76- e 77^ emissione del 03 Agosto 2024, di francobolli ordinari appartenente alla serie tematica ”il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicati alla Giornata mondiale della natura – Parchi d’Italia: – PARCO dei NEBRODI – PARCO NAZIONALE della SILA

76- e 77^ emissione del 03 Agosto 2024, di francobolli ordinari appartenente alla serie tematica ”il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicati alla Giornata mondiale della natura – Parchi d’Italia: – PARCO dei NEBRODI – PARCO NAZIONALE della SILA, ognuno dal valore indicato in B, corrispondente ad €1.25 cadauno

  • data emissione: 03 agosto 2024
  • dentellatura:   9 effettuata con fustellatura.
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura : 200.004
  • valoretariffa B = €1,25
  • colori: quadricromia
  • bozzettista: M. C. Perrini
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ________
  • Il francobollo: raffigura Le Rocche del Crasto viste dalla Faggeta di Monte Soro, paesaggio inserito nel Parco dei Nebrodi, in cui volteggia, in alto a destra, un grifone. In alto a sinistra, è riprodotto il logo del Parco dei Nebrodi. Completa il francobollo la legenda “PARCO DEI NEBRODI”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • data emissione: 03 agosto 2024
  • dentellatura:   9 effettuata con fustellatura.
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura : 200.004
  • valoretariffa B = €1,25
  • colori: quadricromia
  • bozzettista: M. C. Perrini
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ________
  • Il francobollo: raffigura una veduta del Parco Nazionale della Sila in cui si evidenzia, in alto a destra, lo scoiattolo nero meridionale, un piccolo roditore la cui diffusione è circoscritta alla zona del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte. In alto a sinistra, è riprodotto il logo del Parco Nazionale della Sila. Completa il francobollo la legenda “PARCO NAZIONALE DELLA SILA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

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Il parco dei Nebrodi è un’area naturale protetta istituita il 4 agosto 1993, con i suoi quasi 86000 ettari di superficie è la più grande area naturale protetta della Sicilia.

Logo del Parco

Territorio

I Nebrodi, insieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Essi s’affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto.
Notevole è la escursione altimetrica, che da poche decine di metri sul livello del mare raggiunge la quota massima di 1847 metri di Monte Soro. Altri rilievi da segnalare sono la Serra del Re (1754 metri), Pizzo Fau (1686 metri), Serra Pignataro (1661 metri), Monte Castelli (1566 metri) e il Monte Sambughetti (1558 metri).
Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono l’asimmetria dei versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, l’alternanza di zone aspre e brulle con altre con ricca vegetazione e con ambienti umidi in altura.
Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argillose ed arenarie: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 m s.l.m., hanno fianchi arrotondati e s’aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. È questo il caso del Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 m s.l.m.). I comuni ricadenti nell’area del parco sono 25.

Gestione

Il parco è gestito dall'”Ente Parco dei Nebrodi”, ente di diritto pubblico sottoposto a controllo e vigilanza della Regione siciliana, i cui uffici di presidenza sono ubicati presso l’ottocentesco palazzo Gentile di Sant’Agata di Militello.

Zone

Il parco è suddiviso in quattro zone nelle quali operano, a seconda dell’interesse naturalistico, particolari divieti e limitazioni, funzionali alla conservazione e, quindi, alla valorizzazione delle risorse che costituiscono il patrimonio dell’area protetta.

  • La zona A (di riserva integrale), estesa per 24 546 ettari, comprende i sistemi boschivi alle quote più elevate, le uniche stazioni siciliane di tasso (Taxus baccata) ed alcuni affioramenti rocciosi. Oltre i 1200 metri sul livello del mare, sono localizzate varie faggete (circa 10 000 ettari), mentre a quote comprese fra gli 800 e i 1200 metri, sui versanti esposti a nord, e tra i 1000 e i 1400 metri, sui versanti meridionali, è dominante il cerro. Ampie aree per il pascolo s’aprono, inoltre fra faggete e cerrete. È importante evidenziare che il faggio trova nel parco l’estremo limite meridionale della sua area di diffusione. A quote meno elevate (600-800 metri sul livello del mare) si trova la sughera che, in particolare nel territorio di Caronia, forma associazioni di grande pregio ecologico. Sono, infine, comprese nella zona A le stazioni delle specie endemiche più importanti e le zone umide d’alta quota, nonché tratti d’interessanti corsi d’acqua.
  • La zona B (di riserva generale), estesa per 46 879 ettari, include le rimanenti formazioni boschive ed ampie aree destinate al pascolo, localizzate ai margini dei boschi. Sono, inoltre, presenti limitate zone agricole ricadenti in aree caratterizzate da elevato pregio naturalistico e paesaggistico.
  • La zona C (di protezione), estesa per 569 ettari, comprende nove aree, strategicamente distribuite sul territorio, in cui sono ammesse le attività rivolte al raggiungimento d’importanti finalità del parco quale, ad esempio, la realizzazione di strutture turistico-ricettive e culturali.
  • La zona D (di controllo) è l’area di preparco estesa per 13 593 ettari. Essa costituisce la fascia esterna dell’area protetta consente il passaggio graduale nelle aree a più alta valenza naturalistica.
Uno dei tanti cartelli indicatori di percorsi

