66^ emissione del 18 luglio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicato a Una Rotonda sul Mare: SENIGALLIA

66^ emissione del 18 luglio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” il patrimonio naturale e paesaggistico” dedicato a Una Rotonda sul Mare: SENIGALLIA, dal valore indicato in B, corrispondente ad €1.25

  • data emissione: 18 luglio 2024
  • dentellatura:  11 effettuata con fustellatura.
  • dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura : 250.020
  • valoretariffa B = €1,25
  • colori: cinque
  • bozzettistaEmanuela L’ABATE
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ________SASS __4447____
  • Il francobollo: raffigura una veduta della “Rotonda a mare” di Senigallia, progettata dall’ingegnere Enrico Cardelli e inaugurata il 18 luglio del 1933, oggi un luogo simbolo della vita artistica e culturale della città. Completano il francobollo le legende “UNA ROTONDA SUL MARE”, “SENIGALLIA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

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Senigallia  è un comune italiano di 43 994 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche. La zona di Senigallia costituisce il confine linguistico fra le lingue gallo-italiche e i dialetti italiani mediani.

La rotonda sul Mare di Senigallia

Territorio

Sorge sulla costa medio-adriatica alla foce del fiume Misa. Il suo territorio è prevalentemente pianeggiante, ma circondato da colline digradanti verso il mare. Il centro storico ricalca l’impostazione urbanistica della città romana che fu fondata su una collina a sud del fiume Misa.

Storia

Periodo preromano

Senigallia venne fondata tra il 389 e il 383 a.C. dalla tribù gallica dei Senoni che si erano stanziati nel nord delle Marche fino alla valle del fiume Esino, nell’attuale provincia di Ancona: probabilmente la scelta, fatta secondo la leggenda dal capo tribù Brenno, fu dettata dalla presenza di una bassa collina fronteggiante il mare e dominante il guado esistente. Da qui, definita la “capitale” dei Galli in Italia, alla guida di Brenno si mossero contro Roma vincendone gli eserciti e ritirandosi solo dopo il pagamento di un pesante tributo. La testimonianza più importante di questo periodo è l’abitato Piceno con annessa necropoli presso Montedoro di Scapezzano. Il sito è stato esplorato dal 1982 al 1990 (soprattutto grazie al lavoro della maestra Luigina Pieroni), anche se già da inizio XX secolo se ne intuiva l’importanza. L’area è delimitata da scarpate naturali e da un grande fossato artificiale atto a creare un unico ingresso difendibile all’abitato, posto a 100 m s.l.m. in un pianoro dove attualmente sorge la piccole chiesetta omonima. Gli scavi qui condotti hanno portato alla luce diverse capanne datate VIII sec. a.C. poi sostituite da fornaci produttive, insieme a queste è stata scoperta una grande area funeraria con diverse sepolture che vanno dal periodo Piceno a quello Romano.

Città romana

Dopo la battaglia di Sentino (295 a.C. circa) i romani ebbero il definitivo controllo sulla Campania, l’Etruria, l’Umbria e appunto il territorio tra il fiume Esino e il fiume Montone popolato dai Galli Senoni che fu denominato da quel momento Ager Gallicus. Nel 284 a.C., su spinta del Console Manio Curio Dentato (che vinse Pirro a Benevento), i romani istituirono la colonia romana di Sena Gallica, la prima sull’Adriatico, al posto di quella che era la “capitale” dei galli in Italia, per distinguerla dall’altra colonia Sena (ora Siena) situata in Etruria, l’attuale Toscana. Nel 207 a.C. la città fu base di partenza delle truppe romane che infersero un duro colpo ai cartaginesi sulle rive del fiume Metauro sconfiggendo in battaglia Asdrubale Barca, fratello di Annibale, che stava accorrendo in suo aiuto. Nella riorganizzazione Augustea dell’Italia, Sena Gallica venne accorpata insieme a parte dell’Ager Gallicus nella Regio VI Umbria.

