M.I.S.E. 84^ EMISSIONE di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” il patrimonio artistico e culturale italiano ” dedicato a Mario Rigoni Stern, nel centenario della nascita

Il Ministero dello Sviluppo Economico, emette il 01 novembre 2021, distribuito dalle Poste Italiane, un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” il patrimonio artistico e culturale italiano” dedicato a Mario Rigoni Stern, nel centenario della nascita, con indicazione tariffaria B, corrispondente ad €1,10.

  • data: 01 novembre 2021
  • dentellatura: 11
  • dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
  • stampa: rotocalcografia
  • tipo di cartacarta bianca, patinata gommata, autoadesiva, non fluorescente
  • colori: due
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 300.000
  • valoreB = €1.10
  • bozzettista G. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel_4363_ YT _______ UNIF _4206_
  • Il francobollo: La vignetta riproduce un ritratto di Mario Rigoni Stern delimitato, in basso, dalla stilizzazione di un libro aperto. Completano il francobollo le leggende “Mario Rigoni Stern” e “1921 – 2008”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di € 1,50 inviandomi una richiesta alla mia email: protofilia1@gmail.com

Mario Rigoni Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008) è stato un militare e scrittore italiano.

Il suo romanzo più noto è Il sergente nella neve (1953), un’autobiografia della ritirata di Russia. Legatissimo alla sua terra, l’altopiano di Asiago, era il discendente dell’ultimo cancelliere della federazione dei Sette Comuni. Primo Levi lo definì “uno dei più grandi scrittori italiani“.

Biografia

Tra le due guerre

Nato ad Asiago, sull’altopiano dei Sette Comuni, il 1º novembre 1921 da Giovanni Battista Rigoni e Annetta Vescovi, terzo di sette fratelli, e una sorella, trascorse l’infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell’altopiano. La famiglia Rigoni, soprannominata “Stern”, commerciava con la pianura in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell’Altipiano. Studiò fino alla terza avviamento professionale per poi lavorare presso la bottega di famiglia.

Seconda guerra mondiale

Nel 1938 si arruolò volontario alla scuola centrale militare di alpinismo (ora centro addestramento alpino) di Aosta dove ebbe come istruttori il maestro di sci Gigi Panei, la guida alpina Renato Chabod e l’alpinista Giacomo Chiara.  In seguito combatté come alpino nella divisione Tridentina, nel battaglione “Vestone”, al confine con la Francia al tempo dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 al fianco della Germania, poi nell’ottobre dello stesso anno sul fronte greco-albanese, infine in Russia, una prima volta nel gennaio del 1942, una seconda nel luglio dello stesso anno, salutando ancora nel maggio l’aggressione militare con le parole: “Non vi è stata una guerra più giusta di questa contro la Russia sovietica: sì, questa guerra che facciamo è come una crociata santa e sono contento di parteciparvi, anzi fortunato”.

Gli indottrinamenti del regime fascista e le illusioni giovanili di Rigoni cadranno durante la disfatta e la ritirata degli alpini dalla Russia. Gli alpini erano rimasti abbandonati nella “sacca” sul fiume Don, privi di copertura aerea, di istruzioni e di comandanti, soggetti ai ripetuti attacchi dell’esercito sovietico. Rigoni, da sergente, si sentì responsabile per i suoi uomini e si impegnò al massimo per riuscire a ripiegare con ordine e ricondurli in patria. Al rientro in Italia scoprì con rammarico che nessun giornale aveva parlato né dell’accaduto, né degli scontri e dei morti, anzi i reduci vennero quasi nascosti, per evitare che si sapesse della disastrosa campagna.

Fatto prigioniero dai tedeschi dopo la firma dell’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943), rifiutò di aderire alla Repubblica sociale di Mussolini e fu deportato come IMI in un campo di concentramento a Hohenstein (oggi Olsztynek), in Prussia orientale. Durante la prigionia tiene un diario dove annota le sue esperienze in guerra. Dopo la liberazione del campo durante l’avanzata dell’Armata Rossa verso il cuore della Germania, rientrò a casa a piedi attraversando le Alpi, dopo due anni di prigionia, il 5 maggio 1945.

Campagna di Russia

La sua particolare sensibilità lo ha contraddistinto anche durante la campagna di Russia, iniziata con inconsapevolezza e baldanza e conclusa con una totale disillusione sulla politica dei regimi nazi-fascisti e sulla guerra.

