23^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 16 maggio, di un francobollo commemorativo di Papa Emerito BENEDETTO XVI

23^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 16 Maggio, di un francobollo commemorativo di Papa Emerito BENEDETTO XVI, dal valore indicato B zona 1 50g, corrispondente ad €3,05

  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 48 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 500.024
  • valoreB zona 1 50g
  • colori: cinque
  • bozzettistaa cura del Centro Filatelico della Produzione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
  • num. catalogo francobolloMichel 4526 YT 4286 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce un ritratto di Papa Benedetto XVI, eletto al Soglio Pontificio il 19 aprile 2005, il cui pontificato si concluse il 28 febbraio 2013. Completano il francobollo la legenda “PAPA BENEDETTO XVI”, le date “2005 – 2013”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1 50 g”.

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di € 6,00; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

Papa Benedetto XVI, nato Joseph Aloisius Ratzinger (Marktl, 16 aprile 1927 – Città del Vaticano, 31 dicembre 2022), è stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 7º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d’Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013. Settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, Benedetto XVI ha tuttavia rinunciato al titolo di patriarca d’Occidente impiegato dai suoi predecessori.

Papa Emerito Benedetto XVI

Affermato professore di teologia, partecipò al Concilio Vaticano II e successivamente prese parte attiva alle riviste Concilium e Communio, della quale fu tra i fondatori. Nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e creato cardinale da papa Paolo VI nel 1977, durante il pontificato di Giovanni Paolo II fu tra i suoi più stretti collaboratori, essendo stato chiamato a reggere la Congregazione per la dottrina della fede dal 1981 al 2005. Decano del collegio cardinalizio dal 2002, con il conclave del 2005 succedette a papa Giovanni Paolo II.

Nel concistoro ordinario dell’11 febbraio 2013 annunciò la rinuncia «al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro», con decorrenza della sede vacante il 28 dello stesso mese. È stato l’ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, se si considerano unicamente i casi dei papi di cui si hanno fonti storiche certe o molto attendibili Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII. Al soglio pontificio gli è succeduto papa Francesco, eletto il 13 marzo 2013. Dopo le dimissioni, il suo titolo diventò sommo pontefice emerito o papa emerito, mentre il suo trattamento rimase quello di Sua Santità.

Infanzia e gioventu’

Joseph Aloisius Ratzinger nacque il 16 aprile 1927,  nella casa dei genitori a Marktl, in Baviera, presso il numero 11 di Schulstrasse, e fu battezzato lo stesso giorno. Era il terzo figlio, il minore, di Maria Rieger e Joseph Ratzinger senior; prima di lui, nacquero Maria e Georg.

Il padre era commissario di gendarmeria e proveniva da una modesta famiglia di agricoltori della diocesi di Passavia, nella Bassa Baviera. Fu descritto come un antinazista che, in resistenza alle camicie brune di Hitler, fece trasferire la sua famiglia diverse volte. La madre era figlia di artigiani.

Il fratello Georg disse del padre: “Era un acerrimo nemico del nazismo perché credeva che fosse in conflitto con la nostra fede”. La famiglia Ratzinger conobbe inoltre da vicino l’orrore del programma di eutanasia dei portatori di handicap del regime nazista. Fu lo stesso cardinale Ratzinger a raccontarlo in una conferenza del Pontificio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari in Vaticano, il 28 novembre 1996, e John Allen, biografo di Ratzinger, scrisse di quella vicenda: «Ratzinger aveva un cugino affetto dalla sindrome di Down, che nel 1941 aveva 14 anni. Questo cugino era solo pochi mesi più giovane di Ratzinger e fu portato via dalle autorità naziste per una “terapia”. Non molto tempo dopo la famiglia ricevette la notizia che era morto, presumibilmente fu ritenuto uno degli “indesiderabili” di quel periodo e fu eliminato». La loro sorella Maria non si sposò mai e fece la promessa ai genitori di prendersi cura dei suoi fratelli, realizzando quella promessa. Il loro prozio Georg Ratzinger fu invece un presbitero e membro del Reichstag, cioè del parlamento tedesco.