Periodo bizantino e Medioevo

La città venne saccheggiata dai visigoti di Alarico I nel 400. Successivamente nel 551 nelle acque antistanti si combatté la Battaglia di Sena Gallica, importante scontro navale avvenuto durante la Guerra Gotica tra Bizantini (Impero Romano d’Oriente) e Goti.

Successivamente l’invasione longobarda d’Italia del 568, la città rimase sotto dominio bizantino al diretto controllo dell’Esarcato di Ravenna, costituendo assieme con Ancona, Fanum Fortunae (Fano), Pisaurum (Pesaro) e Ariminum (Rimini) la cosiddetta Pentapoli bizantina e seguendone tutte le vicende storiche fino alla donazione della Pentapoli al dominio del Papa di Roma. Istituiti già da tempo la diocesi e il vescovado, la città conobbe un interessante sviluppo anche economico, che vide l’istituzione della cosiddetta Fiera della Maddalena attorno al XIII secolo. Ma durante il Medioevo si scontrò con gli interessi delle città vicine, in particolare Fano, Jesi ed Ancona a causa delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Italia. Senigallia venne conquistata e in gran parte distrutta dalle truppe di Manfredi di Sicilia, che ne fece abbattere le mura. A peggiorare la situazione contribuì la presenza a sud della città di una vecchia salina che, abbandonata a se stessa, divenne una malsana e insalubre palude salmastra: questi eventi ridussero la città a poco più di un borgo arroccato attorno ad un vecchio fortilizio edificato sui resti di un’antica torre di avvistamento romana. Senigallia (al tempo nota come Sinigaglia o Sinigallia) sopravvisse all’abbandono fin quando papa Gregorio XI decise durante il suo papato (1370 – 1378) di riportare la sede papale a Roma da Avignone, dove nel frattempo era stata trasferita. Delegò il cardinale Egidio Albornoz a restaurare l’autorità pontificia nel territorio dello Stato Pontificio: quest’ultimo visitò anche “il borgo” e decise una serie di lavori da realizzare, in particolare l’inizio della bonifica della palude salmastra sorta al posto delle antiche saline ed il rinforzo del fortilizio che era ancora un’utile torre d’avvistamento sul mare.

I Malatesta

Nella prima metà del XV secolo la città, che stava lentamente continuando a riprendersi, finì nell’interesse e dominio della famiglia riminese dei Malatesta grazie alla sua particolare posizione strategica pressoché equidistante tra Pesaro ed Ancona.

Fu proprio Sigismondo Pandolfo Malatesta in particolare ad interessarsi a Senigallia, tanto da essere considerato il “rifondatore” della città. Decise la ricostruzione della cinta muraria e dei bastioni difensivi, seguendo in parte il vecchio tracciato delle mura abbattute e realizzando così una città fortificata dalla forma rettangolare, secondo un progetto che aveva come base il cardo ed il decumano della città romana e duecentesca ed inglobando nelle nuove difese il fortilizio fatto realizzare dall’Albornoz, che da questo momento divenne il nucleo su cui successivamente verrà edificata la Rocca Roveresca. Oltre a rinnovare la città era necessario ripopolarla e svilupparla, per questo Sigismondo diede nuovo impulso alla vecchia Fiera della Maddalena e stabilì delle agevolazioni fiscali per chi desiderasse trasferirsi nella “nuova città”, attirando in questo modo molta gente dalle varie parti d’Italia. Tra questi il nucleo della successiva comunità ebraica che aiutò a dare nuova linfa ai commerci della città.

La ricostruzione era però così costosa da costringere il Malatesta a contrarre debiti con il papa Pio II, che per questo gli tolse il possesso della città per passarla ad Antonio Piccolomini. La nomina a Papa di Sisto IV farà trasferire il controllo di Senigallia a Giovanni della Rovere, nipote del pontefice, che assunse il titolo di Duca: di questo passaggio rimane ancora segno nelle scritte IO DVX IO PRE [Giovanni, duca (di Sora ed Arce) e prefetto (di Roma)] incise nelle pietre all’interno della Rocca detta appunto “roveresca”.

