, si afferma come il polo industriale più dinamico della regione (in particolare il mulino, che agli inizi degli anni Trenta raggiunge una capacità lavorativa giornaliera di circa 500 quintali di grano).

Nel 1927 in prossimità dello scalo merci ferroviario di Porta Nuova a Pescara, viene costruito un molino di sei piani con i laboratori e gli uffici amministrativi.

De Cecco muore nel 1930. In seguito ai contraccolpi della crisi internazionale, lo stabilimento sospende la produzione per un anno, ma nella seconda metà degli anni trenta la ripresa dell’attività produttiva vede il definitivo consolidamento dell’impresa sul mercato nazionale e su quello internazionale, con esportazioni in Europa – Belgio, Inghilterra, Germania, Svizzera – e nel continente americano.

Seconda guerra mondiale

La Seconda Guerra Mondiale blocca l’entrata in funzione del nuovo stabilimento di Pescara, mentre lo stabilimento di Fara San Martino viene completamente distrutto dalle esplosioni e dagli incendi.

Dal dopoguerra agli anni ottanta

Nel dopoguerra la famiglia De Cecco ricostruisce la fabbrica di Fara San Martino e, per sostenere l’incremento produttivo degli anni della ripresa, inaugura il nuovo pastificio di Pescara.

Nel 1965 viene costruito un nuovo molino a Fara San Martino. Lo stabilimento esistente viene ristrutturato con l’edificazione di un ulteriore piano. Nella nuova sala, lunga 60 metri, trovano posto quattro linee per la pasta lunga, quattro per la pasta corta e una per la pasta all’uovo. Da 250 quintali di pasta al giorno, nel giro di pochi anni si passa a 1.000 quintali.

Inizia negli anni Settanta la costruzione di un nuovo e moderno stabilimento a Fara San Martino secondo un progetto originario che prevedeva 6 linee continue di produzione pasta. Quando entrano in funzione le prime linee, la superficie coperta è pari a 20.000 m².

Negli anni Ottanta viene costituita la “F.lli De Cecco di Filippo – Fara San Martino – S.p.A.”, società capofila del Gruppo, e viene inaugurata a Fara San Martino la nuova unità produttiva che consente di raddoppiare la produzione di pasta (da 150-180.000 quintali a oltre 300.000 quintali all’anno).

In un’area adiacente al pastificio viene costruito il nuovo molino con l’installazione di due sezioni di macinazione: si raggiunge così la potenzialità totale di 5.000 quintali al giorno di grano molito. Nel pastificio vengono installate altre 4 linee di produzione e la capacità produttiva giornaliera arriva a 3.500 quintali di pasta. Nasce la società “Olearia F.lli De Cecco di Filippo – Fara San Martino – S.r.l.”, il primo passo verso la sostanziale differenziazione della gamma dei prodotti che avvia l’attività di imbottigliamento e commercializzazione di olio extravergine di oliva. A questa, faranno seguito nella diversificazione di gamma altri commercializzati fra cui sughi e derivati del pomodoro, riso, prodotti biologici e, nel 2013, il lancio dei sostitutivi del pane “I Grani De Cecco”.

Anni novanta

Sono gli anni dei grandi investimenti. A Fara San Martino: vengono ampliati il magazzino e il molino, in cui viene installata la terza sezione di macinazione. Si raggiunge così la capacità molitoria totale di 11.000 quintali al giorno. Vengono costruiti nuovi silos di stoccaggio del grano con una capacità di 400.000 quintali. A seguito degli interventi sviluppati alla fine degli anni ottanta e all’inizio degli anni novanta, il complesso di Fara San Martino comprende molino, pastificio e tre silos per lo stoccaggio del grano.