Nel 1939, all’età di dodici anni, s’iscrisse al seminario minore di Traunstein, in cui rimase fino al 1942, anno in cui il seminario fu chiuso per uso militare e gli studenti furono mandati a casa. Tornò allora al Gymnasium di Traunstein. Dopo i quattordici anni, nel 1941, Ratzinger fu iscritto nella Gioventù hitleriana, come previsto dalla legge Gesetz über die Hitlerjugend (Legge sulla gioventù hitleriana), emendata il 6 marzo 1939 e in vigore dal 25 marzo 1939 fino al 1945, che obbligava tutti i giovani di età compresa fra i quattordici e i diciotto anni ad arruolarvisi. Dopo la chiusura del seminario continuò le sue presenze obbligatorie alla Gioventù hitleriana contro la sua volontà, per non ricevere sanzioni pecuniarie sulle tasse scolastiche del Gymnasium. Le sanzioni pecuniarie furono evitate grazie a un professore di matematica comprensivo, che gli permise di non partecipare alle riunioni. Nel libro Sale della terra, Ratzinger scrisse: “Grazie a Dio a scuola c’era un insegnante di matematica molto comprensivo. Era personalmente nazista, ma una persona onesta. Un giorno mi disse: «Vacci almeno una volta, così saremo a posto». Quando però si accorse che io non volevo, mi disse: «Ti capisco, sistemerò io la faccenda»”.

Il servizio militare

All’età di sedici anni, nel 1943, il giovane Joseph venne assegnato al programma Luftwaffenhelfer (personale di supporto alla Luftwaffe), insieme a molti suoi compagni di classe. Dapprima fu inviato con la sua unità a Ludwigsfelde, a nord di Monaco, e fu assegnato a un reparto di artiglieria contraerea esterno alla Wehrmacht, che difendeva gli stabilimenti della BMW. Fu assegnato per un anno a un reparto di intercettazioni radiofoniche.

Il 10 settembre 1944 la sua unità fu sciolta e poté fare ritorno in famiglia, ma già tornando a casa Ratzinger ricevette l’avviso di un nuovo progetto, nel Reichsarbeitsdienst. Fu quindi trasferito al confine ungherese dell’Austria, annessa alla Germania nell’Anschluss, nel 1938, e incaricato di costruire le difese anticarro in preparazione dell’attesa offensiva dell’Armata Rossa.

Studi filosofici e teologici; il presbiterato

Nel 1946 Joseph si iscrisse all’Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga, ove studiò filosofia e teologia cattolica, ma, ben presto, nel 1947, si trasferì nel seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera, un seminario interdiocesano dove confluivano tutti i candidati al sacerdozio della Baviera, e continuò gli studi di filosofia e teologia presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco, ivi adiacente, fino al 1950. Egli descrisse gli anni di Frisinga come un periodo culturalmente molto ricco e stimolante. La formazione che ricevette risentì soprattutto del neoplatonismo agostiniano e del pensiero di Pascal, correnti filosofiche molto presenti nell’ambiente culturale tedesco.

Il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono da Johannes Baptist Neuhäusler, vescovo titolare  di Calidone e ausiliare di Monaco e Frisinga. Il 29 giugno 1951, all’età di ventiquattro anni, assieme a suo fratello maggiore Georg fu ordinato presbitero dal cardinale Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

L’11 luglio 1953 discusse la tesi di dottorato in teologia su sant’Agostino, dal titolo Popolo e casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa, riportando la valutazione massima summa cum laude. Nel 1955 presentò la dissertazione su san Bonaventura dal titolo La teologia della storia di san Bonaventura, sotto la guida del docente di teologia fondamentale Gottlieb Söhngen, per l’abilitazione all’insegnamento universitario. Venne accusato dal correlatore Michael Schmaus di un «pericoloso modernismo» per il fatto che le idee teologiche espresse avrebbero potuto portare alla soggettivizzazione del concetto di rivelazione. La tesi fu opportunamente modificata, pur conservando comunque la struttura di pensiero e l’anno successivo Ratzinger superò l’esame di abilitazione. I suoi contrasti con il correlatore, sorti soprattutto perché ne aveva criticato le posizioni considerandole ormai superate, favorirono un avvicinamento a Karl Rahner, noto teologo accademico della Nouvelle Théologie e sostenitore della riforma della Chiesa, che lo stesso Schmaus aveva invitato a Königstein, assieme a tutti i dogmatici di lingua tedesca, per la Pasqua del 1956 al fine di costituire l’associazione tedesca dei teologi dogmatici e fondamentali.