Negli anni successivi Giovanni della Rovere sposerà Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico, capo dell’antica e prestigiosa famiglia che dominava sulla città di Urbino e tutto il nord delle Marche. Giovanni morirà nel 1501 dopo 27 anni, lasciando la città ammodernata, creando un Catasto, allargando la cinta muraria e dando vita alla Rocca per difendersi dal lato del mare e perfezionando i lavori di bonifica della palude. Della Rocca si occupano gli architetti Gentile Veterani (che progettò il rivellino), Luciano Laurana (autore di varie modifiche agli interni) e Baccio Pontelli (ideatore dei quattro torrioni posti agli angoli della struttura). Quest’ultimo si impegnò anche nel progettare un nuovo convento e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, iniziata nel 1491.

Il governo di Cesare Borgia e il ritorno dei Della Rovere

A cavallo tra XV e XVI secolo Senigallia cadde brevemente sotto il dominio di Cesare Borgia, passato alla storia come il duca Valentino, descritto come esempio di homo novus ne Il Principe di Machiavelli. In pochi anni, assecondato da suo padre papa Alessandro VI, riuscì a creare un dominio personale che andava dall’attuale Romagna fino a parte del nord delle Marche, diventando di fatto una potenza locale. Divenne celebre in questo contesto, passando alle cronache storiche (Machiavelli), un incontro offerto dal duca Valentino ai suoi antichi alleati, ma poi traditori e avversari della zona, i quali finalmente ravvedutisi e concilianti furono invitati cortesemente in città al fine di giungere ad un accomodamento stabile e pacifico. La vicenda si concluse, invece, con una spietata vendetta nota come strage di Senigallia (31 Dicembre 1502), in cui il duca fece proditoriamente arrestare e quindi uccidere i suoi ospiti dal suo séguito di armigeri. L’esperienza del Valentino si concluse presto, nel 1503, quando una semplice malattia gli impedì di partecipare agli intrighi per l’elezione del nuovo Papa successore del suo defunto padre. Al soglio di Pietro salì Giulio II della Rovere, il quale gli tolse i domini fin qui ottenuti restituendoli ai propri parenti. Infatti, dal matrimonio di Giovanni della Rovere e Giovanna da Montefeltro era nato nel frattempo (1490) Francesco Maria I della Rovere, che verrà adottato dall’ultimo duca del Montefeltro, Guidobaldo, e unirà i domini delle due famiglie diventando Duca di Urbino nel 1508 e Signore di Senigallia. Da questo momento i Della Rovere governarono sul Ducato di Urbino (con Pesaro) e su Senigallia fino alla morte dell’ultimo maschio della dinastia, avvenuta nel 1631: in base alla legge salica, con la mancanza di un erede maschio il ducato fu reintegrato nei domini diretti del papato. Fu costruito il palazzo ducale, il palazzo comunale, la chiesa della Croce e si incluse nella cinta muraria pentagonale parte della riva sinistra del fiume Misa, cioè il quartiere del porto. Nel frattempo la Fiera della Maddalena, poi divenuta Fiera franca (in quanto non si pagavano dazi doganali), si era imposta come una delle fiere più importanti del paese, con scambi di merci provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

