6^ emissione del 26 febbraio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicato a PESARO 2024, capitale italiana della cultura

6^ emissione del 26 febbraio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicato a PESARO 2024, capitale italiana della cultura, dal valore indicato in B, corrispondente ad €1.25

  • data emissione: 26 febbraio 2024
  • dentellatura: 11  effettuata con fustellatura. 
  • dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 250.020
  • valoreB =1.25
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaa cura del Centro Filatelico della Produzione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ________
  • Il francobollo: riproduce il rinascimentale Palazzo Ducale di Pesaro, prestigioso luogo di residenza delle varie Signorie che hanno governato la città, delimitato in alto dal logo di Pesaro Capitale italiana della cultura. Completano il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • nota: la foto che ha ispirato il francobollo è stata realizzata da Patrizio Mecchi.

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Pesaro è un comune italiano di 95.000 abitanti, capoluogo della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. È la seconda città più popolosa della regione, dopo Ancona.

Affacciato sul Mare Adriatico e attraversato dal fiume Foglia già Isauro, nome da cui la città potrebbe aver preso il nome, Pesaro è un centro balneare e industriale situato tra due colline costiere: il San Bartolo e l’Ardizio; il suo centro storico è ricco di elementi di interesse, specie del periodo rinascimentale. La città ha un comprensorio urbano che si estende al di là dei confini comunali e ingloba diversi altri comuni quali Montelabbate, Vallefoglia e Mombaroccio.

Territorio

Pesaro si affaccia sul mare Adriatico, con l’abitato che si estende nella zona compresa tra i due colli costieri principali: il Colle Ardizio a sud-est e il Colle San Bartolo a nord-ovest, il quale è sede dell’omonimo Parco naturale regionale del Monte San Bartolo.

Pesaro dall’alto

Pesaro possiede una spiaggia sabbiosa suddivisa in tre aree: il litorale della baia Flaminia (a ridosso del colle San Bartolo), il settore di Ponente nella zona centrale e il settore di Levante che dalla Piazza della Libertà si estende lungo le pendici del colle Ardizio fino alla località di Fosso Sejore.

Dal 2005 la città è premiata con la Bandiera Blu, premio annuale conferito dalla FEE per riconoscere i comuni che soddisfano i criteri di ottima qualità delle acque di balneazione e del servizio offerto. Dal 2016 Pesaro è stata insignita anche della prestigiosa “Bandiera Verde”, riconoscimento ufficiale dell’Associazione dei Pediatri Italiani, per quelle località balneari che presentano le caratteristiche ideali a misura di famiglia per la miglior vivibilità dei bambini.

Il fiume principale che attraversa la città è il Foglia, che partendo dall’Appennino umbro-marchigiano scorre nella zona settentrionale dell’agglomerato urbano per poi sfociare accanto al porto di Pesaro. Nella zona più a sud è invece presente il torrente Genica, un piccolo corso d’acqua in parte cementificato, che un tempo fungeva da canale di scolo per la città.

Nell’entroterra, lungo il Foglia, è presente una modesta distesa pianeggiante che si restringe in prossimità dell’Appennino formando la valle del Foglia.

Età antica

Il nome della città, in latino Pisaurum, secondo alcuni deriva dal vecchio nome del fiume Foglia (Isaurus o Pisaurus). La tradizione erudita propone invece una paretimologia, ovvero che il toponimo sia derivato dal fatto che nella città Furio Camillo, vinti i Galli, abbia pesato l’oro (aurum in latino) che i barbari avevano trafugato da Roma.

Stemma di Pesaro

Lo sviluppo della città risale all’Età del ferro, quando Pesaro era un villaggio piceno, come provano gli scavi effettuati nel centro della città nel 1977. Nel territorio circostante, d’altra parte, si trovava uno dei più importanti e antichi insediamenti piceni delle Marche: il villaggio di Novilara. Questo insediamento era tra i pochi, insieme a Numana ed Ancona, che si affacciavano sul mare. Lo scalo portuale di Novilara utilizzava la foce di un torrente.

