4^ emissione del 13 febbraio 2024, di un francobollo celebrativo degli Accordi di Villa Madama, nel 40° anniversario, emissione congiunta con lo Stato Città del Vaticano.

4^ emissione del 13 febbraio 2024, di un francobollo celebrativo degli Accordi di Villa Madama, nel 40° anniversario, emissione congiunta con lo Stato Città del Vaticano, dal valore indicato in B, corrispondente ad €1,25.

  • data emissione: 13 febbraio 2024
  • dentellatura:   13 x 13½.
  • dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartapatinata gommata, fluorescente non filigranata.
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 250.000
  • valoreB =1.25
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaM. C. Perrini
  • num. catalogo francobolloMichel __4604_ YT __4364_ UNIF ________
  • Il francobollo: raffigura una veduta dall’alto di Villa Madama, imponente edificio cinquecentesco sulle pendici di Monte Mario a Roma realizzato da un progetto di Raffaello, su cui si evidenziano le firme del Segretario di Stato Vaticano Cardinale Agostino Casaroli e del Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi apposte sul Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, siglato a Villa Madama il 18 febbraio 1984. In alto, rispettivamente a sinistra e a destra, gli emblemi della Repubblica italiana e del Vaticano. Completano il francobollo la legenda “40° ANNIVERSARIO ACCORDI DI VILLA MADAMA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. 

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L’accordo di Villa Madama, noto anche come nuovo concordato, o concordato bis, fu un accordo politico stipulato il 18 febbraio 1984 tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana allo scopo di modificare consensualmente i contenuti del concordato sottoscritto, nell’ambito dei Patti Lateranensi del 1929, fra la Santa Sede e il Regno d’Italia. È stato ratificato con Legge 25 marzo 1985, n. 121.

La Costituzione repubblicana, entrata in vigore nel 1948, con l’articolo 7 aveva riconosciuto la vigenza dei Patti Lateranensi sottoscritti da Benito Mussolini, quale Capo del governo primo ministro segretario di Stato del Regno d’Italia e dal cardinale Pietro Gasparri, allora Segretario di Stato della Santa Sede.

Il mutato quadro politico del secondo dopoguerra e le trasformazioni che avevano interessato la società dell’Italia repubblicana, insieme alle aperture del Concilio Vaticano II in materia di libertà religiosa e di rapporti fra la Chiesa cattolica e gli Stati, avevano dato avvio a un processo negoziale tra la Santa Sede e l’Italia volto alla necessaria revisione dei Patti Lateranensi, che tuttavia si protrasse a lungo, senza giungere a risultati tangibili.

Ad inizio degli anni ottanta, la guida dei negoziati per la Santa Sede fu affidata all’allora arcivescovo Achille Silvestrini, segretario della Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari ed uomo di punta della diplomazia vaticana che dopo il 1984 passò “la staffetta” ad Attilio Nicora, il tutto in stretta collaborazione con Giuseppe Betori, Giuseppe Mani e Antonio Mennini. I protagonisti italiani della trattativa furono i giuristi Francesco Margiotta Broglio e Cesare Mirabelli. I negoziati giunsero al termine nel 1984, con la stipula, presso Villa Madama, di un testo di revisione del Concordato del 1929, che venne sottoscritto dal Segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli e dal presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi.

Contenuto

L’accordo di Villa Madama è costituito da una serie di punti con cui si intende «regolare le condizioni della religione e della Chiesa in Italia». Consta di quattordici articoli, i quali intendono affermare e tutelare:

