45^ emissione di francobollo ordinario, emesso il 13 luglio 2023, appartenente alla serie tematica ” lo sport ” dedicato alla squadra vincitrice del Campionato di Calcio di Serie A
45^ emissione di francobollo ordinario, emesso il 13 luglio 2023, appartenente alla serie tematica ” lo sport ” dedicato alla squadra vincitrice del Campionato di Calcio di Serie A, dal valore indicato B, corrispondente ad €1.20
- dentellatura: 11 effettuata con fustellatura
- dimensioni francobollo: 30 x 40 mm.
- dimensioni minifoglio: 147 x 164 mm.
- stampa: in rotocalcografia
- tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 1.500.000 esemplari in minifogli da dodici.
- valore: B
- colori: sei
- bozzettista: G.Ieluzzo
- num. catalogo francobollo: Michel __4548____ YT ___4308____ UNIF __4391
- Il francobollo: il francobollo raffigura un tipico vicolo di Napoli addobbato con striscioni e bandiere della squadra partenopea, con tifosi che indossano la maglia del club in festa per lo scudetto conquistato. In alto, rispettivamente a sinistra e a destra, sono riprodotti il logo del Napoli e lo scudetto tricolore. Completano il francobollo la legenda “SSC NAPOLI CAMPIONE D’ITALIA 2022 – 2023”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.
Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo, lo puoi acquistare, al prezzo di €1,80, inviando una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com
La Società Sportiva Calcio Napoli, meglio nota come Napoli, è una società calcistica italiana con sede nella città di Napoli. Milita in Serie A, la massima serie del campionato italiano.
Il club venne fondato de facto nel 1926 come Associazione Calcio Napoli, in seguito al cambio di statuto e di denominazione del Foot-Ball Club Internazionale-Naples, a sua volta costituitosi nel 1922. Assunse poi la denominazione di SSC Napoli nel 1964 e, dopo il fallimento della società nel 2004, il presidente Aurelio De Laurentiis fondò la Napoli Soccer che ne rilevò il titolo sportivo e fu iscritta alla Serie C1, adottando la denominazione vigente con la promozione in Serie B nel 2006.
Il colore sociale è l’azzurro, mentre la mascotte è l’asino, originariamente un cavallo inalberato. Gioca le partite interne allo stadio Diego Armando Maradona, inaugurato nel 1959.
Con un palmarès che comprende tre scudetti (1986-1987, 1989-1990 e 2022-2023), sei Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012, 2013-2014 e 2019-2020), due Supercoppe italiane (1990 e 2014) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre a una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976), il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale e internazionale, nonché, con 81 partecipazioni, quella più presente nei campionati di massima serie.
Storia
Dalle origini al secondo dopoguerra
L’Associazione Calcio Napoli fu costituita il 25 agosto 1926 (sebbene la data venga tradizionalmente anticipata al 1º agosto) su iniziativa dell’industriale napoletano Giorgio Ascarelli, il quale ne assunse la presidenza. De iure, la nascita del Napoli non avvenne attraverso un tradizionale processo di fondazione societaria, bensì fu frutto di una modifica statutaria e di denominazione del Foot-Ball Club Internazionale-Naples (o Internaples), un club sorto nell’ottobre del 1922; a sua volta, l’Internaples derivò dall’unione di altre due compagini, il Naples Foot-Ball Club, fondato nel 1905 e primo vero nucleo storico del Napoli, e l’Unione Sportiva Internazionale Napoli, capofila della fusione. Il cambio di nome fu operato da Ascarelli, all’epoca presidente dell’Internaples, poiché esso era sgradito al regime fascista al tempo al potere, in quanto il termine “Internazionale” ricordava l’Internazionale Comunista, nemica politica del fascismo, e il regime osteggiava i termini stranieri come “Naples”. Nel frattempo, con l’approvazione della Carta di Viareggio, il Napoli ottenne nella stagione 1926-1927 l’ammissione al nuovo campionato di massima serie unificato tra Nord e Sud, la Divisione Nazionale, in virtù del piazzamento conseguito dall’Internaples nella Prima Divisione 1925-1926. Le prime tre stagioni si chiusero con due retrocessioni nel secondo livello del campionato italiano di calcio e uno spareggio salvezza: in ciascuna occasione, tuttavia, la FIGC accordò la riammissione per allargamento del campionato a tutte le squadre coinvolte oltreché, nello specifico, premiare gli sforzi del club partenopeo onde recuperare il pesante gap con le società settentrionali. Nonostante i difficili inizi, la situazione migliorò progressivamente, grazie soprattutto all’apporto dell’italo-paraguayano Attila Sallustro, primo idolo dei tifosi partenopei. In questi primi anni, come allenatori, il Napoli si affidò a ex calciatori austriaci, come Anton Kreutzer, Bino Skasa, Jean Steiger e Karl Fischer, all’ungherese Ferenc Molnár e all’italiano Giovanni Terrile.