Clima

I complessi boschivi incidono notevolmente sul clima del territorio nebrodense che si caratterizza per avere, diversamente dalla costa e dal resto della Sicilia, inverni relativamente lunghi e rigidi con temperature in rari casi inferiori a -10 °C, ed estati calde ma non afose.
Le temperature medie massime annuali delle zone interne, pur variando da un’area all’altra, generalmente si mantengono fra 8 e 12 °C nella media e alta montagna, mentre la piovosità, fortemente correlata all’altitudine e soprattutto all’esposizione dei versanti, varia da un minimo di 600 mm ad un massimo di 1400 mm. Fenomeni come la neve e la nebbia sono assai frequenti e fanno sì che si crei quel giusto grado d’umidità necessaria per l’esistenza di alcuni tipi di bosco. Il lento deflusso delle acque meteoriche verso valle, la condensazione e le piogge occulte favoriscono, infatti, la permanenza del faggio che, grazie alle sue foglie ovali provviste di peluria, è in grado di trattenere l’acqua di condensazione riuscendo a superare i lunghi periodi siccitosi.

Flora

La vegetazione del parco dei Nebrodi è caratterizzata da differenti tipi di vegetazione sia in funzione della fascia di altezza sul livello del mare che da altri fattori fisici e ambientali.

Nella fascia litoranea e nelle colline retrostanti, fino ai 700-800 metri s.l.m., cosiddetta fascia termomediterranea la vegetazione è rappresentata da boschi sempreverdi di sughera (Quercus suber) alternata a zone di macchia mediterranea che comprende specie quali l’Erica arborea, la ginestra spinosa (Calicotome spinosa), il corbezzolo (Arbutus unedo), il mirto (Myrtus communis), l’euforbia (Euphorbia dendroides), il lentisco (Pistacia lentiscus) ed il leccio (Quercus ilex).

La fascia vegetativa al di sopra, fino alla quota di 1000–1200 m s.l.m.(cosiddetta fascia mesomediterranea), è costituita da formazioni di boschi caducifogli in cui dominano le quercete di Quercus gussonei, specie affine al cerro ma da questo ben distinta morfologicamente, e, sul versante meridionale, da un particolare tipo di roverella, Quercus congesta. In alcune aree, come nel territorio di San Fratello si rinvengono inoltre lembi di lecceta mentre le aree non boschive sono occupate da arbusteti in cui si annoverano il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), la Rosa canina, la Rosa sempervirens, il melo selvatico (Malus sylvestris), Pyrus amygdaliformis e Rubus ulmifolius.

Oltre i 1200 si entra nella zona propriamente montana (cosiddetta fascia supramediterranea) dove sono insediate estese formazioni boschive a cerreta e a faggeta. È questo il limite meridionale dell’areale del faggio (Fagus sylvatica). Un altro elemento peculiare è rappresentato dalla presenza dell’acero montano (Acer pseudoplatanus), di cui è segnalato un esemplare alto 22 m e con 6 m di circonferenza, annoverato tra gli alberi monumentali d’Italia. Il sottobosco rigoglioso presenta svariate specie di piante tra le quali vi sono l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il pungitopo (Ruscus aculeatus), il biancospino (Crataegus monogyna) e il tasso (Taxus baccata). Quest’ultima specie è presente, all’interno del bosco della Tassita, con esemplari maestosi che raggiungono i 25 m di altezza.

Numeroso il contingente delle specie endemiche tra cui si annoverano la Genista aristata, che popola la fascia termomediterranea, la Vicia elegans, una leguminosa rinvenibile nel sottobosco della fascia mesomediterranea, la Petagnaea gussonei, rarissima umbellifera, localizzata esclusivamente nel vallone Calagna (Tortorici) e in pochissime altre stazioni in prossimità di torrenti.

Fauna

Un tempo regno di cerbiatti (così come di daini, orsi e caprioli), i Nebrodi (il cui significato deriva dal greco Nebros, che vuol dire appunto cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia più ricca di fauna, nonostante il progressivo impoverimento ambientale. Il Parco ospita comunità faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie d’uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero d’invertebrati.
Tra i mammiferi si segnala la presenza del suino nero dei Nebrodi, del cinghiale (Sus scrofa) reintrodotto in Sicilia da qualche decennio, della volpe (Vulpes vulpes), dell’istrice (Hystrix cristata), del riccio (Erinaceus europaeus), del gatto selvatico (Felis silvestris), della martora (Martes martes), della donnola (Mustela nivalis), della lepre (Lepus corsicanus), del coniglio (Oryctolagus cuniculus) e, anche se molto rarefatta, del ghiro (Glis glis), dell’arvicola di Savi (Microtus savii), del topo selvatico (Apodemus sylvaticus), del moscardino (Muscardinus avellanarius), del toporagno di Sicilia (Crocidura sicula), del mustiolo (Suncus etruscus) e del quercino (Eliomys quercinus).

personale incaricato al controllo del territorio

Tra i rettili la testuggine comune (Testudo hermanni) e la testuggine palustre siciliana (Emys trinacris), il ramarro occidentale (Lacerta bilineata), la luscengola (Chalcides chalcides) e il gongilo (Chalcides ocellatus), e numerose specie di serpenti tra cui il biacco (Hierophis viridiflavus) e la natrice dal collare (Natrix natrix).

Tra gli anfibi sono presenti il discoglosso (Discoglossus pictus), il rospo smeraldino siciliano (Bufotes boulengeri siculus) e la rana verde minore (Rana esculenta).