  • Art 1: L’indipendenza e la sovranità dei due ordinamenti, Stato e Chiesa in linea con il dettato costituzionale (Art. 7 della Costituzione).
  • Art 2: Le garanzie in ordine alla missione salvifica, educativa e evangelica della Chiesa cattolica.
  • Art 3: Le garanzie in merito alla libera organizzazione ecclesiastica in Italia.
  • Art 4: Immunità e privilegi per figure ecclesiastiche.
  • Art 5: Gli edifici di culto che non possono essere requisiti, occupati, espropriati, demoliti o violati da forza pubblica se non per casi di “urgente necessità”.
  • Art 6: Le festività religiose.
  • Art 7: Le nuove discipline degli enti ecclesiastici.
  • Art 8: Gli effetti civili del vincolo matrimoniale celebrato in forma canonica.
  • Art 9: L’istituzione di scuole e la parificazione delle stesse alle scuole pubbliche.
  • Art 10: La parificazione delle qualifiche e dei diplomi ottenuti nelle scuole ecclesiastiche.
  • Art 11: L’assistenza spirituale.
  • Art 12: Il patrimonio artistico e religioso.
  • Art 13: La volontà in merito al valore giuridico del nuovo Accordo.
  • Art 14: In caso di difficoltà interpretative o applicative, vi si impone ai due contraenti di risolvere in maniera amichevole tali divergenze, per il tramite di un’apposita commissione paritetica.

La scambio degli strumenti di ratifica, che ai sensi dell’articolo 13 rende efficace il trattato, è avvenuto il 3 giugno 1985.

Francobollo della Città del Vaticano che verrà emesso il prossimo 13 Febbraio delle dimensioni di 40×30 mm realizzato dall’artista M.C. Perrini

Una breve descrizione dell’edificio ove è stato ratificato l’Accordo tra lo Stato Italiano e la Santa Sede: Villa Madama è una villa suburbana di Roma situata sulle pendici del Monte Mario, sul lato destro del Tevere nelle vicinanze del Foro Italico, nel Municipio XVII. Viene usata come sede di rappresentanza dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana.

la parte frontale di Villa Madama

Storia

Costruzione

I lavori per la sua costruzione cominciarono nel 1518, sotto il papato di Leone X (Giovanni di Lorenzo de’ Medici), per volere del cugino cardinale Giulio de’ Medici. Nel periodo successivo al Medioevo, infatti, la nuova società romana usciva dai palazzi oscuri e fortificati entro le mura, per godere di sereni soggiorni nelle ville di campagna. In quegli anni, suscitò molto clamore il fasto e l’eleganza della villa, detta in seguito la “Farnesina”, voluta dal banchiere Agostino Chigi e realizzata da Baldassarre Peruzzi a via della Lungara. Anche il futuro Papa, pertanto, volle commissionare l’edificazione di una villa di campagna su di uno sperone alle pendici di Monte Mario.

A tal proposito incaricò Raffaello Sanzio di eseguire il progetto, e Antonio da Sangallo il Giovane (aiuto di Raffaello nel cantiere di San Pietro) di occuparsi dell’esecuzione dei lavori. I lavori subirono un rallentamento per la prematura morte di Raffaello avvenuta nel 1520 all’età di 37 anni ma ripresero e furono terminati per la parte edilizia (1524-1525) dopo l’elezione di Giulio che divenne il secondo papa della famiglia Medici col nome di Clemente VII (1523). Nei lavori fu impegnato un formidabile gruppo di artisti. Oltre ad Antonio da Sangallo, furono presenti in cantiere Giulio Romano, erede della bottega di Raffaello, che si dedicò alle decorazioni insieme a Baldassarre Peruzzi e Giovan Francesco Penni. Giovanni da Udine si occupò degli stucchi e Baccio Bandinelli delle sculture.

La realizzazione definitiva del progetto, tuttavia, fu irrimediabilmente compromessa dalle vicissitudini che visse lo stato Pontificio sotto il papato di Clemente VII. Nel 1527, infatti, il sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi di Carlo V, con la complicità della famiglia Colonna, e il conseguente accordo tra il papa e l’imperatore tolsero qualsiasi priorità alla realizzazione dell’ambizioso progetto di Raffaello. Durante questo tragico episodio della storia romana la villa fu saccheggiata e data alle fiamme. Il Vasari racconta che il papa pianse vedendola bruciare dal suo rifugio di Castel Sant’Angelo.

un particolare dell’interno progettato da Raffaello

In effetti, il progetto originario era maestoso e complesso e coinvolgeva un’ampia estensione di terreno che sarebbe dovuto degradare con una successione di terrazzi, prospettive rinascimentali e giardini all’italiana fino alle rive del Tevere. Per la realizzazione delle strutture contraffortate fu anche chiesta la collaborazione di Antonio da Sangallo il Vecchio, noto per le sue capacità tecniche nelle fortificazioni.

