POSTE ITALIANE – 28^ Emissione del 20 Settembre 2018 – Cinquantesimo anniversario morte di San Pio da Pietrelcina

Titolo: 50° Anniversario della morte di San Pio da Pietrelcina (1887-1968)

Poste Italiane comunica che oggi 20 settembre 2018 il Ministero dello Sviluppo Economico emette un francobollo ordinario in occasione del 50° anniversario della morte di San Pio da Pietrelcina, relativo al valore della tariffa B, pari a 1,10€.

Pio da Pietrelcina, ora san Pio da Pietrelcina, meglio noto come padre Pio, al secolo Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre1968), è stato un presbitero italiano, dell’Ordine dei frati minori cappuccini; la Chiesa cattolica lo venera come santo e ne celebra la memoria liturgica il 23 settembre, anniversario della morte.

È stato destinatario, ancora in vita, di una venerazione popolare di imponenti proporzioni, anche in seguito alla fama di taumaturgo attribuitagli dai devoti, così come è stato anche oggetto di aspre critiche in ambienti ecclesiastici e non.

I primi anni (1887-1906)                                                                                                                                                                                                            Francesco Forgione nacque a Pietrelcina, un piccolo comune alle porte di Benevento, il 25 maggio 1887, da Grazio Maria Forgione e Maria Giuseppa di Nunzio. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di Sant’Anna. Gli venne dato il nome Francesco per desiderio della madre, devota a san Francesco d’Assisi.

La consacrazione e la comparsa delle stimmate “provvisorie” (1907-1916

Nel novembre del 1908, completati gli studi, si recò a Montefusco dove studiò teologia. Il 18 luglio del 1909 ricevette l’ordine del diaconato, nel noviziato di Morcone. Nei mesi di novembre e dicembre dello stesso anno, risiedette nel convento di Gesualdo (Av). Il 10 agosto 1910 fu ordinato sacerdote nel duomo di Benevento. Nonostante fosse ancora ventitreenne, il vescovo decise per un’eccezione alle disposizioni del diritto canonico che all’epoca prevedevano un’età minima per l’ordinazione di 24 anni.

Il 7 dicembre 1911 fece ritorno a Pietrelcina per ragioni di salute, restandovi, salvo qualche breve interruzione, sino al 17 febbraio 1916, abitando nella casa del fratello Michele. Il 10 ottobre dello stesso anno fra’ Pio rispose alle domande perentorie, rivoltegli da padre Agostino da San Marco in Lamis, affermando che avrebbe ricevuto le stimmate, «visibili, specie in una mano», e che, pregando il Signore, il fenomeno sarebbe scomparso, ma non il dolore che sarebbe rimasto «acutissimo».

Il pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e le stimmate “definitive” (1916-1919

Il 17 febbraio 1916 fra’ Pio giunse a Foggia, restandovi sette mesi circa e dimorando nel convento di Sant’Anna. La sera del 28 luglio, accompagnato da padre Paolino da Casacalenda, arrivò per la prima volta a San Giovanni Rotondo.

Nell’agosto del 1918 fra’ Pio affermò di aver avuto delle visioni su di un personaggio che lo avrebbe trafitto con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta (transverberazione). Il 20 settembre, in seguito a un’ulteriore presunta visione, Pio affermò che avrebbe ricevuto le stimmate “permanenti”, cioè che stavolta non sarebbero andate più via – secondo parole che Gesù gli avrebbe rivolto – per i successivi cinquant’anni. Tali lesioni vennero variamente interpretate: come segno di una particolare santità. Nello stesso periodo cominciarono a circolare voci secondo le quali la sua persona aveva cominciato a emanare un inspiegabile profumo di fiori, che non era percepito da tutti allo stesso modo: «Chi diceva di sentire profumo di rose, chi di violette, di gelsomino, di incenso, di giglio, di lavanda ecc.». La voce della comparsa delle stimmate fece il giro del mondo, e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie.

Le indagini e la condanna del Sant’Uffizio (1919-1932)

Le stimmate.

