M.I.S.E. 60^ EMISSIONE 2022, del 29 Ottobre, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze italiane dello spettacolo” dedicato a Pierangelo BERTOLI

M.I.S.E. 60^ EMISSIONE 2022, del 29 Ottobre, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze italiane dello spettacolo” dedicato a Pierangelo BERTOLI, con valore indicato B, corrispondente a €1.20

  • data: 29 ottobre 2022
  • dentellatura:  11 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo:  40 x 30 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 300.015
  • valoreB = € 1,20
  • colori: tre
  • bozzettistaE. L’Abate
  • num. catalogo francobolloMichel 4453 YT 4213 UNIF ________
  • Il francobollo: La vignetta raffigura un ritratto del cantautore italiano Pierangelo Bertoli durante una sua performance musicale. Completano il francobollo la legenda “PIERANGELO BERTOLI”, le date “1942 – 2002”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di € 1,80; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

Pierangelo Bertoli (Sassuolo, 5 novembre 1942 – Modena, 7 ottobre 2002) è stato un cantautore italiano.

Considerato un vero e proprio “cantastorie” e una voce sincera della sua terra, Bertoli fu una figura emblematica della canzone d’autore italiana dagli anni settanta ai primi anni 2000, spaziando dalla musica popolare al rock, con testi diretti e densi di riferimenti sociali e politici. Di lui è stato scritto che «l’immediatezza dei messaggi e la sincerità dell’ispirazione sono la peculiarità delle sue composizioni; la denuncia sociale, ora più meditata ora più aggressiva, connota il suo modo di raccontare l’uomo e il tempo in cui vive. Non ci sono coinvolgimenti nel consumismo del mercato, ma semmai una rabbia autentica certo non più attuale nel dilagante qualunquismo, ma frutto anche della maggiore sensibilità che egli ha come portatore di handicap» (venne colpito dalla poliomielite durante l’infanzia).

Pierangelo Bertoli è stato paragonato ai celebri compositori di ballate politiche popolari del passato, erede di una tradizione a cui appartenne, per esempio, l’anarchico Pietro Gori.

Biografia

Giovinezza ed esordi (1942 – 1976)

Nato a Sassuolo, in provincia di Modena, da una famiglia operaia, a dieci mesi fu colpito da una grave forma di poliomielite che lo privò della funzionalità degli arti inferiori e lo costrinse a vivere muovendosi su una sedia a rotelle.

Malgrado l’ingombrante presenza della carrozzella, visse un’infanzia regolare, ma priva di ogni genere di bene superfluo; secondo quanto raccontato dallo stesso Bertoli, in casa non c’era neppure la radio e per questo motivo la passione musicale del giovanissimo Pierangelo venne essenzialmente dall’esterno, anche se non va dimenticato il ruolo decisivo ricoperto dal fratello e dal gruppo musicale di quest’ultimo, che all’inizio degli anni sessanta si riuniva proprio nella cantina di casa Bertoli per suonare insieme.

Pierangelo conosceva già la discografia di alcuni cantanti famosi, come per esempio Frank Sinatra, ma non possedeva alcuna nozione di strumenti musicali e tecniche interpretative. Compiuti venticinque anni, alcuni amici gli prestarono una vecchia chitarra e in pochi mesi Bertoli imparò a suonarla, tanto che di lì a poco la chitarra divenne il suo strumento di riferimento. Dopo un anno di esercizi da autodidatta, cominciò a comporre le prime musiche per le canzoni già scritte nella parte testuale, che suonò dapprima di fronte agli amici e poi davanti a platee sempre più vaste, soprattutto in occasione di feste di paese e di partito.

Il legame con la sua terra d’origine, oltre a non allontanarlo dalla sua città natale, gli fece comporre numerose canzoni in dialetto sassolese.

Nei primi anni 1970, Bertoli entrò nel raggruppamento maoista Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti), che in seguito diventò Partito Comunista (Marxista-Leninista) Italiano, e con altri musicisti militanti del partito formò il Canzoniere Nazionale del Vento Rosso, pubblicando con la casa editrice del partito, Servire il popolo, i primi 45 giri tra il 1973 e l’anno successivo: Marcia d’amore/Per dirti t’amoScoperta/Marcia d’amore e Matrimonio/L’autobus. Nel 1974 pubblicò il primo album studio, Rosso colore dell’amore (poi ristampato postumo in CD dalla American Records nel 2006), contenente in tutto dodici brani, comprese tre delle canzoni uscite poco tempo prima in formato singolo: Per dirti t’amoL’autobus e Marcia d’amore.

Han gridato scioperiamo è un altro album pubblicato in quel periodo, sempre a nome del Canzoniere Nazionale del Vento Rosso, in cui Bertoli suona e partecipa ai cori senza essere accreditato; inoltre è autore di tre canzoni, tra cui una prima versione di Eppure soffia con un testo diverso e intitolata Mario Lupo  (anche se sulla copertina del disco come autore del brano è segnalato, stranamente, il solo Giuffrida).