Eventi successivi

Dopo la morte di Clemente VII la villa rimase proprietà della famiglia Medici: appartenne dapprima al cardinale Ippolito de’ Medici e poi ad Alessandro de’ Medici, duca di Firenze, il quale sposò Margherita d’Austria – figlia naturale dell’imperatore Carlo V – al cui appellativo di “Madama” si deve il nome della villa, così come del Palazzo Madama (sede del Senato della Repubblica) e della cittadina di Castel Madama, presso Tivoli. Alla morte di Alessandro, Margherita, rimasta vedova a 15 anni, sposò Ottavio Farnese, duca di Parma e Piacenza e nipote di papa Paolo III.

Alla morte di Margherita la villa passò agli eredi della famiglia Farnese, duchi di Parma e Piacenza, avviandosi ad un lento e progressivo abbandono. Estinta la famiglia Farnese, la villa continuò il suo decadimento passando in eredità al re di Napoli Carlo di Borbone, che la lasciò degradare a proprietà agricola, appannaggio della corona, e spogliare di ogni decorazione artistica. Nel corso dell’Ottocento e i primi del Novecento la villa finì in rovina, venendo adibita a fienile, magazzino agricolo e finanche ad alloggiamento di truppe.

Nel 1913 fu acquistata da Maurice Bergès, un ingegnere di Tolosa, che incaricò del restauro Marcello Piacentini. Nel 1925 fu acquistata dalla ereditiera americana Dorothy Chadwell Taylor, contessa Dentice di Frasso che, in tre anni, completò il progetto di restauro. All’intervento di Piacentini è dovuta la costruzione del secondo piano che la famiglia di Frasso volle il più possibile in armonia con il progetto originario. Su disegno del padre, Pio Piacentini, ispirato probabilmente dai lavori di Bramante a San Pietro e di Antonio da Sangallo il Giovane a Caprarola, Piacentini realizzò la scala elicoidale in travertino in stile rinascimentale che conduce al piano nobile. In epoca moderna furono, altresì, chiuse le arcate della Loggia con ampie vetrate al fine di proteggere le decorazioni delle volte dalle intemperie.

Dorothy e il marito, il conte Carlo Dentice di Frasso, l’arredarono sontuosamente. Ospite della contessa fu anche il giovane attore Gary Cooper. Dorothy dispose la donazione della villa alla persona del Capo del Governo italiano del tempo, Benito Mussolini, il quale immediatamente (1941) la devolse a favore dello Stato, come fu testimoniato da iscrizione in apposita lapide affissa all’interno per oltre 20 anni (permaneva nel 1962, e fu registrata durante restauri del tempo, da parte del Genio Civile di Roma). Attrezzata dallo Stato per i ricevimenti ufficiali, fino agli anni ’60 del XX secolo custodiva servizi di porcellane finissime e bicchieri di vetro prezioso, tutto con l’emblema ufficiale dello Stato, includente la corona ed i fasci – servizi certamente alienati, per fare luogo a meno compromettenti oggetti, per gli ospiti internazionali successivi.

Nel secondo dopoguerra, dopo breve disponibilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, che vi svolse alcune riunioni, almeno fino al Governo Scelba, fu fatta assumere in carico al non lontano Ministero degli Esteri, che tuttora la cura e detiene. Nel 2004 l’arredatore italiano Giorgio Pes è stato incaricato dal Ministero di effettuare interventi di decorazione ed arredo dell’interno e in parte degli esterni. Il Ministero degli Esteri utilizza Villa Madama come sede di rappresentanza per ospitare ricevimenti diplomatici, conferenze, convegni o altre attività istituzionali. Il Casale di Villa Madama, che si trova nello stesso comprensorio della Villa, ospita l’Istituto diplomatico “Mario Toscano” dello stesso Ministero.

