POSTE VATICANE 4^ EMISSIONE DEL 22 FEBBRAIO 2021 DI UN FOGLIETTO CON DUE FRANCOBOLLI RELATIVO AL 90° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA RADIO VATICANA E 160° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL’OSSERVATORE ROMANO
Nel 90° anniversario della fondazione della Radio Vaticana e nel 160° anniversario della fondazione de “L’Osservatore Romano”, l’emissione di un foglietto filatelico ci dona l’opportunità di riproporre le considerazioni che il Santo Padre ha espresso nel discorso del 21 dicembre 2019: “La nuova cultura, marcata da fattori di convergenza e multimedialità, ha bisogno di una risposta adeguata da parte della Sede Apostolica nell’ambito della comunicazione Il foglietto riproduce sul lato sinistro la statua dell’Arcangelo Gabriele, proclamato nel 1951 da Pio XII patrono delle telecomunicazioni e della Radio Vaticana, in quanto simbolo di coloro che attraverso i Media diffondono la buona notizia del Vangelo. Il planisfero sullo sfondo simboleggia la diffusione del messaggio cristiano da parte della Chiesa, fedele al mandato del Signore “andate in tutto il mondo” (Mc 16,15). Nei francobolli sono riprodotti il primo microfono della Radio Vaticana (€ 1,15) e la prima pagina del primo numero dell’Osservatore Romano (€ 2,40).
- data: 22 febbraio 2021
- valori facciali: € 1,10 – 2,40
- stamperia: Cartor (Francia)
- dimensioni francobollo: 40×30 mm
- dimensione foglietto: 138 x 103 mm
- dentellatura: 13¼ x 13
- tiratura: 45.000
- num. catalogo: Michel_2022/2023_ YT _1875/1876_ UNIF _1887/1888_
Se sei interessato all’acquisto di questo foglietto lo puoi acquistare al prezzo di € 6.50 inviandomi una richiesta alla mia email: protofilia1@gmail.com
Radio Vaticana è un’emittente radiofonica cattolica dello Stato di Città del Vaticano. Ha sede nello Stato della Città del Vaticano in piazza Pia n. 3, e stabilimenti a Santa Maria di Galeria, nei pressi di Cesano, a beneficio di extraterritorialità. L’emittente è membro fondatore della EBU-UER (Eurovision) dal 1950. Le lingue in cui trasmette la Radio Vaticana sono 41.
Caratteristiche
Compito principale della radio è quello di diffondere con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano e di collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo. Trasmette in quarantacinque lingue e in diverse modalità, che permettono la diffusione in tutto il mondo. Pur riflettendo l’opinione della Chiesa cattolica, non è sempre stato un suo organo ufficiale d’informazione, di conseguenza era direttamente responsabile dei contenuti che diffondeva; è però stata sin dalla costituzione una delle tre fonti ufficiali per la diffusione delle notizie riguardanti la Santa Sede, insieme con L’Osservatore Romano e il Centro Televisivo Vaticano, oggi Vatican Media. La gestione è affidata al Dicastero per la Comunicazione della Curia romana. Il direttore ad interim, da marzo 2016 a dicembre 2017 è Giacomo Ghisani. Padre Federico Lombardi direttore Generale dal 5 novembre 2005 lascia l’incarico il 29 febbraio 2016. Dal 2 settembre 2019 Massimiliano Menichetti è il Responsabile della testata Radio Vaticana – Vatican News. La Radio è membro attivo e fondatore dell’UER (Unione europea di radiodiffusione) e dell’UAR (Unione Africana di Radiodiffusione). Fa parte dell’Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione SIGNIS, della Conferenza Europea delle Radio Cristiane CERC e della Comunità Radiotelevisiva Italofona. Nel settore radiofonico rappresenta la Santa Sede – Stato della Città del Vaticano presso l’UIT (Unione internazionale delle telecomunicazioni) la CEPT (Conferenza Europea delle Amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni) e presso l’ITSO (International Telecommunications Satellite Organization).
