5^ emissione del 15 febbraio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze del sapere” dedicato a Giovan Battista BASILE

5^ emissione del 15 febbraio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le eccellenze del sapere” dedicato a Giovan Battista BASILE, dal valore indicato in B, corrispondente ad € 1,25.

  • data emissione: 15 febbraio 2024
  • dentellatura:  11 effettuata con fustellatura. 
  • dimensioni francobollo: 30 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
  • Grammatura:90 g/mq.
  • Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
  • Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 250.020
  • valoreB =1.25
  • colori: cinque
  • bozzettistaRita Fantini
  • num. catalogo francobolloMichel ______ YT _______ UNIF ________
  • Il francobollo: raffigura un ritratto di Giovan Battista Basile, letterato e scrittore italiano del periodo barocco, autore de “Lo cunto de li cunti”, una raccolta di 50 racconti in lingua napoletana, che ha ispirato alcune tra le più famose fiabe come Cenerentola, Rapunzel, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco, Hansel e Gretel. Completano il francobollo la legenda “GIOVAN BATTISTA BASILE”, le date “1566 – 1632”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

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Giovan Baptista Biasi Basile, meglio conosciuto come Giambattista Basile, firmatosi anche con lo pseudonimo anagrammatico di Gian Alesio Abbattutis (Napoli, 4 febbraio 1583 – Giugliano in Campania, 23 febbraio 1632) è stato un letterato, scrittore e funzionario pubblico italiano di epoca barocca, primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare. Il suo capolavoro è “Lo cunto de li cunti“, noto anche come Pentamerone, le cui storie ispirarono e furono successivamente adattate da autori di fiabe come Charles Perrault, Hans Christian Andersen e i fratelli Grimm (esempi di ciò sono le versioni di Cenerentola, Rapunzel, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco, Hansel e Gretel ecc.).

A destra un dipinto dello scrittore, a SX la copertina del suo capolavoro Lo Cunto de li Cunte

Dei suoi primi anni di vita non si hanno notizie; raggiunta la giovinezza, si spostò dal suo paese natale e vagò per l’Italia un numero imprecisato di anni. Si arruolò come soldato mercenario al servizio della Repubblica di Venezia, spostandosi tra Venezia e Candia (l’odierna Creta). In questo periodo, l’ambiente della colonia veneta dell’isola gli permise di frequentare una società letteraria, l’Accademia degli Stravaganti, fondata da Andrea Cornaro.

I primi documenti della sua produzione letteraria risalgono al 1604, anno in cui scrisse alcune lettere, come prefazione alla Vaiasseide, all’amico e letterato napoletano Giulio Cesare Cortese. L’anno seguente venne messa in musica la sua villanella Smorza crudel amore. Rientrato a Napoli nel 1608, pubblica il poemetto Il pianto della Vergine. Nel 1611 prese servizio alla corte di Luigi Carafa, principe di Stigliano, al quale dedicò un testo teatrale, Le avventurose disavventure.

In seguito, seguì la sorella Adriana, celebre cantante dell’epoca, alla corte di Vincenzo Gonzaga a Mantova, entrando a far parte dell’Accademia degli Oziosi. Inoltre curò la prima edizione delle rime di Galeazzo di Tarsia. Nella città lombarda fece stampare madrigali dedicati alla sorella, odi, le Egloghe amorose e lugubri, la seconda edizione riveduta e ampliata de Il pianto della Vergine e il dramma in cinque atti La Venere addolorata.

Tornato a Napoli, fu governatore di vari feudi per conto di alcuni signori meridionali, tra cui Avellino, Montemarano e Lagolibero. Nel 1618 uscì L’Aretusa, un idillio dedicato al principe Marino II Caracciolo di Avellino e l’anno seguente un testo teatrale in cinque atti Il guerriero amante.

La sorella Adriana divenne una celebre cantante che raggiunse il primato del canto nella penisola, ai tempi in cui si impose la figura della virtuosa. Adriana era nota come “la sirena di Posillipo” e fu amante di re e vari uomini di potere. Fu grazie ai suoi buoni uffici che il fratello ottenne un’importante carica politica da parte del viceré spagnolo.

Giambattista Basile morì a Giugliano in Campania il 23 febbraio 1632, dopo aver compiuto 49 anni e venne sepolto nella chiesa di Santa Sofia.

la lapide di Giovan Battista Basile

Le sue principali opere uscirono postume: Le Muse napolitane, nel 1635, ed il capolavoro Lo cunto de li cunti, negli anni 1634-1636, entrambe sotto lo pseudonimo di Gian Alesio Abbattutis.

Opera

Al Basile si deve l’ideazione di un modello narrativo e del genere fiaba nell’opera Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille (La fiaba delle fiabe, o l’intrattenimento per i più piccoli; Napoli 1634-1636), redatto in lingua napoletana e pubblicato postumo per interessamento della sorella dell’autore, la celebre cantante Adriana Basile.

Questa opera della letteratura barocca compone, in una raffinata architettura, alcune persone e intrecci – come CenerentolaLa bella addormentataIl gatto sapiente e altre – che ebbero in seguito larga diffusione nella cultura europea dell’epoca tanto da costituire, nelle varie elaborazioni successive, un patrimonio comune a tutta la cultura mondiale.

Lo cunto è un’opera preparata per il divertimento delle corti. Per la sua complessa struttura e il suo linguaggio teatrale si ispira alle tradizioni del racconto e a vari generi letterari e allestisce un prototipo della letteratura seriale muovendosi tra le regole della commedia dell’arte, del racconto rituale e del formulario alchemico.