Descrizione e influenza

Villa Madama fu una delle ville suburbane sul modello delle ville romane, progettate per svolgervi feste, costruita nel XVI secolo a Roma. Fu ideata con l’intenzione di rivaleggiare con le ville dell’antichità, come quella di Plinio il Giovane, e con le ville contemporanee come quella della Farnesina.

Anche se il progetto non fu portato completamente a termine, con la sua loggia di sicura matrice raffaelliana e il giardino pensile, la villa fu una delle più famose ed imitate del Rinascimento.

La loggia di Raffaello è costituita da tre arcate a tutto sesto che si affacciano sul giardino all’italiana. All’interno, le alte campate, che emulano ed esaltano l’architettura delle terme romane, sono rappresentate ai due lati da volte a crociera e quella centrale da una cupola circolare tutte interamente e straordinariamente decorate dagli stucchi di Giovanni da Udine e dalle pitture di Giulio Romano. Ovunque sono visibili le grottesche che i due artisti utilizzarono dopo averle riscoperte negli scavi della Domus Aurea.

Oltre alla loggia, l’elemento artistico rilevante è il salone con il soffitto a volta, anch’esso magnificamente decorato da Giulio Romano. Di pregevole fattura risultano gli stucchi bianchi del vestibolo d’ingresso datati 1525 e firmati da Giovanni da Udine. I pavimenti sono ovunque in cotto e marmi policromi antichi.

Nel cortile, impreziosito da una scalinata monumentale, è presente una corte circolare attorno alla quale si organizza un giardino all’italiana, un anfiteatro all’aperto scavato nel lato della collina, ed una terrazza, con il panorama sul Tevere.

Il retro di Villa Madama con una parte dei giardini all’Italiana

Nel giardino all’italiana, di fronte alla loggia, possiamo vedere la Fontana dell’elefante di Giovanni da Udine, che commemora l’elefante indiano “Annone”, condotto a Roma dall’ambasciatore del Portogallo per la consacrazione di Leone X nel 1514. Un’altra fontana, persa nel tempo ma di cui Giorgio Vasari ci fornisce un’accurata descrizione, era una fonte rustica con grande testa di leone che alludeva a Leone X e che era collocata sul monte. Sotto al giardino pensile insiste una peschiera. Ai lati dell’ingresso, che dalla terrazza introduce al giardino rustico, si trovano due giganti in stucco opera di Baccio Bandinelli (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Il 18 febbraio 1984 giunse a compimento la riforma complessiva dei rapporti diplomatici e giuridici tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Con la firma degli “Accordi di Villa Madama” sottoscritti dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal Segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli, che rivedevano il Concordato firmato l’11 febbraio 1929 in armonia con quanto previsto dall’articolo 7 della Costituzione, si diede corso a una ridefinizione complessiva dei rapporti tra Stato e Chiesa che aprì fra l’altro la strada, tra il 1984 e il 1987, a una serie di intese fra la Repubblica italiana e comunità religiose diverse dalla Cattolica.

Se nel 1929 era già stata superata la contrapposizione frontale, ereditata dal Risorgimento, tra il Regno d’Italia e lo Stato Pontificio, con la revisione del Concordato l’Italia poteva finalmente abbandonare l’antica forma giuridica confessionale presente in quel primo accordo, avviandosi definitivamente verso il pieno riconoscimento della libertà religiosa di tutti i cittadini nella solida autonomia democratica dello Stato.

