8^ emissione del 07 marzo 2024, di un francobollo commemorativo di SAN TOMMASO D’ACQUINO, nel 750° anniversario della scomparsa
8^ emissione del 07 marzo 2024, di un francobollo commemorativo di SAN TOMMASO D’ACQUINO, nel 750° anniversario della scomparsa, dal valore indicato in B, corrispondente ad €1.25
- data emissione: 7 marzo 2024
- dentellatura: 11 effettuata con fustellatura.
- dimensioni francobollo: 30 x 40 mm
- stampa: in rotocalcografia
- tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
- Grammatura:90 g/mq.
- Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
- Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 250.020
- valore: B =1.25
- colori: tre
- bozzettista: Emanuela L’Abate
- num. catalogo francobollo: Michel _4608_ YT _4368__ UNIF ________
- Il francobollo: raffigura la statua di San Tommaso d’Aquino, opera dello scultore Giuliano Vangi, posta all’ingresso del centro storico del Comune di Roccasecca. Sullo sfondo la Chiesa, del secolo XIV, prima eretta al mondo in onore del santo, teologo e filosofo, nel comune in provincia di Frosinone che gli diede i natali. Completano il francobollo le legende “SAN TOMMASO D’AQUINO” e “750 ANNI DALLA SCOMPARSA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
- nota: le raffigurazioni della statua e della chiesa sono ispirate da due fotografie di Giorgio Giovinazzi.
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Tommaso d’Aquino (Roccasecca, tra il 1224 e il 1226 – Piperno, 7 marzo 1274) è stato un religioso, teologo e filosofo italiano.
Frate domenicano, principale esponente della Scolastica, era definito Doctor Angelicus già dai suoi contemporanei. Fu proclamato santo da papa Giovanni XXII nel 1323 e dal 1567 è annoverato tra i dottori della Chiesa. Nel 1880 fu dichiarato santo patrono delle università e dei centri di studio cattolici.
Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica, risultando inoltre il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, la quale ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Egli elaborò una teoria del diritto che ebbe largo seguito nei secoli successivi. Fu allievo di sant’Alberto Magno, che lo difese strenuamente quando i compagni lo denigravano. Nelle parole del filosofo inglese Anthony Kenny, San Tommaso d’Aquino fu “uno dei più grandi filosofi del mondo occidentale”.
Biografia
Settimo figlio di Landolfo dei conti d’Aquino, signore di Loreto e Belcastro, e di sua moglie Donna Teodora Galluccio, nobildonna appartenente al ramo collaterale teanese del casato napoletano dei Caracciolo, i Rossi, Tommaso nacque nella contea di Aquino, precisamente nella zona corrispondente al territorio dell’odierna Roccasecca, al secolo facente parte del Regno di Sicilia (attualmente in provincia di Frosinone). Benché il castello paterno di Roccasecca rimanga ad oggi il luogo più accreditato della sua nascita, diverse fonti medievali ne attestano comunque dei natali calabresi, nella fattispecie a Belcastro (in provincia di Catanzaro).
La sua data di nascita sfortunatamente non ci è pervenuta con certezza, ma cionondimeno è stata stimata approssimativamente a partire da quella della sua morte, avvenuta appunto nel marzo del 1274. Bernardo Gui, ad esempio, afferma che Tommaso morì quando aveva compiuto i suoi quarantanove anni e iniziato il suo cinquantesimo anno. In un testo un po’ anteriore, Tolomeo da Lucca rimarca l’incertezza relativa alla sua età: «Egli è morto all’età di 50 anni, ma alcuni dicono 48». Tuttavia, la storiografia moderna tende a fissare la sua data di nascita tra il 1225 ed il 1226.
Da Montecassino a Napoli
Secondo le usanze del tempo Tommaso, essendo il figlio più piccolo, era destinato alla vita ecclesiastica e proprio per questo a soli cinque anni fu inviato in qualità d’oblato dal padre Landolfo nella vicina abbazia di Montecassino, di cui era abate Landolfo Sinibaldo, figlio di Rinaldo d’Aquino e fratello di suo padre, per ricevere l’educazione religiosa e succedere a Sinibaldo in qualità di abate. In ossequio alla regola benedettina, Landolfo versò un’oblazione di venti once d’oro al monastero cassinese perché accettassero il figlio di una nobile famiglia e in tenera età. In quegli anni l’abbazia si trovava in un periodo di decadenza e costituiva una preda contesa dal Papa e dall’imperatore. Fortunatamente il trattato di San Germano, concluso tra il papa Gregorio IX e l’imperatore Federico II il 23 luglio 1230, inaugurò un periodo di relativa pace ed è proprio allora che si può collocare l’ingresso di Tommaso nel monastero. In quel luogo, Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita religiosa benedettina.
