7^ emissione del 02.02.2025, di un francobollo commemorativo di GIOVANNI PIERLUIGI da PALESTRINA, nel V centenario della nascita

7^ emissione del 02.02.2025, di un francobollo commemorativo di GIOVANNI PIERLUIGI da PALESTRINA, nel V centenario della nascita, dal valore indicato con la lettera B, corrispondente ad €1,25

  • data emissione: 02 febbraio 2025
  • dentellatura: 11  effettuata con fustellatura.
  • dimensioni francobollo: 30 x 40 mm
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico.
  • Grammatura: 90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura : 250.020
  • valore tariffa: B = €1,25
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaa cura del Centro Filatelico dell’Officina Carte Valori e Produzioni Tradizionali dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ______SASS _____
  • Il francobollo: riproduce un ritratto di profilo del musicista Giovanni Pierluigi da Palestrina, dipinto a olio su tela del 1566, di autore anonimo, di proprietà della Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina ed esposto nella Casa Museo del compositore a Palestrina. Completano il francobollo le legende “GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA”, “COMPOSITORE” e le date “1525 – 1594”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • nota: il dipinto raffigurante Giovanni Pierluigi da Palestrina è riprodotto per gentile concessione della Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina.

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Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina, 1525 – Roma, 2 febbraio 1594) è stato un compositore e organista italiano, tra i più importanti del Rinascimento europeo.

Un ritratto di Giovanni Pierluigi da Palestrina

Fu considerato tra i massimi compositori appartenenti alla scuola romana del XVI secolo e ritenuto modello ideale per la composizione polifonica sacra per aver saputo magistralmente conciliare quella che era la funzione propriamente sacra della musica cattolica con gli aspetti più apertamente estetici.

Biografia

Giovanni Pierluigi (o, in latino, Johannes Petraloysius) nacque a Palestrina, vicino Roma; il padre si chiamava Sante e la nonna Jacobella, che lo cita nel suo testamento datato ottobre 1527 e che costituisce il primo documento dove è nominato. L’anno di nascita del compositore è stato proposto sulla base di un elogio commemorativo scritto da un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, nel quale si affermava che al momento della morte Palestrina aveva 69 anni.

Giovanni visse la maggior parte della sua vita a Roma, dove probabilmente si trovava già da fanciullo; un documento del 1537 riporta infatti il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore. I maestri allora in carica erano un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Lebel.

Il futuro compositore ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori.

Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Rodolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575) e Iginio (1558–1610).

Nel 1551 il vescovo di Palestrina Giovanni Maria del Monte fu eletto papa e nel mese di settembre Giovanni diventò magister cappellae della Cappella Giulia così come risulta dai libri censuali “D. Ioanni praenestino magistro cappelle Sc.6”, succedendo al magister Robin Mallapert, e così fino al 1554 (mancano poi i libri censuali dal 1555 al 1557 ove si potrebbe vedere quando il Pierluigi lasciò questo posto luminoso di primo de’ maestri).

Nel 1554 Giovanni pubblicò il suo primo libro di messe, dedicato al papa Giulio III, e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dallo stesso pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Così, morto papa Giulio III e concluso il brevissimo regno anche del successore Marcello II, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori ammogliati (Leonardo Baré, Domenico Ferrabosco e lo stesso Giovanni Pierluigi), concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella della Cappella musicale Pia Lateranense; lascerà l’incarico nel 1560, portando via con sé anche il figlio Rodolfo, che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore.

Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento.

Giovanni divenne intanto maestro del neonato Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d’Este (1º agosto 1567 – marzo 1571).

La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall’aristocrazia sia italiana sia straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì. Nell’aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, Palestrina tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo l’incarico sino alla fine.

Tra il 1572 e il 1575, a causa di un’epidemia morirono il fratello Silla e i figli Ridolfo e Angelo. Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Giovanni inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli, che aveva ereditato dal defunto marito una prospera attività di commercio di pellicce.

Negli ultimi anni di vita, Giovanni accrebbe ulteriormente la sua fama, e fu considerato il massimo compositore esistente. Morì il 2 febbraio 1594 e venne tumulato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono molti celebri musicisti del tempo.

Palestrina fu celebre sia in vita sia dopo la sua morte; le sue composizioni assursero a modello insuperato della polifonia vocale sacra rinascimentale della Chiesa Romana e sono tutt’oggi un riferimento per lo studio della composizione, in particolare della tecnica del contrappunto. Fu un uomo dotato anche di grande senso pratico; grazie a una serie di scelte oculate, operate in momenti difficili della sua vita, condusse un’esistenza agiata.

Composizioni

La produzione palestriniana, per la maggior parte sacra, fu cospicua, anche rispetto a quella di famosi e prolifici compositori dell’epoca, come Orlando di Lasso e Philippe de Monte. Scrisse circa 105 messe, superando ogni altro compositore contemporaneo; a questo numero già considerevole, si devono aggiungere oltre 300 mottetti, 68 offertori, almeno 72 inni, 35 magnificat, 11 litanie e 4 o 5 lamentazioni. Compose poi oltre 140 madrigali su testi sacri e profani. È stato il primo compositore del XVI secolo di cui sia stata pubblicata l’Opera omnia: la prima volta nell’Ottocento e un’altra volta nel Novecento; nonostante ciò, una serie di composizioni a lui attribuite tratte da fonti manoscritte rimangono di dubbia autenticità, e un catalogo delle opere di Palestrina non è ancora stato completato.

Giovanni Pierluigi da Palestrina con uno spartito di una sua opera

Personalità

Giovanni Pierluigi da Palestrina venne descritto dai suoi contemporanei come una persona coraggiosa e saggia, molto dedita alla famiglia, alle contingenze finanziarie e ai suoi doveri come direttore di coro e compositore. Lo stesso Palestrina in seguito adottò dal padre lo stesso atteggiamento di “rigore e vigilanza” nei confronti dei suoi figli e fratelli minori. Pare che da giovane avesse l’evidente desiderio di elargire i suoi talenti ovunque fosse necessario. Lo storico Leonardo Cecconi ha messo in evidenza la sua profonda fede religiosa, ricordando il cospicuo lavoro del compositore come organista presso la chiesa carmelitana del suo paese. Nonostante questa apparente devozione del giovane, Palestrina è descritto come persona dotata di forte personalità.

Monumento dedicato al musicista nella sua Palestrina

Tra il 1544 e 1545, Palestrina avrebbe acquisito la reputazione di un uomo la cui ambizione poteva essere pericolosa. Tale informazione è giunta a noi tramite il compositore e cantante pontificio spagnolo Cristóbal de Morales, che denunciò questo atteggiamento nella prefazione al suo secondo libro di messe rivolto a papa Paolo III. Questa gelosia mostrata troppo apertamente gli avrebbe però procurato nel 1545 una richiesta di congedo seguita da un trasferimento a Toledo nello stesso anno. Secondo il biografo Lino Bianchi, “questo tipo di accuse erano una pratica comune, tipica dell’atmosfera che prevaleva poi nelle sfere superiori delle chiese, ed ancor più nell’entourage della corte pontificia”, che non autorizza in alcun modo a sottoscrivere tali critiche.

Altamente sensibile, è descritto come incapace di sopportare mediocrità, ristrettezza mentale o malevolenza, il che spiega decisioni inaspettate e cambiamenti improvvisi di rotta. Molto legato al proprio lavoro, in vita cercò a tutti i costi di vedere la sua opera pubblicata nella sua interezza (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia e le immagini da Google)

 

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