Radio Vaticana oltre a trasmettere direttamente i suoi programmi nei cinque continenti, offre la possibilità a numerose radio cattoliche e cristiane, anche commerciali, di tutto il mondo di riprendere e ritrasmettere le proprie trasmissioni con il progetto “Radio per le Radio“. Le emittenti che hanno stipulato in tal senso un accordo con la direzione generale dell’emittente vaticana sono ubicate nei seguenti Paesi:
- Europa: Albania, Austria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina, Ungheria;
- Africa: Angola, Benin, Burkina Faso, Camerun, Capo Verde, Ciad, Costa d’Avorio, Gabon, Guinea-Bissau, Kenya, Mali, Madagascar, Mozambico, Namibia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Riunione, Sudafrica, Sudan, Togo, Uganda, Zambia;
- America: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Puerto Rico, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Uruguay, Venezuela;
- Asia e Oceania: Filippine, Giappone, Libano, Australia, Papuasia-Nuova Guinea, Polinesia francese.
Storia
La Radio fu inaugurata da papa Pio XI con il radio messaggio “Qui arcano Dei” il 12 febbraio 1931: a Guglielmo Marconi fu affidata inizialmente la realizzazione della struttura radiofonica, poi fu affidata ai Gesuiti, che fino al “Motu Proprio” di Papa Francesco, ne hanno curato la gestione. Uno dei primi programmi, in latino, intitolato “Scientiarum Nuncius Radiophonicus”, era una rassegna dell’attività della Pontificia accademia delle scienze. Nel 1932 viene inaugurato un collegamento a onde ultracorte fra Vaticano e Castel Gandolfo. Nel 1939, dopo la morte di Pio XI, la Radio seguì il conclave e poi la cerimonia di insediamento del nuovo pontefice, Pio XII. Nel corso della Seconda guerra mondiale la radio si rivelò – nonostante il tentativo di ridurla in silenzio da parte del ministro tedesco della propaganda Joseph Goebbels – un importante strumento d’informazione: durante gli anni di guerra vennero infatti trasmessi appelli per ritrovare civili e militari dispersi durante il conflitto; si stima che dal 1940 al 1946 furono inviati oltre 1 milione e 200 mila messaggi, pari a più di 12 mila ore di trasmissione. Dopo la fine del conflitto e all’inizio della guerra fredda vennero introdotti programmi in altre lingue. Nel 1957 Pio XII inaugurò il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria, che dall’8 ottobre 1951 rientrava tra le zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia, ancora oggi in funzione. Si incrementarono le trasmissioni rivolte verso Africa, America Latina e Asia. Dopo l’elezione di papa Giovanni XXIII la Radio dedicò in trenta lingue le trasmissioni ai lavori del Concilio Vaticano II. Nel 1964 la Radio Vaticana seguì il primo viaggio di un Papa all’estero: il viaggio in Terra santa di papa Paolo VI. Sotto Paolo VI la Radio collocò parte dei suoi uffici nella nuova sede di Palazzo Pio, all’inizio di via della Conciliazione. Nel 1970 la Radio Vaticana trasmetteva per 20 ore al giorno, in 32 lingue. In quel periodo, mentre nei programmi Rai infuriava la censura, Radio Vaticana mandò in onda brani di Fabrizio De André e di altri cantautori vietati nella televisione e nella radio di stato. L’esempio più famoso riguarda il brano Dio è morto di Francesco Guccini, trasmesso da questa emittente radiofonica già nel 1967 quando fu cantata per la prima volta da I Nomadi. Il primo brano di musica leggera trasmesso da questa rete fu Ragazzo triste di Patty Pravo nel 1966. Negli anni novanta hanno avuto inizio le trasmissioni satellitari e quelle via Internet. Migliaia di emittenti di vario genere e dimensione, soprattutto cattoliche, ritrasmettono i programmi della Radio Vaticana. Nel 2006 la Radio ha festeggiato il suo settantacinquesimo