M.I.S.E. 19^ e 20^ Emissione di due francobolli dedicati a Rino Gaetano, nel 40° anniversario della scomparsa e a Ezio Bosso, nel 50° anniversario della nascita

Il Ministero dello Sviluppo emette il 21 maggio 2021, distribuiti dalle Poste Italiane, due francobolli ordinari alla serie tematica “le Eccellenze italiane dello spettacolo” dedicati a Rino Gaetano, nel 40° anniversario della scomparsa e a Ezio Bosso, nel 50° anniversario della nascita, relativi al valore della tariffa B, corrispondenti entrambi a €1.10 cadauno.

  • data: 21 maggio 2021
  • dentellatura: 11
  • stampa: rotocalcografia
  • tipo di cartacarta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente
  • colori: quadricomia
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.000
  • francobollo dimensioni: 30 x 40 mm
  • valoreB = €1.10
  • bozzettista: Tiziana Trinca
  • num. catalogo francobolloMichel_4296 YT _4056 UNIF __4139_
  • Il francobollo: La vignetta riproduce delimitati dal particolare di un disco in vinile, che contraddistingue i francobolli dedicati alla serie tematica “le Eccellenze italiane dello spettacolo”, raffigurano rispettivamente un ritratto di Rino Gaetano, con un cielo sullo sfondo, a ricordare una delle sue canzoni più conosciute che lo rese famoso al grande pubblico “Ma il cielo è sempre più blu”. Completa il francobollo la rispettiva leggenda “RINO GAETANO”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • data: 21 maggio 2021
  • dentellatura: 11
  • stampa: rotocalcografia
  • tipo di cartacarta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente
  • colori: sei
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.000
  • francobollo dimensioni: 30 x 40 mm
  • valoreB = €1.10
  • bozzettista: Rita Fantini
  • num. catalogo francobolloMichel_4297_ YT _4057_ UNIF _4140__
  • Il francobollo: La vignetta riproduce delimitati dal particolare di un disco in vinile, che contraddistingue i francobolli dedicati alla serie tematica “le Eccellenze italiane dello spettacolo”, un ritratto di Ezio Bosso che impugna la bacchetta di direttore d’orchestra, in evidenza sul particolare di uno spartito musicale della Symphony No. 1 “Oceans” composta nel 2008. Completa il francobollo la rispettiva leggenda “Ezio Bosso”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

Se sei interessato all’acquisto di questi francobolli li puoi acquistare al prezzo di € 1.50 cadauno + S.P. inviandomi una richiesta alla mia email: protofilia1@gmail.com

Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano (Crotone, 29 ottobre 1950 – Roma, 2 giugno 1981), è stato un cantautore italiano.

Viene ricordato per la sua voce ruvida, per l’ironia e i profondi testi caratteristici delle sue canzoni, nonché per la denuncia sociale spesso celata dietro testi apparentemente leggeri e disimpegnati. Gaetano arrivò in alcuni suoi brani a fare nomi e cognomi di uomini politici del tempo e non solo e, anche per questo, i suoi testi e le sue esibizioni dal vivo furono più volte segnati dalla censura. Crocevia della sua carriera fu l’esperienza sanremese con il successo di Gianna. Tragica e prematura fu la sua scomparsa, dovuta a un incidente stradale che lo portò via all’età di trent’anni. Il lavoro di Gaetano cominciò a essere significativamente apprezato diversi anni dopo la sua morte e molte delle sue canzoni vennero riscoperte soprattutto dopo il 2000, riscuotendo consensi sempre maggiori, in particolar modo tra le nuove generazioni, e conferendo all’ormai defunto cantautore lo status di artista di culto.

Primi anni e trasferimento a Roma

Rino Gaetano nacque a Crotone il 29 ottobre del 1950 in una famiglia originaria della cittadina limitrofa di Cutro. Al momento della sua nascita, la famiglia era appena rientrata in Calabria dopo aver trascorso, a causa dell’imperversare della seconda guerra mondiale, un periodo di sfollamento a Dolo (Venezia), dove era pure nata la sorella maggiore Anna. In famiglia era spesso chiamato “Salvatorino”, ma la sorella preferiva il diminutivo Rino che, con il tempo, soppiantò nell’uso il nome di battesimo.