Sono state classificate circa centocinquanta specie d’uccelli, fra i quali alcuni endemici di grande interesse come la Cincia bigia di Sicilia ed il Codibugnolo di Sicilia. Le zone aperte ai margini dei boschi offrono ospitalità a molti rapaci come lo Sparviero, la Poiana, il Gheppio, il Falco pellegrino, e l’Allocco mentre le aree rocciose aspre e fessurate delle Rocche del Crasto sono il regno dell’Aquila reale. Il Tuffetto, la Folaga, la Ballerina gialla, il Merlo acquaiolo ed il Martin pescatore preferiscono le zone umide, mentre nelle aree da pascolo non è difficile avvistare la ormai rara Coturnice di Sicilia, la Beccaccia, l’inconfondibile ciuffo erettile dell’Upupa ed il volo potente del Corvo imperiale. Tra l’avifauna di passo meritano d’essere citati il Cavaliere d’Italia e l’Airone cinerino (Ardea cinerea).

Ricchissima è infine la fauna d’invertebrati. Ricerche scientifiche recenti hanno portato a risultati sorprendenti: su seicento specie censite riguardanti una piccola parte della fauna esistente, cento sono nuove per la Sicilia, venticinque nuove per l’Italia e ventidue nuove per la scienza. Tra le forme più rilevanti sotto l’aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre settanta specie) ed i Carabidi (oltre centoventi specie).

Specie estinte

Nel corso del XIX secolo si è avuto un progressivo impoverimento della fauna dovuto alla caccia e al bracconaggio, ciò ha causato l’estinzione di alcune specie importanti quale il cervo (Cervus elaphus), il daino (Dama dama), il capriolo (Capreolus capreolus), il gufo reale (Bubo bubo) e il lupo (Canis lupus cristaldii), i cui ultimi esemplari furono abbattuti alla fine degli anni venti del novecento. Gli ultimi esemplari dei grifoni (Gyps fulvus), volteggianti sulle Rocche del Crasto, invece si estinsero intorno agli anni sessanta a causa dei bocconi avvelenati disseminati e destinati alle volpi. Negli ultimi anni è in atto un progetto di reintroduzione del Grifone. Sono stati inseriti alcuni esemplari importati dalla Spagna che nel 2005 hanno dato alla luce anche alcuni pulcini.

Punti di interesse

Rocche del Crasto (1315 m s.l.m.) È un massiccio roccioso di natura calcarea dell’era mesozoica ricadente nel territorio dei comuni di Alcara Li Fusi e San Marco d’Alunzio. Rappresenta un raro esempio di rocce dolomitiche nell’Italia meridionale.
Sui suoi fianchi scoscesi ed inaccessibili nidificano l’aquila reale ed il grifone.

Cascata del Catafurco (668 m s.l.m.) È una cascata che si forma in corrispondenza di un dislivello di circa 30 m lungo il corso del torrente San Basilio. Alla base della cascata le acque si raccolgono in una cavità naturale, scavata nella roccia, chiamata Marmitta dei Giganti, dove, nella bella stagione, è possibile bagnarsi.

Cascate di Mistretta Si trovano nel territorio di Mistretta. I salti totali sono sette. Il più grande, la Cascata Pietrebianche è alto oltre 33 metri, mentre gli altri hanno un’altezza inferiore.

Bosco della Tassita (1347 m s.l.m.)  È un’area boschiva di circa 50 ha, situata nel territorio del comune di Caronia, popolata da vetusti esemplari di Taxus baccata di ragguardevoli dimensioni.

Monte Soro (1847 m. s.l.m.) È la vetta più alta dei Nebrodi, da cui si gode un panorama vasto ed indimenticabile: a nord la costa tirrenica e le isole Eolie; ad est la Serra del Re e i monti Peloritani; a sud-est l’Etna; a sud i Monti Erei e ad ovest le Madonie. Ospita un esemplare monumentale di acero montano (Acer pseudoplatanus), alto 22 metri e circa 6 metri di circonferenza.

Biviere di Cesarò (1278 m s.l.m.) È uno specchio d’acqua di circa 18 ha, circondato da una fitta faggeta, ricadente nel territorio del comune di Cesarò. È la zona umida d’alta quota di maggior valore naturalistico della Sicilia, punto di riferimento per numerose colonie di uccelli acquatici che vi fanno sosta durante le migrazioni.

Lago Maulazzo (1400 m s.l.m.) È un piccolo lago artificiale di circa 5 ettari ricadente nel comune di Alcara Li Fusi, posto alle pendici di Monte Soro, realizzato intorno agli anni 80 dalla Forestale.

Monte San Fratello

Bosco di Mangalaviti

Serra del Re

Testo bollettino

I Monti Nebrodi, collocati nella Sicilia nordorientale, sono caratterizzati da boschi ricchi e suggestivi, da ambienti rocciosi, da silenziosi laghi e da torrenti fluenti che contrastano con l’immagine più comune di una Sicilia arida ed arsa dal sole.

