M.I.S.E. 5^ EMISSIONE 2022 di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze del sapere” dedicato all’Università degli studi di Padova, nel VIII centenario della fondazione.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, emette il 02 febbraio 2022, un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze del sapere” dedicato all’Università degli studi di Padova, nel VIII centenario della fondazione, con indicazione tariffaria B, corrispondente ad €1,10, distribuito dalle Poste Italiane.
- data: 02 febbraio 2022
- dentellatura: 11
- dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
- stampa: rotocalcografia
- tipo di carta: carta bianca, patinata gommata, autoadesiva, non fluorescente
- colori: cinque
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 300.000
- valore: B = € 1.10
- bozzettista: a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
- num. catalogo francobollo: Michel _4398_ YT _______ UNIF __4241__
- Il francobollo: La vignetta riproduce il Teatro Anatomico dell’Università di Padova, il più antico teatro anatomico stabile conservato al mondo, inaugurato nel 1595. Completano il francobollo le legende “Università degli Studi di Padova” e “Dal 1222”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.
Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di € 1,50 inviandomi una richiesta alla mia email: protofilia1@gmail.com
L’Università degli Studi di Padova, è un’università statale italiana fondata nel 1222, fra le più antiche al mondo. L’università di Padova rappresenta uno dei casi paradigmatici di Ateneo medievale nato dalla migrazione di un gruppo di studenti provenienti da una preesistente sede universitaria (Bologna), inoltre dispone di una scuola superiore, la Scuola Galileiana di Studi Superiori nonché di una rete di strutture bibliotecarie e museali.
Nel 2021 si è posizionata al secondo posto nella classifica Censis degli atenei statali con più di 40.000 iscritti.
Identità visiva
Sul sigillo dell’Università sono raffigurati il Cristo Redentore e santa Caterina d’Alessandria, ovvero i simboli delle due distinte universitates, nelle quali si articolava lo studium patavino nel Medioevo. In particolare, Cristo risorto era considerato il patrono dei medici, chiamati a ridare vita ai corpi malati, mentre santa Caterina era la patrona dei giuristi, perché secondo la tradizione si difese da sola nel processo intentatole dagli idolatri prima di subire il martirio, stupendo tutti con la sua eloquenza. Per questo è raffigurata con lo strumento del suo supplizio (la ruota dentata) e con la palma, simbolo con il quale nell’iconografia cattolica sono raffigurati i martiri.
Il motto dell’Università è Universa Universis Patavina Libertas (“Tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova”), per sottolineare la grande libertà di pensiero, storicamente concessa dall’Università ai docenti e agli studenti. Di fatto, la Repubblica di Venezia vi garantì sempre una grande libertà religiosa, e l’Università di Padova fu l’unica in Italia, dopo la Controriforma, a restare aperta a studenti e docenti protestanti. La fama e la libertà dell’Ateneo attrassero numerose personalità del movimento protestante tra cui Pietro Martire Vermigli e Pier Paolo Vergerio, anche se l’Università patavina non fu estranea alle pressioni dell’Inquisizione miranti a sopprimere la libertà d’opinione, come avvenne nel caso dello studente evangelico Pomponio de Algerio.
La nascita
La prima registrazione notarile di una regolare organizzazione universitaria patavina (lo Studium Patavinum, già esistente) risale al 1222, quando un gruppo di studenti e professori migrarono dall’Università di Bologna alla ricerca di una maggiore libertà accademica, anche se è certo che scuole di diritto e medicina con studenti di varie nazioni esistevano a Padova da qualche secolo prima del 1222. Non essendo nata ex privilegio, è impossibile definire una data precisa di fondazione dell’Università, dunque il 1222 è considerato convenzionalmente l’anno di fondazione dell’Università di Padova; in questa data per la prima volta, in un atto notarile della città, si nomina con precisione lo Studio Patavino (quindi già esistente).
Inizialmente esisteva come Universitas Iuristarum, che impartiva insegnamenti di diritto civile e diritto canonico, ma già attorno al 1250 iniziò l’insegnamento della medicina e delle arti. L’Universitas Artistarum divenne indipendente dalla Universitas Iuristarum nel 1399 grazie all’intervento di Francesco II da Carrara, e da allora si ebbero due distinte Università dotate degli stessi diritti e privilegi, ciascuna con proprio Rettore. Il corso degli studi aveva una durata di sei anni (che scesero a cinque nel Cinquecento e infine a quattro nel Settecento) e gli studenti dovevano seguire le lectiones e prendere parte attiva alle repetitiones, alle questiones e alle disputationes che venivano organizzate. Gli studenti, che iniziarono ad affluirvi da tutta Europa, venivano divisi in due “Nazioni”: la Natio Citramontana che comprendeva gli studenti italiani e la Natio Ultramontana per gli stranieri.
La Repubblica Veneta
Con il passaggio sotto il governo della Repubblica di Venezia nel 1405, inizia per l’Università di Padova il periodo di massimo splendore. Dal Quattrocento al Seicento, l’Università diviene un centro di studio e ricerca internazionale grazie alla relativa libertà e indipendenza garantita dalla Repubblica di Venezia, della quale Padova viene a costituire il centro culturale, e grazie anche alla potenza economica e politica della Serenissima stessa. È in quest’epoca aurea che l’Università adotta il motto “Universa Universis Patavina Libertas” e si afferma come il principale centro scientifico d’Europa.