Panorama di Senigallia con la sua Rocca

Settecento

Nel Settecento la Fiera aveva preso così il sopravvento nelle attività commerciali cittadine (erano presenti 14 consolati esteri per proteggere gli interessi dei mercanti) che si dovette provvedere ad un primo ampliamento della città, abbattendo il tratto delle mura che costeggiavano la riva destra del fiume Misa, per realizzare i primi portici, dedicati al cardinale Luigi Ercolani che seguì i lavori. A questo primo ampliamento, ritenuto non sufficiente, sempre nel Settecento ne seguì un altro che vide l’edificazione dell’ultima parte del centro storico per arrivare alla conformazione attuale fino all’attuale caserma della Polizia di Stato, e dai portici costeggianti il fiume (che vennero proseguiti fino al ponte vicino alla nuova Cattedrale di San Pietro apostolo, iniziata nel 1762) fino all’attuale viale Leopardi. Il progetto nelle intenzioni prevedeva pure l’estensione delle mura sulla sponda sinistra del fiume e la realizzazione di nuovi isolati cittadini e del nuovo porticato lungo tutta la sponda sinistra del Misa, ma dato l’eccessivo costo di tutti questi interventi si decise per un loro ridimensionamento. Su uno dei bastioni verso sud, ingrandito dai lavori di ampliamento, venne realizzato il teatro cittadino “La Fenice”, omonimo del più famoso teatro veneziano.

Si segnala come semplice nota che in un primo tempo si prese in considerazione l’ipotesi di ingrandire la città “allungandola” verso Ancona ma l’idea venne scartata: avrà comunque una messa in opera con l’espansione cittadina successiva il terremoto del 1930.

La Rotonda sul mare e la spiaggia di Senigallia

Ottocento e l’Unità d’Italia

Gli anni tra Settecento e Ottocento videro il dominio napoleonico in Italia e la successiva restaurazione del potere papale, ma videro pure la nascita del rampollo della nobile famiglia locale Mastai Ferretti, il giovane Giovanni Maria che passò alla storia come papa Pio IX, Beato dal 3 settembre 2000, e ultimo papa re dello Stato Pontificio. Salito al soglio pontificio nel 1846, il suo pontificato duro’ ben 32 anni e fu il più lungo della storia dopo quello che tradizionalmente viene riconosciuto a Pietro apostolo. Proprio negli anni tra Settecento e Ottocento ha inizio la crisi della “Fiera franca”, causata da molteplici fattori: lo spostamento sempre maggiore dei principali commerci nell’Atlantico, con conseguente notevole calo dell’interscambio (fu anche operante il blocco continentale economico istituito da Napoleone per “sconfiggere” economicamente l’Impero britannico), il passaggio di epidemie ed il continuo progressivo interramento dell’alveo fluviale. Per rendersi conto di quanto quest’ultimo incidesse, basti pensare che al tempo il molo era vicino all’attuale Foro Annonario, che venne realizzato proprio in quegli anni, cioè circa 500 metri dalla punta del molo attuale. L’importanza della fiera per Senigallia e per i senigalliesi è dimostrata dalla stagione teatrale di quel tempo, che veniva fatta coincidere con il periodo fieristico per promuoverlo e “incoraggiarlo”. Difatti la stagione del teatro “La Fenice” era molto nota e molti illustri artisti hanno presentato altrettanto note opere. Con l’Unità d’Italia Senigallia (insieme a Monterado, Castel Colonna e Ripe) non venne fatta rientrare nella neoformata Provincia di Pesaro e Urbino (come la quasi totalità della Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro di cui faceva parte) bensì nella Provincia di Ancona. Ma per Senigallia l’unità nazionale comportò anche la perdita definitiva della Fiera Franca (ufficialmente nel 1869, ma come detto già in declino da molti anni), soppiantata dal turismo come attività economica prevalente: Senigallia fu tra le prime città a promuoversi a livello nazionale ed internazionale come luogo di svago e di riposo, approfittando della spiaggia che di lì a pochi anni verrà soprannominata spiaggia di velluto e che tuttora ne è il simbolo turistico. Particolare è il panorama dalla riva: diversamente da altre località adriatiche, con un litorale rettilineo, da Senigallia il panorama è costituito dal Golfo di Ancona. Nel 1853 venne realizzato il primo stabilimento balneare che, di fatto, dette l’avvio alla storia turistica della città di Senigallia, a cui si associava la stagione teatrale.