Nel marzo del 1960, quando l’artista aveva appena dieci anni, la famiglia si trasferì a Roma per motivi legati al lavoro dei genitori. L’anno dopo, Rino fu mandato a studiare nel seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni (in provincia di Terni). Tale decisione non fu presa con l’intento di avviare il ragazzo a una carriera ecclesiastica ma probabilmente per assicurargli una buona cultura e per non lasciarlo troppo solo, dato che entrambi i genitori lavoravano.

Nel 1967 Gaetano tornò nella capitale, stabilendosi nel quartiere di Monte Sacro (dove avrebbe vissuto fino alla morte), risiedendovi dapprima in via Cimone e poi, dal 1970, in via Nomentana Nuova. Nel 1968, assieme a un gruppo di amici creò il quartetto dei Krounks, un gruppo musicale che eseguiva soprattutto cover. Gaetano vi suonava il basso e nel frattempo si dilettava a scrivere canzoni

Il Folkstudio e prime esperienze teatrali

Nel 1969 Rino si avvicinò al teatro e iniziò a frequentare il Folkstudio, noto locale romano dove si esibivano molti giovani artisti. Qui conobbe Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori e incominciarono così a emergere quelle caratteristiche che lo differenziavano da altri artisti coevi e che altri frequentatori del Folkstudio mal sopportavano: la forte ironia dei suoi brani e il suo modo di cantare e di criticare. In quello stesso periodo Gaetano si esibì spesso insieme a Venditti in alcuni spettacoli di cabaret organizzati da Marcello Casco. Tra il 1970 e il 1971 inoltre prese parte a diverse rappresentazioni teatrali.

L’esordio su 45 giri

Gaetano nel frattempo si diplomò in ragioneria. Per via dei problemi economici della famiglia, il padre cercò spesso di indirizzarlo verso una carriera ben retribuita e per questo motivo gli procurò un posto di lavoro in banca. Tuttavia i progetti di Gaetano per il proprio futuro divergevano profondamente da quelli del padre, col quale raggiunse un compromesso: avrebbe provato ancora per un anno a sfondare nel mondo della musica con la promessa che in caso di esito negativo avrebbe accettato di lavorare in banca. Nel 1973 Gaetano incise un 45 giri con la It, I Love You Maryanna, prodotto da RosVeMon (acronimo dai cognomi di Aurelio Rossitto, Antonello Venditti e Piero Montanari). Il cantautore tuttavia preferì firmare il singolo con lo pseudonimo di Kammamuri’s, in omaggio a un personaggio dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari.

Il 45 giri presentava testi comici e goliardici, caratterizzati dalla demenzialità e dal nonsense: sulla figura di Maryanna, destinataria dell’amore di Gaetano in una delle due canzoni, sono state fatte molte ipotesi. La più accreditata, sostenuta anche dalla sorella del cantautore, Anna Gaetano, è che la canzone fosse dedicata alla nonna Marianna. Secondo altri invece il brano alluderebbe provocatoriamente alla marijuana o a un altro personaggio salgariano, Lady Marianna.

Primi successi

Il 1974 fu un anno importante per Gaetano: scrisse i brani del suo primo album, Ingresso libero, poi pubblicato nel novembre dello stesso anno, e incontrò Bruno Franceschelli, con il quale nacque poi un’intensa amicizia. Gaetano descrisse l’atmosfera del bar menzionato da Franceschelli nel brano Tu, forse non essenzialmente tu.

La copertina dell’album ritrae il cantante, in un’immagine volutamente sfocata, mentre cammina davanti a un muro di mattoncini della sua prima casa a Roma e su una porta è appeso un cartello «Ingresso libero». Il titolo allude all’entrata di Gaetano nel mondo della musica.  Il disco non riscosse grande successo, mentre il 45 giri tratto dall’album Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe maggior fortuna, catturando soprattutto l’attenzione di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che inserirono più volte i due brani nella scaletta del loro programma radiofonico Alto gradimento. Rispetto al primo 45 giri, le canzoni di questo nuovo album mostravano un maggiore impegno sociale e abbracciavano temi quali l’emarginazione e l’alienazione industriale. Nello stesso anno, tramite la RCA, Gaetano scrisse tre canzoni per Nicola Di Bari: Prova a chiamarmi amoreQuesto amore tanto grande e Ad esempio a me piace… il Sud, poi incluse nell’album del cantautore pugliese Ti fa bella l’amore,  ma nessuna delle tre ottenne grandi riscontri. La canzone Ad esempio a me piace… il Sud partecipò a Canzonissima ma venne eliminata nelle prime fasi, mentre la versione spagnola Por ejemplo ebbe un discreto successo in America Latina. L’affermazione arrivò nel 1975 con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu, che vendette solo quell’anno ben 100 000 copie. Si trattava in realtà di un singolo piuttosto atipico poiché conteneva una sola canzone divisa in due parti. Gaetano in questa canzone propose diversi spaccati di vita quotidiana, descrivendoli con ironia, luoghi comuni e contraddizioni. Gaetano cominciò a esibirsi sempre più di frequente dal vivo, soprattutto aprendo concerti di Venditti e di altri cantanti già affermati. Quello stesso anno inoltre scrisse insieme a Bruno Franceschelli la commedia in due atti Ad esempio a me piace…, una sorta di mix tra musica e teatro.