In sostituzione dello stabilimento localizzato nel centro urbano di Pescara, viene aperta una nuova unità produttiva a Caldari di Ortona, a pochi chilometri da Fara, entrata in funzione nel 1996 con una capacità giornaliera pari a 1.400 quintali di pasta prodotta. Il progetto originario prevedeva l’installazione di 13 linee di produzione. Nel 2013 sono 11 le linee a regime con una produttività oraria pari a 200 quintali di pasta.

Inizia la commercializzazione della linea “Rossi” (derivati del pomodoro, quali polpe, passate e sughi pronti) cui si aggiungerà nel 2006 una nuova linea di sughi pronti ideata in collaborazione con Heinz Beck, chef di fama mondiale, 3 stelle Michelin. Apre la prima filiale commerciale in USA, la De Cecco USA/Prodotti Mediterranei Inc. (P.M.I.)

Dagli anni duemila

Per accompagnare la crescita del nuovo ramo di business, viene costituita la divisione business unit Oli & Rossi.

Viene inaugurato il centro direzionale “Il Molino” a Pescara. Qui, oltre alla sede legale della Società Molino e Pastificio De Cecco Spa Pescara, sono stati dislocati gli uffici commerciali della capogruppo.

A queste due società si affiancano le altre consociate trading (De Cecco France S.a.r.l., De Cecco UK Limited e De Cecco Deutschland Gmbh), la finanziaria DE.FIN srl, che possiede al 100% la P.M.I. e la DESE.MARK srl (per il trattamento e la gestione dei dati).

Con l’acquisizione nel 2011 di OJSC Moscow Furniture and Woodworking Industry Group, il secondo produttore di pasta del mercato russo con il 10% di quota a volume, De Cecco diventa il 3° produttore di pasta al mondo.

Continuano gli investimenti industriali: a Fara San Martino entrano in funzione nel molino due nuove sezioni di macinazione e la capacità molitoria passa da 11.000 a 14.000 quintali di grano al giorno. A Caldari vengono inaugurate due nuove linee di produzione della pasta.

Tra il 2011 e il 2012 il gruppo ha completato l’acquisizione dei 3 stabilimenti produttivi di pasta in Russia (Gruppo PMK).

Nel 2016 il fatturato ha toccato i 447,5 milioni di euro, in crescita del 5,7%, con il margine operativo lordo aumentato del 18% a 49 milioni e l’utile lordo del 19% a 56 milioni. Gli azionisti della capogruppo sono 24, dalla terza alla quinta generazione De Cecco, divisi in tre rami familiari. Nell’assemblea di aprile è dato il via libera al piano di approdo in borsa. Un piano che prevede la riorganizzazione del gruppo con l’ingresso di manager esterni, in particolare di un amministratore delegato, in vista anche di un’espansione negli USA. Già nel 2007 era stato considerato l’approdo in borsa, operazione poi congelata dalla crisi dell’economia nel 2008. Nel marzo 2018, dopo aver chiuso il 2017 con 436 milioni di ricavi e un Ebitda di 50 milioni, la società approva il restyling della governance. Attualmente la proprietà è della Famiglia De Cecco (notizie parzialmente estrapolate dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

De Cecco celebra i suoi 130 anni di attività nel mercato americano. È una storia imprenditoriale quella della famiglia De Cecco che risale al 1831, quando Nicola Antonio De Cecco avviò la sua attività di molitura a Fara San Martino. Nel 1886, suo figlio Filippo Giovanni De Cecco iniziò a produrre pasta con gli ingredienti perfetti a portata di mano: la semola di alta qualità che suo padre produce e l’acqua pura della sorgente. Unita alla selezione rigorosa dei migliori grani. Ma è nel 1888, che Filippo ebbe l’idea che cambiò per sempre la De Cecco e tutto il mondo della produzione della pasta.  Ideò, progettò e l’anno successivo mise in funzione il primo sistema artificiale di essiccazione ad aria calda. Questa invenzione rivoluzionò la produzione della pasta, poiché rese il processo più veloce, più controllato e più sicuro. Inoltre, estese la durata del prodotto, che manteneva inalterate le caratteristiche organolettiche. In questo modo la pasta De Cecco poteva essere spedita in Paesi lontani come gli Stati Uniti.