Il Napoli prese parte al primo torneo di massima serie a girone unico, la Serie A 1929-1930, ottenendo la prima vittoria in tale competizione ai danni del Milan. La società scelse come allenatore il mister William Garbutt, già vincitore di tre scudetti con il Genoa. Nei 6 anni in cui fu sotto la sua guida, il Napoli, grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro, raggiunse notevoli risultati, come il doppio terzo posto consecutivo nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934 e la qualificazione alla massima competizione europea dell’epoca, la Coppa Mitropa.
Nel 1936 entrò in società il comandante Achille Lauro, armatore di grande successo, che non riuscì tuttavia ad apportare particolari benefici al club partenopeo: nella seconda metà degli anni trenta la qualità della squadra andò declinando, fino a culminare nella retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942.
Terminata la seconda guerra mondiale, il Napoli prese parte alla Divisione Nazionale 1945-1946, vincendo il girone misto Centro-Sud e riconquistando la massima serie. Tornò in Serie B due anni dopo, retrocesso dalla CAF per illecito sportivo. La panchina venne affidata a Eraldo Monzeglio, che riportò la squadra in Serie A e avviò un lungo periodo alla guida del club partenopeo. Nonostante i rinforzi del presidente Achille Lauro, tra i quali Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício, il Napoli non andò oltre il quarto posto del 1952-1953 e del 1957-1958. Nel 1959 venne inaugurato lo stadio San Paolo.
Tornato in Serie B nel 1961, il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale riportò gli azzurri in massima serie e vincendo anche il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia 1961-1962, divenendo con il Vado l’unica società a vincere il trofeo non militando in massima divisione. Questo successo sancì l’esordio del Napoli in Europa, giocando la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale. Il 25 giugno 1964 il club assunse la denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli, diventando contestualmente una società per azioni. Achille Lauro ottenne una quota rilevante delle azioni in virtù dei crediti vantati e garantì al figlio Gioacchino l’ingresso tra i soci, mentre Roberto Fiore venne eletto presidente. Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell’epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sívori e José Altafini; il miglior risultato fu il secondo posto del 1968.
L’era Ferlaino
Il 18 gennaio 1969 la società, sull’orlo del dissesto finanziario, passò nelle mani di Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva e vincente presidenza della storia partenopea. Con l’acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, il Napoli arrivò in finale di Coppa Anglo-Italiana, venendo sconfitto per mano dello Swindon Town e raggiunse due volte il terzo posto (1971 e 1974) e un secondo posto nel 1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício. Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona. L’annata successiva i partenopei parteciparono per la seconda volta alla Coppa delle Coppe e ottennero il loro miglior risultato internazionale fino a quel momento: fu solo l’Anderlecht a negare agli azzurri l’accesso alla finale. Nella seconda metà degli anni settanta nonostante l’acquisto del bomber Giuseppe Savoldi, il rendimento in campionato peggiorò, culminando con il decimo posto del 1980.
Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti, la svolta si ebbe nell’estate del 1984: il presidente Ferlaino il 30 giugno 1984 definì l’acquisto più importante della storia del club, il campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.
Sotto la guida di Ottavio Bianchi e con l’innesto di calciatori come Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica, nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto e la terza Coppa Italia.
