4^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 16 Febbraio, di francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano” dedicati ai Carnevali più antichi d’Italia: il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Fano, il Carnevale di Putignano, il Carnevale di Acireale, il Carnevale di Cento e il Carnevale di il Carnevale di Viareggio

4^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 16 Febbraio, di francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano” dedicati ai Carnevali più antichi d’Italia: il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Fano, il Carnevale di Putignano, il Carnevale di Acireale, il Carnevale di Cento e il Carnevale di il Carnevale di Viareggio, ciascuno con valore indicato in B, corrispondenti ognuno ad €1.20.

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Carnevale di Venezia

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura: 9  effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettistaimpostazione grafica G. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4490 YT 4250 UNIF ________
  • num. catalogo fogliettoMichel BL98 YT 4250 SANS 3919A________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, il dipinto del pittore veneziano Gabriel conservato presso la Pinacoteca Querini Stampalia di Venezia.

Il Carnevale di Venezia è una festa cittadina che si svolge con cadenza annuale nel capoluogo Veneto. Si tratta di uno dei più conosciuti e apprezzati carnevali del mondo.

Una delle maschere tipiche di Venezia

Il Carnevale

Le sue origini sono antichissime: la prima testimonianza risale ad un documento del Doge Vitale Falier del 1094, dove si parla di divertimenti pubblici e nel quale il vocabolo Carnevale viene citato per la prima volta.

L’istituzione del Carnevale da parte delle oligarchie veneziane è generalmente attribuita alla necessità della Serenissima, al pari di quanto già avveniva nell’antica Roma (vedi panem et circenses), di concedere alla popolazione, soprattutto ai ceti sociali più umili, un periodo dedicato interamente al divertimento e ai festeggiamenti, durante il quale i veneziani e i forestieri si riversavano in tutta la città a far festa con musiche e balli sfrenati.

Attraverso l’anonimato che garantivano maschere e costumi, si otteneva una sorta di livellamento di tutte le divisioni sociali ed era autorizzata persino la pubblica derisione delle autorità e dell’aristocrazia. Tali concessioni erano largamente tollerate e considerate un provvidenziale sfogo alle tensioni e ai malumori che si creavano inevitabilmente all’interno della Repubblica di Venezia, che poneva rigidi limiti ai suoi cittadini su questioni come la morale comune e l’ordine pubblico.

Il Carnevale antico

Il primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale di Venezia una festa pubblica è un editto del 1296, quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo il giorno precedente la Quaresima.

In quest’epoca, e per molti secoli che si succedettero, il Carnevale durava sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, anche se i festeggiamenti talvolta venivano fatti cominciare già i primi giorni di ottobre.

Le maschere ed i costumi

I cittadini che indossano maschere e costumi possono celare totalmente la propria identità e annullano in questo modo ogni forma di appartenenza personale a classi sociali, sesso, religione. Ognuno può stabilire atteggiamenti e comportamenti in base ai nuovi costumi ed alle mutate sembianze. Per questo motivo il saluto che risuonava di continuo nell’atto di incrociare un nuovo “personaggio” era semplicemente Buongiorno signora maschera!

La sfilata dei carri allegorici rigorosamente sul Canal Grande

La partecipazione gioiosa e in incognito a questo rito di travestimento collettivo era, ed è tuttora, l’essenza stessa del Carnevale. Un periodo spensierato di liberazione dalle proprie abitudini quotidiane e da tutti i pregiudizi e maldicenze, anche nei propri confronti. Si faceva tutti parte di un grande palcoscenico mascherato, in cui attori e spettatori si fondevano in un unico ed immenso corteo di figure e colori.

Con l’usanza sempre più diffusa dei travestimenti per il Carnevale, a Venezia nacque dal nulla e si sviluppò gradualmente un vero e proprio commercio di maschere e costumi. A partire dal 1271, vi sono notizie di produzione di maschere, scuole e tecniche per la loro realizzazione. Cominciarono ad essere prodotti gli strumenti per la lavorazione specifica dei materiali quali argilla, cartapesta, gesso e garza. Dopo la fase di fabbricazione dei modelli, si terminava l’opera colorandola e arricchendola di particolari come disegni, ricami, perline, piumaggi. I cosiddetti mascareri, che divennero veri e propri artigiani realizzando maschere di fogge e fatture sempre più ricche e sofisticate, vennero riconosciuti ufficialmente come mestiere con uno statuto del 10 aprile 1436, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia.

Uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, soprattutto a partire dal XVIII secolo, rimasto in voga ed indossato anche nel Carnevale moderno, è sicuramente la Baùta. Questa figura, prettamente veneziana ed indossata sia dagli uomini che dalle donne, è costituita da una particolare maschera bianca denominata larva sotto un tricorno nero e completata da un avvolgente mantello scuro, il tabarro. La baùta era utilizzata diffusamente durante il periodo del Carnevale, ma anche a teatro, in altre feste, negli incontri galanti ed ogni qualvolta si desiderasse la libertà di corteggiare o di essere corteggiati, garantendosi reciprocamente il totale anonimato. A questo scopo la particolare forma della maschera sul volto assicurava la possibilità di bere e mangiare senza doverla togliere.

Un altro costume tipico di quei tempi era la Gnaga, semplice travestimento da donna per gli uomini, facile da realizzare e d’uso piuttosto comune. Era costituito da indumenti femminili di uso comune e da una maschera con le sembianze da gatta, accompagnati da una cesta al braccio che solitamente conteneva un gattino. Il personaggio si atteggiava da donnina popolana, emettendo suoni striduli e miagolii beffardi. Interpretava talvolta le vesti di balia, accompagnata da altri uomini a loro volta vestiti da bambini.

Molte donne invece, indossavano un travestimento chiamato Moretta, costituito da una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un delicato cappellino e con degli indumenti e delle velature raffinate. La Moretta era un travestimento muto, poiché la maschera doveva reggersi sul volto tenendo in bocca un bottone interno (e per questo motivo chiamata anche servetta muta).

Durante il Carnevale le attività dei veneziani passavano in secondo piano, ed essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in Piazza San Marco, lungo la Riva degli Schiavoni e in tutti i maggiori campi di Venezia. Vi erano attrazioni di ogni genere: giocolieri, acrobati, musicisti, danzatori, spettacoli con animali e varie altre esibizioni, che intrattenevano un variopinto pubblico di ogni età e classe sociale, con i costumi più fantasiosi e disparati. I venditori ambulanti vendevano ogni genere di mercanzia, dalla frutta di stagione ai ricchi tessuti, dalle spezie ai cibi provenienti da paesi lontani. Oltre alle grandi manifestazioni nei luoghi aperti, si diffusero ben presto piccole rappresentazioni e spettacoli di ogni genere (anche molto trasgressivi) presso le case private, nei teatri e nei caffè della città. Nelle dimore dei sontuosi palazzi veneziani si iniziarono ad ospitare grandiose e lunghissime feste con sfarzosi balli in maschera. È comunque nel XVIII secolo che il Carnevale di Venezia raggiunge il suo massimo splendore e riconoscimento internazionale, diventando celeberrimo e prestigioso in tutta l’Europa del tempo, costituendo un’attrazione turistica ed una mèta ambita da migliaia di visitatori festanti. Sono di quest’epoca le famigerate avventure che videro protagonista, a Venezia, uno dei più celebri personaggi del tempo: Giacomo Casanova. Scrittore veneziano molto prolifico, fu tuttavia maggiormente conosciuto come uno dei massimi esponenti dell’aspetto libertino della Venezia di quel tempo. Citato ancora oggi per la sua nomea di seduttore, creò il suo personaggio quasi mitico grazie alle partecipazioni a feste tra le più lussuriose, agli episodi amorosi più piccanti e alle incredibili traversie alle quali andò incontro nella sua vita sregolata, che portarono avventure, scandalo e vivacità ovunque si recasse.

Il Carnevale moderno

Nel 1797, con la Caduta della Repubblica di Venezia e l’occupazione francese di Napoleone e con quella successiva austriaca, nel centro storico la lunghissima tradizione fu interrotta per timore di ribellioni e disordini da parte della popolazione. Solamente nelle isole maggiori della Laguna di Venezia, come Burano e Murano, i festeggiamenti di Carnevale proseguirono il loro corso, anche se in tono minore, conservando un certo vigore ed allegria.