 E i risultati non tardarono a venire. Nel 1893, infatti, De Cecco vinse la medaglia d’oro per la “migliore struttura, colore e consistenza dei suoi maccheroni e vermicelli”. Una consacrazione internazionale che avvenne all’Esposizione universale di Chicago, seguita da diversi altri prestigiosi premi in diverse città del mondo.

 Da allora la qualità superiore della pasta De Cecco è diventata sinonimo di eccellenza e punto di riferimento internazionale anche per i concorrenti.

 Nei tempi moderni un’altra svolta si registra negli anni ’70. Precisamente nel 1973, quando Filippo Antonio De Cecco, insieme ai suoi cugini Renato e Puccio, divenne amministratore dell’azienda. Dal 1993, è il presidente del Gruppo. Sotto la sua guida, De Cecco è diventato il terzo produttore di pasta al mondo. L’azienda ha registrato una significativa crescita, passando da player regionale a brand internazionale, senza per questo mai perdere di vista l’eccellenza dei suoi prodotti.

Direzione Comunicazione e Media del Gruppo De Cecco

Cirio è un consorzio italiano fondato nel 1856 e specializzato nelle conserve alimentari (in particolare nel settore del pomodoro), che ha raggiunto un posto di grande rilevanza a livello europeo.

Fa parte del gruppo Conserve Italia, che ha sede a San Lazzaro di Savena, in Emilia-Romagna.

Storia

La creazione e il ruolo di Napoleone Bonaparte

Fu fondata a Torino nel 1856 dal nicese Francesco Cirio, allora ventenne, che decise di introdurre la tecnica, per quel tempo innovativa, di conservazione in scatola, detta appertizzazione, iniziando con i piselli. Questa tecnica fu inventata ed elaborata, negli anni tra il 1795 ed il 1806, da Nicolas Appert, il padre della conservazione in scatola, e consisteva essenzialmente nell’eliminare l’aria dai contenitori dopo averli riempiti con il cibo da conservare, sottoponendo a bollitura prolungata il contenitore dopo averlo chiuso.

Lo stimolo alla ricerca venne dato, all’inizio dell’Ottocento, da Napoleone Bonaparte, che voleva cibi a lunga conservazione per i soldati. Appert vinse il premio messo in palio dall’Imperatore e i risultati dei suoi metodi erano buoni, ma l’assenza di conoscenze specifiche sui batteri lasciava spazio ad un certo empirismo nell’applicazione. Fu in questo contesto che Francesco Cirio mise a punto il suo metodo (“il metodo Cirio”), con il quale ottenne riconoscimenti nella Grande Esposizione Universale di Parigi del 1867. Lo stabilimento impiantato a Torino avviò una apprezzata produzione, che sfociò anche nella esportazione dei suoi prodotti nel mondo. Per queste ragioni, la Cirio vanta di essere la più antica industria conserviera d’Italia.

L’unità d’Italia e l’espansione nel meridione

Dopo l’unità d’Italia, la società aprì alcuni stabilimenti nel Mezzogiorno, tra cui quello di Napoli nel quartiere San Giovanni a Teduccio, recuperando anche numerose aree agricole abbandonate e rafforzando negli anni la propria presenza nel Napoletano. Nel 1900 nasce la «Cirio società generale conserve alimentari» e gli stabilimenti “fiore all’occhiello” sono a Vigliena, quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli, dove viene fissata la sede nazionale dell’azienda fino agli anni ’80 del secolo scorso, e a Pontecagnano, in provincia di Salerno.

La proprietà della SME

Entrata tramite la SME nell’orbita dell’IRI, allora gestita da Romano Prodi, fu oggetto, direttamente o indirettamente in fase di privatizzazione, di operazioni delle quali la magistratura ebbe modo di occuparsi per ciò che si riferisce sia alla vicenda SME, sia a quella Lamiranda, sia infine a quella Federconsorzi.