La vegetazione è caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea sempreverde, dalla Sughera e dal Leccio.  Molte le specie presenti come la Roverella e la Rovere. Molto diffuso è pure il Cerro, che diventa dominante nelle aree più fresche, specie se esposte a nord. Oltre i 1200-1400 metri di altitudine, si trovano le Faggete, splendide formazioni boschive che coprono tutto il crinale dei Nebrodi. Tra le specie del sottobosco, oltre all’Agrifoglio, al Pungitopo, si riscontra il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in condizioni microclimatiche molto localizzate.

ll Parco dei Nebrodi ospita comunità faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero di invertebrati. Mentre le zone rocciose delle Rocche del Crasto sono il regno dell’Aquila Reale e della numerosissima colonia di Grifoni formatasi proprio a seguito di un progetto di reintroduzione realizzato dall’Ente Parco.

Giovanni Cavallaro

Commissario Straordinario dell’Ente Parco dei Nebrodi

Il parco nazionale della Sila è una zona protetta situata nel cuore della Sila, esteso per 73.695 ha, dalla forma allungata nord-sud. La sede del parco si trova a Lorica, mentre il perimetro coinvolge territorialmente tre delle cinque province calabresi, la provincia di Catanzaro, la provincia di Cosenza e la provincia di Crotone.

logo del Parco

Nacque nel 1997 con legge n. 344, ma l’istituzione definitiva avvenne per decreto del presidente della Repubblica del 14 novembre del 2002, dopo un iter politico iniziato addirittura nel 1923, quando in Italia si cominciò a parlare seriamente di aree naturali protette, con la creazione dei primi parchi nazionali. Al suo interno custodisce uno dei più significativi sistemi di biodiversità: simbolo del parco è il lupo, specie perseguitata per secoli e fortunatamente sopravvissuta fino al 1971, anno in cui venne eliminato dall’elenco delle specie nocive.

Il consiglio internazionale di coordinamento del programma MAB (Man and the Biosphere Programme), nel corso della sua 26ª sessione a Jönköping in Svezia, ha approvato l’iscrizione della Sila come 10ª riserva della biosfera italiana nella rete mondiale dei siti di eccellenza dell’UNESCO.

All’interno del parco vi si trovano tre dei sei bacini artificiali presenti sull’altopiano silano e la sua superficie boschiva è molto ampia, tant’è che fra i parchi nazionali italiani è quello con la maggior percentuale di superficie boscata, circa l’80% del totale, costituita principalmente da faggete e pinete del tipico pino silano (Pinus nigra laricio). Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza e alpeggio che resistono tutt’oggi, e l’agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila (I.G.P.).

mappa indicante il Parco

Storia

Il parco nazionale della Sila è stato istituito nel 2002 quando lo stesso si dotò di una struttura gestionale ed amministrativa propria il 14 novembre 2002 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 63 del 17 marzo 2003), dopo un iter legislativo che ne segnò il percorso, ridisegnando più volte i confini territoriali a causa di forti contrasti tra i comuni ricadenti nel Parco stesso.

Origini

La storia del parco nazionale della Sila ha una storia legislativa lunga quasi un secolo, già nel 1923 si discuteva della:

«[…] necessità di un parco nazionale in Calabria, che abbia come centro la Sila e si irradi a comprendere le zone che le sono attorno è oggi improrogabile. Non si tratta soltanto di conservare le tracce del primo manto boschivo che ebbe l’Italia, la cosiddetta “Silva”, ma la fauna, la flora e la natura geologica di quel magnifico massiccio dell’Appennino con le linee di paesaggio che non hanno eguali al mondo […]»

(Antonino Anile, deputato calabrese, disegno di legge per l’Istituzione di un parco nazionale in Sila, 1923)

Le prime iniziative

La costruzione della ferrovia trans-silana in progetto già da alcuni decenni e che avrebbe dovuto collegare Cosenza con Crotone, insieme all’intensificarsi dello sfruttamento delle aree boschive, portarono nel periodo del dopo guerra ad una situazione drammatica per le foreste della Sila; situazione che ebbe il suo apice con il pegno di guerra da parte delle forze anglo-americane che disboscarono ampie aree dell’acrocoro calabrese. La situazione divenne allarmante in quanto frequenti erano gli smottamenti e forme di erosioni gravi dei costoni silani, tant’è che una prima forma di protezione da parte della neonata Repubblica italiana, fu l’istituzione dell’Opera di Valorizzazione della Sila, che ebbe fra gli scopi primari, quello di ripristinare le foreste danneggiate con ampi interventi di rimboschimento

Territorio

Geologia

La storia geologica del territorio del parco ricalca la storia della Sila, un acrocoro, un massiccio montuoso formato essenzialmente da due gruppi di litologie: rocce magmatiche e rocce metamorfiche, che occupano l’area centrale granitica, attorno alla quale si estendono margini collinari calcarei formati da rocce sedimentarie terziarie e quaternarie. Il complesso di rocce metamorfiche è sottoposto a rocce magmatiche di tipo granitico formando il maggior tipo litologico di affioramento. Questo complesso di rocce farebbe risalire la Sila ad un’orogenesi e ad una struttura geologica simile alle Alpi, tant’è che Giovanni Marinelli nel 1898 coniò la denominazione di “Alpi Calabresi”. Il suolo dell’altipiano è formato dalla degradazione delle rocce fatte di granito, diorite, scisti, micascisti, gneiss e porfidi, e si differenzia da quello dell’Appennino calcareo, con notevole caratteristica diversità vegetativa.