Mio fratello è figlio unico e Aida

Nel 1976 Gaetano incise il suo secondo album, Mio fratello è figlio unico. Con questo disco, il cantautore calabrese cercò di attirare l’attenzione dell’ascoltatore proponendo argomenti drammatici, soprattutto la solitudine e l’emarginazione, temi portanti dell’album. Grazie al nuovo linguaggio e alle nuove soluzioni musicali (come l’utilizzo del sitar, del banjo e del mandolino), Gaetano riuscì a ottenere un album più complesso e maturo del precedente.

Qualche mese dopo l’uscita dell’album la It organizzò una tournée con i Perigeo. Questa scelta della casa discografica però non convinse il pubblico né la critica. In quello stesso anno Gaetano cedette una canzone inedita, Sandro trasportando, a Carmelita Gadaleta, altra cantante sotto contratto con la It. L’anno successivo Gaetano compose e incise il suo terzo album, Aida. La scelta del titolo voleva rifarsi all’opera di Giuseppe Verdi, inoltre per il cantante Aida rappresentava l’incarnazione di tutte le donne italiane e dell’Italia stessa. Tramite la figura di Aida, Gaetano ripercorre momenti salienti della storia italiana con uno sguardo del tutto originale, quasi fotografico.  Nello stesso anno, il cantante venne affiancato in tournée dai Crash, una band emergente della quale Gaetano produsse l’album Exstasis e per cui scrisse il brano Marziani noi. Con l’aumento della popolarità, arrivarono anche le prime apparizioni televisive: sempre nel ’77, infatti, presentò il suo brano Spendi spandi effendi al programma Domenica in, a quel tempo condotto da Corrado. In tale occasione fu costretto a tagliare dal testo della canzone la parola «coglione».

In quell’occasione il cantautore eseguì dal vivo i brani Spendi spandi effendi (stavolta senza censure) e Aida, presentandosi in scena in tenuta coloniale con cappello da safari (allusione al verso di Aida «e poi vent’anni di safari»), un vestito color kaki, nonché un tubo e la pistola di una pompa di benzina che richiamavano invece il testo della prima canzone. La scelta di vestirsi in maniera pittoresca nelle apparizioni televisive divenne in seguito uno dei suoi marchi di fabbrica.

Partecipazione al Festival di Sanremo

L’idea di portare Rino Gaetano al Festival di Sanremo partì da Vittorio Salvetti, inventore del Festivalbar e da Ennio Melis, direttore artistico della RCA. Gaetano all’inizio si mostrò alquanto scettico in merito a questa possibilità, tuttavia le pressioni da parte della RCA e la convinzione che si trattasse di un’occasione da non perdere, lo portarono pian piano a cambiare idea. Quando la voce iniziò a diffondersi, fan e amici non la presero bene: in quegli anni infatti, per un cantautore, la partecipazione a Sanremo equivaleva a una sorta di tradimento. In molti provarono, senza successo, a dissuaderlo dal proposito. Gaetano aveva intenzione di presentare la canzone Nuntereggae più, tratta dal nuovo album. La RCA tuttavia considerava la canzone poco adatta al Festival per via del lungo elenco di nomi di personaggi noti presente all’interno del testo e consigliò fortemente a Gaetano di presentare Gianna, una canzone più disimpegnata e musicalmente più orecchiabile. Gaetano non apprezzava molto questa canzone, la riteneva troppo commerciale e musicalmente troppo simile a Berta filava, ma alla fine la casa discografica riuscì a far valere la propria opinione.