L’acquisizione del gruppo Cragnotti

In particolare, dopo una discussa aggiudicazione ad una catena di cooperative guidata da Lamiranda, passò al gruppo Cragnotti & Partners Capital Investment NV in una complessa operazione finanziaria, in cui l’imprenditore romano Sergio Cragnotti conferì le attività della Fedital, acquistata dal concordato preventivo Federconsorzi. Lo stesso Cragnotti acquistò la Cirio nel 1994 per una cifra di 450 miliardi di lire.

Le acquisizioni di Conserve Italia

Il settore industriale Cirio-De Rica fu ceduto per 168 milioni di euro a Conserve Italia (notizie parzialmente estrapolate dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Da oltre 160 anni Cirio rappresenta l’eccellenza della cucina italiana nel mondo. Questa storia di successo inizia nel 1856 quando Francesco Cirio (all’epoca un ventenne originario di Nizza Monferrato), avvia a Torino la sua impresa introducendo per primo in Italia la tecnica dell’appertizzazione per la conservazione dei prodotti ortofrutticoli e ricevendo nel 1867 importanti riconoscimenti alla Grande Esposizione Universale di Parigi. Alla morte del fondatore, avvenuta il 9 gennaio 1900, l’industria “Cirio – Società Generale delle Conserve Alimentari” risulta tra le più grandi in Europa nel settore agroalimentare.

L’eredità di Francesco Cirio viene raccolta dalla famiglia Signorini che promuove lo sviluppo dell’Azienda con nuovi stabilimenti conservieri in Campania. Dalla metà degli anni Venti, Cirio entra nel vissuto delle famiglie italiane con un sapiente utilizzo degli strumenti pubblicitari. Il claim “Come natura crea, Cirio conserva” accompagna questa crescita.

Nel 1970 la Cirio viene ceduta alla SME (società del Gruppo IRI) che la controlla fino al 1993, anno della privatizzazione.

Nel 2004 Cirio passa a Conserve Italia, Gruppo cooperativo leader europeo dell’industria conserviera. Si avvia così il processo di internazionalizzazione del marchio, che diviene sempre più ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Nel 2013 si rinnova l’immagine di Cirio secondo i valori di sempre e con uno sguardo al futuro che valorizza qualità e italianità dei prodotti.

Maurizio Gardini

Presidente di Conserve Italia

Era il 1898 a Casatenovo e già bastava sentire il nome Vismara per avere tutti gli amici intorno. È proprio in quell’anno che Francesco Vismara fondò l’impresa, una delle più storiche della salumeria italiana, nel più totale rispetto delle tradizioni. Nel 1930,  Vismara comincia a crescere nel periodo tra le due guerre mondiali, nonostante fosse un momento molto difficile per l’economia italiana del tempo. Nel 1950, Vismara comincia a farsi conoscere in tutto il mondo esportando i suoi prodotti in paesi come FranciaGermania e persino Canada.

Nel 1960, inizia il periodo delle pubblicità televisive, ed è proprio in quegli anni che Vismara entra nelle case degli italiani, non solo con i suoi prodotti, ma anche attraverso la televisione con le prime pubblicità.

Nel 1970, Vismara è la prima azienda del settore a lanciare sul mercato le vaschette per gli affettati. Nel 1987, Vismara viene venduta a Carlo De Benedetti, allora proprietario della Buitoni. Nel 1988, La gestione passa nelle mani della Nestlé che applica logiche di produzione e gestione tipiche di una multinazionale.

Nel 2000,  l’azienda viene acquisita  dai  Ferrarini, riportando così lo storico marchio entro i confini nazionali.