Il primo medico a studiare le ferite di Padre Pio fu il professore Luigi Romanelli, primario dell’ospedale civile di Barletta, per ordine del padre superiore Provinciale, nei giorni 15 e 16 maggio 1919. Nella sua relazione fra le altre cose scrisse: «Le lesioni che presenta alle mani sono ricoperte da una membrana di colore rosso bruno, senza alcun punto sanguinante, niente edema e niente reazione infiammatoria nei tessuti circostanti. Ho la certezza che quelle ferite non sono superficiali perché, applicando il pollice nel palmo della mano e l’indice sul dorso e facendo pressione, si ha la percezione esatta del vuoto esistente». Due mesi dopo, il 26 luglio, arrivò a San Giovanni Rotondo il professore Amico Bignami, ordinario di patologia medica all’Università di Roma. Le sue considerazioni mediche non si discostarono da quelle del prof. Romanelli, in più però affermò che secondo lui quelle “stimmate” erano cominciate come prodotti patologici (necrosi neurotonica multipla della cute) ed erano state completate, forse inconsciamente per un fenomeno di suggestione, o con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio.

Nel 1920 padre Agostino Gemelli, medico, psicologo e consulente del Sant’Uffizio, fu incaricato dal cardinale Rafael Merry del Val di visitare Padre Pio ed eseguire “un esame clinico delle ferite”. Il Segretario del Sant’Uffizio, chiamato in causa per indagare l’attività del cappuccino, scelse il Gemelli, è dato supporre, sia per le sue conoscenze scientifiche, sia per i suoi studi specialistici sui “fenomeni mistici” che aveva condotti sin dal 1913. “Perciò – pur essendosi recato nel Gargano di propria iniziativa, senza che alcuna autorità ecclesiastica glielo avesse chiesto – Gemelli non esitò a fare della sua lettera privata al Sant’Uffizio una sorta di perizia ufficiosa su padre Pio”. Il Gemelli volle esprimersi compiutamente in merito e volle incontrare il frate. Padre Pio mostrò nei confronti del nuovo investigatore un atteggiamento di chiusura: rifiutò la visita chiedendo l’autorizzazione scritta del Sant’Uffizio. Furono vane le proteste di padre Gemelli che riteneva di avere il diritto di effettuare un esame medico delle stimmate. Il frate, sostenuto dai suoi superiori, condizionò l’esame a un permesso da richiedersi per via gerarchica, disconoscendo le credenziali di padre Agostino Gemelli. Questi abbandonò dunque il convento, irritato e offeso.

Il decreto venne pubblicato da L’Osservatore Romano, organo di stampa del Vaticano, il 5 luglio successivo e subito ripreso dai giornali di tutto il mondo. Il 15 dicembre del 1924, il dottor Giorgio Festa chiese alle autorità ecclesiastiche l’autorizzazione a sottoporre il Padre a un nuovo esame clinico per uno studio ulteriore e più aggiornato, ma non l’ottenne. L’inchiesta sul frate si chiuse con l’arrivo del quinto decreto di condanna (23 maggio 1931) con l’invito ai fedeli a non considerare come sovrannaturali le manifestazioni certificate dal Gemelli, ma i più fedeli sostenitori di Padre Pio non considerarono il divieto di Roma vincolante. A Padre Pio venne vietata la celebrazione della messa in pubblico e l’esercizio della confessione.

La revoca delle restrizioni e le ulteriori indagini (1933-1968)

Nel luglio del 1933 Papa Pio XI revocò le restrizioni precedentemente imposte a Padre Pio. Secondo alcuni, il Sant’Uffizio non ritrattò i suoi decreti. Tuttavia, secondo altre fonti, Pio XI avrebbe detto a monsignor Cornelio Sebastiano Cuccarollo O.F.M. che Padre Pio era stato “più che reintegrato”, aggiungendo che “è la prima volta che il Santo Uffizio si rimangia i suoi decreti”; il Santo Uffizio avrebbe parlato di “una grazia speciale per l’anno santo straordinario”.  A San Giovanni Rotondo accorreva gente comune, ma anche personaggi famosi. Nel 1938 arrivò Maria José del Belgio che volle farsi fotografare accanto a padre Pio. Giunsero i reali di Spagna, la regina del Portogallo in esilio, Maria Antonia di Borbone, Zita di Borbone-Parma, Giovanna di Savoia, Ludovico di Borbone-Parma, Eugenio di Savoia e tanti altri. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il culto di Padre Pio come “santo vivente” iniziò a prosperare, complici le mutate condizioni socio-culturali del paese, il miglioramento della rete stradale e la progressiva trasformazione del frate in personaggio mediatico.