Francobollo del Carnevale di Venezia emesso dalla RSM nel 2004

Solo nel 1979, quasi due secoli dopo, la secolare tradizione del Carnevale di Venezia risorse ufficialmente dalle sue ceneri, grazie all’iniziativa e all’impegno di alcune associazioni di cittadini e al contributo logistico ed economico del Comune di Venezia, del Teatro la Fenice, della Biennale di Venezia e degli enti turistici.

Nel giro di poche edizioni, grazie anche alla visibilità mediatica riservata all’evento e alla città, il Carnevale di Venezia è tornato a ricalcare con grande successo le orme dell’antica manifestazione, anche se con modalità ed atmosfere differenti.

Le singole edizioni annuali di questo nuovo Carnevale sono state spesso contraddistinte e dedicate ad un tema di fondo, al quale ispirarsi per le feste e gli eventi culturali di contorno. Alcune edizioni sono state anche caratterizzate da abbinamenti e gemellaggi con altre città italiane ed europee, fornendo in questo modo un ulteriore coinvolgimento dell’evento a livello internazionale.

L’attuale Carnevale di Venezia è diventato un grande e spettacolare evento turistico, che richiama migliaia di visitatori da tutto il mondo che si riversano in città per partecipare a questa festa considerata unica per storia, atmosfere e maschere.

I giorni tradizionalmente più importanti del Carnevale veneziano sono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, anche se le maggiori affluenze si registrano sicuramente durante i fine settimana dell’evento (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Venezia, città simbolo nel mondo per la sua storia e le sue tradizioni, entra, con il suo celeberrimo Carnevale, a far parte della serie di francobolli ordinari dedicati al “Patrimonio artistico e culturale italiano”. Un sincero grazie va quindi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha scelto un evento che è, a pieno titolo, patrimonio dell’Italia intera.  

Con “Festa del giovedì grasso in Piazzetta”, dipinto di Gabriele Bella, oggi conservato dalla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, si omaggia uno dei pittori che, assieme a Canaletto e a Francesco Guardi, riusciva, con i suoi pennelli, a descrivere la vita festosa della Serenissima. Dei quadri, veri e propri fermo immagine di una Repubblica che nei suoi mille anni di vita era riuscita a condizionare non solo i commerci internazionali, ma anche i costumi e le abitudini di un popolo abituatosi a confrontarsi con culture, religioni e costumi diversi, pur mantenendo fede alle proprie tradizioni e alla difesa della libertà di chiunque si trovasse in Città e ne rispettasse le regole.

Il Carnevale di Venezia nasce quindi come occasione di festa ed incarna immediatamente quello spirito di libertà che, da sempre, il semplice mascherarsi, consente. Potersi muovere in totale anonimato garantiva così una sorta di “livella sociale” dove lo status di ogni singolo cittadino scompariva dietro una maschera. Ecco la vera essenza del Carnevale, una festa di cui abbiamo le prime tracce ufficiali in un editto del Senato della Serenissima del 1296, ma che, in realtà, già dal 1271, vedeva le botteghe artigiane impegnate nella produzione di maschere. E tra queste c’era la celebre Bauta, quel travestimento in uso esclusivamente a Venezia, composto da un mantello e un tricorno neri e una maschera bianca che, con il suo labbro superiore allargato e sporgente, consentiva di mangiare e bere senza doverla togliere, mentre lo spazio per il naso, molto stretto, rendeva possibile ‘mascherare’ anche la voce.

E così, da oltre 700 anni, il Carnevale, con la sua spensieratezza, leggerezza e divertimento, è diventato uno dei simboli di una città che, con le sue calli, i suoi campi e la sua Piazza San Marco ancor oggi riesce a trasformarsi in un grande palcoscenico in cui tutto sembra diventare possibile.

Luigi Brugnaro

Sindaco di Venezia

Carnevale di Fano

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura: 9  effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettista:  impostazione grafica G. Ielluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4491 YT 4251 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce un disegno di Melchiorre Fucci del 1951 raffigurante la maschera allegorica del Vulón, una sorta di menestrello spavaldo, rutilante e buffone, maschera ufficiale del Carnevale di Fano.

Il Carnevale di Fano è uno dei più antichi carnevali d’Italia insieme a quello di Venezia. Si svolge con cadenza annuale tra febbraio e marzo.