Per finire nel 2021, l’allora Ministero per lo Sviluppo Economico riconosce il brand Vismara “Marchio storico di interesse nazionale”. Un riconoscimento alla lunga storia e all’importanza avuta nella storia industriale italiana (notizie parzialmente estrapolate dal sito istituzionale).

Testo bollettino

Nel cuore della Brianza, in una terra fertile, ricca di tradizione e cultura gastronomica, nel 1898 Francesco Vismara fondò una delle imprese che segneranno la storia della salumeria italiana. Un marchio che, come recita lo storico claim “Ho una fame che vedo Vismara”, è entrato nel tempo a far parte della quotidianità degli italiani che riconoscono la qualità e il gusto unico dei suoi prodotti.

Nel periodo tra le due guerre mondiali, Vismara comincia a crescere, nonostante fosse un momento molto difficile per l’economia italiana del tempo; negli anni ‘50 superati i confini nazionali, Vismara comincia a farsi conoscere in tutto il mondo esportando i suoi prodotti in Paesi come Francia, Germania e persino Canada. Vismara è stata una delle prime aziende ad esportare i tipici salumi italiani in Europa e nel mondo.

È negli anni  ‘60 che Vismara entra nelle case degli italiani non solo con i suoi prodotti ma anche attraverso la televisione, con le prime pubblicità.
La storia di Vismara è imprescindibilmente legata al territorio.

 
L’azienda ha avuto, fin dagli inizi, un importante ruolo sociale, rappresentato innanzitutto dalla centralità dello stabilimento di Casatenovo. Ogni giornata lavorativa anziché dalle campane della chiesa, era scandita dal suono della sirena che richiamava gli operai al lavoro.
«Un’ape previdente operosa solo al calar del sol riposa». Questa era la scritta che troneggiava sul muro appena superato l’ingresso dello stabilimento. Del resto il motto nel primo marchio «labor non clamor» che circondava l’ape non lasciava dubbi: alla Vismara si lavorava e non si perdeva tempo!

Negli anni ’80 e ’90 si susseguono cambi di gestione, prima con Carlo De Benedetti, allora proprietario della Buitoni, quindi con la multinazionale Nestlé; nel 2000 il marchio e l’impresa, simbolo dell’imprenditorialità del nostro Paese tornano di proprietà italiana: Vismara entra a far parte del Gruppo Agroindustriale Ferrarini.
Le sinergie del gruppo hanno portato ad incrementare la produzione con la conseguente costruzione, a pochi km dalla storica sede, di un nuovo stabilimento che diviene operativo dal 2012.

Dal 1898 ad oggi la filosofia Vismara è quella di produrre nel rispetto assoluto delle tradizioni contando sull’utilizzo delle più avanzate tecnologie produttive.

Tutto il sapore della tradizione Vismara si ritrova nella produzione delle sue mortadelle che sono il risultato di un mix di tagli nobili e spezie opportunamente dosate secondo la ricetta brianzola. La Vismarissima, “l’originale dal 1898”, rappresenta il fiore all’occhiello della produzione.

La tradizione Vismara si ritrova anche in ogni salame. Tutte le tipologie di salame nascono da una miscela di macinato di carne e grasso di suini selezionati, sale e la cosiddetta “concia”, ovvero l’insieme di spezie, aromi e ingredienti aggiunti secondo le tradizioni locali. Questa, insieme alla stagionatura, contribuisce a dare ad ogni salame Vismara la sua spiccata personalità.
Completano la gamma prodotti, i prosciutti cotti e crudi, le migliori specialità della salumeria italiana e il mondo del libero servizio, con gli affettati in vaschetta e gli Ingredienti.

Ufficio Marketing Vismara

La confettura Santa Rosa nasce nel 1968, presso un’azienda Bolognese, che decise di produrre a livello industriale un prodotto che unisse tutte le caratteristiche di bontà della confettura fatta in casa, con la garanzia di sicurezza, la capacità di selezione della frutta migliore e la costanza di qualità che solo una lavorazione organizzata può consentire.