La visione laica e non laicista del Presidente del Consiglio Bettino Craxi, la sua ferma volontà di portare a compimento una revisione promessa e mancata per troppi anni, si sposò perfettamente con le nuove sensibilità che si erano diffuse tanto nella società quanto nella Chiesa Cattolica negli anni successivi al Concilio Vaticano II, e consentì non solo di superare il regime del ’29 che definiva la religione cattolica quale religione di Stato, ma anche di regolare questioni inerenti l’esercizio del culto, lo statuto dei sacerdoti e dei vescovi, l’estensione dell’insegnamento religioso confessionale nelle scuole, il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio cattolico, nonché le modalità di finanziamento delle istituzioni ecclesiastiche italiane e la disciplina dei beni ecclesiastici.

Con la sottoscrizione degli Accordi Craxi-Casaroli, ratificati dal Parlamento a larga maggioranza, la Chiesa si è potuta compiutamente dedicare all’adempimento della propria missione religiosa e sociale, non più gravata da alcun onere temporalistico, mentre lo Stato da allora ha assunto esclusivamente il compito di garantire la legittima indipendenza dei luoghi di culto, tutelare i diversi modi di esprimere pubblicamente il sacro nella società civile, difendere lo spazio definitivo di libertà e autonomia delle diverse confessioni.

Il pieno riconoscimento delle libertà fondamentali della Chiesa, della persona e dello Stato, che favorì anche la valorizzazione del ruolo e del contributo della Chiesa e degli enti a essa collegati nell’assistenza sociale, rappresentò l’attuazione dei principi di pluralismo e di libertà religiosa sanciti nel dettato costituzionale. Il rispetto e il riconoscimento dei diritti e doveri di tutte le comunità esistenti trovarono piena attuazione, divenendo un bene comune per tutte le coscienze, un valore riconosciuto a tutte le persone.

Il francobollo intende celebrare il 40° anniversario di questa importante ricorrenza che rappresenta uno dei passaggi più significativi nella storia dei rapporti tra l’Italia e la Chiesa Cattolica, ricordando così l’alta riflessione che ne accompagnò la genesi, l’impegno e la lungimiranza di tutti i suoi protagonisti e gli effetti nella vita degli italiani.

Margherita Boniver

Presidente della Fondazione Bettino Craxi ETS

Giovanni Orsina

Presidente del Comitato storico-scientifico della Fondazione Bettino Craxi ETS

Il 18 febbraio 1984 il Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, come atto conclusivo di una lunga trattativa, sottoscrissero a Villa Madama un testo di revisione del Concordato del 1929. Obiettivo del nuovo Accordo era essenzialmente l’adeguamento del regolamento dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica ai principi della Costituzione repubblicana, attraverso l’applicazione del procedimento di revisione bilaterale.

 Il nuovo Concordato si configurava come un “accordo-quadro” di principi fondamentali che regolano l’indipendenza dei rispettivi ordini dello Stato e della Chiesa, individuando gli specifici capisaldi costituzionali, sui quali ricostruire il sistema dei loro rapporti con l’articolato rinvio ad ulteriori intese su specifiche questioni, da stipulare successivamente tra autorità statali ed ecclesiastiche competenti.

La prima di tali intese è stata quella sulla riforma degli enti e beni ecclesiastici e del sistema di sostentamento del clero, a cui sono seguite quelle sulla nomina dei titolari di uffici ecclesiastici, sulle festività religiose riconosciute agli effetti civili, sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, sul riconoscimento dei titoli accademici delle facoltà approvate dalla Santa Sede, sull’assistenza spirituale alla Polizia di Stato, sulla tutela dei beni culturali di interesse religioso e degli archivi e biblioteche ecclesiastici.

 In occasione di questo 40° anniversario l’Italia e il Vaticano emettono un francobollo congiunto, opera dell’artista Maria Carmela Perrini, che riproduce una veduta dall’alto di Villa Madama, imponente edificio cinquecentesco collocato sulle pendici di Monte Mario, a Roma, realizzato da un progetto di Raffaello, su cui si evidenziano le firme dei segnatari degli accordi. In alto sono riprodotti gli emblemi della Repubblica Italiana e della Santa Sede.

A cura del Servizio Poste e Filatelia della Città del Vaticano

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