Le rocce presenti in Sila e nell’area del parco in particolare, offrono la sensazione di essere state sovrapposte ed inserite nel territorio durante il periodo del Miocene medio, in una posizione che si può chiaramente definire subaerea o semi-sommersa. Ciò spiegherebbe come l’acrocoro silano sia stato coinvolto nei processi di modellazione della superficie che sono avvenuti sin dalla formazione dell’altipiano, sin dal Miocene stesso. Tale processo di modellazione è dovuto ad una forma di erosione, e come spiegherebbe il geologo Pierre Gueremy, sul territorio silano si sarebbero concentrate due forme erosive, una di tipo meccanico, con erosione, trasporto e messa sul posto delle rocce e di tutti i materiali geologici, ed un’altra forma di tipo chimico legata alle caratteristiche ed agli effetti climatici del Miocene terminale e del Pliocene.

Due splenditi paesaggi del parco

I fiumi

I principali corsi d’acqua che attraversano l’area del parco sono il fiume Crati e il fiume Neto, i due più lunghi ed importanti fiumi della Calabria. Ad essi si associano una serie di affluenti, alcuni molto rilevanti per simbiosi biogenetica,

I laghi

I laghi artificiali silani che ricadono nel territorio del parco sono tre: il lago Ampollino, il lago Arvo e il lago Ariamacina. Vi è inoltre un bacino, ad oggi completamente vuoto, che è il lago Votturino, anch’esso presente nel territorio del parco.

Flora

Il patrimonio floreale del parco nazionale della Sila è strettamente collegato all’orografia e alla morfologia del territorio silano. Le caratteristiche geologiche e del suolo avvicinano la Sila e i suoi territori a quelli degli ambienti alpini oltre che dal resto degli ambienti appenninici. La dimostrazione di ciò è insita nello spettro floreale ricco e vario che accomuna l’ambiente silano con quello appenninico e alpino. Il paesaggio silano, pur apparendo compatto ed omogeneo, in realtà possiede un notevole e diversificato patrimonio vegetale e floreale. La costituzione di questo ricco patrimonio la si deve sia alle varie altitudini e alla sua storia geologica, sia all’azione dell’uomo che utilizzando il legname e le valli per il pascolo ha inciso in maniera profonda alle caratteristiche originari dell’altopiano.

L’areale floristico del parco è dunque strettamente collegato alle tipicità territoriali silane, oltre che da fattori ecologici come il clima e il substrato e da fattori storico-geografici. Il parco della Sila rappresenta un limite meridionale di distribuzione per un nutrito gruppo di specie vegetali con distribuzione discontinua spesso anche di notevole distanza. Ciò deriverebbe dalla combinazione dei fattori precedentemente citati e soprattutto dai mutamenti climatici che la regione silana ha subito provocando la scomparsa di alcune specie e lo spostamento di altre nei restanti areali territoriali.

Nel parco passa anche una ferrovia. Questa è la stazione di Camigliatello Silano

La Sila è un massiccio a base quadrangolare di forma pressoché piramidale con le cime principali (i vertici) situate in posizione nord-ovest. Tale forma fa sì che la vegetazione assuma la forma a corollario dell’intero massiccio cui seguono per ogni fascia altimetrica una diversa vegetazione. La vegetazione del Parco può essere studiata dunque, in base alle sue fasce d’altitudine ed in relazione fra l’altimetria e il clima. Ogni fascia presenta proprie caratteristiche vegetative e si caratterizza per l’omogeneità della stessa. Il Parco racchiude nel suo perimetro la parte più elevata del massiccio silano e i principali pianori, mentre non comprende nessuna delle aree pre-silane che gravitano intorno l’acrocoro. Questo limita il patrimonio vegetativo silano ai soli habitat vallivi, fluviali, montani e sub-montani.

Fauna

La presenza faunistica della Sila e delle aree del parco è profondamente mutata dal periodo dell’ultima glaciazione ad oggi. La presenza di alcuni mammiferi, soprattutto di grandi dimensioni, è stata influenzata dalla presenza dell’uomo che ha modificato l’habitat e la sopravvivenza di alcune specie, in particolare del cervo, estinto ad inizio secolo scorso e reintrodotto solo negli ultimi anni. Certo è che sin dall’inizio della prima bozza di stesura del Parco del 1923, la Sila era considerata una delle aree geografiche più selvagge d’Italia e quella più ricca di fauna di tutto il meridione d’Italia.

Due dei mammiferi frequentatori del Parco: il Lupo e il Daino

Mammiferi

Secondo studi e a saggi paleontologi effettuati su varie aree della regione, dopo l’ultima fase di glaciazione in Sila erano presenti mammiferi come lo stambecco (Capra ibex), il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), l’uro (Bos taurus primigenius), il cinghiale (Sus scrofa), il cervo (Cervus elaphus) e il camoscio (Rupicapra pyrenaica). I maggiori predatori di questi mammiferi erano invece il lupo (Canis lupus italicus), l’orso (Ursus arctos) e la lince (Lynx lynx).