anniversario con la visita di papa Benedetto XVI. In quel periodo vi lavoravano circa quattrocento persone di sessanta nazionalità differenti, con trasmissioni autonome in trentotto lingue. Dal mese di luglio 2009 la radio per la prima volta, a causa dei bilanci in rosso, ha introdotto nelle proprie trasmissioni la pubblicità, garantendo che in nessun modo i messaggi del papa saranno interrotti. Inoltre attiva, tramite il Centro Televisivo Vaticano, un canale su YouTube dal nome The Vatican. Nel 2010 attiva su Twitter alcuni profili in 6 lingue differenti. Nel 2014 è stata completata la digitalizzazione delle registrazioni sonore relative ai pontefici. L’archivio, denominato «La voce dei Papi», raccoglie le voci dei pontefici da Pio XI ad oggi. Dal maggio 2014 al dicembre 2016 sono state progressivamente dismesse le antenne di Santa Maria di Galeria che irradiavano il segnale dell’onda media su 1530 kHz con programmi destinati all’Italia, all’Europa e al bacino del Mediterraneo. Il 27 giugno 2015 Papa Francesco, con una lettera apostolica in forma di “Motu Proprio” avvia la convergenza dei media vaticani, la Radio Vaticana entra all’interno di un sistema editoriale, gestito oggi dal Dicastero per la Comunicazione, che è parte integrante della Curia Romana. Per rafforzare il sodalizio fra chiesa e esperantisti, da molti anni la Radio Vaticana trasmette anche nella lingua ausiliaria esperanto, sotto il nome di Radio Vatikana. Le trasmissioni in latino, che erano state interrotte nel marzo 2017, ad eccezione della Messa trasmessa alle 7.00 del mattino, sono riprese in forma più moderna, con notiziari ed approfondimenti, dal luglio 2019.
OSSERVATORE ROMANO
L’Osservatore Romano è un quotidiano in lingua italiana edito nella Città del Vaticano. L’editore del quotidiano è il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Non è un organo ufficiale della Santa Sede (ruolo ricoperto dagli Acta Apostolicae Sedis) in quanto ha una propria linea editoriale, ma:
- «Si può specificare che è il giornale ufficiale della Santa Sede limitatamente alla pubblicazione di documenti ufficiali, della rubrica “Nostre Informazioni” e della rubrica “Santa Sede”»;
- L’Osservatore Romano è una delle tre fonti ufficiali di diffusione delle notizie riguardanti la Santa Sede, insieme alla Radio Vaticana e al Centro Televisivo Vaticano. Dà copertura a tutte le attività pubbliche del papa, pubblica editoriali scritti da esponenti importanti della Chiesa cattolica e stampa i documenti ufficiali della Santa Sede.
Esce tutti i giorni, tranne la domenica, nel primo pomeriggio con la data del giorno successivo. La foliazione è di otto pagine.
Sotto la testata sono riportate due citazioni: la formula del diritto romano Unicuique suum (“A ciascuno il suo”) e l’espressione evangelica non praevalebunt (da intendersi: “[le porte degli Inferi] non prevarranno”). La città di Roma lo ha insignito della cittadinanza onoraria.
Storia
I precedenti
Un giornale con la denominazione L’Osservatore Romano uscì a Roma nel 1849 sotto la direzione dell’abate Battelli. Era la continuazione del periodico Il Costituzionale, fondato l’anno prima. Nel 1852 fu chiuso dietro richiesta diplomatica di Massimo d’Azeglio, ministro degli Esteri del Regno di Sardegna, perché alcuni articoli erano sembrati offensivi per la famiglia reale dei Savoia.. Essi possono essere considerati gli antesignani dell’Osservatore Romano.
Fondazione
Il nuovo quotidiano venne fondato da due avvocati, il forlivese Nicola Zanchini ed il centese Giuseppe Bastia. Entrambi si erano trasferiti nello Stato Pontificio dopo i plebisciti di annessione con i quali le Legazioni pontificie erano passate definitivamente al Regno di Sardegna (marzo 1860).