Il francobollo emesso nel 2023 dalla CITTA’ DEL VATICANO e la busta sono disponibili ed acquistabili sul sito inviando una email: protofilia1@gmail.com

La carriera accademica e il Concilio Vaticano II

Nel maggio 1957 ottenne la cattedra di teologia fondamentale presso l’Università di Monaco. Nel dicembre 1957 ottenne la cattedra di teologia dogmatica e fondamentale presso l’Istituto superiore di teologia e filosofia di Frisinga. Divenne professore all’Università di Bonn nel 1959 e la sua lezione inaugurale fu su Il Dio della fede e il Dio della filosofia. Nel 1963 si trasferì all’Università di Münster.

Per il giovane professore fu un’esperienza fondamentale la partecipazione, dal 1962, al Concilio Vaticano II, dove acquisì notorietà internazionale. Inizialmente partecipò come consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings e poi come perito del Concilio, su interessamento dello stesso Frings, fin dalla fine della prima sessione. Risulta interessante sottolineare che Ratzinger, grazie al cardinale Frings che lo teneva aggiornato, poté consultare regolarmente gli schemi preparatori che sarebbero stati presentati ai Padri dopo la convocazione dell’assemblea conciliare. Fu un periodo in cui arricchì molto le proprie conoscenze teologiche, avendo infatti avuto modo di incontrare molti teologi come Henri-Marie de Lubac, Jean Daniélou, Yves Congar, Gérard Philips, oltre a cardinali e vescovi di tutto il mondo. Durante il tempo del Concilio, per la collaborazione con teologi come Hans Küng e Edward Schillebeeckx, Ratzinger fu visto come un riformatore.

Arcivescovo di Monaco e Frisinga

Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI e il 28 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale per mano di Josef Stangl, vescovo di Würzburg, assistito dal vescovo di Ratisbona Rudolf Graber e dal vescovo ausiliare di Monaco e Frisinga Ernst Tewes. Il 15 febbraio 1982, poco meno di un lustro dopo la nomina episcopale, si dimise da arcivescovo di Monaco e Frisinga in virtù delle nuove disposizioni papali che lo chiamarono a stabilirsi in Vaticano.

Papa emerito nel giorno della sua elezione

Cardinale di Santa Romana Chiesa

Pochi mesi dopo la nomina ad arcivescovo, il 27 giugno 1977 lo stesso papa Paolo VI lo creò cardinale, assegnandogli il titolo presbiterale di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. In quella stessa occasione papa Montini lo definì un «insigne maestro di teologia». Prese possesso del titolo il 15 ottobre 1977.

L’anno successivo prese parte ai due conclavi dell’agosto e dell’ottobre 1978 che elessero al soglio pontificio rispettivamente Albino Luciani e Karol Wojtyła. Il 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Dal 1986 al 1992 fu inoltre chiamato a presiedere la Commissione per la preparazione del Catechismo per la Chiesa universale. Il 15 aprile 1993 fu elevato alla dignità di cardinale vescovo e gli fu affidata la sede suburbicaria di Velletri-Segni, che mantenne fino alla sua elezione a papa. Prese possesso della sede il 16 maggio 1993. Dal 2003 fu presidente della Commissione cardinalizia per la preparazione del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica.

Gli incarichi di prefetto e presidente delle commissioni pontificie terminarono il 2 aprile 2005 con la morte di papa Giovanni Paolo II. Partecipò anche al suo terzo conclave che iniziò il 18 aprile 2005 e in qualità di decano del Sacro Collegio dei cardinali presiedette la messa Pro Eligendo Romano Pontifice e lo stesso conclave che lo elesse papa.

Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede

Il 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica, carica che manterrà fino all’elevazione al soglio pontificio.

Nel 1985, rompendo la lunga tradizione di discrezione che caratterizzava l’ex Sant’Uffizio, accettò di essere intervistato dal giornalista italiano Vittorio Messori, già autore di due saggi su Gesù. Dall’incontro dell’agosto 1984 in un’ala chiusa del seminario di Bressanone, nacque il libro Rapporto sulla fede che, oltre a riscuotere successo in termini di vendite, provocò adesioni ma anche critiche all’interno e all’esterno della Chiesa cattolica.

Nel 1986, nel ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, firmò il documento intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, in cui si definisce l’omosessualità come “inclinazione oggettivamente disordinata”.

In qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede fu autore dell’epistola De delictis gravioribus, datata 18 maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Successivamente, è stato citato come imputato dalla Corte distrettuale della contea di Harris in Texas, perché è accusato di “ostruzione della giustizia” a seguito dell’invio dell’epistola. Secondo l’accusa, il documento della Congregazione potrebbe aver favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali negli Stati Uniti (molti dei quali su minorenni). Il 20 settembre 2005 però il Dipartimento di Stato statunitense ha accolto la richiesta di concedere al Papa l’immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano, esentandolo di fatto dal processo.