Scioltosi il partito e, di conseguenza, anche il Canzoniere del Vento Rosso, nel 1975 Bertoli radunò alcuni amici musicisti e realizzò un nuovo disco, Roca Blues prodotto dal presidente della squadra di calcio della Sassolese, Carlo Alberto Giovanardi.

Il contratto discografico con la CGD (1976 – 1980)

Un amico musicista di Bertoli, Alete Corbelli, chitarra solista negli anni sessanta di Caterina Caselli, fece ascoltare l’album Roca Blues alla cantante, moglie di Piero Sugar, che convinse il marito a proporre un contratto con la CGD a Bertoli: e proprio quest’etichetta pubblicò nel 1976 l’album Eppure soffia, che iniziò a far conoscere il cantautore presso un pubblico più vasto, grazie alla title track, inno all’ecologismo.

Come raccontò il cantautore, le registrazioni iniziarono il 4 ottobre 1976, e il 5 novembre, giorno del suo compleanno, Bertoli si recò a rinnovare la carta d’identità, che venne inserita sulla copertina del disco. In questo terzo album venne accreditato come P. Angelo Bertoli, nome che appare sul documento.

L’anno successivo la Caselli decise di aprire una casa discografica propria, distribuita dalla CGD, per dedicarsi all’attività di talent-scout: nacque così la Ascolto, che pubblicò il nuovo album di Bertoli, Il centro del fiume, che contiene una versione ridotta di Rosso colore, già incisa nel primo disco; nella busta interna del disco venne inserita inoltre una presentazione di Bertoli scritta da Giancarlo Governi.

Nel 1978 realizzò un album che racchiudeva esclusivamente canzoni in dialetto modenese. Il 1979 è l’anno di A muso duro, uno dei suoi album più noti e il primo a conoscere un riscontro su vasta scala, contenente la canzone omonima, vero e proprio manifesto di uomo e artista, che esalta anche la funzione sociale e aggregativa del mestiere del cantante.

In questo periodo conobbe Bruna Pattacini, che diventò sua moglie e da cui ha avuto tre figli: Emiliano, a cui è dedicata la canzone Dietro me, Petra (alla quale intitolò l’album omonimo) e Alberto Bertoli; quest’ultimo ha seguito le orme del padre, facendo il cantante di professione, oltre a prendere parte ai concerti-tributo a lui dedicati.

Per un certo periodo simpatizzò per la sinistra extraparlamentare, andando spesso ospite di Radio Tupac, una radio libera di Reggio Emilia, chiusa dalla polizia (che ne distrusse le apparecchiature e la sede, come accaduto anche a Radio Alice) dopo due anni per “apologia di reato”, in quanto i conduttori, denunciati, facevano trasmissioni contro le gravi condizioni in cui vivevano nelle carceri italiane i detenuti politici, a cui manifestavano solidarietà. Tra le conoscenze personali del cantautore nei primissimi anni ’70, vi erano anche importanti persone dell’ambiente extraparlamentare, come il futuro brigatista Alberto Franceschini, prima che quest’ultimo entrasse a far parte della lotta armata. Questa amicizia riprenderà in seguito. Quando Franceschini venne scarcerato in licenza premio nel 1987, Bertoli fu una delle prime persone che lo andarono a trovare.

Certi momenti e i lavori successivi (1980 – 1991)

Tale successo venne consolidato con Certi momenti del 1980, la cui title track affronta con coraggio la tematica dell’aborto schierandosi contro la Chiesa cattolica: quest’album contiene inoltre la canzone Pescatore, cantata con una ancora semisconosciuta Fiorella Mannoia; racconta di una donna che, soffrendo la lontananza del marito, lo tradisce salvo poi pentirsene, e il duetto si snoda tra il racconto del tormento interiore di lei e della fatica di lui nel combattere contro il mare sperando in una pesca fruttuosa.

I tre album successivi, da Album del 1981 a Dalla finestra del 1984, confermarono la popolarità di un Bertoli non più considerato come fenomeno di folklore.

Nel 1984 esce Dalla finestra, contenente Varsavia, un duro atto d’accusa contro il totalitarismo del blocco dei paesi dell’est Europa e la repressione del generale Jaruzelski in Polonia. È di quegli anni anche l’album Canzone d’autore (1987), in cui Bertoli reinterpretò alcuni classici, alternandoli a composizioni inedite di altri autori misconosciuti: in questo album spiccano le sue versioni di Bartali di Paolo Conte, Vedrai vedrai di Luigi Tenco, Un giudice di Fabrizio De André e Sfiorisci bel fiore di Enzo Jannacci.

