M.I.S.E. 61^ EMISSIONE 2022, del 06 Novembre, di un francobollo commemorativo di Paolo Emilio TAVIANI, nel 110° anniversario della nascita

M.I.S.E. 61^ EMISSIONE 2022, del 06 Novembre, di un francobollo commemorativo di Paolo Emilio TAVIANI, nel 110° anniversario della nascita, dal valore indicato B, corrispondente in €1.20.

  • data: 06 novembre 2022
  • dentellatura: 11  effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 30  mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 300.015
  • valoreB = €1.20
  • colori: sei
  • bozzettistaE. L’Abate
  • num. catalogo francobolloMichel 4454 YT 4214 UNIF ________
  • Il francobollo: La vignetta raffigura un ritratto di Paolo Emilio Taviani affiancato, rispettivamente a sinistra e a destra, dalla Lanterna di Genova e da un particolare dell’Aula del Senato della Repubblica su cui campeggiano le parole pronunciate dal Senatore “LIBERTÀ, EGUAGLIANZA, SOLIDARIETÀ”, con le quali intendeva ribadire i valori fondamentali dello Stato democratico sanciti dalla Costituzione. Completano il francobollo la legenda “PAOLO EMILIO TAVIANI”, le date “1912 2001”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • nota: il particolare dell’Aula del Senato è ispirato da una fotografia gentilmente concessa dal Senato della Repubblica.

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di € 1,80; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

Paolo Emilio Taviani (Genova, 6 novembre 1912 – Roma, 18 giugno 2001) è stato un politico, storico, economista, giornalista e accademico italiano; fu tra i capi del Movimento Partigiano in Liguria.

Senatore Paolo Emilio Taviani

Membro della Consulta Nazionale e dell’Assemblea Costituente, poi del Parlamento Italiano dal 1948 fino alla morte, fu più volte ministro, tra i maggiori esponenti della Democrazia Cristiana.

Professore universitario, pubblicò studi di economia e importanti opere su Cristoforo Colombo. Come giornalista collaborò con numerose testate quotidiane e periodiche.

Biografia

Gli anni della formazione (1912-1943

Paolo Emilio Taviani nasce a Genova, il 6 novembre 1912, figlio di Elide Banchelli, maestra elementare, e di Ferdinando Taviani, direttore scolastico e militante del Partito Popolare Italiano. Ancora bambino, Taviani si appassiona alla politica e alla geografia. Fino alla prima laurea la sua formazione si svolge nella città natale: nel 1930 termina gli studi classici presso il Liceo D’Oria, nel 1932 si diploma in Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato, nel 1934 si laurea in Giurisprudenza. Nello stesso anno diventa giornalista pubblicista e comincia a collaborare con Il Nuovo Cittadino (l’attività giornalistica proseguirà poi fino agli anni Ottanta, soprattutto per Il Popolo e per Il Corriere del Pomeriggio di Genova).

Nel 1935 comincia a frequentare la Scuola Normale di Pisa e vi consegue due diplomi di perfezionamento (Analisi matematica e Calcolo delle probabilità, nel giugno, e Scienze corporative, a novembre); nel 1936 si laurea in Scienze Sociali. Si laurea una terza volta, nel 1939, in Lettere e Filosofia, all’Università Cattolica di Milano. Dall’anno seguente è professore di Storia e Filosofia nei Licei (prima a La Spezia, poi a Pisa, infine a Genova). Nello stesso periodo è assistente di Geografia all’Università di Genova. Conseguita la libera docenza, a partire dal 1943 è professore incaricato di Demografia presso la Facoltà di Giurisprudenza, sempre a Genova.