Ai nostri giorni è documentata la presenza dei seguenti animali:

Ungulati

  • Capriolo (Capreolus capreolus), la sua presenza risultava compromessa negli anni settanta, ma con la introduzione di caprioli provenienti dalle Alpi orientali la presenza di questo ungulato è notevolmente accresciuta. Restano dubbi però, sulla razza autoctona, poiché pare che la reintroduzione dell’altra specie abbia geneticamente cambiato l’aspetto originario di questo mammifero, anche se non si esclude la presenza di ceppi autoctoni.
  • Cervo (Cervus elaphus subsp. hippelaphus), estinto ad inizio secolo scorso, venne reintrodotto negli anni ottanta nella riserva naturale di Golia-Corvo. Questa specie è considerata fondamentale per la catena alimentare del parco, sia per l’adattamento della specie nei boschi silani, e sia perché è una delle principali prede da parte del lupo. Nel 2010, 20 esemplari sono stati liberati nel Parco nei pressi della località Fossiata. Il suo areale principale è la parte settentrionale del Parco.
  • Daino (Dama dama), si ritiene che questo animale non fosse presente originariamente in Sila ma solo in alcune aree costiere della Regione. Nel Parco venne introdotto alcuni anni fa nella Riserva naturale Golia – Corvo, e oggi è possibile ammirarlo.
  •    Cinghiale (Sus scrofa), molto presente in Sila e preda ambita dai cacciatori nelle aree silane al di fuori del parco, il cinghiale ad oggi è presente in maniera piuttosto consistente grazie anche ai continui interventi  di ripopolamento per scopi venatori.

Mustelidi

  • Tasso (Meles meles), carnivoro notturno, presente in ampie aree del parco; la presenza e l’importanza di questa specie per il parco della Sila è confermata anche grazie all’istituzione della Riserva naturale Tasso Camigliatello Silano, un’area protetta di oltre 200 ha dove la specie è molto diffusa.
  • Lontra (Lutra lutra), prezioso indicatore ambientale, sulla lontra è stato effettuato un’importante indagine nazionale ricognitiva della specie, presente nella prima metà del secolo scorso in popolazioni molto numerose, lungo i principali corsi d’acqua e nei laghi silani
  • Donnola (Mustela nivalis)
  • Faina (Martes foina)
  • Martora (Martes martes)
  • Puzzola (Mustela putorius)

Roditori

  • Ghiro (Glis glis), diffusissimo su tutto il territorio del parco ed un tempo anche cacciato ed utilizzato nella cucina calabrese di montagna
  • Moscardino (Muscardinus avellanarius)
  • Quercino (Eliomys quercinus)
  • Driomio (Dryomys nitedula), specie molto rara, presente in alcune aree delle Alpi e nel territorio calabrese su tutte e tre i parchi nazionali.
  • Scoiattolo nero meridionale (Sciurus meridionalisZaccarella in forma dialettale) caratterizzato dal mantello di colore nero, merita una menzione a parte in quanto questo animaletto è il principale roditore presente sui boschi della Sila. Ha colonizzato praticamente tutto il territorio montano silano, e lo si può trovare anche nei parchi comunali dei paesini della pre-sila e nei centri abitati.
  • Istrice (Hystrix cristata), presente nelle aree più orientali e sull’orlo esterno dell’altipiano

Altri mammiferi

Oggi, dopo le misure restrittive di protezione di alcune specie e dopo la reintroduzione di alcune specie, nel parco vivono questi mammiferi:

  • Lupo appenninico (Canis lupus subsp italicus), 3 branchi di lupi accertati, composti da 3 – 4 individui ciascuno, per un totale di circa 15 – 20 esemplari su tutta la Sila. Simbolo del parco questo mammifero è considerato il più importante predatore dei boschi dell’Appennino e della montagna calabrese. Nel 1970 subì un grave declino demografico, rimanendo sull’orlo dell’estinzione, con la presenza certa stimata solo nelle aree Abruzzesi e in quelle silane. Con l’approvazione della legge in favore della sua conservazione (Convenzione di Berna), questo predatore sta pian piano accrescendo la propria comunità in tutto il territorio italiano. A suo favore sono stati promossi piani di reintroduzione di alcune specie di prede preferite dal lupo quali cervi e caprioli, piani che hanno portato ad una costante crescita della specie, che si sta diffondendo su tutto il territorio nazionale. In Calabria la sua presenza è accertata su tutti e tre parchi nazionali.
  • Gatto selvatico (Felis silvestris), mammifero raro e protetto diffuso su tutto l’areale della Sila; non si hanno molte fonti e dati certi al riguardo di questo felino, vi sono dunque scarse informazioni relative alla distribuzione e all’abbondanza di questa specie anche se è certa la sua presenza;
  • Lepre comune o europea (Lepus europaeus), molto presente fino alla prima metà del secolo scorso, la presenza di questo animale ha subito una forte diminuzione causa dell’attività venatoria che ne ha compromesso la presenza sul territorio del parco;
  • Volpe (Vulpes vulpes), diffusissimo nelle aree silane specie in quelle con il clima più mite (zone collinari e campagne), la volpe negli ultimi anni ha avuto un progressivo e sempre più cospicuo proliferare della propria comunità, grazie soprattutto al totale disinteresse dei cacciatori verso questo animale; negli ultimi anni si è registrata una cospicua presenza del mammifero presso i centri urbani silani, in particolare nelle aree periferiche con presenza di cassonetti dell’immondizia, dove la volpe riesce con facilità a procacciarsi residui alimentari;
  • Talpa (Talpa europaea),  ampiamente diffusa su tutto il parco; anche la presenza nei centri urbani è notevolmente aumentata negli ultimi anni;
  • Riccio (Erinaceus europaeus), è un animale diffusissimo su tutto il territorio del parco, spingendosi fino ai centri urbani.