Nel 1493 l’Universitas Iuristarum viene trasferita all’Hospitium Bovis, un ampio fabbricato già adibito a locanda sotto l’insegna del bue che poi divenne, dopo ampliamenti e trasformazioni, la sede principale nota come il Bo. L’orto botanico, aperto al pubblico nel 1545, è il secondo al mondo (dopo quello di Pisa inaugurato pochi mesi prima, anche se la localizzazione di quest’ultimo è cambiata nel tempo).
Il 15 gennaio 1595 viene inaugurato da Girolamo Fabrici d’Acquapendente il teatro anatomico, il primo del genere al mondo. È in questa struttura che, grazie al lavoro di medici celebri come Giovanni Battista Morgagni, si fonda in Europa l’insegnamento della moderna patologia. Tra il 1592 ed il 1610 insegnò a Padova Galileo Galilei che, anche dopo il suo ritorno in Toscana e l’abbandono del mondo accademico, lascerà dietro di sé una grande influenza nella metodologia di ricerca nelle discipline scientifiche e naturalistiche. Nel corso del Settecento, con il progressivo declino economico e politico della Repubblica di Venezia iniziò il declino dell’Università di Padova, in particolare scompare la distinzione tra Universitas Iuristarum e Universitas Artistarum, anche se L’Università continuò a distinguersi in ambito europeo sia nelle scienze naturali che in quelle umanistiche, grazie alla presenza di docenti di assoluto valore come Melchiorre Cesarotti, Giovanni Battista Morgagni, Antonio Vallisneri e Giovanni Poleni. Giuseppe Orus, professore di Veterinaria, creò il Museo di Anatomia comparata. L’Ottocento fu segnato dalla duplice dominazione francese e dell’Impero austro-ungarico e infine, nel 1867, dall’annessione al Regno d’Italia. Il burrascoso periodo politico tra il 1797 e il 1813 portò alla destituzione o alla temporanea sospensione di molti illustri docenti, tra cui Simone Stratico, Leopoldo Marco Antonio Caldani, Antonio Collalto, Giuseppe Avanzini, Pietro Sografi, Stefano Gallini, Marco Carburi, Giuseppe Dubravcich, Giacomo Albertolli. Secondo il patriota e storico risorgimentale Carlo Leoni, acuto osservatore della realtà padovana, i professori e gli studenti dell’Università di Padova parteciparono molto timidamente al movimento risorgimentale, perlomeno fino alla vigilia dell’8 febbraio 1848, giorno in cui scoppiò una rivolta di parte degli studenti contro l’autorità austriaca che portò all’uccisione di 2 studenti, alla chiusura temporanea dell’Università, all’espulsione di 73 studenti e alla destituzione di 4 professori: Stefano Agostini, Francesco Marzolo, Antonio Valsecchi e Jacopo Silvestri.
Il Regno d’Italia e l’unità
Più traumatico risultò invece il passaggio sotto il governo del Regno d’Italia, che portò alla sospensione di 17 professori, alla chiusura delle scuole di agraria, veterinaria e teologia, all’abbandono del modello universitario austriaco a favore del meno moderno modello italiano e al successivo trasferimento di molti docenti di punta all’Università di Roma, nel tentativo di fare di questa l’Università centrale e più importante del paese. Con la Legge 12 maggio 1872 n. 1821 l’Università di Padova veniva pareggiata alle altre esistenti nel regno e veniva applicata ad essa la riforma dell’insegnamento superiore (legge Casati) promossa nel 1859 da Gabrio Casati. All’inizio del XX secolo la scuola matematica patavina si configura come una delle più importanti d’Europa.
L’Ateneo Patavino rimaneva strutturato in sole quattro facoltà che assumevano il nome di Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, a capo delle quali veniva posto un Preside. Verso la fine dell’Ottocento comunque l’Università di Padova inizia un lento periodo di espansione che porta alla creazione delle facoltà di Ingegneria (1876), Farmacia (1933) e Scienze politiche (1933).
La seconda guerra mondiale
Il 9 novembre 1943, durante il discorso inaugurale, il Rettore Concetto Marchesi invita pubblicamente gli studenti a ribellarsi e lottare contro il fascismo, azione che lo costringerà a fuggire in Svizzera.
Per le attività di liberazione dal nazifascismo, l’Università di Padova risulta essere l’unico caso di Università italiana ad essere insignita della medaglia d’oro al valor militare. Risulta quindi tra le istituzioni decorate al valore militare.
Il 2 novembre 1945 l’Università è stata insignita della Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:
«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue. Padova, 1943-1945» — 2 novembre 1945 |
Il dopoguerra
Nel dopoguerra, si articolano le Facoltà di Agraria (1946), Magistero (1951), Statistica (1968), il corso di laurea in Psicologia (1971, il primo in Italia con quello di Roma), Veterinaria (1992) ed Economia (1993). Nel secondo dopoguerra, l’Università di Padova, pur rimanendo ancora lontana dai fasti del periodo della Serenissima, ha ripreso la sua collocazione di importante centro scientifico-culturale del mondo occidentale grazie anche alla presenza di docenti di grande valore scientifico che hanno saputo riportare ricerca e didattica a livello internazionale in molti ambiti disciplinari. Nel 2004 è stata istituita la Scuola Galileiana di Studi Superiori, con la collaborazione e sul modello della Scuola Normale Superiore di Pisa. Alla scuola si accede tramite un concorso molto selettivo; gli studenti ammessi si iscrivono ai corsi dell’Università di Padova, ma in più hanno alcuni benefici (ad esempio vitto e alloggio presso un collegio universitario), devono avere una media di esami particolarmente alta (almeno 27), e in più devono frequentare obbligatoriamente alcuni corsi specifici.
Nel 1961 viene attivato il calcolatore elettronico di statistica, tra i primi in Italia (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).
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