I biografi Guglielmo di Tocco, Bernardo Guido e Pietro Calò enfatizzano la sua devozione mariana, affermando che Tommaso era solito tenere in mano una pergamena riportante l’Ave Maria.
A partire dal 1236 la calma di cui godeva il monastero fu nuovamente turbata e Landolfo, consigliato dal nuovo abate, Stefano di Corbario, volle mettere al riparo il figlio dai disordini e inviò Tommaso, oramai adolescente, a Napoli, perché potesse seguire degli studi più approfonditi. Così nell’autunno del 1239, a quattordici o quindici anni, Tommaso si iscrisse al nuovo Studium Generale, l’Università degli studi fondata nel 1224 da Federico II per formare la classe dirigente del suo Impero.
Fu proprio a Napoli, dove nel 1231 era stato fondato un convento, che Tommaso conobbe i Domenicani, un ordine mendicante fondato nel 1215 in cui entrò a far parte nel 1241 e fece la sua vestizione nell’aprile del 1244. Tommaso aveva precedentemente conosciuto in un convento di Napoli e stretto amicizia col maestro generale dell’ordine Giovanni di Wildeshausen, rimanendo attratto dalla sua vita austera e intellettuale.
L’ingresso di Tommaso presso i Frati predicatori comprometteva definitivamente i piani dei suoi genitori riguardo al suo futuro incarico di abate di Montecassino. Per sottrarre Tommaso all’influenza dei suoi genitori, l’Ordine lo inviò prima a Roma e poi a Bologna. Così la madre inviò un corriere ai suoi figli, che in quel periodo stavano guerreggiando nella regione di Acquapendente, perché, durante il tragitto, intercettassero il loro fratello e glielo conducessero. Essi, accompagnati da un piccolo drappello, catturarono facilmente il giovane religioso, lo fecero salire su di un cavallo e lo condussero al castello di Monte San Giovanni Campano, un castello di famiglia ove fu tenuto prigioniero per due anni. Qui tutta la famiglia tentò di far cambiare idea a Tommaso, ma inutilmente. Tuttavia, bisogna precisare che egli non fu né maltrattato né rinchiuso in qualche prigione, si trattava piuttosto di un soggiorno obbligato, in cui Tommaso poteva entrare e uscire a piacimento e anche ricevere visite. Dal maggio 1244 all’autunno del 1245 fu tenuto dalla sua famiglia. Poiché Tommaso rimase fermo nella sua determinazione a rimanere domenicano, la famiglia acconsentì e gli permise di tornare al convento domenicano di Napoli nell’estate del 1245. Ciò avvenne in occasione del concilio di Lione del 17 luglio 1245, allorché papa Innocenzo IV ufficializzò la deposizione dell’imperatore Federico II di Svevia.
Gli studi a Parigi e a Colonia (1245-1252)
I Domenicani di Napoli ritennero che non fosse sicuro trattenere presso di loro il novizio e lo inviarono a Roma dove si trovava il maestro dell’Ordine, Giovanni Teutonico, il quale stava per partire alla volta di Parigi, dove si sarebbe celebrato il capitolo generale del 1246. Egli accolse Tommaso inviandolo prima a Parigi e poi a Colonia, dove c’era un fiorente Studium generale sotto la direzione di fra Alberto (il futuro sant’Alberto Magno), maestro in teologia, il quale era ritenuto sapiente in tutti i campi del sapere.