Tra i reperti più noti e discussi rinvenuti nel territorio pesarese, c’è la stele di Novilara, in genere ritenuta picena e scritta in Lingua picena settentrionale. Essa è stata recentemente interpretata e tradotta come iscrizione greca arcaica, incisa in un alfabeto che con alcune variazioni era stato adottato da tutti i popoli d’Italia (Piceni, Sanniti, Etruschi, ecc.) tra il VI e II secolo a.C. Dalla reinterpretazione della stele si può dedurre che i greci, all’epoca della colonizzazione del Mediterraneo, si infiltrarono anche in queste aree (probabilmente nel VI-V secolo a.C.), interferendo con le precedenti popolazioni picene e probabilmente anche umbre ed etrusche.

Nel IV secolo a.C., nel corso dell’invasione celtica della penisola italiana, i Galli Senoni occuparono i territori settentrionali dei Piceni, e dunque anche la zona di Pesaro, sovrapponendosi alle etnie italiche del posto.

Sarà poi nel 184 a.C che si avrà l’effettiva costituzione di una colonia romana anche nel territorio pesarese, Pisaurum; a quell’epoca la parte settentrionale delle Marche era denominata dai romani Ager Gallicus o anche Ager Gallicus Picenus.

Dopo il passaggio del Rubicone e l’avvio della seconda guerra civile romana, Pisaurum fu tra le prime città ad essere occupate da Cesare (49 a.C.). Fu successivamente colonizzata nuovamente durante il secondo triumvirato da Cesare Ottaviano e Marco Antonio, diventando, durante l’Impero, castrum e centro economico posto sulla via Flaminia.

Curiosamente Strabone nella sua Geografia, edita intorno al 18 d.C., nella descrizione del territorio italico non cita Pesaro, mentre nomina Fano e da questa passa direttamente a Rimini; da ciò si deduce che Pesaro fosse un centro di minore importanza rispetto agli altri due.

Età medievale

Distrutta da Vitige nel 539 d.C., venne ricostruita da Belisario e occupata dal 545 al 553 dai Goti. Dopo la caduta di Roma, Pesaro, con Rimini, Fano, Senigallia e Ancona, divenne una delle città della Pentapoli, alle strette dipendenze dell’Esarcato bizantino di Ravenna.

Nel 752 fu presa dai Longobardi che la tennero finché Pipino il Breve, re dei Franchi, non la donò nel 774 allo Stato della Chiesa dando inizio al plurisecolare dominio papale sulla città. Tal dominio fu però solamente nominale, poiché la città era governata sin dall’età carolingia da un rappresentante dell’Impero.

Nella prima metà del XII secolo il fiorente Comune seguì le sorti della parte imperiale durante le imprese italiane di Federico Barbarossa. Venne poi introdotto il governo podestarile nel 1182, ma già alla fine del secolo era soggetta, in quanto compresa nella Marca anconitana, al potere di Marquardo di Annweiler, vicario imperiale che, nonostante la durissima sconfitta inflitta all’esercito di Innocenzo III il 25 marzo 1198, dovette rinunciare alle sue mire di fronte all’azione militare della Chiesa cattolica, volta al recupero dei territori sottrattigli. Nel XIII secolo, ristabilito il Comune, passò per volere del papa Innocenzo III sotto il dominio degli Estensi, dal 1210 al 1216.

Per lungo tempo ghibellina, durante il regno di Federico II di Svevia, si ribellò all’Impero e aderì alla lega delle città guelfe della Marca che si trovavano in guerra nel 1259 con re Enzo. Nello stesso anno, Pesaro fu costretta all’obbedienza da Manfredi di Sicilia, ma alla sua morte nel 1266, tornò alla Chiesa.

Età delle Signorie

Nel Rinascimento la città adriatica vide una successione di signorie: i Malatesta (1285-1445), gli Sforza (1445-1512) il cui dominio fu interrotto da Cesare Borgia dal 1500 al 1503 ed in seguito consegnata da papa Giulio II ai Della Rovere (1513-1631) con i quali era imparentato.