Locandina del Carnevale di Fano edizione 2023

Le origini

I primi documenti del carnevale di Fano risalgono al 1347, riguardo all’allestimento del “palio Carnevale”, anche se lo storico Vincenzo Nolfi pone la sua nascita dalla riconciliazione tra la famiglia guelfa del Cassero e quella ghibellina Da Carignano, citate da Dante nella Divina Commedia.

L’origine di questa festa potrebbe essere ancora precedente. Il carnevale potrebbe infatti derivare dalle antiche feste latine dei Saturnalia e dalle Dionisiache greche caratterizzate dalla presenza del “riso” e dalla satira come elemento fondamentale della festa.

Il carnevale a Fano ebbe un ampio slancio quando nel 1450 la famiglia Malatesta la promosse fortemente. Gradualmente questa festa divenne sempre più importante e sempre più sfarzosa.

A facilitarne la diffusione fu anche il fatto che, durante il suo svolgimento, la differenza di classi sociali e la sudditanza venivano apparentemente meno per un giorno, permettendo così anche al servo di potersi burlare del padrone, tradizione sopravvissuta nella satira.

Nel 1718 Giacomo III Stuart venne a Fano dall’Inghilterra per assistere e godere del carnevale per dieci giorni, a testimonianza dell’importanza che aveva già acquisito.

Nel 1872 fu fondata la Società della Fortuna per gestire le attività del carnevale, e che è sopravvissuta sino a oggi con il nome di Ente carnevalesca.

Nel 1888 il Carnevale acquisì una forma simile a quella attuale, ovvero quella della sfilata: fu infatti organizzato il primo corso mascherato. Questa tradizione continuò e si sviluppò anche nel XX secolo fino ad arrivare al 1951 quando la parata fu spostata in viale Gramsci che poteva ospitare un maggior numero di partecipanti. Da questa data il Carnevale di Fano viene considerato al pari con gli altri carnevali nazionali.

La festività

Il carnevale di Fano si svolge nelle tre domeniche prima dell’inizio della quaresima che solitamente corrisponde all’inizio del mese di febbraio.

La preparazione dei carri

Prima della sfilata carnevalesca c’è un lavoro di preparazione che può durare dai 4 mesi (all’inizio del XX secolo) a 40 giorni (carnevale 2015).

I carri prima di presentarsi al pubblico vengono sottoposti a un lavoro di messa a punto da parte di operai, scultori, artigiani e meccanici esperti nella lavorazione di vari materiali come legno, ferro ma soprattutto la cartapesta, elemento principale per la costruzione dei carri allegorici. L’allestimento avviene in fasi di lavorazione definite: progettazione, costruzione della struttura portante che può essere lignea o metallica, modellazione delle figure con gettate di creta, copertura con la carta, essiccamento, lavorazione in cartapesta o vetroresina e infine colorazione.

L’elemento caratterizzante dei carri allegorici è la satira: vengono infatti rappresentati personaggi o situazioni con tema politico o sociale più in voga nel dato momento storico.

La sfilata e i costumi

In ognuna delle tre domeniche i carri sfilano per viale Gramsci per tre volte.

Il primo giro è quello di presentazione dei carri che, guidati dal pupo, avanzano sul viale accompagnati da musiche e coreografie. Finito il primo giro inizia il secondo, “il getto”, che attira il maggior numero di persone, e che consiste in una parata con il lancio dai carri di caramelle, cioccolatini e dolciumi. Infine, in conclusione della giornata, c’è il giro più suggestivo ovvero quello della “luminaria”.

Ad accompagnare la sfilata dei carri c’è un corteo con svariati generi di maschere che interagiscono con il pubblico danzando e ballando.

Per la lunghezza di tutto viale Gramsci, ai lati vengono allestite le tribune che, oltre a dare una miglior visuale della parata, gareggiano tra di loro per il più bel costume e coreografia e per la più calorosa partecipazione alla festa.

Un’ulteriore attrattiva sono le giostre che costellano il centro storico di Fano durante la festività.

Alla fine della terza giornata, per concludere il Carnevale, vengono lanciati i fuochi d’artificio.

Il getto dei dolciumi

Mentre nel Carnevale di Ivrea vengono gettate arance, a Fano, durante il secondo giro dei carri allegorici, à tradizione il lancio verso la folla di quintali di dolciumi di ogni tipologia. Ogni carro ha una scorta di circa dieci quintali, in più a contribuire al getto del carnevale di Fano ci sono anche le tribune sparse per viale Gramsci.

