85^ emissione del 24 Settembre 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ”le Eccellenze del sapere” dedicato all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale – INPS”

85^ emissione del 24 Settembre 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ”le Eccellenze del sapere” dedicato all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale – INPS”, dal valore indicato in B, corrispondente ad € 1,25

  • data emissione: 24 Settembre 2024
  • dentellatura: 11 effettuata con fustellatura.
  • dimensioni francobollo: 40 X 30 mm
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura : 250.020
  • valoretariffa  B= €1,25
  • colori: cinque
  • bozzettistaT. Trinca
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF _____SASS __4466___
  • Il francobollo: riproduce una veduta dall’alto dell’edificio che ospita la sede di Roma della Direzione generale dell’INPS, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, realizzato in più fasi tra il 1938 e il 1967, su un progetto degli architetti Giovanni Muzio, Mario Paniconi e Giulio Pediconi. In alto a sinistra, si incastona il nuovo logo dell’INPS, realizzato in occasione dei 125 anni dalla fondazione. Completano il francobollo la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

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L’Istituto nazionale della previdenza sociale, meglio conosciuto con l’acronimo INPS, è il principale ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano, presso cui debbono essere obbligatoriamente iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi, che non abbiano una propria cassa previdenziale autonoma. L’INPS è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Logo dell’Istituto

Il primo sistema di garanzie pensionistiche – destinato ai soli impiegati del pubblico e ai militari – è del 1895, del quarto governo Crispi. Tre anni dopo il primo governo Pelloux estenderà le coperture a una serie di categorie lavorative e fonderà il primo istituto antenato dell’INPS. Infine nel 1919, con il governo liberale di Vittorio Emanuele Orlando, il sistema viene “imposto a tutte le aziende come obbligatorio” anche se divenne legge solo nel 1923 con il governo Mussolini.

Storia

La previdenza sociale italiana nacque alla fine del 1800. Nel 1898, dopo un dibattito pluridecennale, si introdussero le prime pensioni di invalidità e di vecchiaia. La legge costituì la Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia. L’iscrizione era volontaria ed aperta a chiunque praticasse un impiego manuale regolare. I diritti di pensione sarebbero maturati a 60 anni dopo 25 anni di contribuzione; la pensione era determinata su base contributiva. Lo stato finanziava una contribuzione complementare.

Nel 1919 l’assicurazione di vecchiaia venne resa obbligatoria tramite il decreto legge del 21 aprile 1919, n. 603, presentato alla Camera il 28 novembre 1918; il decreto fu emanato il 21 aprile 1919, ma rimase in attesa di conversione in legge dalla Camera; il 5 febbraio 1920 fu ripresentato dal ministro Dante Ferraris e il 25 giugno successivo fu presentato nuovamente dal ministro Arturo Labriola. Il decreto fu convertito in legge nel 1923 con il Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3184 dal governo Mussolini che conferiva al provvedimento valore di legge. Esso ridenominò la cassa in Cassa nazionale per le assicurazioni sociali. Con il regio decreto 7 dicembre 1924, n. 2270 veniva approvato il regolamento che disciplinava l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria.

Con il regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371, si trasforma la Cassa nazionale in Istituto nazionale fascista della previdenza sociale (INFPS) come ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e a gestione autonoma, con lo scopo di garantire la previdenza. Successivi interventi del legislatore ampliarono in modo significativo i compiti dell’Istituto, cui già nel 1939 fu attribuita la gestione dei primi interventi a sostegno del reddito (assicurazione contro la disoccupazione, assegni familiari, integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o ad orario ridotto).

Primo presidente fu Giuseppe Bottai a cui successe nel 1935 Bruno Biagi della Cassa medesima (legge 30 maggio 1907, n. 376). Nel 1943 con l’articolo 3 del Regio Decreto Legge 2 agosto 1943 n.704 la denominazione diviene quella di Istituto nazionale della previdenza sociale.