Alla morte di Francesco Maria II della Rovere nel 1631, il Ducato tornò sotto dominio papale che fece di Pesaro sede cardinalizia. A quei tempi la città era molto più piccola e la costa era più arretrata, arrivando in corrispondenza dell’attuale “piazzale Primo Maggio”.

Dal punto di vista culturale, si segnala la fine del XIV secolo, con il trasferimento a Pesaro del ceramista forlivese Pedrinus Johannes a bocalibus, ossia Pierino Giovanni dai boccali (1396), che segna l’inizio di un fiorente mercato della ceramica. Tuttavia, il periodo di maggior fervore culturale fu durante il dominio dei Della Rovere, che avevano scelto Pesaro come sede centrale del loro Ducato. Nei primi anni del loro governo in città fu iniziata la costruzione di nuovi palazzi pubblici e privati e venne iniziata la costruzione di una nuova e più sicura cinta muraria, utile a difendersi anche da repentini attacchi provenienti dal mare.

Logo di Pesaro 2024

Età contemporanea

Nel 1799, durante l’occupazione napoleonica, contadini e sanfedisti presero d’assalto la città e la rocca strappandola per qualche mese alla guarnigione. Diverse furono le opere portate in Francia a causa delle spoliazioni napoleoniche in questo periodo. Delle 7 opere menzionate nel catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l’art français del 1936 tra inviate da Pesaro in Francia nel 1796, solo 3 fecero ritorno, le altre rimasero in Francia, alcune, come la Circoncisione del Barocci andò al Louvre, La Vocazione di San Pietro a Bruxelles,  L’annunciazione di Caravaggio  a Nancy, il San Michele andò alle Pinacoteche Vaticane.

Il 28 aprile 1815, durante la guerra austro-napoletana, vi si combatté l’omonima battaglia tra l’Esercito del Regno di Napoli di Gioacchino Murat e le truppe austriache del generale Adam Albert von Neipperg. Gli austriaci misero in rotta i napoletani, che dovettero ritirarsi verso Ancona.

L’11 settembre 1860 fu occupata dal generale Enrico Cialdini e fu annessa allo Stato italiano in seguito al plebiscito del novembre 1860.

Architetture religiose

  • Cattedrale di Santa Maria Assunta. Venne eretta su resti di un edificio tardo-romano in età romanica. La facciata, in stile romanico-gotico è incompiuta: ha un semplice portale ogivale sovrastato da una fascia di archetti. Assai interessante il patrimonio musivo, anch’esso recentemente riportato all’originale splendore; è stata restaurata nel 2006.
  • Chiesa di Sant’Agostino. Edificata nel XIII secolo, molto rimaneggiata nel XV-XVI secolo e quasi rifatta nel ‘700. Conserva un notevole portale gotico-veneziano sulla facciata e importanti tele all’interno.
  • Santuario della Madonna delle Grazie. Edificata nel XIII secolo dai Malatesta venne rifatta in forme barocche. Conserva il bel portale gotico della facciata.

Architetture civili

  • Palazzo Ducale. Fu fatto erigere da Alessandro Sforza nella seconda metà del XV secolo. La facciata è costituita da un portico di sei arcate rette da pesanti pilastri a bozze e di un piano superiore con cinque finestre coronate di stemmi, festoni e putti. Il fianco destro (l’unico fianco visibile), ha l’arco terminale del portico gotico e, al piano superiore, due grandi finestre, simili a quelle frontali ma prive di coronamento. Adesso funge da sede della Prefettura.
  • Casa natale di Gioachino Rossini. Situata a pochi metri dal Palazzo Ducale, è fiancheggiata da due tipiche botteghe del settecento. All’interno della casa è stato realizzato un museo, Casa Rossini, dedicato al compositore, consistente in una raccolta di manifesti, stampe, ritratti. All’interno del museo è conservata anche la sua spinetta.
  • Villa Imperiale. Situata sul colle San Bartolo, fu edificata nel XV secolo ed ampliata nel secolo successivo. Le sale sono decorate da autori di notevole rilievo, quali: il Bronzino, Francesco Menzocchi, Raffaellino del Colle.
  • Villa Cattani Stuart. Villa del XVII secolo situata tra le colline di Trebbiantico, a 5 chilometri dal centro di Pesaro. Famosa per i tre giardini all’italiana e per le sale contenenti gli affreschi di Niccolò Berrettoni.
  • Ex Opificio Benelli. Sede del Museo Officine Benelli gestito dal Moto Club “Tonino Benelli” e dal Registro Storico Benelli. Unico esempio cittadino di archeologia industriale del XX secolo.
  • Villa Caprile; Sede dell’istituto I.I.S. A. Cecchi ( articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia)