Nell’autunno del 1245 Tommaso, al seguito di Giovanni Teutonico, si sarebbe dunque messo in viaggio per Parigi e vi avrebbe trascorso gli anni 1246-1247 e la prima parte del 1248, cioè tre anni scolastici. Qui potrebbe aver studiato le arti del Trivio, tradizionale nella capitale francese, sia in facoltà che in convento. A Parigi ebbe come maestri Alberto Magno e Alessandro di Hales, che erano entrambi aristotelici. Là strinse amicizia con Bonaventura da Bagnoregio col quale mantenne anche una certa polemica intellettuale. In tale università, divenne direttore del collegio di San Giacomo, uno dei due collegi domenicani dell’ateneo. Qui realizzò un commento delle Confutazioni sofistiche di Aristotele, delle Sentenze di Pietro Lombardo, oltre a dedicarsi alla lettura e memorizzazione della Bibbia, elementi che complessivamente erano i riferimenti dell’istruzione dell’epoca. Primaché terminasse gli studi, sorpreso dall’intelligenza di Tommaso, Alberto decise di sottoporgli un quesito che egli difese con tale abilità da smentire le argomentazioni addotte dal suo maestro, che di lui disse: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!».
La mole dei suoi scritti avvalora la testimonianza del suo primo segretario secondo cui Tommaso dettava a tre collaboratori contemporaneamente. Secondo un aneddoto tramandato dai Discorsi a tavola di Lutero, Tommaso (che apparteneva a un ordine mendicante) aveva un corpo insolitamente grosso, tanto che sul piano del suo tavolo da lavoro era stato praticato un foro per farlo sedere.
Alberto decise di portare Tommaso con sé a Colonia e, nel 1248, i due partirono alla volta della città tedesca. Presso Alberto, Tommaso continuò il suo studio della teologia e il suo lavoro di assistente. Il soggiorno di Tommaso a Colonia, al contrario di quello a Parigi, non è mai stato messo in dubbio, poiché è ben testimoniato dalle fonti. Il 7 giugno 1248 il capitolo generale dei Domenicani riunito a Parigi decise la creazione di uno studium generale a Colonia, città nella quale esisteva già un convento domenicano fondato nel 1221-1222 da fra’ Enrico, compagno di Giordano di Sassonia.
L’incarico di insegnare venne affidato a fra Alberto, la cui reputazione in quel periodo era già notevole. Questo soggiorno a Colonia costituì una tappa decisiva nella vita di Tommaso. Per quattro anni, dai 23 ai 27 anni, Tommaso poté assimilare profondamente il pensiero di Alberto. Un esempio di questa influenza lo troviamo nell’opera nota con il nome di Tabula libri Ethicorum, la quale si presenta come un lessico le cui definizioni sono molto spesso delle citazioni quasi letterali di Alberto.
Il primo periodo di insegnamento a Parigi (1252-1259)
Quando il Maestro Generale dei Domenicani domandò ad Alberto di indicargli un giovane teologo che potesse essere nominato baccelliere per insegnare a Parigi, Alberto gli propose Tommaso che stimava sufficientemente preparato in scientia et vita. Sembra che Giovanni Teutonico abbia esitato per via della giovane età del prescelto, 27 anni, perché secondo gli statuti dell’università egli avrebbe dovuto averne 29 per poter assumere canonicamente quest’impegno. Fu grazie alla mediazione del cardinale Ugo di Saint-Cher che la richiesta di Alberto fu esaudita e Tommaso ricevette quindi l’ordine di recarsi subito a Parigi e di prepararsi a insegnare. Egli iniziò il suo insegnamento come baccelliere nel settembre di quello stesso anno, cioè del 1252 (commentando le Sentenze di Pietro Lombardo), sotto la responsabilità del maestro Elia Brunet de Bergerac che, dal 1252 al 1256 occupò il posto lasciato vacante a causa della partenza di Alberto.
A Parigi Tommaso trovò un clima intellettuale meno tranquillo di quello di Colonia. Ancora nel 1250 era vietato commentare i libri di Aristotele, ma tra il 1252 e il 1255, durante la prima parte del soggiorno di Tommaso, la Facoltà delle Arti avrebbe finalmente ottenuto il permesso di insegnare pubblicamente tutti i libri del grande filosofo greco.
Nel 1252 i professori laici di Parigi iniziarono a opporsi fortemente agli Ordini mendicanti, chiedendone l’espulsione dall’università. La loro singolare povertà, perseveranza e abitudine allo studio riempivano le loro classi di studenti (si veda il caso di Alberto Magno). Lo scontro giunse al culmine quando Guglielmo di Saint-Amour pubblicò i trattati Il libro dell’Anticristo e dei suoi ministri e De periculis novissimorum temporum (“Contro i pericoli dei tempi nuovi”), diffuso nel 1256 circa un mese prima che Tommaso diventasse maestro di teologia.