 Il pontificato

Elezione a Romano Pontefice

Ratzinger fu eletto papa durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005. Scelse come nome pontificale “Benedetto XVI”. Alle 17:56 fu dato l’annuncio dell’elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina (ci fu in effetti un’iniziale incertezza sul colore del fumo, ma i dubbi furono sciolti alle 18:07, dal suono delle campane della basilica di San Pietro in Vaticano). Dopo circa mezz’ora, il cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez si affacciò dal balcone della loggia centrale della basilica per annunciare l’avvenuta elezione.

Nel suo primo discorso da papa, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, riservò un ricordo al suo amico e predecessore Giovanni Paolo II:

«Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie
(Il primo messaggio pubblico di papa Benedetto XVI)

Secondo la ricostruzione più puntuale del conclave, raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli, il cardinale più votato dopo Ratzinger sarebbe stato l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio (futuro papa Francesco, suo successore), mentre gli altri candidati (come Carlo Maria Martini, Camillo Ruini e Angelo Sodano) avrebbero ricevuto poche preferenze.

Rinuncia al ministero petrino

L’11 febbraio 2013 Benedetto XVI annunciò la sua rinuncia al ministero petrino, a partire dal 28 febbraio, lasciando così spazio alla convocazione di un conclave per l’elezione del suo successore, come previsto dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis.

La notizia fu comunicata dal papa in latino durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto e di altri tre beati, seguendo le regole previste dal Canone 332 del Codice di Diritto Canonico, che al comma 2 richiede «che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata»; l’ultima rinuncia di un pontefice al proprio ruolo era avvenuta ben 598 anni prima, nel 1415, ad opera di papa Gregorio XII.

Benedetto XVI cessò dunque il suo pontificato a partire dalle ore 20.00 del 28 febbraio 2013. In quel momento iniziò il periodo di sede vacante nel quale si organizzò il conclave (a cui Benedetto XVI non prese parte per sopraggiunti limiti di età), che si concluse la sera del 13 marzo 2013 con l’elezione al soglio pontificio di papa Francesco.

Benedetto XVI espresse la volontà di risiedere nella Città del Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae. Attendendo la fine di alcuni lavori di ristrutturazione all’interno del monastero, prevista per il mese di maggio 2013, soggiornò nelle ville pontificie di Castel Gandolfo. Qui giunse alle 17:30 del 28 febbraio 2013; circa mezz’ora prima aveva lasciato il Vaticano in elicottero, partendo dal suo eliporto: l’intero abbandono degli appartamenti pontifici fu ripreso da diciannove telecamere del Centro Televisivo Vaticano e trasmesso in diretta televisiva. A Castel Gandolfo il papa salutò per l’ultima volta la folla con un breve intervento in cui ha parlato a braccio.

Allo scoccare delle ore 20.00, gli atti che segnarono formalmente l’avvio della sede vacante sono stati la chiusura del portone di accesso al Palazzo Pontificio, il passaggio di consegne tra la Guardia svizzera pontificia e la Gendarmeria Vaticana, che assunse i compiti di protezione dell’ormai pontefice emerito, l’ammaino della bandiera al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo (la bandiera issata indica infatti la presenza del papa nell’edificio), la sigillatura dell’appartamento papale del Palazzo Apostolico e la dismissione degli abiti pontifici da parte di Benedetto XVI. L’annullamento dell’anello piscatorio avvenne il 5 marzo tramite rigatura.

Benedetto XVI assunse il titolo ufficiale di “sommo pontefice emerito” o “papa emerito”, venendo comunque chiamato con l’appellativo “Sua Santità”; continuò a indossare l’abito talare bianco semplice, senza tuttavia la pellegrina bianca e la fascia, mentre all’anulare destro tornò a portare l’anello vescovile. L’intenzione di rinunciare al ministero petrino non fu una decisione improvvisa, ma maturata gradualmente e accuratamente e già nota agli stretti collaboratori del pontefice da molto tempo; tuttavia, solo alla fine si palesò la reale intenzione di compiere tale atto, e non dunque una mera ipotesi.

Papa emerito

Il 23 marzo 2013, dieci giorni dopo la sua elezione, papa Francesco si recò a Castel Gandolfo presso il Palazzo Pontificio per fare visita al papa emerito Benedetto XVI. Dopo essersi abbracciati, i due papi pregarono insieme, inginocchiati uno accanto all’altro. Storicamente si è trattato del primo incontro fra due pontefici.