La sua attività discografica non conobbe interruzioni nonostante un sensibile calo nelle vendite, ritrovando un ritorno di fiamma nel 1990 in occasione di Oracoli, primo album con etichetta Dischi Ricordi, scritto a quattro mani con il cantautore Luca Bonaffini, che farà da apripista al suo esordio sanremese. Nel frattempo vinse nel 1989 un telegatto per uno spot televisivo a favore della “Lega per l’emancipazione dell’handicappato”, al quale prese parte nel ruolo di un avventore che non poteva chiamare la Polizia per segnalare un incidente, in quanto trovava delle cabine telefoniche che non erano in grado di far passare la sua sedia a rotelle.

Nel 1990 fece un cameo in una canzone di Elio e le Storie Tese Giocatore mondiale, sigla del programma Mai dire Mondiali: la canzone tratta con ironia la questione delle barriere architettoniche, e Bertoli canta i versi “La vita è bella, perché le cabine son strette ma largo è lo stadio, solo alla morte non c’è rimedio”. Le cabine (telefoniche) da lui menzionate rimandano proprio allo spot da lui interpretato. Più impegnato invece fu il suo contributo dato ai Giochi F.I.S.H.A. che in quello stesso anno videro la sua firma nell’inno ufficiale Canto di vittoria, incisa anche in inglese.

Nel 1991 partecipò al Festival di Sanremo insieme ai Tazenda con Spunta la luna dal monte, una canzone scritta in origine dal gruppo sardo intitolata Disamparados, di cui Bertoli scrisse il testo in italiano: il brano ottenne molto successo, portando a Bertoli una seconda giovinezza artistica.

L’anno dopo tornò a Sanremo con Italia d’oro, denuncia dei malcostumi nazionali, la quale anticipò lo scandalo di Tangentopoli che di lì a poco avrebbe interessato l’opinione pubblica: la sua seconda partecipazione gli valse il quarto posto.

Nello stesso album è presente anche la canzone Giulio, un’accusa diretta e senza mezzi termini nei confronti di Giulio Andreotti.

L’impegno politico e sociale (1992 – 1993)

Vicino fin dalla giovinezza alla sinistra, nel 1992, dopo aver rifiutato immediatamente una candidatura offertagli da un senatore del PSI craxiano, fu candidato alle elezioni politiche per Rifondazione Comunista. Per alcuni anni ebbe anche la tessera del Partito Radicale di Marco Pannella. Impegnato socialmente in iniziative benefiche e di solidarietà, Bertoli si batté in favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche e partecipò a incontri e raduni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’integrazione sociale dei disabili, tra cui una proposta per una Legge Quadro in materia.

Ultimo periodo (1993 – 2002)

Nel 1993 viene pubblicato l’album Gli anni miei e produce, insieme a Caterina Caselli, l’album “Blez” di Luca Bonaffini. Due anni dopo esce la prima raccolta di brani reincisi intitolata Una voce tra due fuochi. I suoi ultimi lavori ebbero non poche difficoltà a essere distribuiti né si avvalsero di un soddisfacente battage promozionale. Nel 1995, difatti, aveva rotto con la BMG Ricordi che, dopo la pubblicazione della citata raccolta, lo lascia senza contratto.

Nel 1997, in occasione del centenario della Juventus (squadra per cui Bertoli tifava) scrive una canzone intitolata Juvecentus. Nel 2001 si esibisce in pubblico in un concerto al carcere di Modena. Incide tre singoli con il gruppo sardo degli Istentales; presenta una nuova canzone in italiano e sardo, come fece già con i Tazenda, per il Festival di Sanremo del 2002 (Viene per noi, un testo pacifista riferito alla guerra in Afghanistan), ma il direttore artistico Pippo Baudo la boccia.

L’ultimo album, 301 guerre fa, composto da inediti e vecchie canzoni riarrangiate e ricantate, esce poco prima della sua scomparsa, mentre altre dieci canzoni (che avrebbero dovuto costituire il nuovo album del 2003), scritte con la collaborazione del figlio Alberto (ma anche di Ligabue), non verranno mai incise da Bertoli né pubblicate.

In primavera appare in televisione, in diretta dalla sua casa, alla trasmissione La domenica del villaggio. Uno dei suoi ultimi concerti fu a Potenza in piazza Prefettura il 1º maggio 2002.

Sofferente di tumore ai polmoni, all’inizio del settembre 2002 Bertoli fu sottoposto a una serie di cure presso il Policlinico di Modena, dove ritornò qualche giorno dopo, per morirvi la mattina del 7 ottobre, all’età di 60 anni. Dopo la camera ardente e le visite di numerose persone venute a rendergli omaggio, tra cui Luciano Ligabue, per volere dei familiari non ci fu nessuna cerimonia funebre. La salma venne cremata e le ceneri tumulate nella tomba di famiglia presso il cimitero nuovo di Sassuolo (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

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