Tommaso replicò a questi pamphlet con il trattato Contra impugnantes Dei cultum et religionem (“Contro coloro che mettono in dubbio il culto divino e la religione”).
Papa Alessandro IV scomunicò Guglielmo, vietandogli l’insegnamento e l’amministrazione dei sacramenti.
Ottenuta la fiducia papale in materia teologica, a Tommaso fu affidata la disamina critica del Liber introductorius in Evangelium aeternum (“Libro introduttivo all’Eterno Vangelo”), che Gerardo di Borgo San Donnino, vicino a Giovanni da Parma, aveva reso pubblico a Parigi e che risentiva di influssi gioachimiti. Guglielmo utilizzò il testo per dimostrare che gli ordini mendicanti erano “fornitori di eresia”. Tommaso criticò in modo particolare la visione gioachimita della storia dell’umanità.
Dopo l’espletamento di quell’importante incarico, nel 1256, a soli 31 anni, Tommaso divenne eccezionalmente maestro di teologia a Parigi. Svolse tale ruolo per i tre anni successivi. Sempre su iniziativa del Sommo Pontefice, anche Bonaventura fu riconfermato nella sua cattedra di teologia a Parigi, facendo seguito alla scomunica di Guglielmo.
In tale periodo, Tommaso scrisse il De ente et essentia e lo Scriptum super sententias, la sua prima summa o compendio di conoscenza. Fu anche consigliere personale del re Luigi IX di Francia, insieme a San Bonaventura.. Secondo Angelus Walz, O.P., fu in tale periodo che a corte Tommaso conobbe il futuro papa Clemente IV, anch’egli consigliere del re e francese come papa Urbano IV.
Il primo ritorno in Italia (1259-1268)
Tra il 1259 e il 1268 fu nuovamente in Italia, impegnato nell’insegnamento e negli scritti teologici: insegnò prima a Napoli (cosa però non certa) e poi dal 1261 al 1265 fu assegnato al convento domenicano di Orvieto, come lettore, vale a dire responsabile per la formazione continua della comunità. Qui ebbe il tempo per completare la stesura della Summa contra Gentiles (iniziata nel 1258) e della Expositio super Iob ad litteram (1263-1265).
Inoltre, qui Tommaso, si poté avvalere dell’opera di traduzione di un confratello, Guglielmo di Moerbeke, eccellente grecista. Guglielmo rifece o rivide le traduzioni delle opere di Aristotele e pure dei principali commentatori greci (Temistio, Ammonio, Proclo). Alcune fonti riportano addirittura che Guglielmo avrebbe tradotto Aristotele dietro richiesta (ad istantiam) di Tommaso stesso. Il contributo di Guglielmo, anche lui in Italia come Tommaso dopo il 1260, fornì a Tommaso un prezioso apporto che gli permise di redigere le prime parti dei Commenti alle opere di Aristotele, spesso validi ancora oggi per la comprensione e discussione del testo aristotelico.
Tra il 1265 e il 1268 soggiornò a Roma come maestro reggente e qui scrisse l’inizio della Summa Theologiae. Nel febbraio 1265 il neoeletto papa Clemente IV lo convocò a Roma come teologo pontificio. Nello stesso anno gli fu ordinato dal capitolo domenicano di Anagni di insegnare allo studium conventuale del convento romano della basilica di Santa Sabina, fondato alcuni anni prima, nel 1222. Lo studium di Santa Sabina diviene un esperimento per i domenicani, il primo studium provinciale dell’Ordine, una scuola intermedia tra lo studium conventuale e lo studium generale. Prima di allora la provincia romana non offriva una formazione specializzata di alcun tipo, solo semplici scuole conventuali, con i loro corsi di base di teologia per i frati residenti. Il nuovo studium provinciale di Santa Sabina divenne la scuola più avanzata per la provincia.
Il secondo periodo d’insegnamento a Parigi (1268-1272)
Tommaso d’Aquino fu rinviato a Parigi a causa dell’opposizione che si era sollevata contro la sua figura e dottrina.