Uccelli

L’avifauna è piuttosto vasta poiché numerose aree del parco sono mete di sosta durante le migrazioni delle tratte Sicilia-Stretto di Messina-Calabria, tratta importante delle rotte migratorie Nord-Sud, e di nidificazione di molte specie di uccelli. Secondo un’indagine condotta dall’ente parco sono stati individuati 113 specie di uccelli sulla Sila, 57 dei quali considerati di “interesse conservazionistico”.

Rapaci

Gruppo consistente presente nei cieli silani, è rappresentato dalle famiglie dei Falconidae e degli Accipitridae. Da considerare anche l’ordine degli Strigiformes, ossia i rapaci notturni, presenti nel parco con le famiglie dei Tytonidae e degli Strigidae.

  • Accipitridae
    Volatiti dal corpo robusto e grandi ali, nidificano fra gli alberi e negli anfratti delle rocce, in Sila sono presenti: l’astore (Accipiter gentilis), il più grande rapace delle foreste silane, lo sparviero (Accipiter nisus), il biancone (Circaetus gallicus), la poiana (Buteo buteo), il nibbio reale (Milvus milvus) e il nibbio bruno (Milvus migrans) riconoscibili dalla coda biforcuta. Interessante è inoltre la presenza del capovaccaio (Neophron percnopterus) avvoltoio che si nutre di carogne, che nidifica nelle aree più miti della costa calabrese e si spinge in Sila alla ricerca di cibo. Per quanto riguarda la presenza dell’aquila reale (Aquila chrysaetos), vi sono casi di avvistamenti di questo grande rapace in più zone dell’altopiano e in vari periodi; gli avvistamenti sono confermati da reperti fotografici.
  • Falconidae
    Presenti il gheppio (Falco tinnunculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus) grande predatore dalla formidabile velocità in picchiata, il lanario (Falco biarmicus), il falco della regina (Falco eleonorae), il lodolaio (Falco subbuteo) e il falco cuculo (Falco vespertinus).
  • Strigiformes
    Fra i rapaci notturni che abitano nel parco vi sono il barbagianni (Tyto alba) e l’allocco (Strix aluco) presenti in comunità numerose. Presenti anche la civetta (Athene noctua) e il gufo comune (Asio otus). Meno numerosi sono le comunità di assioli (Otus scops) e gufi reali (Bubo bubo), molto rari se non completamente estinti in Sila.
Controllo del territorio da parte dei Carabinieri Forestali

Piciformi

Di quest’ordine sono presenti:

  • il picchio nero (Dryocopus martius), specie rara e da considerarsi la più importante fra i piciformi presenti sulla Sila dal punto di vista conservazionistico e zoogeografico
  • il picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius) anch’esso specie molto rara
  • il picchio verde (Picus viridis)
  • il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) diffuso su tutta l’area della Sila Grande
  • il picchio rosso minore (Dendrocopos minor)
  • il torcicollo (Jynx torquilla).

Altri uccelli

  • Corvidi
    Di questa famiglia nidificano nell’area del parco la ghiandaia (Garrulus glandarius), la taccola (Coloeus monedula), la gazza (Pica pica), la cornacchia grigia (Corvus cornix) e il corvo imperiale (Corvus corax), il più grande di questa famiglia e tra i più grandi volatili presenti in Sila.
  • Passeriformi
    Due alaudi di interesse comunitario nidificano nel parco, la tottavilla (Lullula arborea) e la calandrella (Calandrella brachydactyla); sempre di quest’ordine abbiamo l’allodola (Alauda arvensis), il pettirosso (Erithacus rubecula), il merlo (Turdus merula), la rondine (Hirundo rustica), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), la capinera (Sylvia atricapilla), la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), il fringuello (Fringilla coelebs), il rampichino (Certhia brachydactyla), la ballerina gialla (Motacilla cinerea) e il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus),questi ultimi due presenti lunghi i corsi d’acqua
  • Uccelli acquatici
    Il germano reale (Anas platyrhynchos) e lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) sono tra le specie nidificanti quelle più presenti in Sila e che sostano presso gli specchi d’acqua dell’area del parco specie durante le migrazioni, ma sono state monitorate anche le presenze della folaga (Fulica atra) e della gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), che nidificano presso i laghi. Fra i Ciconiiformes ricordiamo l’airone cenerino (Ardea cinerea) che sosta lungo i laghi del parco anche se non nidifica in Sila.
  • Altri volatili
    Altre specie degne di menzione sono il cuculo (Cuculus canorus), di carattere parassitario nidificando in nidi di altre specie; il colombaccio (Columba palumbus) specie spiccatamente silana, di notevoli dimensioni vive e nidifica nei boschi ad alto fusto; l’upupa (Upupa epops). Rilevata la presenza anche della quaglia (Coturnix coturnix) e della beccaccia (Scolopax rusticola), specie che si nutrono di invertebrati, e particolarmente ambite durante il periodo venatorio. Documentata la nidificazione del lucherino (Carduelis spinus), dello stiaccino (Saxicola rubetra), del calandro (Anthus campestris), del rondone pallido (Apus pallidus), dello zigolo muciatto (Emberiza cia), della passera lagia (Petronia petronia), della balia dal collare (Ficedula albicollis), del luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e di altre specie di interesse conservazionistico.