L’antifascismo e la Resistenza (1943-1945)

Fin dagli anni del liceo Taviani aderisce all’area del movimento cattolico più sensibile alla questione sociale. Passato all’università, diviene dirigente della Federazione universitaria dei cattolici italiani (Fuci) genovese. In seguito ai Patti Lateranensi, per un breve periodo condivide l’illusione che il fascismo possa evolversi in un movimento di riscatto sociale e nazionale, ispirato dai valori cattolici: a diciotto anni, appena iscritto all’università, entra a far parte del Guf di Genova; a ventuno partecipa ai Littoriali della cultura. Ma la politica bellicista del regime e soprattutto le leggi razziali del 1938 sciolgono l’illusione. Alla vigilia della guerra Taviani è decisamente schierato nel campo degli antifascisti: organizza i “gruppi di studio cristiano-sociali” a Pisa, Livorno, Lucca e Genova.

Nel luglio 1943 prende parte ai lavori per la redazione del Codice di Camaldoli, completato il 23 luglio. Il successivo 27 luglio, all’indomani della caduta del regime, fonda la sezione ligure del “Partito cristiano-sociale democratico” (poi Democrazia Cristiana) unendo i giovani del movimento cristiano-sociale con gli anziani del Partito Popolare.

Subito dopo l’8 settembre (con il nome di copertura di Riccardo Pittaluga) è tra i costitutori del clandestino Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria (Cln-Liguria), come rappresentante della Dc. Gli è affidato il reperimento di contributi finanziari per la lotta partigiana, attività che lo porta spesso a recarsi tra le brigate di montagna (è di questo periodo la profonda amicizia con i comandanti Aldo Gastaldi, ‘Bisagno’, e Aurelio Ferrando, ‘Scrivia’). Effettua missioni di collegamento con il Cln-Alta Italia (a Milano) e con gli osservatori militari alleati paracadutati oltre la linea del fronte. Cura inoltre La voce d’Italia, periodico illegale della Resistenza ligure. Nel dibattito all’interno del Cln regionale Taviani sostiene sempre la necessità di un comando militare unico, capace di coordinare in modo efficace l’impegno dei tanti volontari delle varie tendenze politiche.

La notte del 23 aprile 1945 il Cln-Liguria assume la direzione dell’insurrezione di Genova. Il 26 aprile è Taviani ad annunciare l’avvenuta Liberazione della città, in un messaggio radiofonico rilanciato dalla BBC: “Genova è libera, popolo genovese esulta! Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito si è arreso alla forza spontanea di un popolo: il popolo genovese!”

Taviani sarà poi insignito di medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte e delle medaglie d’oro al merito negli Usa e nell’Urss e riceverà il titolo di Grande Ufficiale della Legion d’Onore in Francia.

Taviani tratterà delle vicende cospirative nella Breve storia dell’insurrezione di Genova, nella raccolta narrativa Pittaluga racconta e in decine di articoli e interventi pubblici. Particolarmente significativo il breve saggio pubblicato su Civitas nel 1983, in cui Taviani definisce la Resistenza italiana “guerra dei cento fronti”, una formula in seguito ripresa dalla storiografia.

Le origini resistenziali connoteranno l’intero arco della sua attività politica. Dal 1963 sarà Presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà (Fivl). Nel 1987 sarà nominato presidente del Museo Storico della Liberazione di Via Tasso, a Roma. Il 25 aprile 1994, a Milano, terrà un appassionato discorso in difesa dei valori della Resistenza, nel corso di una grande manifestazione popolare particolarmente avversata dalla coalizione uscita vincente dalle recenti elezioni politiche. Nel 2001 celebrerà la prima Giornata della Memoria presso il Museo di Via Tasso.

Dalla Consulta agli incarichi di governo (1945-1975)

Terminata la guerra, Taviani s’impegna a favore della Repubblica. Nominato nella Consulta Nazionale, viene poi eletto all’Assemblea Costituente, dove è relatore nella III Sottocommissione per gli articoli sulla proprietà (41-45 del testo definitivo). Nelle elezioni del 1948, e poi in tutte le successive, sino a quelle del 1976, riesce sempre primo eletto nelle liste liguri della Dc per la Camera dei deputati (risulterà il più votato anche tra i candidati di tutti i partiti della regione).