Il 26 gennaio 1978 iniziò il 28º Festival della Canzone Italiana e Gaetano fece il suo ingresso sul palco con una tuba nera (regalatagli da Renato Zero pochi giorni prima), un elegante frac attillato, papillon bianco, maglietta a righe bianche e rosse e scarpe da ginnastica. Sul bavero del frac portava appuntata una colossale quantità di medagliette, che nel corso dell’esibizione consegnò in parte al direttore d’orchestra e in parte lanciò al pubblico. Gaetano suonava inoltre un ukulele.

Con l’esecuzione di Gianna, per la prima volta a Sanremo venne pronunciata la parola «sesso», presente nel testo. I Pandemonium entrarono inaspettatamente sul palco verso la fine della performance per cantare il coro finale della canzone, a mo’ di sketch umoristico.

Nuntereggae più e le polemiche

Nello stesso anno Gaetano condusse su Radio uno un programma radiofonico dal titolo Canzone d’Autore in cui musicisti emergenti erano invitati a commentare un proprio brano musicale. La sigla del programma era E cantava le canzoni, tratta dal quarto album del cantante. Dallo stesso album venne tratta Nuntereggae più, una delle canzoni più famose e discusse di Gaetano, per via dei numerosi riferimenti politici e del lungo elenco di nomi presente nel testo. Il cantautore a tal proposito dichiarò: «Le canzoni non sono testi politici e io non faccio comizi. Questo è uno sfottò. Insomma, per me “Nuntereggae più” è la canzone più leggera che ho mai fatto».

Alcune strofe della canzone si presentavano come vere e proprie liste di personaggi che a quel tempo “invadevano” le radio, le televisioni e i giornali e per questo motivo essa fece molto discutere. In fase di registrazione, inoltre, i toni della canzone vennero ammorbiditi e alcuni dei nomi inseriti nella prima versione vennero eliminati o sostituiti. Ad esempio il nome di Aldo Moro fu eliminato in seguito al sequestro e all’assassinio del presidente della DC. Altri “tagli” al testo riguardarono Indro Montanelli, Lino Banfi, Frank Sinatra, Michele Sindona e Camillo Crociani.

Ultimi anni

Spronato dai discografici a produrre nuove canzoni, Rino Gaetano si recò sull’Isola di Stromboli a cercare ispirazione, quindi Il 23 febbraio 1979 si recò a Città del Messico dove incise il suo nuovo album, Resta vile maschio, dove vai?, il primo pubblicato con la RCA. Il 33 giri contiene la prima e unica canzone di tutta la discografia di Gaetano non interamente scritta da lui: il testo della title track venne scritto infatti da Mogol, dopo un incontro fra questi e il cantautore. Nonostante la promozione, il 33 giri non ottenne il successo sperato e non superò le 200 000 copie vendute. Gaetano attribuì lo scarso successo dell’album alla scelta di sperimentare sonorità latinoamericane, peraltro molto in voga in quel periodo, come risposta alla crisi della musica d’autore (analoghe sonorità erano state inserite da un altro cantautore della RCA, Claudio Baglioni, nell’album Solo). I critici incolparono invece la sua mancanza d’ispirazione.

Le sue esibizioni erano notevolmente cambiate rispetto ai primi tempi: il cantante aveva un seguito decisamente maggiore e la scenografia adesso era studiata nei minimi dettagli. Gaetano prese parte prima al Festivalbar e poi, in ottobre, partecipò al Discoestate a Rieti. In quest’occasione si rese protagonista di una protesta: non accettò il fatto di dover cantare in playback e quando arrivò il suo turno, invece di far finta di cantare, decise di fare l’indifferente e fumarsi una sigaretta. In questo periodo Gaetano comprò una casa a Mentana, vicino a Roma, probabilmente in vista di un futuro matrimonio con la sua fidanzata Amelia. Nel 1980 Gaetano incise il suo sesto e ultimo album, E io ci sto. Questo 33 giri propose nuove sonorità; ciò che colpì maggiormente del disco fu il tono più serio delle canzoni, l’impegno civile dimostrato dal cantautore e l’utilizzo di sonorità rock. Nonostante le vendite inferiori rispetto al solito, Gaetano si dichiarò soddisfatto per via del messaggio duro e preciso trasmesso dall’album e per via del diverso tipo di attenzione richiesto al pubblico.