Nel 1950 il numero di persone che si volevano confessare presso il frate di Pietrelcina era talmente imponente che venne organizzato un sistema di prenotazioni. Il 9 gennaio 1940 iniziò la costruzione del grande ospedaleCasa Sollievo della Sofferenza. Papa Giovanni XXIII ordinò ulteriori indagini su Padre Pio, inviando monsignor Carlo Maccari: nello spirito del Concilio Vaticano II si voleva intervenire con decisione verso forme di fede popolare considerate arcaiche.

In quel periodo il superiore locale di Padre Pio era Padre Rosario da Aliminusa (al secolo Francesco Pasquale, 1914-1983), che ricopriva l’incarico di guardiano della comunità di san Giovanni Rotondo; Padre Rosario da Aliminusa, fermo custode delle regole dell’ordine, in diversi scritti testimoniò che padre Pio non venne mai meno ai suoi doveri d’obbedienza; ne mise inoltre in risalto il rigore teologico. Il 30 luglio 1964, il nuovo Papa Paolo VI comunicò ufficialmente tramite il cardinale Ottaviani che a Padre Pio da Pietrelcina veniva restituita ogni libertà nel suo ministero. Concesse anche l’Indulto per continuare a celebrare, anche pubblicamente, la Santa Messa secondo il rito di San Pio V, sebbene dalla Quaresima del 1965 fosse in attuazione la riforma liturgica. Contemporaneamente, molteplici attività finanziarie gestite da Padre Pio passarono in gestione alla Santa Sede.

Padre Rosario da Aliminusa, inoltre, in relazione alla nomina – da parte della Santa Sede – di padre Clemente da Santa Maria in Punta quale amministratore apostolico destinato a gestire la situazione giuridico-economica dei beni della Casa Sollievo della Sofferenza, fu nominato procuratore generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini, una delle massime cariche dell’ordine, incaricato, per la funzione, di mantenere i rapporti tra l’Ordine e la Santa Sede, cosa questa che favorì una ricomposizione della frizione che stava insorgendo in relazione alla gestione dei beni e delle donazioni: padre Pio istituì nel suo testamento la Santa Sede quale legataria di tutti i beni della Casa Sollievo della Sofferenza. Alle ore 2:30 del mattino di lunedì 23 settembre 1968 Padre Pio morì all’età di 81 anni: ai suoi funerali parteciparono più di centomila persone giunte da ogni parte d’Italia.

La canonizzazione e i carismi

Le pratiche giuridiche preliminari del processo di beatificazione iniziarono un anno dopo la morte del Padre, nel 1969, ma incontrarono molti ostacoli, da parte di coloro che erano stati nemici dichiarati di Padre Pio. Furono ascoltati decine di testimoni e raccolti 104 volumi di disposizioni e documenti, e nel 1979 tutto il materiale fu inviato a Roma al vaglio degli esperti di Giovanni Paolo II. Il procedimento che portò alla canonizzazione ebbe inizio con il nihil obstat del 29 novembre 1982. Il 20 marzo 1983, a quasi quindici anni dalla morte, iniziò il processo diocesano per la canonizzazione del Servo di Dio. Il 21 gennaio 1990 Padre Pio venne proclamato Venerabile, fu dichiarato Beato il 2 maggio 1999 e proclamato Santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da Giovanni Paolo II come San Pio da Pietrelcina. La sua festa liturgica viene celebrata il 23 settembre.

La presunta profezia su Giovanni Paolo II

A Padre Pio si attribuiscono parecchie profezie su futuri pontefici. Quella più nota e citata riguarda Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla conobbe Padre Pio nella primavera del 1947; all’epoca il giovane sacerdote polacco studiava all’Angelicum e viveva a Roma nel Collegio Belga. Nei giorni di Pasqua si recò a San Giovanni Rotondo, dove incontrò Padre Pio, e secondo la leggenda il frate gli disse: «Tu diventerai Papa, ma io vedo anche sangue e violenza su di te». Tuttavia Giovanni Paolo II, in ripetute occasioni, ha sempre negato di aver ricevuto detta predizione.