L’opera mette in scena alcune parole d’ordine della Tradizione – la necessaria fuga simbolica e iniziatica dei giovani dai vincoli della famiglia patriarcale, il viaggio e i pericoli che comporta fino al confine con la morte, il cambiamento di status visibile anche sulla superficie del corpo – e i loro capricciosi regolatori – il Caso e la Fortuna, la Corte e il Principe, le Fate e gli Orchi, metafore filosofiche e metafisiche. È un’opera scritta nel periodo più folgorante del barocco e dell’invenzione della letteratura come strumento di conoscenza, di piacere e di dominio.

Innovativo, persino rispetto agli autori ottocenteschi, è il ruolo delle donne: a differenza degli stereotipi successivi, le donne di Basile – come, per esempio, Zoza la “principessa che non ride mai” e Porziella ne La pulce, che si ribella alle prepotenze del padre – sono molto diverse dalle protagoniste delle fiabe più vicine a noi, caratterizzate dalla remissività e dolcezza, al punto che Nicholas Jabber in I raccontastorie, sostiene che la storia della fiaba non sarebbe la stessa se a dominarla «fossero state le eroine di Giambattista – contestatrici, furbe, soggiogatrici,urlatrici, interruttrici – e non, invece, le bambole di carta più tardi uscite dalla penna di autori quali Charles Perrault e i fratelli Grimm».

I percorsi di questo libro sono una delle chiavi per osservare la cultura barocca e la sua letteratura, il momento della storia europea in cui si scoprono i mondi delle tecniche della comunicazione letteraria e i repertori remoti delle tradizioni marginali, le ferree regole dell’etichetta cortigiana e la furiosa vita della città e della piazza, i grandi viaggi e le culture della diversità. Sebbene ignorata per qualche tempo, l’opera ricevette enorme attenzione dopo che i fratelli Grimm lodarono l’opera come la prima raccolta nazionale di fiabe. Molte di queste fiabe sono tra le più vecchie versioni mai esistite di cui siamo a conoscenza. Esse includono le prime versioni europee conosciute di RaperonzoloCenerentolaPollicinoil Gatto con gli Stivali ed altre ancora.

La lettura e la valutazione dell’opera di Basile è completamente cambiata negli anni settanta-ottanta del Novecento con gli studi di Michele Rak che ha prima ricostruito la tradizione della letteratura in lingua napoletana poi le opere di Basile come letterato di corte fino alla traduzione in lingua italiana con testo a fronte del 1983-1986 realizzata grazie a un lavoro sulle fonti nelle biblioteche storiche – dalla Biblioteca Apostolica Vaticana alla Biblioteca Nazionale di Napoli – che è servita di base per le traduzioni di Nancy Canepa (New York) e Rudolph Scheda (Zurigo) e infine completata con lo scenario dei primi trent’anni del Seicento napoletano nel volume. Giambattista Basile trascorse molto tempo nelle corti dei nobili del Regno di Napoli; i racconti del Pentamerone sono ambientati nei boschi e nei castelli della Basilicata, e in particolare nella città di Acerenza.

La prima traduzione dell’opera in lingua italiana fu realizzata dalla tipografia Migliaccio a Napoli nel XVIII secolo (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Giovan Battista Basile rappresenta uno dei maggiori esponenti della letteratura barocca in Italia.

Una serie di documenti paiono convergere sul fatto che nacque a Giugliano in Campania (Na) il 15 febbraio 1566. Nel corso della sua vita estremamente avventurosa, Basile affiancò all’attività letteraria un’intensa carriera militare e politica.

In qualità di soldato al servizio della Repubblica di Venezia, partecipò infatti a numerose campagne in difesa dei territori della Serenissima. Ritornato poi a Napoli, si guadagnò, per il coraggio e il valore dimostrati sui campi di battaglia, la fiducia delle maggiori famiglie nobiliari dell’epoca, che gli affidarono incarichi di primissimo piano, come quello di Governatore di diverse città della Campania e della Basilicata.

Per il grande equilibrio e il profondo senso di giustizia mostrati nello svolgimento di questi compiti, con il plauso delle popolazioni dei territori da lui amministrati, gli fu conferito il titolo di Conte.

Membro di varie accademie artistico-letterarie, nel 1608 pubblicò il poemetto Il pianto della Vergine, e l’anno successivo la raccolta Madrigali et Ode, ampiamente lodata dagli intellettuali di quel periodo.

Indubbiamente, però, il capolavoro del Basile, nonché una delle opere più importanti nella storia della narrativa italiana (e non solo), è Lo cunto de li cunti, meglio conosciuto come Pentamerone, pubblicato postumo tra il 1634 e il 1637 a cura della sorella Adriana, celeberrima cantante, dopo la sua morte avvenuta mentre ricopriva la carica di Governatore proprio di Giugliano, il 23 febbraio del 1632.

Come evidenziato anche da Benedetto Croce, il Pentamerone è solo apparentemente un’opera destinata all’intrattenimento dei fanciulli, costituendo invece uno dei libri più colti, complessi e raffinati scritti in Europa nel XVII secolo.

Appartengono a questa raccolta di cinquanta racconti non soltanto alcune tra le fiabe più note di tutti i tempi, come Cenerentola, La Bella Addormentata nel bosco o Raperonzolo, ma anche uno sterminato universo di personaggi e situazioni che costituiscono le fondamenta del genere letterario “fantasy”.

Tanta ricchezza di temi e invenzioni non è riuscita però a preservare nel corso dei secoli il testo del Basile dalla sistematica opera di saccheggio o di plagio perpetrata da autori di maggiore fama (in primis i fratelli Grimm), i quali hanno così privato lo scrittore campano della corona della gloria.  

Tobia Iodice

Scrittore e saggista

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