Per molti anni ci fu un accordo con l’azienda produttrice di dolci Perugina, che fece in modo che venissero lanciati un gran numero di Baci Perugina, che divennero uno dei dolci ricorrenti del carnevale di Fano.

Il getto è la parte del carnevale che più attira per la partecipazione. Dato che per molto tempo furono utilizzati ombrelli rovesciati per raccogliere una maggior quantità di dolciumi, dal 2015 venne introdotto il “prendigetto”, ovvero un cono rovesciato in cartone ideato da un professore delle scuole medie di Fano, Paolo Del Signore, che rende il getto più sicuro.

Il Pupo

Il Pupo è la maschera tipica del carnevale fanese, e dal 1951 costituisce la caricatura del personaggio più in vista del momento.

Il suo nome nasce dalle espressioni in dialetto fanese “el pup” ed “el vulòn” che viene dal francese “nous voulons” la quale richiama il periodo di dominio francese del XIX secolo.

Ogni anno tutti i carri, e in particolare il pupo, vengono rinnovati per rendere attuale il lato folkloristico e satirico della manifestazione.

Il rogo del pupo è la rivisitazione moderna dell’antico rito del capro espiatorio condotto all’altare per il sacrificio: allo stesso modo, al termine del carnevale il Pupo viene “sacrificato” il giorno di martedì grasso attraverso le fiamme in piazza XX settembre.

Il Pupo rappresentava infatti l’animale sacro sul quale la comunità addossava tutte le colpe collettive e individuali commesse durante l’anno, e in particolare nei giorni di carnevale.

Inoltre il rogo del Pupo rappresenta la fine del Carnevale e l’inizio del periodo della Quaresima.

La Musica Arabita

Il carro che chiude il corteo è quello più caratterizzante all’interno del Carnevale di Fano, ovvero quello della Musica Arabita, che in dialetto fanese significa musica arrabbiata.

Questa banda musicale strampalata ed eccentrica nacque nel 1923 ed era composta da artigiani e bottegai. Tuttora molti componenti battono il tempo con strumenti bizzarri, come bidoni, bottiglie, brocche, caffettiere, ombrelli, porta immondizie, zoccoli, e tanto altro ancora. Quintessenza del gruppo fu il maestro Enzo Berardi.

Alla fine del XIX secolo si erano create due fazioni: una era quella dei ricchi nobili che godevano del suono raffinato di strumenti ricercati (come il violino, il flauto, l’arpa, il pianoforte), mentre l’altra era quella degli artigiani che essendo esclusi da tale privilegio crearono un tipo di musica alternativo, che venne poi chiamata “bidonata“, poiché veniva prodotta dalla percussione di strumenti alternativi come barattoli, bottiglie, brocche, ombrelli e altri oggetti con simili caratteristiche, satireggiando così gli strumenti dei nobili. La Musica Arabita fu rivitalizzata nei primi anni ’20 e diventò un’organizzazione costante a partire dal 1957, anno da cui ebbe maggior successo e conobbe uno sviluppo costante.

Francobollo dedicato al Carnevale di Fano emesso nel 2013

Ente carnevalesca

Nel 1871, all’interno del Carnevale di Fano fu fondata la società della Fortuna per meglio gestire attività di intrattenimento e beneficenza all’interno della festività.

Le prime testimonianze dell’attività di questa società si trovano nel manifesto carnevalesco del 1872, conservato nella Biblioteca Federiciana a Fano nella sala manufatti.

Nel corso degli anni la società della Fortuna divenne sempre più grande e meglio organizzata fino a diventare l’Ente carnevalesca di oggi. L’Ente carnevalesca ha circa 1.100 iscritti che contribuiscono alle finanze di questa società e del carnevale stesso con il proprio impegno e una piccola quota in denaro (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Si racconta che il Carnevale di Fano sia nato dalla riconciliazione di due importanti famiglie fanesi dell’epoca, i Guelfi “Dal Cassero” e i Ghibellini “Da Carignano”, citati addirittura da Dante nella Divina Commedia. Il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale nella città risale al 1347 ed è conservato nella Sezione dell’Archivio di Stato di Fano. Il Carnevale di Fano si caratterizza per la sfilata di Maestosi carri allegorici, realizzati dai maestri carristi che si tramandano da generazioni l’arte costruttiva e creativa del Carnevale. Quello fanese è anche il Carnevale più dolce, noto per “Il Getto”, cioè il lancio dai grandi carri di quintali di dolciumi tra la folla: ogni anno ne vengono lanciati circa 180 quintali. Tradizione del Carnevale di Fano è la “Musica Arabìta”, uno strampalato complesso musicale folcloristico che utilizza anche strumenti particolari come pentole, campanacci, imbuti, ecc, che spande allegria e buonumore.