A Roma i due fondatori trovarono un appoggio politico in Marcantonio Pacelli (nonno del futuro papa Pio XII), dirigente del ministro dell’Interno. Con finanziamenti privati e con l’appoggio del Papa, nel 1861 il giornale poté vedere la luce. L’iniziativa dei due fondatori si incrociava con l’esigenza del governo pontificio di dare vita ad un giornale che rappresentasse autorevolmente la posizione della Santa Sede e che potesse contrastare efficacemente la stampa liberale. Nel provvedimento con cui il ministero dell’Interno ne autorizzava la pubblicazione, si dichiarava che l’obiettivo principale del quotidiano era «smascherare e confutare le calunnie che si scagliano contro di Roma e del Pontificato Romano», nella convinzione che «il male non avrà l’ultima parola». Zanchini e Bastia furono i co-direttori dell’Osservatore. Il primo numero uscì a Roma il 1º luglio 1861, pochi mesi dopo la nascita del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861. Il quotidiano uscì con la sottotestata “Giornale politico-morale” (verrà poi sostituita dall’attuale “Giornale quotidiano politico religioso”); era composto da quattro pagine e costava 5baiocchi (circa 27 centesimi di lire dell’epoca). La foliazione era di quattro pagine. Come la grande maggioranza dei quotidiani italiani dell’epoca, la quarta pagina era quasi interamente dedicata agli annunci pubblicitari. Gli inizi del giornale furono davvero pionieristici: durante il primo anno la redazione non ebbe sede fissa. Dal 1862 si insediò in modo stabile, insieme all’amministrazione, a palazzo Petri, in piazza de’ Crociferi, dove rimase fino al 1871. Dal primo numero del 1862 appaiono le due citazioni poste sotto la testata che accompagnano il giornale ancora oggi: Unicuique suum (“A ciascuno il suo”, tratta da Ulpiano) e non praevalebunt [le porte degli Inferi] “non prevarranno”), Vangelo di Matteo, 16, 18). Esse rimarcano il duplice ruolo, sia laico che religioso, del quotidiano. Dal 31 marzo le uscite diventano quotidiane.
L’Osservatore segue da vicino i lavori del Concilio ecumenico Vaticano I (1869-1870). Il nuovo direttore, Augusto Baviera, raccoglie personalmente gli interventi dei padri conciliari nella basilica vaticana, e li riassume nella rubrica speciale «Cose interne».
Il quotidiano ufficiale dello Stato Pontificio è il Giornale di Roma, che esce dal 6 luglio 1849 (fine della Seconda Repubblica Romana). Il 20 settembre 1870, con la Presa di Roma, il Giornale di Roma cessa le pubblicazioni. L’Osservatore Romano rimane l’unico quotidiano romano legato alla Santa Sede. Dal 17 ottobre, giorno in cui riprende le pubblicazioni, assorbe parzialmente le funzioni del Giornale di Roma, pur rimanendo un quotidiano formalmente indipendente.
Nel 1885, per decisione di papa Leone XIII, il Vaticano acquista L’Osservatore Romano, che diventa quindi di proprietà della Santa Sede. Nel 1909 viene inaugurata una rubrica dedicata ad arte, sport e teatro. Nel 1911 la foliazione passa da quattro a sei pagine. In questo periodo il quotidiano continua a dedicare la massima attenzione alla Questione romana. Durante la prima guerra mondiale L’Osservatore sceglie una linea neutrale ed imparziale. Sulle pagine del quotidiano compaiono numerosi interventi del Segretario di Stato cardinale Pietro Gasparri.
Nel 1919 il giornale non uscì per due mesi a causa di uno sciopero proclamato dai tipografi romani (9 luglio-10 settembre).
Dopo il conflitto avviene il rafforzamento del giornale. Il papa aumenta il capitale della società editrice, acquista una tipografia che consenta una maggiore autonomia al giornale e, il 10 luglio 1920, chiama Giuseppe Dalla Torre alla direzione del quotidiano, in sostituzione di Giuseppe Angelini. La direzione di Dalla Torre sarà la più lunga del XX secolo per il quotidiano: ben quarant’anni (1920-1960). Sotto la direzione di Dalla Torre in redazione arrivano giovani esponenti del movimento cattolico distanti dal regime, che costituiscono l’ossatura del giornale. Tra essi si distinguono: Federico Alessandrini; Igino Giordani; Guido Gonella (autore dei celebri “Acta Diurna”); don Mario Boehm; Cesidio Lolli; Enrico Lucatello; Renzo Enrico De Sanctis e Vincenzo Strappati.