Negli anni Sessanta la “Commissione senatoriale d’inchiesta sull’attività e sul funzionamento dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (…) mise in evidenza la complessa realtà dell’Istituto, esaminandone l’aspetto storico, le attività, la tipologia delle prestazioni erogate, come pure la gestione finanziaria e patrimoniale, che presentavano una serie di criticità che si erano andate aggravando nel corso degli anni e che, con il «caso Aliotta», si erano palesate in tutta la loro gravità. Tale scandalo, punta di iceberg della cattiva gestione dell’Inps, costituì l’impulso ad affrontare i noti problemi dell’Istituto”. La relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sottolineava il problema della concentrazione di poteri nella carica del Presidente dell’Istituto, problema che generava personalismi e sollevava ulteriori questioni in termini politici: «La logica conseguenza di questa situazione è rappresentata non soltanto da un nocivo clima di personalismi che si riverbera su tutto l’andamento della gestione, come dimostrano, ad esempio, il caso del consigliere Vincenzo Aliotta in ordine all’attribuzione di incarichi di particolare fiducia e gli investimenti di San Giovanni Suergiu in ordine alle attività dell’Istituto, ma anche soprattutto dal pericolo di una politicizzazione dell’ente, a tutto discapito dell’imparzialità e correttezza amministrativa. È evidente che la concentrazione di pressoché tutti i poteri in mano ad una unica persona, nel clima di autonomia proprio di un ente parastatale e in assenza di controlli validi ed efficienti, poteva consentire con grande facilità il verificarsi di pressioni politiche esterne».

Sede Centrale dell’Inps a Roma EUR

A seguito di numerose riforme previdenziali nel corso di più di settanta anni dalla fondazione, l’INPS oggi opera secondo due modelli previdenziali: dal lato delle entrate e della gestione finanziaria, secondo il modello previdenziale universale, dal lato delle uscite, attraverso una moltitudine di gestioni (ad esempio lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti ecc.).

Nel 1968 nasce la pensione sociale e la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS). Nel 1980 fu affidato all’INPS anche il compito, in precedenza assolto dall’ex INAM, di riscuotere i contributi di malattia e corrispondere ai lavoratori dipendenti la relativa indennità.

Nel 1989 entra in vigore la legge 9 marzo 1989, n. 88 di ristrutturazione dell’INPS che introduce i criteri di economicità e separa finanziariamente, l’assistenza dalla previdenza. Dagli anni ’90 una serie di istituti previdenziali di categoria, dei dirigenti e di alcuni ordini professionali, sono confluiti nell’INPS, con accollo su quest’ultimo dei relativi debiti e risparmi sui costi amministrativi, derivanti da una gestione pensionistica in capo ad un unico ente.

Dal 1992 le riforme previdenziali sono state orientate a contenere la bolla previdenziale causate dalle generose riforme previdenziali degli anni ’70 a partire dalle baby pensioni, dalle pensioni di anzianità fino alle pensioni gonfiate.

L’attività principale è quella di garantire il servizio pubblico consistente nelle prestazioni previdenziali contemplate nell’art. 38 della Costituzione e definite dalle specifiche leggi speciali relative alle assicurazioni sociali obbligatorie gestite. Nel 1995 è stata introdotta la gestione separata, obbligatoria per i lavoratori autonomi e parasubordinati.

La gestione finanziaria dei vari fondi è quella del sistema pensionistico senza copertura patrimoniale del debito pensionistico latente associato a uno schema pensionistico con formula delle rendite predefinita per la determinazione delle prestazioni previdenziali, che contempla da parte dello Stato un costante monitoraggio della spesa pensionistica e a ricorrenti riforme previdenziali, al fine di garantire la sostenibilità fiscale dei sistemi pensionistici obbligatori.

Significa che la gestione finanziaria non avviene nel rispetto del principio della capitalizzazione integrale, e anzi che il patrimonio di previdenza è inesistente.

Una immagine molto comune … vedere la fila fuori delle sedi INPS

Rientra quindi nei sistemi pensionistici pubblici che la Banca Mondiale chiama previdenza di primo pilastro (un sistema obbligatorio pubblico finanziato con le tasse con gestione pubblica) dove l’indice di patrimonializzazione è nullo.

Descrizione

Sistema di finanziamento

L’INPS paga le pensioni e le altre prestazioni previdenziali con le imposte che derivano, per circa il 70% dai contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie mediante l’applicazione di aliquote di scopo chiamate aliquota contributiva pensionistica di finanziamento (l’Agenzia delle Entrate classifica l’INPS tra gli enti impositori al pari di comuni, regioni ecc.) e, per il restante 30%, mediante trasferimenti da parte dello Stato direttamente dalla fiscalità generale, che va a finanziare le attività di assistenza sociale. Il sistema pensionistico italiano è anche detto “a ripartizione”, o anche “pay-as-you-go”.

Le pensioni erogate dall’INPS vengono quindi pagate con le imposte; ne discende che la spesa pensionistica, che rappresenta il 16% del PIL ed il 40% della spesa corrente primaria sia computata nel bilancio dello Stato nel conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche.