Novecento

A cavallo tra il XIX e XX secolo Senigallia aveva dunque già un’importante valenza turistica che incrementò negli anni successivi: simbolo di questo fenomeno (oltre all’attività del teatro “La Fenice”, dotato di un palcoscenico di dimensioni simili a quello della Scala) furono lo Stabilimento Bagni (ora edificio abbandonato) e la Rotonda a Mare, un tempo palafitta posta davanti allo Stabilimento Bagni a proprio uso e riedificata nella posizione attuale in cemento armato nel 1933 dopo il terremoto del 1930. La conferma dell’importante ruolo che la città aveva assunto in campo turistico, nel 1928 Senigallia insieme a Cortina d’Ampezzo venne riconosciuta sede della prima Azienda autonoma di soggiorno e cura d’Italia. Nel frattempo la città continuava a svilupparsi urbanisticamente con i primi quartieri popolari fuori le mura e, segno dei tempi di pace, si decise per l’interramento del vecchio fossato esterno che ancora esisteva tutto attorno alla città e anche del canale chiamato Penna, situato là dove ora passa viale IV Novembre e che fino ad allora era servito a regolare il flusso delle alluvioni che allagavano la città: queste si erano notevolmente ridotte di numero con l’allargamento e l’arginamento del fiume come lo vediamo oggi, avvenuto tra gli anni ’10 e ’20 del Novecento. Fu in questa situazione che Senigallia venne colpita da un fortissimo terremoto il 30 ottobre 1930, i cui danni furono ingenti in particolare per la città: il teatro subì gravi danni, il vecchio seminario vescovile dovette essere demolito e trasferito fuori città, un convento di monache di clausura (dove storicamente avvenne la famosa strage del duca Valentino) fu completamente demolito per fare posto all’attuale scuola elementare G. Pascoli, Porta Saffi (situata all’inizio del Corso II Giugno) fu demolita aprendo visivamente il Corso al resto della città fuori le mura. In generale tutta la città soffrì danni tali da rendere necessaria la riduzione di altezza di quasi tutti gli edifici dell’attuale centro storico e un drastico cambiamento della sua morfologia. L’apertura della città all’esterno rese ancora più chiara la voga turistica che stava prendendo la città, e pur tuttavia manteneva una zona portuale dedita alla pesca che si accompagnava al cementificio che si era sviluppato sin dalla fine del XIX secolo nella zona del porto, e che fino a tutti gli anni ’70 del ‘900 ha rappresentato una delle principali aziende cittadine. Gli eventi bellici della prima e seconda guerra mondiale hanno lasciato nella città fortunatamente pochi segni: i fori di proiettile che si trovano al Foro Annonario, la demolizione e ricostruzione dei principali ponti cittadini. Nel secondo dopoguerra la città attraversò un forte periodo di crescita, e segnale della ripresa fu di nuovo il turismo. Fu per facilitare ed incentivare la funzione turistica che la città si dotò di Piano Regolatore, tra le prime città marchigiane, che tra l’altro stabilì la vicinanza dell’autostrada alla città (per permettere la vista sul mare agli attraversatori, si disse). Ancora per tutti gli anni cinquanta e sessanta Senigallia rivaleggiava con Rimini come principale centro balneare nazionale, cui si associava la stagione motoristica e di spettacoli. La città nel frattempo continuava la sua espansione verso nord e verso sud, seguendo la linea di costa, e verso l’entroterra fino a superare la linea dell’Autostrada.

Il nuovo millennio

Gli ultimi anni hanno visto eventi “urbanisticamente storici” per la città: l’ingrandimento del porto turistico verso il mare e la sua definitiva separazione dall’alveo fluviale che, fin dalla fondazione della città, ne era stato “il porto”, e la demolizione dell’immenso complesso di edifici che costituivano l’ormai l’ex cementificio della Italcementi, sempre nella zona del porto cittadino.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone di Senigallia sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell’8 giugno 1992.