Da allora, Santa Rosa ha sempre tenuto fede alla sua promessa di offrire prodotti di elevata qualità, che rispettassero e mantenessero inalterata la bontà della frutta. La selezione della materia prima era ed è elemento centrale della filosofia Santa Rosa, che da sempre assicura ai propri consumatori un prodotto che affonda le sue radici nella migliore tradizione conserviera in cui la frutta è protagonista indiscussa: una confettura con tanta frutta a pezzettoni.

Fin dalle origini Santa Rosa si è affermata per la sua bontà anche grazie alle campagne pubblicitarie che da sempre comunicano sapori semplici e genuini, un prodotto adatto a tutta la famiglia e un’ottima colazione per i bambini.

Un marchio che tutti oggi conoscono e che riconoscono come lo specialista della “marmellata”, da sempre.

Oggi Santa Rosa, facente parte della V.B.S. S.p.A. (Valsoia), è una marca che si avvale di una grande esperienza nella lavorazione della frutta e conserva una modalità produttiva che rispetta il prodotto e le sue caratteristiche tradizionali (notizie estrapolate dal sito www.santarosa.it).

Testo bollettino

La confettura Santa Rosa nasce nel 1968, presso l’azienda bolognese Panigal, che decise di produrre a livello industriale un prodotto che unisse tutte le caratteristiche di bontà della confettura fatta in casa, con la garanzia di sicurezza, la capacità di selezione della frutta migliore e la costanza di qualità che solo una lavorazione organizzata può consentire.

Da allora, Santa Rosa ha sempre tenuto fede alla sua promessa di offrire prodotti di elevata qualità, che rispettassero e mantenessero inalterata la bontà della frutta. La selezione della materia prima era ed è elemento centrale della filosofia Santa Rosa, che da sempre assicura ai propri consumatori un prodotto che affonda le sue radici nella migliore tradizione conserviera in cui la frutta è protagonista indiscussa: una confettura con tanta frutta a pezzettoni.

Nei primi anni Settanta Santa Rosa rinnovò le abitudini alimentari del nostro Paese inventando La Passata Pomodorissimo, la prima passata di pomodoro in bottiglia – novità assoluta – e ottenuta dalla sgrondatura del pomodoro e non dalla concentrazione, processo che consente di mantenere maggiormente le caratteristiche organolettiche del pomodoro appena colto.

Da allora Pomodorissimo Santa Rosa ha aggiunto alla sua gamma nuovi prodotti al passo con i gusti e le esigenze dei consumatori, come i Pezzettoni, la prima polpa cubettata fatta solo con pomodori italiani in un sugo ristretto e i Sughi senza grassi, una vera novità nel mercato dei sughi pronti, preparati solo con pomodoro e verdure fresche senza olio e senza grassi aggiunti.

A fine anni ’80, a seguito della cessione della società, il marchio fu acquistato da CPC e poi da Unilever. Nell’ottobre del 2011 il marchio Santa Rosa è stato infine acquistato da Valsoia: tale acquisizione risulta essere coerente con la promessa di Valsoia di firmare solo prodotti sani, equilibrati e buoni.

Fin dalle origini Santa Rosa si è affermata per la sua bontà anche grazie alle campagne pubblicitarie che da sempre comunicano sapori tradizionali e genuini, un prodotto adatto a tutta la famiglia e un’ottima colazione per i bambini.

Un marchio oggi noto a tutti, capace di accompagnare per anni le famiglie italiane e riconosciuto come lo specialista della confettura, da sempre.

Oggi Santa Rosa è una marca affermata che si avvale di una grande esperienza nella lavorazione della frutta e conserva una modalità produttiva che rispetta il prodotto e le sue caratteristiche peculiari.

Allo stesso tempo però è una marca capace di interpretare le esigenze in evoluzione dei consumatori, adeguando la sua offerta e ampliandola seguendo le più recenti tendenze del mercato, tra cui le confetture senza zuccheri aggiunti.