Il club si consolidò ai vertici del calcio italiano con gli innesti dei brasiliani Careca e Alemão; il Napoli arrivò per due volte consecutive secondo (1988 e 1989) e sempre nel 1989 ottenne anche il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA, superando nella doppia finale lo Stoccarda. Nel 1990, con Alberto Bigon allenatore, il club partenopeo conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa italiana. Nel 1991 con la partenza di Maradona, si chiuse il primo importante ciclo della storia azzurra.
Declino e rinascita
Negli anni seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, un quarto posto nel 1992 con Claudio Ranieri in panchina e un sesto posto nel 1994, sotto la guida di Marcello Lippi. La crisi finanziaria costrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori. Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto, mentre, con Luigi Simoni, raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, sconfitto poi dal L.R. Vicenza. La crisi raggiunse l’apice nel 1998, con la retrocessione in Serie B dopo trentatré anni consecutivi di massima serie. Il club ritornò in Serie A nel 1999-2000, per poi retrocedere dopo appena un anno. L’ingresso in società di Giorgio Corbelli prima e di Salvatore Naldi poi non portò benefici al club, che arrivò quinto nella seconda serie italiana, e nel 2002-2003, a causa di una serie senza vittorie durata tre mesi e mezzo che finì solo all’ultima giornata del girone d’andata contro il Messina, la squadra rischiò anche la retrocessione, terminando l’anno con un pessimo sedicesimo posto seguito poi da un tredicesimo posto la stagione successiva.
La combinazione della grave crisi finanziaria, peggiorata sempre di più negli ultimi dieci anni, e della conseguente crisi di risultati, portò nell’estate del 2004 al fallimento del club, con conseguente perdita del titolo sportivo. Nelle settimane successive l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione di Napoli Soccer, al campionato di terza serie. Nel primo anno della nuova presidenza la promozione non arrivò, dato che i partenopei, al terzo posto nel girone, vinsero la semifinale play-off contro la Sanbenedettese, ma persero la finale nel derby contro l’Avellino, ottenendola sul campo solo nel 2006 sotto la guida di Edoardo Reja.
L’era De Laurentiis
Una volta riacquisita la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie, nel 2007 il club conseguì l’immediata promozione in Serie A, ritornandovi dopo sei anni di assenza.
Due anni dopo, l’arrivo in panchina di Walter Mazzarri coincise con il ritorno ad alti livelli della squadra. Nel 2011 il Napoli tornò a giocare la massima competizione europea, la UEFA Champions League, ventuno anni dopo l’ultima partecipazione e sette anni dopo il fallimento societario, mentre l’anno seguente mise in bacheca la quarta Coppa Italia, venticinque anni dopo l’ultima affermazione e quasi ventidue dopo l’ultimo trofeo assoluto del club; infine, nel campionato 2012-2013 si piazzò secondo con Edinson Cavani capocannoniere del campionato, secondo calciatore partenopeo a riuscire nell’impresa dopo Maradona. La successiva gestione dell’allenatore Rafael Benítezvide gli azzurri vincere la quinta Coppa Italia e proseguire i successi nella stagione successiva, con la vittoria della seconda Supercoppa italiana.
Sulla panchina azzurra giunse dunque Maurizio Sarri, che nel 2015-2016 rese il Napoli campione d’inverno (non succedeva dalla stagione 1989-1990), pur non riuscendo a vincere lo scudetto, battuto solo dalla Juventus. Gli azzurri si mantennero stabilmente ai vertici, ottenendo il terzo posto nel 2016-2017 e l’anno successivo laureandosi nuovamente campione d’inverno, , ma anche stavolta la vittoria del titolo andò nuovamente ai bianconeri; al Napoli non bastò totalizzare 91 punti, quota record per una squadra arrivata seconda. Nel 2020, con Gennaro Gattuso in panchina, gli azzurri conquistarono la sesta Coppa Italia della loro storia, superando la Juventus ai calci di rigore. La stagione successiva, complice una serie di giocatori indisponibili per infortuni e positività al COVID-19 tra dicembre e febbraio, si rivela essere molto complessa per la squadra di Gattuso, che termina quinta, con la Champions a solo un punto di distanza.