Stemma di Senigallia

«D’azzurro, al pino d’Italia, di verde, fruttato di sei d’oro, fustato al naturale, nodrito nella collina di verde, fondata in punta, sostenuto dai due leopardi d’oro, rimiranti all’infuori, linguati di rosso, poggianti entrambe le zampe anteriori sul tronco del pino, il leopardo posto a destra poggiante la zampa posteriore destra sulla collina e quella posteriore sinistra sul tronco, il leopardo posto a sinistra poggiante la zampa posteriore sinistra sulla collina e quella posteriore destra sul tronco, essi leopardi muniti di collare legato con catene al tronco, collari e catena di ferro al naturale. Ornamenti esteriori da Città.»

Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro. Simbolo di Senigallia è un pino marittimo con i frutti d’oro, segno della laboriosità della cittadinanza, sostenuto da due leopardi, a simboleggiare gli amministratori eletti dai cittadini per custodire e difendere il bene comune; la catena che li lega all’albero rappresenta l’attaccamento al bene della città ma anche l’accettazione degli oneri che comporta la sua amministrazione. In uno stemma precedentemente in uso lo sfondo era di rosso vermiglio.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

  • Cattedrale di San Pietro apostolo
  • Chiesa della Croce
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Architetture civili

  • Foro Annonario
  • Palazzo Ducale
  • Palazzo Mastai – Museo Pio IX
  • Palazzo Monti Malvezzi
  • Palazzo Vescovile
  • Palazzetto Baviera
  • Piazza Roma, con il Palazzo del Governo e la Fontana del Nettuno
  • Piazza Garibaldi, fulcro dell’ampliamento urbano voluto da Papa Benedetto XIV a metà del XVIII secolo
  • Piazza del Duca e la Fontana delle Anatre
  • Portici Ercolani
  • Rotonda a Mare
  • Villa Mastai de Bellegarde

Architetture militari

  • Rocca di Senigallia
  • Cinta muraria di Senigallia
  • Porta Lambertina (chiamata anche Porta Fano dai senigalliesi)
  • Porta Mazzini (chiamata anche Porta Maddalena dai senigalliesi)

(articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia e le immagini da Google)

Testo bollettino

La Rotonda a Mare di Senigallia viene costruita nel 1932. La messa in opera di questa struttura in cemento armato è dovuta alla volontà del Governo dell’epoca di favorire ed implementare la vocazione turistica della città ed in generale della regione. Si poneva infatti la necessità di mettere una struttura fissa in luogo della piattaforma lignea che già dalla fine dell’Ottocento veniva utilizzata come stazione balneare. I progetti presentati furono diversi. Nel 1932 viene presentato dall’Ing. Cardelli, per poi essere realizzato, il progetto per la costruzione che vediamo oggi. Forme tipicamente razionali date da volumi puri che si intersecano: una forma a “conchiglia” come veniva definita all’epoca, pulita e leggera. Inaugurata il 18 luglio del 1933, la Rotonda diventa subito un punto nevralgico della vita mondana della riviera. Ha una funzione prevalentemente ricreativa, è un bar, un locale da ballo, ma all’occorrenza diventa cinematografo e sede di sfilate di moda. Durante la Seconda Guerra Mondiale la struttura viene chiusa ed utilizzata come deposito per materiali militari. Danneggiata, viene ristrutturata nel 1949.

A partire dagli anni Cinquanta torna ad avere un ruolo chiave per la vita turistica della città diventando il luogo privilegiato della vita mondana. È sede di eventi importanti, ospita personaggi illustri della politica, della cultura e della televisione, ma soprattutto è un famoso locale da ballo. Con questa connotazione attraversa indenne anche gli anni Ottanta per poi essere distrutta da un incendio nel maggio del 1992. Alla fine degli anni Novanta cominciano i lavori per la restituzione alla città del monumento. Il restauro, condotto in maniera filologica l’ha riportata alla forma originaria degli anni ‘30 secondo il progetto di Cardelli.

Nessun monumento rappresenta Senigallia come la Rotonda a Mare. Ma soprattutto nessun edificio è così fortemente radicato nella memoria storica dei cittadini vivendo di vita propria nell’immaginario collettivo quale luogo cult di divertimento nei mitici anni ‘50 e ‘60.

Massimo Olivetti

Sindaco di Senigallia

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