Morte

La carriera e la vita di Rino Gaetano si interruppero il 2 giugno 1981 all’età di trent’anni in seguito a un incidente stradale. Già l’8 gennaio 1979 un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard rail: il cantante era rimasto illeso e la sua auto distrutta. Gaetano aveva deciso poi di acquistare una nuova Volvo 343 grigio metallizzato. Il 2 giugno, dopo una serata passata nei locali, stava tornando a casa da solo a bordo della sua auto. Alle 3:55, mentre percorreva via Nomentana, all’altezza dell’incrocio con via Carlo Fea, invase con la sua vettura la corsia opposta. Un camionista che sopraggiungeva nell’altro senso di marcia provò a suonare il clacson, ma l’urto con il mezzo pesante fu inevitabile. La parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti; Gaetano batté violentemente la testa contro il parabrezza, sfondandolo, mentre l’impatto del petto sul volante e il cruscotto fu violentissimo. L’autopsia rivelerà come causa della perdita di controllo dell’auto un possibile collasso prima dell’impatto e il conducente del camion Antonio Torres, che prestò i primi soccorsi al cantante, raccontò di averlo visto accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi solo pochi attimi prima dell’impatto.

Quando arrivarono i mezzi di soccorso, Gaetano era già in coma; giunto al Policlinico Umberto I furono riscontrate una frattura alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura malare destra e una sospetta allo sterno. Il policlinico non aveva però un reparto attrezzato per gli interventi d’urgenza sui craniolesi, così il medico di turno, il dottor Novelli, si mise alla ricerca di un’altra struttura dotata di un reparto di traumatologia cranica. Vennero contattati telefonicamente il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri, ma non si riuscì a trovare un posto disponibile. Finalmente ricoverato al Gemelli, Gaetano morì comunque alle sei del mattino. Seguirono polemiche per il mancato ricovero e venne aperta un’inchiesta giudiziaria e presentata un’interrogazione parlamentare.

I funerali si tennero il 4 giugno nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove Gaetano avrebbe dovuto sposarsi di lì a poco. Alle esequie parteciparono parenti, amici, personaggi della musica, dirigenti della RCA e fan. Le spoglie vennero dapprima sepolte nel piccolo cimitero di Mentana, poi il 17 ottobre trasferite al cimitero del Verano.

Ne La ballata di Renzo, canzone scritta da Gaetano dieci anni prima e rimasta inedita, si narra la storia di un ragazzo di nome Renzo che muore in circostanze simili a quelle del cantautore:

«La strada era buia, s’andò al S. Camillo
e lì non l’accettarono forse per l’orario,
si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero.»
(da Quando Renzo morì io ero al bar – Rino Gaetano)

Renzo viene investito da un’auto e muore dopo essere stato rifiutato da molti ospedali di Roma per mancanza di posti, mentre i suoi amici sono al bar. Nella canzone vengono citati tre degli ospedali che rifiutarono Gaetano il 2 giugno 1981 per mancanza di letti: il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo.

Lo scrittore Bruno Mautone – in un suo libro – ipotizza che la morte di Rino Gaetano non fosse affatto un evento casuale, ma che- all’opposto – si sia trattato d’un omicidio organizzato dai Servizi Segreti Deviati italiani, probabilmente su commissione degli omologhi statunitensi, in quanto le canzoni del cantautore calabrese elencavano nomi e fatti che, in seguito, si rivelarono corrispondere a reali eventi che avrebbero dovuto rimanere segreti. Secondo l’autore, la fonte delle rivelazioni di Gaetano , un suo carissimo amico, morì pure egli in un incidente stradale. (testo estrapolato parzialmente da Wikipedia)

Ezio Bosso (Torino, 13 settembre 1971 – Bologna, 14 maggio 2020) è stato un direttore d’orchestra, compositore e pianista italiano.

Biografia

Ha vissuto, durante l’infanzia e l’adolescenza, a Torino, in Borgo San Donato, abitando in via Principessa Clotilde; in questa Torino operaia, di immigrazione, raccontava che la sua famiglia era “la sola piemontese di tutto il caseggiato”. Si avvicinò alla musica all’età di quattro anni, grazie ad una prozia pianista e al fratello musicista. Ha raccontato di aver conosciuto in conservatorio Oscar Giammarinaro, che in seguito divenne il cantante degli Statuto, e per circa un anno e mezzo suonò con questo gruppo con il nome d’arte di Xico, fin quando ne sarebbe stato cacciato, disse scherzando, “perché producevo troppe note”; con gli Statuto incise l’album di debutto Vacanze.