Testo bollettino

Pesaro è Capitale italiana della cultura 2024. Una città che dieci anni fa, stringendo un patto simbolico con i suoi cittadini, ha scelto in maniera lungimirante di rigenerare l’economia attraverso un modello di sviluppo diverso, incentrato sulla manifattura, ma puntando anche su arte, bellezza e turismo. Elementi attraverso cui racconteremo la cultura del nostro territorio, che è anche quella del lavoro e del fare, della fatica e dell’intraprendenza, del genio dei nostri imprenditori, della solidarietà, del volontariato. Tutto ciò lo faremo attraverso un progetto corale, come una “Città Orchestra”, dove ognuno suona il proprio strumento per una melodia di rinascita. In questo cammino ci accompagnano i sindaci dei Comuni della provincia di Pesaro e Urbino, che a turno saranno capitale per una settimana, e i sindaci delle città che, come noi, hanno deciso di investire sulla bellezza mettendosi a disposizione del Paese per renderlo più competitivo.

Pesaro si è candidata a Capitale italiana della cultura 2024 indagando la “natura della cultura”, questo era il titolo del nostro dossier. Abbiamo immaginato, con i nostri cittadini, la città che non c’è, dai quartieri ai borghi del territorio circostante, ponendo i legami tra arte, natura e tecnologia alle radici di un nuovo concetto di cultura diffusa, inclusiva, in dialogo con l’ambiente che l’umanità condivide con il resto del vivente.

Quest’anno, nel 2024, racconteremo la natura della cultura attraverso le nostre peculiarità, i nostri progetti, il nostro paesaggio, ma anche attraverso la sfida tecnologica dell’intelligenza artificiale che apre grandi opportunità. Rilanceremo la cultura della pace, perché la guerra è intorno a noi, e non possiamo rassegnarci ad essa. Per questo abbiamo scelto come simbolo della nostra Capitale italiana della cultura una foglia di gingko biloba, l’albero che ha resistito alla bomba di Hiroshima, e dedicato la vittoria a Kharkiv, come noi Città creativa della Musica UNESCO, che è sotto le bombe russe. A Kharkiv aggiungiamo la città di Rafah, Striscia di Gaza, gemellata con Pesaro, nella quale stanno avvenendo cose atroci. E valorizzeremo la cultura europea: perché, come ci ha insegnato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’Europa è un progetto di pace, nato dopo secoli nei quali i popoli europei si sono fatti la guerra: la bellezza può essere per l’Europa e per il mondo un motore di sviluppo.

Di fronte a noi abbiamo una sfida nazionale, e a Pesaro illustreremo la bellezza della provincia italiana. Spesso dico che dobbiamo essere orgogliosamente gente di provincia, perché per arrivare camminiamo più degli altri, stando con i piedi per terra. Ma non dobbiamo essere provinciali, perché dobbiamo volare alto. L’Italia avrà futuro solo se svilupperà un modello policentrico, va ricucita e non differenziata. Per un anno avremo i riflettori accesi, mostriamo la nostra bellezza, cambiamo il futuro della nostra terra per le nuove generazioni, andiamo a dimostrare che siamo una delle province e regioni migliori del Paese. Viva Pesaro2024, viva l’Italia.  

Matteo Ricci

Sindaco di Pesaro

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