Le sfilate hanno come protagonista la maschera ufficiale della manifestazione, il Vulón un gradasso nelle vesti di menestrello. Disegnato nel 1951 dall’artista Rino Fucci, el Vulón ha in testa un grande cappello a cilindro, il monocolo all’occhio sinistro, grandi baffi spioventi, pizzetto, naso adunco e sorriso beffardo. Indossa un farsetto bianco e rosso, sulle spalle un mantello di piume di pavone, calzoni a paggetto, calzamaglia, uno stivale con sperone ed un gambale di bronzo. Corona il tutto uno spadone alla cintura ed una mandola d’ispirazione greca. Il Vulón o “El Pup”, simbolo del Carnevale, come capro espiatorio, ogni martedì grasso viene arso in quella stessa piazza in cui aveva annunciato leggi e decreti. 

Massimo Seri

Sindaco Comune di Fano

Maria Flora Giammarioli

Presidente

Carnevale di Putignano

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 2000.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettistaimpostazione grafica G. Ielluzzo autore M.C. Perrini
  • num. catalogo francobolloMichel 4492 YT 4252 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, riproduce la caratteristica maschera del Carnevale di Putignano Farinella, allegro e scanzonato, che prende il suo nome dal piatto simbolo della cucina putignanese, affiancato al suo alter ego, entrambi in primo piano su uno scorcio di Piazza del Plebiscito della cittadina pugliese.

Il Carnevale di Putignano è una festa cittadina che si svolge con cadenza annuale nel comune di Putignano, in Puglia. Si tratta del carnevale più antico d’Europa e nel 2020 è giunto alla sua 626ª edizione. La maschera caratteristica della manifestazione è chiamata Farinella e deve il suo nome all’omonima pietanza di Putignano. Dal 2006 ha luogo anche un’edizione estiva.

Le origini

Putignano veniva scelta come meta per il trasferimento: all’arrivo delle reliquie, i contadini, in quel momento impegnati nell’innesto della vite (ancor oggi una delle attività agricole tipiche del territorio), lasciarono i campi e si accodarono festanti alla processione e, dopo la cerimonia religiosa, si abbandonarono a balli e canti. Ci furono poi alcuni che recitarono in vernacolo scherzi, versi e satire improvvisati. Secondo gli storici, nascevano in quel momento le Propaggini, ancora oggi cuore della tradizione carnevalesca locale.

È solo con l’epoca fascista che il carnevale contadino si trasformerà in un più raffinato carnevale borghese e cittadino: nascerà così la sfilata di carri allegorici in parata, un modello comunicativo, quest’ultimo, caro alla cultura fascista. A far da base per questa trasformazione della tradizione, la maestranza artigianale del paese che metterà le sue competenze di falegnameria a disposizione del ludico spasso carnevalesco. Si narra che il primo carro fosse stato realizzato utilizzando come “anima” una rete di un pollaio.

Il Carnevale

I “Giovedì” del Carnevale

I Giovedì, feste per antonomasia del Carnevale di Putignano, segnano l’avvicendarsi della manifestazione. Ufficialmente il periodo carnascialesco decorre dal 26 dicembre, giorno delle Propaggini, ma è a partire dal 17 gennaio, con la festa di Sant’Antonio Abate, che il Carnevale entra nel vivo. Da questa data, e fino all’ultima sfilata dei carri allegorici, si susseguono i “Giovedì” del Carnevale. Tradizione vuole che tali appuntamenti siano dedicati a diverse categorie di persone. Ogni giovedì, infatti, punta a rendere protagonista uno specifico strato sociale, con una vena mista di satira e puro divertimento. Quando il calendario lo consente, il primo Giovedì è quello dei monsignori, seguito in un ordine immutabile da quello dei preti, delle monache, delle vedove, dei pazzi, delle donne sposate e dei cornuti.