Il 2 maggio 2013, dopo due mesi trascorsi a Castel Gandolfo, fece il suo ritorno in Vaticano, andando a vivere nel monastero Mater Ecclesiae così come precedentemente previsto, al termine dei lavori di ristrutturazione.

Il 5 luglio 2013 Benedetto XVI apparve in pubblico per la prima volta da papa emerito insieme a papa Francesco all’inaugurazione di un nuovo monumento a san Michele Arcangelo nei Giardini Vaticani.

Il 22 febbraio 2014 partecipò al primo concistoro per la creazione di nuovi cardinali di papa Francesco, assistendo al rito seduto tra i cardinali e salutando il pontefice regnante al termine della processione d’ingresso. Si è trattato della prima volta in cui si è verificata la compresenza di due papi viventi all’interno della basilica di San Pietro.

Il 27 aprile 2014 concelebrò con papa Francesco la messa per la canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

Il 28 settembre 2014 Benedetto XVI presenziò con Francesco alla festa dei nonni e alle iniziative connesse sul sagrato della basilica di San Pietro.

Morte

Poco prima del Natale 2022, il papa emerito iniziò ad accusare problemi respiratori che, nei giorni successivi, si aggravarono, tanto che papa Francesco, durante l’udienza generale del 28 dicembre 2022, chiese ai presenti di pregare per lui.

Funerale di Papa emerito

Benedetto XVI ricevette l’unzione degli infermi nel pomeriggio di quello stesso mercoledì 28 dicembre, morendo la mattina del successivo 31 dicembre alle ore 9:34 nel monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, all’età di novantacinque anni. Nello stesso giorno fu diffuso il suo testamento spirituale, scritto in lingua tedesca il 29 agosto 2006.

Il 1º gennaio 2023 la salma del papa emerito fu esposta presso la cappella del monastero Mater Ecclesiae, venendo l’indomani traslata per l’omaggio dei fedeli nella basilica di San Pietro, dove rimase fino al giorno del funerale. Più di 200 000 persone affollarono la basilica vaticana per rendere omaggio alla salma di papa Ratzinger. Le esequie, alla presenza di oltre 50 000 fedeli provenienti da tutto il mondo, furono celebrate la mattina del 5 gennaio in piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, in una cerimonia presieduta da papa Francesco. Erano due secoli che un pontefice non celebrava il funerale di un suo predecessore. Al termine del funerale, la salma venne sepolta nelle Grotte Vaticane, nella stessa cappella che aveva ospitato le spoglie di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. La cripta è stata aperta al pubblico la mattina dell’8 gennaio (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Il mattino del 31 dicembre 2022 il Papa emerito Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre. L’emissione del francobollo commemorativo del defunto pontefice vuole essere segno dell’immensa gratitudine che proviamo nei suoi confronti.

L’immagine scelta per commemorarne la memoria, che lo ritrae immerso nella quiete della natura in un momento del suo viaggio a Lorenzago il 23 Luglio 2007, esprime tutta la delicatezza, la discrezione e la tenerezza che hanno caratterizzato la sua vita, soprattutto quella degli ultimi anni trascorsi nella quiete e nella riservatezza del Monastero Mater Ecclesiae del Vaticano. Papa Benedetto sembra volerci salutare e ricordarci che per un cristiano la morte non è una fine ma un semplice passaggio. Nella messa esequiale del 5 gennaio 2023 Papa Francesco ha detto: «Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”». Questo abbandono fiducioso il Papa Emerito Benedetto XVI l’ha vissuto profondamente per tutta la sua vita, guardando sempre alla Vergine Maria, come Egli stesso ha affermato nell’Udienza generale del 19 dicembre 2012: «Vorrei sottolineare un altro aspetto importante: l’apertura dell’anima a Dio e alla sua azione nella fede include anche l’elemento dell’oscurità. La relazione dell’essere umano con Dio non cancella la distanza tra Creatore e creatura». «Ma proprio colui che – come Maria – è aperto in modo totale a Dio, giunge ad accettare il volere divino, anche se è misterioso, anche se spesso non corrisponde al proprio volere ed è una spada che trafigge l’anima» (cfr Lc 2,35). Considerando dunque l’assoluta fedeltà del Papa Emerito a questo suo proposito, possiamo unirci alla felice speranza con cui Papa Francesco ha concluso la sua omelia esequiale: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce

Don Attilio Riva fdp

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