Nella stagione 2021-22 Luciano Spalletti viene ingaggiato come allenatore del Napoli: la stagione in Serie A inizia in maniera ottimale, con otto vittorie in altrettante giornate, tra cui un 2-1 in rimonta contro la Juventus e due 4-0 consecutivi contro l’Udinese e la Sampdoria; viene così eguagliata la migliore partenza della loro storia di quattro anni prima, sotto la gestione Sarri. Il club partenopeo fatica però a mantenere il passo con Inter e Milan e, alla fine, giunge al terzo posto, sufficiente comunque per la Champions League, dietro ai due club di Milano. In Coppa Italia il Napoli crolla invece clamorosamente contro la Fiorentina agli ottavi di finale. In Europa League finisce secondo nel suo girone dietro allo Spartak Mosca ed è quindi costretto a disputare gli spareggi della fase a eliminazione diretta, dove soccombe contro il Barcellona.
Nella stagione successiva il Napoli, allenato dal confermato Spalletti, disputa una stagione impeccabile. Il club raggiunge i quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia, uscendo però contro il Milan, con il risultato complessivo di 2-1 per il club lombardo. L’exploit si ha soprattutto in campionato, in cui la squadra si aggiudica lo scudetto a trentatré anni di distanza dall’ultima volta con cinque giornate d’anticipo grazie al pareggio per 1-1 sul campo dell’Udinese, dopo un torneo trascorso quasi completamente in testa alla classifica.
Il Napoli è campione d’Italia
Il Presidente De Laurentis, il centravanti Osimhen e la punta Kvaratskhelia
Dopo trentatré anni dall’ultima volta, la Società Sportiva Calcio Napoli è nuovamente campione d’Italia grazie al punto conquistato contro l’Udinese (1-1) nel match valido per la 33ª giornata di campionato. Passati in svantaggio al 13º minuto del primo tempo per mano di Sandi Lovric, nel secondo tempo pareggia i conti Victor Osimhen al 52º minuto. La conquista dello scudetto arriva con cinque giornate d’anticipo e si tratta, per il club campano, del terzo scudetto dopo quelli del 1986-87 e del 1989-90. Artefici dello scudetto sicuramente sono individuabili nell’allenatore Luciano Spalletti, nel centravanti V. Osimehn al centrocampista P. Zielinski, al capitano Di Lorenzo e Kvaratskhelia e logicamente tutti gl’altri calciatori (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).
Testo bollettino
Un urlo lungo 33 anni, un sogno che è diventato realtà, 4 maggio 2023: la storia ha voluto ancora una data. Il Napoli è Campione d’Italia per la terza volta. Un viaggio esaltante e straordinario iniziato idealmente nel 2004, che ha riportato l’azzurro nel Gotha del calcio italiano ed europeo. Un trionfo che nasce dall’impegno costante di una Società virtuosa che ha lavorato con sacrificio per riaffidare Napoli alla dimensione che meritano la nostra città e i suoi tifosi unici e speciali.
Lo scudetto della sopraffina strategia tattica e della capacità tecnica di Luciano Spalletti, il Comandante di un gruppo di qualità eccellente ma soprattutto ricco di valori umani e professionali. Una squadra che ha portato in giro l’Enorme Bellezza calcistica.
È stato un tricolore conquistato con autorevolezza, forza, organizzazione e spirito di sacrificio, elementi che hanno permesso al Napoli di prendere il comando della classifica molto presto e di dominare settimana dopo settimana il campionato con uno splendore che ha infiammato i cuori e ha ispirato la fantasia più fervida di milioni di spettatori. Un successo che ora verrà esaltato ancora di più dall’emissione di questo francobollo. La gioia è stata immensa, la Festa è stata infinita, tantissimi giovani sono cresciuti con un Napoli di nuovo vincente che darà vita a generazioni di sostenitori animati da un rinvigorito orgoglio e rigogliosa fierezza di indossare la maglia azzurra.
È soprattutto per loro che la Società continuerà a lavorare alacremente per confermare questo trionfo, per cercare altri prestigiosi traguardi e proiettarsi verso un orizzonte di un azzurro sempre più splendente. Affinché il Napoli Campione d’Italia sia una favola da affidare alla memoria ma anche una costante realtà per scrivere ancora insieme un’altra fantastica Storia.
Cavaliere del Lavoro Aurelio De Laurentiis
Presidente S.S.C. Napoli
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