Tra il 1947 e il 1950 è vicesegretario e poi segretario politico nazionale della Dc. Nel partito sosterrà sempre l’impostazione laica voluta da De Gasperi. Nel 1950 dirige a Parigi la delegazione italiana per il Piano Schuman, primo fondamentale passo verso la costituzione dell’Europa unita. Come sottosegretario di De Gasperi al Ministero degli Esteri (1951), poi come ministro per il Commercio Estero (1953), poi ancora della Difesa (dal 1953 al 1958), Taviani sostiene la scelta filo-atlantica, ma sempre nella prospettiva europeista: è uno dei più tenaci fautori della formazione della Ceca, della Cee e infine dell’Unione europea.

Uno dei tanti comizi e congressi a cui ha partecipato Taviani

Taviani è stato anche un forte sostenitore del rilancio della politica italiana di apertura verso il mondo arabo: l’11 settembre 1951, alla Fiera del Levanti di Bari, definisce il nostro Paese un “Ponte sul Levante”. Su impulso di Taviani venne anche creato un apposito “Centro per le relazioni culturali italo-arabe”, inaugurato il 3 aprile 1952.

Come ministro della Difesa promuove il rientro della Repubblica Federale Tedesca nella compagine occidentale, ha un ruolo di primo piano nella soluzione della questione di Trieste (pubblicherà poi il diario di quelle vicende in I giorni di Trieste) e dà concreta attuazione all’accordo tra governo italiano e Nato per la struttura militare Stay Behind, ovvero Operazione Gladio.

Tra il 1953 e il 1974 mantiene quasi ininterrottamente un incarico da ministro in tutti i successivi governi. Oltre i dicasteri già menzionati, fu Ministro delle finanze (1959-60), Ministro del tesoro (1960-62), Ministro dell’interno (1962-1968, 1973-1974), Ministro della Cassa del Mezzogiorno (1968-1972, 1973), Ministro del bilancio e della programmazione economica (1972).

Alle Finanze riforma alcune delle imposte più antiquate. Al Tesoro s’impegna per la convertibilità della lira con l’oro. Come ministro dell’Interno favorisce l’attuazione dell’autonomia regionale prevista dalla Costituzione, avvia il processo di coinvolgimento nelle attività di protezione civile delle associazioni di volontariato (cattoliche e laiche), e conduce la lotta contro il banditismo sardo e la mafia, così come quella contro gli attentati in Alto Adige, il neofascismo stragista (nel 1973 mette fuori legge Ordine Nuovo) e le Brigate Rosse (sono del settembre 1974 i primi arresti di Curcio e Franceschini).

Cristianesimo sociale, atlantismo, aperture a sinistra

La formazione nei gruppi del movimento cristiano-sociale caratterizza l’ingresso di Taviani in politica. Il suo contributo alla Costituente e il volume su La proprietà saranno definiti ‘socialisteggianti’. I primi anni della Guerra fredda trovano però Taviani tra i più decisi sostenitori dell’inquadramento militare dell’Italia nella Nato, intesa come unica garanzia possibile per la sicurezza internazionale del Paese. Questa sua posizione, e soprattutto la sua attività come ministro della Difesa, gli attirano le critiche delle forze di sinistra.

Tuttavia, già nei primi anni Sessanta Taviani afferma la necessità di aprire a sinistra: anticipa in ambito regionale, in Liguria, quell’alleanza tra Dc e Psi che poi sosterrà i governi nazionali. Nel 1964, essendo ministro dell’Interno, respinge con fermezza la proposta del Presidente della Repubblica, Antonio Segni, di dirigere un governo d’emergenza teso ad imporre al paese una svolta autoritaria in funzione anticomunista. Negli anni seguenti prevalgono le critiche delle forze conservatrici.