Del conservatorio ha anche ricordato di aver avuto un docente che gridava e talora alzava le mani. Un giorno, durante uno di questi maltrattamenti, entrò un uomo che chiese a Bosso di ripetere l’esercizio, si rivolse al docente e gli disse: “A me sembra molto bravo. Perché grida?”; l’uomo era John Cage, cui Bosso avrebbe in seguito dedicato il brano Dreaming tears in a crystal cage. A 16 anni esordì come solista in Francia e incominciò a girare per le orchestre europee. Fu l’incontro con Ludwig Streicher a segnare la svolta della sua carriera artistica, indirizzandolo a studiare Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna.

Nel 2011 subì un intervento per l’asportazione di una neoplasia cerebrale e fu anche colpito da una sindrome autoimmune neuropatica. Le patologie inizialmente non gli impedirono di continuare a suonare, comporre e dirigere. Successivamente, il peggioramento della malattia neurodegenerativa, verificatasi in quello stesso anno ed all’inizio erroneamente indicata dai media come SLA, lo costrinse nel settembre 2019 alla cessazione dell’attività di pianista, avendo compromesso l’uso delle mani. Dalla primavera del 2017 Bosso è stato testimone e ambasciatore internazionale dell'”Associazione Mozart 14″, eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado, portati avanti dalla figlia Alessandra Abbado. È morto il 14 maggio 2020, nella sua casa di Bologna, a causa dell’aggravarsi della malattia neurodegenerativa da cui era affetto dal 2011.

Solista e direttore d’orchestra

Negli anni novanta ha partecipato a numerosi concerti sulla scena internazionale: Royal Festival Hall, Southbank Centre, Sydney Opera House, Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, Teatro Colón di Buenos Aires, Carnegie Hall, Teatro Regio di Torino, Houston Symphony, Auditorium Parco della Musica di Roma, nei quali si è esibito sia come solista sia come direttore o in formazioni da camera. Ha tenuto corsi in Giappone e a Parigi, partecipando alla vita musicale della scena contemporanea di quegli anni con Gérard Caussé, Pierre Yves Artaud, Laura Chislett.

Ha diretto, tra le altre orchestre: London Symphony, London Strings, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Filarmonica ‘900 e Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, Orchestra Sinfonica Siciliana, Orchestra da Camera di Mantova, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Orchestra Filarmonica della Fenice di Venezia.

Dal 1º ottobre 2017 al 14 giugno 2018 è stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

Compositore e interprete

La sua musica è stata commissionata o utilizzata da importanti istituzioni operistiche: Wiener Staatsoper, Royal Opera House, New York City Ballet, Théâtre du Châtelet, San Francisco Ballet, Teatro Bolshoij di Mosca; da coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela; nel teatro da registi come James Thierrée.

Bosso ha scritto anche musica da film, lavorando con Gabriele Salvatores per cui compose la colonna sonora di Io non ho pauraQuo vadis, baby? e del più recente Il ragazzo invisibile.

Visse dividendosi tra Londra, dove ha ricoperto il ruolo di direttore stabile e artistico del The London Strings, e Bologna, ove è stato direttore principale ospite del teatro comunale; non mancava di tornare a Torino, dove collaborava a progetti sociali e divulgativi.

Nel 2013 avviò un’intensa collaborazione con il violoncellista Mario Brunello, risultante in un duo pianoforte-violoncello e in una profonda amicizia.

Nel 2014, con la sua Fantasia per violino e orchestra, avviò la sua collaborazione alla testa della London Symphony Orchestra, con Sergej Krylov al violino solista, musicista con il quale nasce un intenso sodalizio. L’anno dopo The Arts News Paper e Penelope Curtis (allora direttrice di Tate Britain) definirono il suo concerto alla Ikon Gallery, all’interno dell’opera 3 Drawing Rooms del suo amico David Tremlett, l’evento artistico dell’anno del Regno Unito. Sempre nel 2015, l’Università Alma Mater di Bologna gli commissionò una composizione dedicata alla Magna Charta delle Università Europee, composizione che contiene il primo inno ufficiale di questa istituzione. Nel 2015 uscì il suo primo disco da solista ed inoltre esibì un brano nella manifestazione canora di Sanremo 2016. (notizie tratte dal sito Wikipedia)

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