Direzione Marketing Santa Rosa

Gruppo Valsoia S.p.A.

Miele Ambrosoli è un’azienda dolciaria del comasco, fondata nel 1923 da Giovan Battista Ambrosoli.

Storia

Il fondatore aveva iniziato ad acquistare alveari già ai tempi della prima guerra mondiale, per poi organizzarsi a livello industriale a partire dagli anni ’20.

Nel decennio successivo l’azienda amplierà il suo campo d’azione, producendo anche caramelle al miele.

Giovan Battista Ambrosoli, nato a Como nel 1882, dopo aver conseguito il diploma di chimico industriale all’Istituto Tecnico di Winterthur (Zurigo) e dopo aver effettuato un’esperienza di lavoro in campo chimico per diversi anni nella Svizzera Tedesca, rientra in Italia nel 1906.

Il suo trasferimento nel 1906 a Ronago (CO) è per dirigere l’azienda agricola della nonna paterna rimasta senza una guida.

In questo periodo di attività mantiene sempre vivo l’interesse per gli studi di chimica.  Nasce però in lui per caso la passione per l’apicoltura: “divenni apicoltore perché ero un consumatore appassionato di miele”.

In pochi anni sviluppa un’apicoltura moderna e inizia a confezionare il miele in vasetti, con particolare riguardo alla qualità della materia prima.

La sua idea principale era quella di mettere nei negozi un prodotto conforme alle aspettative del consumatore. Genera così una fiducia nel nome e un’immagine positiva dell’azienda.

Ufficialmente la ditta G.B. Ambrosoli nasce con l’iscrizione alla Camera di Commercio di Como nell’anno 1923.

Il nuovo prodotto inizia una rapida diffusione grazie anche alla pubblicità radio di recente invenzione che diede la possibilità di far conoscere al pubblico i pregi e i valori del Miele.

In sintonia con questa attività sviluppa nel 1930 la produzione delle Caramelle ripiene di miele e nello stesso tempo, partendo dalla cera d’api, crea la “Cera Ambra” per pavimenti e mobili. la Ambrosoli viene portata avanti dal figlio Paolo (1920-2010). L’azienda ha dato sempre molta importanza all’aspetto pubblicitario: molto noto è lo spot di Carosello della Ambrosoli, con il coro dei bambini che cantava “Bella dolce cara mammina, dacci una caramellina …” (notizie estrapolate dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

La storia di Ambrosoli è legata a quella del suo fondatore, Giovanni Battista Ambrosoli, che nei primi anni del Novecento, a Ronago in provincia di Como, sviluppa un’autentica passione per l’apicoltura.

“Divenni apicoltore perché ero un consumatore appassionato di miele”.

Ufficialmente la ditta G.B. Ambrosoli nasce con l’iscrizione alla Camera di Commercio di Como nell’anno 1923.

In pochi anni l’azienda riuscì a sviluppare un’apicoltura modernae iniziò a confezionare il miele in vasetti, con particolare riguardo alla qualità della materia prima.

Il nuovo prodotto si diffuse rapidamente grazie anche alla pubblicità per radio di recente invenzione, che diede la possibilità di far conoscere al pubblico i pregi e i valori del miele.

Nel 1930 l’innovazione e la ricerca portano alla creazione di due nuovi e rivoluzionari prodotti: le caramelleripiene di miele e la “Cera Ambra”, cera d’api per pavimenti e mobili.

Negli anni successivi entra nella gestione dell’impresa Costantino Ambrosoli, figlio del fondatore e rientrato da una preziosa esperienza negli Stati Uniti d’America, con cui l’azienda avrà sempre ottimi rapporti commerciali.

Una tradizione di famiglia che continua ancora oggi.