Dopo il golpe cileno del 1973, Taviani riconosce il cambiamento in atto nel Pci di Enrico Berlinguer; ne apprezzerà poi la collaborazione nel contrasto delle organizzazioni illegali armate (di destra e di sinistra), durante l’ultimo periodo al dicastero dell’Interno. Alla fine del 1974 Taviani entra in urto con il vertice democristiano, che lo ritiene troppo sbilanciato a sinistra: a partire da allora assumerà solo incarichi istituzionali, non più di governo.

Nel dopoguerra Taviani scampa alle successive condanne a morte dell’Organisation de l’Armée Secrète (Oas), di Ordine Nuovo, delle Brigate Rosse.

Senatore negli ultimi anni della vita (1976-2001)

Nel 1976 Taviani viene eletto senatore della Repubblica, sarà poi rieletto in tutte le successive consultazioni fino a quella del 1987. È presidente della prima Commissione Parlamentare di vigilanza sulla Rai dal 1976 al 1979. Poi, fino al 1987, è Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato. Dal 1987 al 1992 è vicepresidente vicario del Senato. Nel 1991 è nominato senatore a vita “per meriti sociali, letterari e scientifici”.

Senatore Taviani

Lo scioglimento della Dc trova Taviani – che pure era stato uno dei capicorrente storici del partito – in posizione piuttosto distaccata dalle vicende partitiche. Ma nel 1995 entra a far parte del nuovo Partito Popolare (nel centro-sinistra): s’impegna per esso nella campagna elettorale del 1996 e ancora in quella del 2001. In una delle ultime interviste, Taviani auspica l’adesione del PPI al gruppo socialdemocratico europeo.

Storico delle imprese di Cristoforo Colombo

La passione di Taviani per la figura e le imprese di Cristoforo Colombo risale all’infanzia e si espresse già in alcune pubblicazioni del 1932. Ma è a partire dalla seconda metà degli anni Settanta che gli studi colombiani assorbono gran parte delle sue attività. Taviani lascia circa duecento scritti dedicati a Cristoforo Colombo (con traduzioni in inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, ungherese, turco, vietnamita ecc.).

Dalla seconda metà degli anni Ottanta Taviani è presidente della Commissione scientifica per l’edizione nazionale della ‘Nuova Raccolta Colombiana’ (22 volumi, curati dai maggiori studiosi italiani e stranieri) e s’impegna per l’organizzazione delle celebrazioni colombiane del 1992, che gli attireranno anche qualche critica per il grande risalto dato alla sua città natale. Del 1996 è la sua opera definitiva sull’argomento, che raccoglie e aggiorna tutte le precedenti: Cristoforo Colombo.

Taviani, grande appassionato di Cristoforo Colombo, questo è il frutto dei suoi tanti studi nei confronti dell’esploratore

Vita privata e ultimo periodo

Trasferitosi a Roma nel dopoguerra, Taviani vi mantiene il domicilio per tutta la vita. Per motivi di studio, per incarichi istituzionali, o semplicemente per passione, fin dalla gioventù compie innumerevoli viaggi in tutti i continenti, in particolare nei paesi dell’America Latina. Ma conserva sempre un legame profondo con la Liguria. Ogni anno trascorre lunghi periodi presso Bavari (frazione di Genova), nella modesta casa di campagna lasciatagli dai genitori. Un affetto particolare lo lega ai piccoli comuni di montagna dell’alta Val Trebbia, dove ha visto crescere il movimento resistenziale (nel 1970 accoglie volentieri la nomina a sindaco di Fascia). Alla regione dedica il volume Terre di Liguria.

A gennaio 1941 Taviani sposa Vittoria Festa, conosciuta all’Università di Genova: in oltre sessant’anni di matrimonio hanno otto figli (il penultimo, Pietro, muore di leucemia a soli sei anni, nel 1962) e venti nipoti.