Sull’altopiano della Sila, è stato documentato il passaggio di specie migratorie abbastanza rare, quali il piviere tortolino, la monachella, il codirossone, la ghiandaia marina, la cicogna nera, l’averla capirossa ed altre. Nel parco nazionale della Sila, a partire dall’inverno 2016 è stato per la prima volta documentato l’eccezionale svernamento della rarissima Cicogna nera (Ciconia nigra).

Anfibi e Rettili

Nel Parco nazionale della Sila sono presenti 22 specie di interesse erpetologico (12 anfibi e 10 rettili) su 31 specie documentate nella regione Calabria, che corrisponde a circa il 25% della diversità erpetologica italiana composta da 91 specie (40 anfibi e 51 rettili).

Pesci

Le specie ittiche presenti negli ambienti idrici del Parco possono essere divise in pesci di interesse conservazionistico  che sono specie autoctone, da specie aliene inserite nell’habitat silano per effetto di ripopolamento dei corsi avvenuto durante il secolo scorso a scopo di pesca sportiva, che sono specie alloctone.

Tra le specie autoctone vi sono la trota mediterranea o trota mediterranea (Salmo ghigii), la rovella (Sarmarutilus rubilio) e il cobite (Cobitis bilineata). Tra le specie alloctone vanno menzionate la trota fario (Salmo trutta fario) per molti anni scambiata per specie autoctona, e la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa per scopi di pesca sportiva. Tra gli anguilliformi risulta presente l’anguilla (Anguilla anguilla), mentre tra i cipriniformi abbiamo la tinca (Tinca tinca), introdotta per la pesca sportiva e presente nei principali laghi silani, il carrassio (Carassius carassius), abbondante nelle acque più paludose, il cavedano (Squalius squalus), l’alborella (Alburnus arborella), la scardola (Scardinius erythrophthalmus) e la carpa (Cyprinus carpio), pesce che nel lago artificiale Ariamacina.
Tra i perciformi abbiamo il persico reale (Perca fluviatilis), diffuso nei laghi e preda ambita dagli appassionati di pesca sportiva, e il persico sole (Lepomis gibbosus). Merita infine una menzione lo spinarello (Gasterosteus aculeatus).

Le specie indigene risultano minacciate dalla presenza delle specie alloctone, che ben si sono adattate sia nei laghi che nei fiumi silani. Questo ha determinato fenomeni di competizione trofica oltre che di ibridazione fra ceppi diversi, determinando una pesante contrazione della comunità delle specie autoctone. Questo fenomeno è registrato in particolare per quanto riguarda la trota macrostigma. Un’altra minaccia deriva anche da alcune opere idrauliche atte alla regimentazione delle acque che hanno in molti casi compromesso l’habitat di alcune specie autoctone modificando i corsi fluviali.

I comuni

Il parco interessa 21 comuni distribuiti in tre province

Provincia di Cosenza : Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Celico, Corigliano Calabro, Longobucco, Pedace, San Giovanni in Fiore, Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila.

Provincia di Catanzaro : Albi, Magisano, Petronà, Sersale, Taverna, Zagarise.

Provincia di Crotone :Cotronei, Mesoraca, Petilia Policastro, Savelli.

Attività possibili

Il parco della Sila è sede di numerosi campeggi attrezzati:

  • Escursioni in mountain bike, grazie ad una serie di percorsi ciclo-turistici
  • Escursioni a piedi sui numerosi percorsi tracciati dal CAI
  • Escursioni a cavallo presso i numerosi maneggi che si trovano all’interno del parco
  • Sci di fondo e discesa, presso i centri turistici di Carlomagno (per lo sci da fondo), di Lorica (sci da fondo e da discesa) e di Camigliatello Silano (sci da discesa)
  • Orienteering
  • Vela e canoa sui laghi artificiali Arvo e Ampollino
  • Torrentismo e canyoning
  • Tiro con l’arco
  • Bio e bird-watching presso il lago artificiale Ariamacina
  • Fattorie Aperte
  • Trenino del parco (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia e le immagini da Google)

Testo bollettino

Il Parco Nazionale della Sila è da scoprire ora dopo ora: boschi lussureggianti, sorgenti d’acqua purissima, laghi, villaggi deliziosi immersi nella natura, fresche passeggiate nel verde, sono solo alcune delle attrazioni dell’area protetta, oltre 77.000 ettari di territorio incontaminato, fra due mari ma lontani dal frastuono delle coste. La vegetazione varia dagli oliveti e dai vigneti all’alta macchia mediterranea, sino ai castagneti, ai querceti, alle pinete di laricio calabrese, alle abetine, alle faggete. La fauna comprende il lupo appenninico, simbolo del Parco, il capriolo, il cervo, la cicogna nera e il gufo reale, la lepre italica, la lontra e lo scoiattolo meridionale. Una storia vecchia di millenni insiste sul territorio silano, somma di variegate e molteplici culture che, al centro ideale del Mare Nostrum, tra Ionio e Tirreno, hanno contribuito a dare identità a luoghi, cose e persone dell’altipiano. Dal 2014, grazie all’impegno profuso dall’Ente Parco nel processo di candidatura a Riserva MaB (Man and the Biosphere), la Sila è divenuta la 10a Riserva della Biosfera italiana nella Rete Mondiale dei siti di eccellenza dell’UNESCO, con un’estensione territoriale molto ampia, che abbraccia una superficie di ben 355.000 ettari e comprende 66 comuni, corrispondente a circa un terzo della Regione Calabria.

Francesco Curcio

Presidente Parco Nazionale della Sila

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