Il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 detto “Salva Italia” che contiene anche la riforma delle pensioni Fornero, ha disposto la incorporazione dell’INPDAP e dell’ENPALS, trasferendo all’INPS le relative funzioni portando gli iscritti ai vari fondi gestiti dall’INPS al 95% dei lavoratori italiani, confermando il percorso iniziato con la riforma Dini di transizione dal modello previdenziale corporativo al modello previdenziale universale.

Ispettiva

L’attività di vigilanza dell’INPS è diretta a controllare l’esatto versamento dei contributi in riferimento ad obblighi di legge, nonché il rispetto della norme inderogabili a tutela del lavoro subordinato.

Già prevista dalla legge 14 novembre 1992, n. 483, è stata oggetto di apposita regolamentazione interna da parte dell’INPS stessa, che ha valorizzato l’attività di vigilanza, valorizzando, per le individuazioni delle aree a rischio, anche l’importanza dei controlli incrociati. Lo scopo è quello di intraprendere attività di contrasto dell’evasione contributiva, dell’impiego irregolare di manodopera (cosiddetto lavoro nero), nonché dell’indebita percezione di prestazioni previdenziali. Quest’ultima ha portato significativi risultati, permettendo di fermare numerose truffe di vasta portata a danno delle finanze pubbliche e dei contribuenti.

Ogni anno viene predisposto dall’INPS un piano operativo tendente alla lotta al lavoro nero e al controllo sistematico della correntezza (regolare versamento) e correttezza (nella fruizione dei benefici) contributiva da parte dei diversi soggetti tenuti al versamento dei contributi. Tale piano presuppone un’attenta analisi del territorio sia per individuare le aree di intervento e la tipologia delle aziende a più alto rischio di evasione, sia per definire i settori merceologici da prendere in considerazione ai fini ispettivi. Sono stati di recente introdotti alcuni elementi innovativi nella predisposizione di tale piano operativo, attinenti propriamente al processo di pianificazione, al fine di incrementare nel tempo l’efficacia dell’azione ispettiva svolta dall’Istituto.

Il nuovo processo di programmazione del Piano di vigilanza, che tiene conto dei più elevati coefficienti di risultato registrati negli anni precedenti, prevede una forte interazione con le Sedi regionali, che possono proporre specifiche ipotesi di azione ispettiva di propria competenza, sulla base delle peculiarità del territorio di riferimento.

Il programma così definito sarà poi articolato in linee operative per le Sedi provinciali con fissazione di tempi e modalità, perché gli interventi siano rapportati al numero di ispettori disponibili. Il conseguimento degli obiettivi di vigilanza programmati viene periodicamente monitorato al fine di garantirne la realizzazione. L’INPS, spesso, svolge la sua attività ispettiva, oltre che autonomamente, anche congiuntamente agli Ispettori del Lavoro delle Direzioni territoriali del lavoro – DTL e delle Direzioni regionali del lavoro – DRL, nonché col Comando Carabinieri per la tutela del lavoro sempre delle DTL e DRL, oltre che con l’INAIL, col Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro delle ASL e la Guardia di finanza, per sviluppare azioni sinergiche, come prevede la legislazione in vigore ( articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia e le immagini da Google)..

Testo bollettino

L’INPS ha promosso, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’emissione di un francobollo per ribadire il ruolo di infrastruttura nazionale e di capillare rete territoriale al servizio della collettività, in sinergia con tutte le altre amministrazioni pubbliche, con il mondo degli intermediari professionali e, in generale, con le organizzazioni della società civile. In un’epoca di grandi trasformazioni, l’INPS, con la sua storia lunga 126 anni, continuerà a dimostrarsi all’altezza delle sfide del futuro, avendo nel suo DNA la ricerca dell’innovazione organizzativa, la cura dei diritti e dei bisogni dei cittadini e delle imprese, la valorizzazione del suo personale e il costante miglioramento del “valore sociale” dei suoi svariati servizi.

Valeria Vittimberga

Direttore generale INPS

Sin dalla sua nascita nel 1898 l’INPS rappresenta un punto di riferimento per gli italiani, un vero e proprio partner che accompagna ogni persona durante tutto il ciclo di vita, attraverso 440 prestazioni socio-assistenziali e previdenziali, con la finalità di accrescerne il benessere personale e sociale. Da oltre un secolo l’INPS è l’espressione più autentica della vicinanza dello Stato ai cittadini, un unicum non solo italiano ma globale. L’Istituto oggi serve oltre 52 milioni di utenti grazie al lavoro quotidiano di 27mila dipendenti che operano in oltre 635 sedi dislocate su tutto il territorio nazionale, che ne fanno il vero HUB del welfare.

Gabriele Fava

Presidente INPS

 

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