Taviani non venne mai coinvolto in scandali finanziari e non ricevette mai ‘avvisi di reato’ o ‘di garanzia’.

Taviani appare un’ultima volta alla ribalta della scena politica italiana il 30 maggio 2001, per presiedere come decano la seduta inaugurale del Senato nella XIV legislatura. Pochi giorni dopo è colpito da ictus cerebrale: muore a Roma, all’alba del 18 giugno. È sepolto nel cimitero di Bavari (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Paolo Emilio Taviani nasce a Genova, il 6 novembre 1912. I genitori, Elide Banchelli e Ferdinando, insegnanti, fanno parte del movimento cattolico impegnato nel sociale. Il piccolo Millo sviluppa precocissimo la passione per la politica, accanto a quelle per la storia, la geografia e i viaggi. A Genova studia fino alla laurea in Giurisprudenza. Aderisce all’organizzazione cattolica universitaria (Fuci) e ne dirige la sezione ligure. Diviene giornalista pubblicista. Prosegue gli studi a Milano e alla Normale di Pisa, conseguendo altre due lauree. Rientra a Genova come docente, prima nei licei, poi all’Università. Intanto, la politica bellicista e le leggi razziste ne fanno un deciso oppositore del regime. Nel luglio del ‘43, con un gruppo di cattolici antifascisti, partecipa alla stesura del ‘Codice di Camaldoli’, un documento che ispirerà l’azione della Democrazia Cristiana, alla Costituente e in seguito. Il 27 dello stesso mese fonda la sezione ligure della Dc. Dopo l’8 settembre è tra i costitutori del Cln-Liguria. Durante la Resistenza promuove l’impostazione unitaria della struttura militare, al di là dei distinguo politici. La notte del 23 aprile ‘45 presiede la seduta del Cln in cui viene decisa l’insurrezione generale. Il 25 annuncia alla radio la Liberazione di Genova.

Nel dopoguerra Taviani è nominato nella Consulta, eletto alla Costituente, poi deputato, senatore e infine senatore a vita. Assume vari dicasteri nei governi fino al 1974, poi solo incarichi istituzionali. Nella Dc (di cui è Segretario nazionale tra il ’48 e il ’50), sostiene l’impostazione laica voluta da De Gasperi. Nel ‘50 dirige a Parigi la delegazione italiana per il Piano Schuman. Come sottosegretario di De Gasperi al Ministero degli Esteri (1951), poi come Ministro per il Commercio Estero (1953), poi ancora della Difesa (dal 1953 al 1958), sostiene la scelta filo-atlantica, ma sempre in una prospettiva europeista. Dopo il Golpe cileno s’impegna per la collaborazione con le sinistre. Come Ministro dell’interno favorisce l’istituzione delle Regioni e il coinvolgimento dell’associazionismo nella protezione civile. Di pari tempo contrasta efficacemente il banditismo in Sardegna, gli attentati in Alto Adige, lo stragismo neofascista e le prime Brigate Rosse.

Docente universitario a Genova fino alla pensione, Taviani pubblica decine di volumi e centinaia di articoli dedicati all’economia, alla Resistenza e alla storia delle imprese colombiane, taluni tradotti in varie lingue. Per i suoi studi riceve lauree honoris causa in oltre venti Paesi del mondo.

Nell’ambiente fucino Taviani conosce Vittoria Festa, nel ‘38. Si sposano il 20 gennaio 1941. In oltre sessant’anni di matrimonio avranno due figlie, sei figli e venti nipoti. Dopo la guerra si trasferiscono a Roma, ma sempre mantenendo strettissimi legami con l’amata città d’origine.

Taviani muore a Roma, il 16 giugno 2001. È sepolto a Genova, nel cimitero di Bávari.

Giancarlo Piombino

Ex Sindaco di Genova

Presidente Onorario dell’Istituto Ligure di Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea

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