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Pio from Pietrelcina, now Saint Pio of Pietrelcina, better known as Padre Pio, Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 May 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 September 1968), was an Italian presbyter, of the Order of Capuchin Friars Minor; the Catholic Church venerates it as a saint and celebrates its liturgical memorial on September 23rd, the anniversary of death.

He was the recipient, still alive, of a popular veneration of imposing proportions, also following the fame of thaumaturgist attributed to him by the devotees, just as he was also the subject of harsh criticism in ecclesiastical and non ecclesiastical circles.

The early years (1887-1906) Francesco Forgione was born in Pietrelcina, a small town near Benevento, May 25, 1887, by Grazio Maria Forgione and Maria Giuseppa di Nunzio. He was baptized the next day in the church of Sant’Anna. He was given the name Francesco because of his mother’s desire, devoted to St. Francis of Assisi.

The consecration and appearance of the “provisional” stigmata (1907-1916

In November 1908, after completing his studies, he went to Montefusco where he studied theology. On 18 July 1909 he received the order of the diaconate, in the novitiate of Morcone. In November and December of the same year, he resided in the convent of Gesualdo (Av). On 10 August 1910 he was ordained priest in the cathedral of Benevento. Although he was still twenty-three, the bishop decided for an exception to the provisions of canon law which at the time foresaw a minimum age for the ordination of 24 years.

On 7 December 1911 he returned to Pietrelcina for health reasons, remaining there, except for a few brief interruptions, until 17 February 1916, living in his brother Michele’s house. On October 10th of the same year Fra ‘Pio answered the peremptory questions, addressed by Father Agostino of San Marco in Lamis, stating that he would receive the stigmata, «visible, especially in one hand», and that, praying to the Lord, the phenomenon would be disappeared, but not the pain that would have remained “acute”.

The pilgrimage to San Giovanni Rotondo and the “definitive” stigmata (1916-1919

On 17 February 1916 Fra ‘Pio arrived in Foggia, staying there for seven months and residing in the convent of Sant’Anna. On the evening of July 28, accompanied by Father Paolino da Casacalenda, he arrived for the first time in San Giovanni Rotondo.

In August 1918 Fra ‘Pio claimed to have had visions of a character who would have pierced him with a spear, leaving him with a constantly open wound (transverberation). On 20 September, following a further presumed vision, Pius affirmed that he would receive the “permanent” stigmata, that this time they would no longer go away – in words that Jesus would have addressed to him – for the next fifty years. These injuries were variously interpreted: as a sign of a particular holiness. In the same period rumors began to circulate that his person had begun to give off an inexplicable scent of flowers, which was not perceived by everyone in the same way: “Who said to smell roses, those of violets, jasmine, incense, lily, lavender etc. ». The voice of the appearance of the stigmata went around the world, and San Giovanni Rotondo became a pilgrimage destination for people who hoped to obtain graces.

The investigations and the conviction of the Holy Office (1919-1932)

The stigmata.

The first doctor to study Padre Pio’s injuries was professor Luigi Romanelli, head of the civil hospital in Barletta, by order of his provincial superior father, on May 15 and 16, 1919. In his report, he wrote: injuries it presents to the hands are covered with a brown-red membrane, with no bleeding point, no edema and no inflammatory reaction in the surrounding tissues. I am sure that those injuries are not superficial because, by applying the thumb in the palm of the hand and the index on the back and making pressure, one has the exact perception of the existing void “. Two months later, on 26th July, the professor Amico Bignami, professor of medical pathology at the University of Rome, arrived in San Giovanni Rotondo. His medical considerations did not differ from those of prof. Romanelli, moreover, however, stated that according to him those “stigmata” had begun as pathological products (multiple neurotonic necrosis of the skin) and had been completed, perhaps unconsciously for a phenomenon of suggestion, or with a chemical medium, for example iodine tincture .