Nel secondo periodo di insegnamento a Parigi (1268-1272), dovette affrontare gli idealisti agostiniani di John Peckham, i laicisti contrari agli Ordini mendicanti di Gerardo di Abbeville e, principalmente, gli averroisti di Sigieri di Brabante. La sua occupazione principale fu l’insegnamento della Sacra Pagina e proprio a questo periodo risalgono alcune delle sue opere più celebri, come i commenti alla Scrittura e le Questioni Disputate.
Sigieri di Brabante era l’esponente di spicco della Facoltà di Lettere, mentre Tommaso era il caposcuola indiscusso della Facoltà teologica. Sigieri aveva affermato nelle sue lezioni-ma non nelle opere scritte di logica e fisica come Sophisma e il commento alla Fisica di Aristotele-che l’uomo non possedeva una natura spirituale e che la ragione poteva contraddire la fede, restando entrambe vere.
I biografi di Tommaso non riportano la notizia di una disputatio pubblica fra Tommaso e Sigieri di Brabante, sebbene tale eventualità non appare priva di fondamento se si considera il fatto che Tommaso ebbe delle dispute pubbliche con Peckham prima dell’insegnamento a Parigi. Ad ogni modo, Tommaso uscì vittorioso dalla disputa dopo la pubblicazione dell’opuscolo. Sigieri ritrattò molte delle sue affermazioni nel suo De anima intellectiva. In pochi mesi, il vescovo di Parigi Étienne Tempier condannò come eretiche tredici proposizioni essenziali dell’averroismo.
Gli ultimi anni e la morte
Fu quindi richiamato in Italia a Firenze per il Capitolo generale dell’Ordine dei Domenicani, il secondo dopo quello del 1251. Nella primavera del 1272 Tommaso lasciò definitivamente Parigi e poco dopo la Pentecoste di quello stesso anno (12 giugno 1272) il capitolo della provincia domenicana di Roma gli affidò il compito di organizzare uno studium generale di teologia, lasciandolo libero di scegliere il luogo, le persone e il numero degli studenti. Ma la scelta di Napoli era già stata designata da un precedente capitolo provinciale ed è anche verosimile che Carlo I d’Angiò abbia fatto pressione perché venisse scelta la sua capitale come sede e che a capo di questo nuovo centro di teologia venisse insediato un maestro di fama. Tommaso D’Aquino abitò per oltre un anno a San Domenico Maggiore nell’ultimo periodo della sua vita, lasciandovi scritti e reliquie.
Gli fu offerto l’arcivescovado di Napoli, che non volle mai accettare, continuando a vivere in povertà, dedito allo studio e alla preghiera.
Durante gli ultimi anni del periodo napoletano, continuò a procurarsi testi filosofici che leggeva e commentava con cura, disputandone i contenuti con i suoi confratelli e studenti. Si dedicò anche alle opere scientifiche di Aristotele relative ai fenomeni atmosferici e ai terremoti, cercando di procurarsi testi sulla costruzione degli acquedotti e la possibilità di applicazione della geometria alle costruzioni, commentando le traduzioni di testi greci e arabi in latino.
La famiglia d’Aquino era in rapporti con Federico II di Svevia che aveva istituzionalizzato la Scuola Medica Salernitana, primo centro di fruizione culturale degli scritti medici e filosofici di Avicenna e Averroè, noti al Dottore Angelico.
Stabilendosi presso la sorella Teodora al castello dei Sanseverino, tenne una serie di lezioni straordinarie nella celebre Scuola Medica che aveva sollecitato l’onore ed il decoro della parola dell’Aquinate. A memoria del suo soggiorno, nella chiesa di San Domenico si conservano la reliquia del suo braccio e le spoglie delle sorelle.
Il 29 settembre 1273 egli partecipò al capitolo della sua provincia a Roma in qualità di definitore. Ma alcune settimane più tardi, mentre celebrava la messa nella cappella di San Nicola, Tommaso ebbe una sorprendente visione tanto che dopo la messa non scrisse, non dettò più nulla e anzi si sbarazzò persino degli strumenti per scrivere. A Reginaldo da Piperno, che non comprendeva ciò che accadeva, Tommaso rispose dicendo: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto».
Alla fine di gennaio del 1274 Tommaso e il socius si misero in viaggio per partecipare al concilio ecumenico che Gregorio X aveva convocato per il 1º maggio 1274 a Lione.