Negli anni ’30 abbiamo assistito a un primo boom di richieste di prodotti a base di miele. Per far fronte alla domanda sempre crescente, abbiamo iniziato a selezionare i migliori produttori di miele anche all’estero, inaugurando così un modello di business che ancora oggi rappresenta la chiave del nostro successo.

Dati i limiti della produzione di miele in Italia, ci affidiamo anche a produttori insediati nelle zone tra le più pure del mondo, come le pianure incontaminate dell’Argentina e le praterie più remote di Ungheria e Moldavia. Zone scarsamente popolate, dall’aria pulita, e il cui miele si distingue per la sua eccezionalità.

Il nostro miele oggi viene fatto come una volta, per poi essere confezionato con tecniche moderne. L’obiettivo è quello di un secolo fa: il lavoro costante e meticoloso a favore della qualità, la ricerca e la sperimentazione di nuove tecniche di apicoltura, la diffusione della cultura e della tradizione dei territori di cui l’azienda si fa interprete.

Nel 2023 siamo orgogliosi di poter celebrare i 100 anni di storia della nostra azienda, costruita giorno dopo giorno sulla relazione diretta con i nostri produttori, selezionati in maniera rigorosa, sul legame con i nostri dipendenti, divenuti ormai una grande famiglia con cui condividiamo entusiasmo e scelte, e sul rapporto di fiducia con i nostri clienti nazionali e internazionali.

Una leadership proiettata nel futuro.

Oggi siamo riconosciuti in tutto il mondo per la qualità dei nostriprodotti a base di miele. Il nostro successo si fonda sulla passione per l’apicoltura nel rispetto delle tradizioni e sulla costante inclinazione per l’innovazione.

In Italia, il nostro miele è il più venduto e le nostre caramelle al miele sono le più scelte.

Alla conoscenza approfondita di tutti i processi naturali affianchiamo la ricerca e la sperimentazione dinuove tecniche di apicoltura.

Questa è la ragione per cui ogni giorno consumatori e partner commerciali continuano a sceglierci in diversi Paesi.

“Al miele non si aggiunge e non si toglie nulla”: è il primo dei valori in cui la nostra azienda crede e su cui basa la sua attività da un secolo. Lo disse il fondatore Giovanni Battista Ambrosoli a suo figlio, consegnandogli il segreto del successo di un’impresa profondamente connessa con la natura.

Crediamo nel rispetto per i delicati equilibri del nostro ecosistema, che contribuiamo ogni giorno a preservare con politiche attente alla vita delle api e all’ambiente in cui vivono.

Crediamo nella famiglia come valore fondante di ogni nostro progetto: la famiglia Ambrosoli che dal 1923 offre al mondo il suo miele migliore, le famiglie dei collaboratori e dei produttori che ne garantiscono la qualità, le famiglie che in tutto il mondo scelgono il miele per la loro alimentazione.

Crediamo in un’etica del lavoro che fonda le sue radici nella tradizione italiana, ricca di saperi e competenze che si tramandano da generazioni, con cui riusciamo a trasformare ancora oggi una materia prima semplice ma complessa nella sua essenza in un prodotto in grado di suscitare la stessa meraviglia di una volta.

La qualità è sempre certificata.

È passato un secolo, ma il rigore che mettevamo nella selezione dei produttori di miele non è mai cambiato. Ancora oggi, i nostri fornitori devono superare diversi test di conoscenza e livelli di fiducia che possono durare anche anni.

Le materie prime dei nostri prodotti sono ottenute nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, nella consapevolezza del ruolo fondamentale svolto dall’apicoltura nell’ecosistema.

Trasformiamo il miele con tecnologie che ne proteggono l’integrità organolettica e nutrizionale, sottoponendolo a costanti controlli, attraverso analisi in laboratori sia interni, sia esterni e indipendenti.

Ambrosoli è un marchio che significa qualità e sicurezza per le persone che lo scelgono ogni giorno in tutto il mondo.

Dott. Alessandro Ambrosoli

Presidente G.B. Ambrosoli S.p.A.

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