In 1920 Father Agostino Gemelli, a physician, psychologist and consultant of the Holy Office, was commissioned by Cardinal Rafael Merry del Val to visit Padre Pio and perform a “clinical examination of the wounds”. The Secretary of the Holy Office, called into question to investigate the activity of the Capuchin, chose Gemelli, is presumed, both for his scientific knowledge, and for his specialist studies on “mystical phenomena” that he had conducted since 1913 “Therefore – even though he had gone to the Gargano on his own initiative, without any ecclesiastical authority asking him – Gemelli did not hesitate to make his private letter to the Holy Office a sort of unofficial appraisal of Padre Pio”. Gemelli wanted to express himself fully on the matter and wanted to meet the friar. Padre Pio showed a closing attitude towards the new investigator: he refused the visit asking for the written authorization of the Holy Office. Father Gemelli’s protests were vain that he believed he had the right to conduct a medical examination of the stigmata. The friar, supported by his superiors, conditioned the examination to a permit to be requested hierarchically, disavowing the credentials of Father Agostino Gemelli. He therefore abandoned the convent, irritated and offended.

The decree was published by L’Osservatore Romano, the Vatican’s press organ, on 5 July following and immediately resumed by newspapers all over the world. On December 15, 1924, Dr. Giorgio Festa asked the ecclesiastical authorities for permission to subject the Father to a new clinical examination for a further and more updated study, but he did not obtain it. The investigation on the friar ended with the arrival of the fifth decree of condemnation (23 May 1931) with the invitation to the faithful not to consider the events certified by Gemelli as supernatural, but the most loyal supporters of Padre Pio did not consider the ban of Rome binding. Father Pio was forbidden to celebrate mass in public and to exercise confession.

The withdrawal of restrictions and further investigations (1933-1968)

In July 1933, Pope Pius XI revoked the restrictions previously imposed on Padre Pio. According to some, the Holy Office did not retract its decrees. However, according to other sources, Pius XI would have said to Monsignor Cornelio Sebastiano Cuccarollo O.F.M. that Padre Pio had been “more than reintegrated”, adding that “it is the first time that the Holy Office has taken back its decrees”; the Holy Office would have spoken of “a special grace for the extraordinary holy year”. In San Giovanni Rotondo came ordinary people, but also famous people. In 1938 Maria José of Belgium arrived and wanted to be photographed next to Padre Pio. The royals of Spain arrived, the queen of Portugal in exile, Maria Antonia di Borbone, Zita di Borbone-Parma, Giovanna di Savoia, Ludovico di Borbone-Parma, Eugenio di Savoia and many others. After the end of the second world war the cult of Padre Pio as “living saint” began to prosper, thanks to the changed socio-cultural conditions of the country, the improvement of the road network and the progressive transformation of the friar into a media character.

In 1950 the number of people who wanted to confess to the friar of Pietrelcina was so impressive that a reservation system was organized. On January 9, 1940, the construction of the great hospital Casa Sollievo della Sofferenza began. Pope John XXIII ordered further inquiries on Padre Pio, by sending Monsignor Carlo Maccari: in the spirit of the Second Vatican Council, we wanted to intervene decisively towards forms of popular faith considered as archaic.

At that time the local superior of Padre Pio was Father Rosario da Aliminusa (born Francesco Pasquale, 1914-1983), who held the post of guardian of the community of San Giovanni Rotondo; Father Rosario da Aliminusa, firm guardian of the rules of order, in several writings testified that Padre Pio never failed in his duties of obedience; he also emphasized the theological rigor. On July 30, 1964, the new Pope Paul VI officially communicated through Cardinal Ottaviani that Father Pio of Pietrelcina was given back all freedom in his ministry. He also granted the Indult to continue to celebrate, even publicly, the Holy Mass according to the rite of Saint Pius V, although liturgical reform was being implemented from Lent of 1965. At the same time, many financial activities managed by Padre Pio were transferred to the Holy See.

Father Rosario da Aliminusa, moreover, in relation to the appointment – on the part of the Holy See – of Father Clemente da Santa Maria in Punta as apostolic administrator destined to manage the juridical-economic situation of the Casa Sollievo della Sofferenza, was appointed general attorney general ‘Order of Capuchin Friars Minor, one of the highest offices of the order, charged, for the function, to maintain relations between.

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data /date 20.09.2018
n. catalogo / n. catalog Michel 4065 – YT 3826 – UN 3908
dentellatura/Serration 11
stampa/printing fustellatura  – rotocalco
tipo di carta/paper type bianca patinata neutra
stampato I.P.Z.S. Roma
fogli/sheet 28
dimensioni/dimensions 48 x 40 mm
disegnatore /designer Rita FANTINI
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2 Responses

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