Dopo qualche giorno di viaggio arrivarono al castello di Maenza, dove abitava sua nipote Francesca. È qui che si ammalò e perse del tutto l’appetito. Dopo qualche giorno, sentendosi un po’ meglio, tentò di riprendere il cammino verso Roma, ma dovette fermarsi all’abbazia di Fossanova per riprendere le forze. Tommaso rimase lì per qualche tempo e tra il 4 e il 5 marzo, dopo essersi confessato da Reginaldo, ricevette l’eucaristia e pronunciò, com’era consuetudine, la professione di fede eucaristica. Il giorno successivo ricevette l’unzione dei malati, rispondendo alle preghiere del rito. Morì di lì a tre giorni, mercoledì 7 marzo 1274, alle prime ore del mattino dopo aver ricevuto l’Eucaristia.
Le spoglie di Tommaso d’Aquino sono conservate nella chiesa domenicana detta Les Jacobins a Tolosa. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno, nella chiesa di San Domenico; il suo cranio si trova invece nella concattedrale di Priverno, mentre la costola del cuore nella Basilica concattedrale di Aquino (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).
Testo bollettino
Nel 2023-2025 si celebra il Triennio Tomistico, in cui sono commemorati 700 anni dalla canonizzazione (2023), 750 anni dalla morte (2024) e 800 anni dalla nascita di San Tommaso d’ Aquino (2025).
Il 7 marzo 2024 in particolare ricorre il 750° anniversario della scomparsa di San Tommaso d’Aquino, teologo, filosofo e Dottore della Chiesa.
San Tommaso nacque nel 1225 nel Castello di famiglia a Roccasecca. Fu avviato agli studi ecclesiastici all’età di cinque anni e mandato dai genitori nell’Abbazia di Montecassino dove soggiornò per una decina d’anni e furono anni fondamentali per la sua formazione religiosa e letteraria. Nel 1239, appena adolescente, si trasferì a Napoli e si iscrisse all’Università creata da Federico II, per i nobili e i sapienti del suo Impero.
Nella città universitaria Tommaso conobbe i frati Predicatori del convento di San Domenico Maggiore, e nell’aprile del 1244 ricevette l’abito domenicano contravvenendo agli ordini della famiglia, che sperava di vederlo un giorno abate di Montecassino.
A Parigi e Colonia si perfezionò nelle discipline filosofiche e teologiche, avendo come maestro Alberto Magno. Divenuto lui stesso, a soli 31 anni, maestro in teologia, nel mezzo della polemica del clero secolare contro i frati mendicanti, si fece difensore della libertà dei religiosi dediti al servizio della Chiesa universale e fu maestro ammirato e sapiente nell’Università parigina, poi a Bologna, Roma e Napoli.
Morì il 7 marzo del 1274 nell’Abbazia di Fossanova. Il 18 luglio 1323 Papa Giovanni XXII lo canonizzò solennemente ad Avignone e a chi gli obiettò che non aveva fatto miracoli rispose: «Quante preposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece». E questo, è il riconoscimento più grande che si potesse dare al grande teologo e Dottore della Chiesa.
Tra il 1323 e il 1325 nella sua città natale, Roccasecca, fu eretta la prima Chiesa al mondo in suo onore. Nel 1567 fu proclamato Dottore della Chiesa.
È stato uno dei più grandi pensatori cristiani del XIII secolo, e ha lasciato in eredità alla Chiesa la sua riflessione teologica in un corpo di opere di grande profondità ed estensione: la Catena aurea, la Summa contra gentiles, la Summa Theologiae.
Da formidabile classificatore contribuì inoltre alla comprensione dell’universo giuridico, seguendo le intuizioni di un pensiero ordinante e al tempo stesso dialettico. Impossibile ignorare l’enorme peso che ebbe come teorico della laicità del sapere, la quale si pone come radice eterna del prestigio che a lui si riconosce ancora oggi e come vettore della sua inesauribile attualità.
Dott.ssa Patrizia Delli Colli Dott.ssa Cristiana Martini
Vice Presidente Associazione P.A.M.A. Presidente Associazione P.A.M.A.
Parco Archeologico Monte Asprano ETS Parco Archeologico Monte Asprano ETS
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