Dal 1929 al 1945
Nel febbraio del 1929 l’Italia e la Santa Sede ristabiliscono normali rapporti diplomatici. La costituzione dello Stato della Città del Vaticano ha un effetto decisivo sull’Osservatore: dalla firma dei Patti Lateranensi non è più soggetto alla legislazione italiana sulla stampa. In novembre redazione e direzione vengono trasferiti all’interno della Città del Vaticano. Da allora il giornale ha sede in Via dei Pellegrini.
Negli anni trenta si verificano alcuni momenti di forte attrito con il regime fascista in merito a questioni che concernono la dottrina e la morale cattoliche. Il primo scontro si verificò nel 1931: Chiesa e regime si scontrarono sull’Azione cattolica e l’educazione dei giovani. La tiratura del quotidiano salì a 50.000 copie giornaliere per poi attestarsi sulle 20.000 durante tutto il decennio. Nel 1934nacque il settimanale illustrato L’Osservatore romano della Domenica (poi L’Osservatore della Domenica), che accompagnò il quotidiano fino al 2007.
Nel 1938 si verificarono ben tre episodi in cui il quotidiano della Santa Sede attirò gli strali del regime. A metà luglio fu pubblicato il Manifesto della razza. Il 28 luglio 1938, appena due settimane dopo, papa Pio XI disse chiaramente che «il genere umano, tutto il genere umano, è una sola, grande, universale razza umana», domandandosi poi «come mai, disgraziatamente, l’Italia abbia avuto bisogno di andare ad imitare la Germania». L’Osservatore Romano diede grande risalto al discorso.
Il 13 novembre l’arcivescovo di Milano, cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, nell’omelia domenicale confutò «l’erronea dottrina del razzismo», «una specie di eresia che […] costituisce […] un pericolo internazionale non minore del bolscevismo». L’Osservatore pubblicò il testo dell’omelia in prima pagina. Il gerarca nazista Goebbels chiese al governo la soppressione del giornale vaticano.
Il 24 novembre L’Osservatore pubblicò ancora in prima pagina un’allocuzione dell’arcivescovo di Malines (Belgio), Jozef-Ernest van Roey, di condanna «della dottrina del sangue e della razza». La pubblicazione di questa dichiarazione e dei pronunciamenti di altri autorevoli prelati irritò profondamente le autorità fasciste.
Nel 1939 monsignor Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato, istituì il servizio d’informazione della Santa Sede, affidandolo ai giornalisti dell’Osservatore. Nell’anno cruciale che portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale la tiratura del giornale vaticano salì progressivamente fino a toccare le 100.000 copie quotidiane. Ai lettori italiani interessavano soprattutto le rubriche di analisi internazionale: gli “Acta Diurna” e i “Problemi del giorno” (1933-1940), curate da Guido Gonella, all’epoca trentaquattrenne.
Nel 1942 Francesco Giordani venne nominato “fotocronista”. Il suo studio fotografico può essere considerato a buon diritto l’anticipatore dell’attuale Servizio Fotografico del Vaticano.
Con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale (giugno 1940) gli spazi per l’Osservatore si riducono: il regime fascista frappone irti ostacoli (impossibilità di ricevere le agenzie estere, limitazioni nella tiratura), che ne riducono alquanto la diffusione.
Dal 1945 ad oggi
La stagione del Concilio Vaticano II (iniziata nel 1962) costituisce una nuova prova per l’Osservatore, chiamato a diffondere le novità conciliari in tutto il mondo. Sotto la direzione di Raimondo Manzini, il quotidiano ha una tiratura di circa trentamila copie. Con l’arrivo alla direzione di Giovanni Maria Vian (ottobre 2007) avviene l’introduzione del colore (in linea con i maggiori quotidiani italiani) sulla prima e l’ultima pagina. Vian apre anche alla collaborazione coi non cattolici. Il 29 aprile 2008 viene assunta la prima donna all’interno della redazione: Silvia Guidi, proveniente da Libero. Nel 2020 la stampa del quotidiano è stata sospesa per l’emergenza coronavirus dal 26 marzo al 3 ottobre. Durante questo periodo L’Osservatore è uscito in versione digitale ed è stato attivo il sito web.
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