A proposito di questa guerra dirà in seguito (cambiando drasticamente opinione rispetto al periodo in cui si arruolò volontario):

«I russi erano dalla parte della ragione, e combattevano convinti di difendere la loro terra, la loro casa, le loro famiglie. I tedeschi d’altra parte erano convinti di combattere per il grande Reich. Noi non combattemmo né per Mussolini, né per il Re, ma per salvare le nostre vite.»
(da Ritratti: Mario Rigoni Stern di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini)

E ancora:

«Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita…»
(da Ritratti: Mario Rigoni Stern di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini)

Dopoguerra e attività letteraria

Finita la guerra Rigoni Stern ritorna ad Asiago, da dove non si trasferirà più e dove ha vissuto fino alla morte nella casa da lui stesso costruita. Nel 1946 si sposa con Anna dalla quale avrà tre figli. Viene assunto presso l’ufficio imposte del catasto del suo stesso comune; manterrà questo impiego fino al 1970 quando lo lascerà per ragioni di salute, soffrendo di problemi cardiaci. Da quel momento si dedicherà appieno all’attività di scrittore.

Esordisce come scrittore nel 1953, con il libro autobiografico Il sergente nella neve, pubblicato da Einaudi, in cui racconta la sua esperienza di sergente degli alpini nella disastrosa ritirata di Russia durante la seconda guerra mondiale. Con quest’opera egli si colloca all’interno della corrente narrativa neorealista. Il libro viene pubblicato su indicazione di Elio Vittorini, conosciuto da Rigoni Stern nel 1951, che suggerì alcune piccole modifiche stilistiche. Il testo è ricco di ricordi, immagini, storie che presentano analogie di situazioni, temi e umanità con i libri scritti da Primo Levi e Nuto Revelli, aventi come soggetto gli anni di guerra e le storie degli uomini che vissero quel periodo.

Sul finire degli anni Sessanta collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film per la televisione del 1970 girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti dell’altipiano all’indomani della seconda guerra mondiale. Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale e ispirati a grande rispetto, amore per la natura e alla sua passione venatoria. Sono inoltre ben sottolineati nelle sue storie quei valori umani e ambientali che egli riteneva molto importanti. Sono questi i temi dei libri Il bosco degli urogalli (1962) e Uomini, boschi e api (1980).

Per le sue opere gli sono stati attribuiti numerosi premi letterari nazionali, tra i quali i premi Bagutta, Campiello, Grinzane Cavour, Feltrinelli, Chiara e Flaiano.

Rigoni Stern fu un appassionato cacciatore, come dimostrano le sue opere dedicate al mondo venatorio. In particolare ricordiamo i celebri Racconti di caccia.

Ultimi anni

Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l’11 maggio 1998 l’Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze forestali e ambientali.

Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel film Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. Il racconto come veicolo della memoria: per il Sergente è doloroso ma fondamentale per portare agli altri la propria esperienza.

In un’intervista di Giulio Milani nel 2002 Rigoni Stern afferma:

«Difatti io dico sempre: spero di non morire sotto Berlusconi. Non per la mia età, perché potrei andarmene anche domani, ma per il fatto di avere un po’ di speranza sulla vita e sull’umanità. Direi che Berlusconi non è un uomo che dà speranza. Eppure, c’è una poesia di García Lorca che di New York dice: ‘Voglio che un bimbo negro annunci ai bianchi dell’oro l’avvento del regno della spiga.’ Perché a volte, vede, guardandosi intorno, si dice questo mondo economico dove tutto è virtuale, anche l’economia è virtuale… E allora a un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per ridimensionare questa cosa. Però, purtroppo, la grande crisi prende sempre di mezzo la povera gente… Ma piuttosto che una guerra, è meglio una grande crisi per stravolgere un po’ questo mondo, per metterlo sulla strada giusta, per far capire che non è più la borsa che deve governare…»
(da Non è la Borsa che deve governare)

Associazioni ambientaliste e della montagna nel 2003 lo candidano senatore a vita, ma lo scrittore vicentino dalla sua residenza di Asiago fa sapere:

«Non abbandonerò mai il mio paese, le mie montagne per uno scranno in Parlamento. Non è il mio posto.»

Nel 2005 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Montebelluna. Il 14 marzo 2007 l’Università degli studi di Genova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche. Nel 2007 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Firenze.

Oltre a vari premi per i suoi romanzi, nel 1997 ha vinto il premio Feltrinelli e nel 2003 il premio Chiara alla carriera.  Nel novembre 2007 riceve la commenda di accademico di Francia per la cultura e l’arte.

Nel novembre del 2007 gli viene diagnosticato un tumore al cervello; prima di morire si fa accompagnare dai figli sui luoghi a lui più cari dell’Altopiano: a Vezzena e a Marcesina in particolare. Durante la malattia chiede di non essere ricoverato in ospedale ed è assecondato.

Mario Rigoni Stern muore il 16 giugno 2008. Per sua stessa volontà la notizia della morte verrà data solo a funerali celebrati ( articolo parzialmente tratto dal sito Wikipedia).

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