Quest’ultimo, in particolare, è caratterizzato dall’immancabile e goliardico rito del taglio delle corna, evento curato in ogni particolare (dal richiamo, all’ammasso, al corneo mattutino fino al taglio serale) dall’Accademia delle Corna. Una serie di appuntamenti, i “Giovedì” del Carnevale, che intrecciano sacro e profano e ci portano indietro nel tempo. In passato, infatti, proprio questi giorni rappresentavano l’occasione per improvvisare all’interno degli “jos’r”, tipici locali (cantine e sottani) del centro storico, balli e banchetti in maschera. Oggi tale tradizione viene ripresa e arricchita da sagre, spettacoli, musica e divertimento.

Dal 2012 l’Accademia delle Corna conferisce l’onorificenza di Gran Cornuto dell’anno a personaggi distintisi nel proprio settore professionale o sociale per competenza e proattività. La scelta, oltre che a personalità locali, è in alcuni anni ricaduta su personaggi politici o del mondo dello spettacolo.

Carri allegorici in cartapesta

Tre domeniche prima del mercoledì delle ceneri si allestisce la prima delle quattro sfilate di carri allegorici in cartapesta, rappresentanti il mondo della politica, della cultura o della società. Il fascino dei carri allegorici e delle tipiche maschere del Carnevale di Putignano si basa sull’originalità, la raffinatezza, la delicatezza delle rifiniture della cartapesta ricca di caratteristiche particolari, realizzata con un procedimento che la “scuola putignanese” ha forgiato nel tempo ed ha custodito gelosamente tramandandone la tecnica da generazioni. La lavorazione della cartapesta, è uno dei passaggi finali indispensabili nel lungo e variegato lavoro artistico. Il procedimento della lavorazione è un prodigio artistico e tradizionale, che si realizza modellando e plasmando con arte gli strati di carta dei quotidiani ammorbidita dall’usuale colla di farina. La prima fase è quella della creatività, indispensabile per definire l’oggetto da costruire e i particolari del manufatto da realizzare.

Prima di tutto si crea una sagoma d’argilla, che poi darà forma e dettagli al prodotto finito. Completata si passa al calco in gesso, che, come un negativo, conterrà la cartapesta depositata per dare le sembianze alla scultura. A questo punto si esegue una colata di gesso caldo sull’argilla in modo che avvolga tutta la struttura per assumere la forma voluta sin nelle più piccole sfumature. Il gesso raffreddato consentirà il distacco dall’argilla e allora si potrà iniziare con la cartapesta. Per la sua leggerezza e porosità la carta dei quotidiani viene utilizzata per la costruzione, imbevendola nella particolare colla composta d’acqua e farina. Tagliuzzata in spesse striscioline viene fatta aderire al calco precedentemente rivestito d’olio che consentirà alla cartapesta di non attaccarsi alle parti gessate e asciugando ne favorirà il distacco. A questo punto il manufatto in cartapesta, che ha assunto le sembianze del primitivo modello d’argilla, viene rivestito di “carta cemento” per darle più resistenza, tenuta e impermeabilità e quindi dipinto con colori idrosolubili. Grazie alla leggerezza dei materiali sono stati creati carri di dimensioni maggiori e con movimenti effettuati attraverso leve mosse da uomini.

Più tardi, si è ricorso a movimenti elettromeccanici che hanno reso quasi autonomo e più spettacolare il movimento. Negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica ha permesso il passaggio a movimenti elettronici, attraverso il ricorso a computer che guidano l’alternarsi dei movimenti. La struttura dei carri di Putignano è realizzata in ferro, la cui preparazione va dai 3 ai 4 mesi.

Tra le decine di maestri cartapestai che hanno dato lustro al Carnevale, troviamo il maestro cartapestaio Armando Genco. Nel 1946 incominciò a cimentarsi con la cartapesta; nel 1949 al suo carro “Più ti denudi e men c’illudi” fu assegnato il primo premio, ma tutto il clero locale disapprovò l’audace scollatura della figura femminile. Spinto dal desiderio di animare le sue creazioni, nel 1950 sperimentò i primi complessi movimenti e la cartapesta rinforzata sul carro “Due ragazze e un marinaio”; infine nel 1953 introdusse la lavorazione dell’argilla. Le potenzialità della cartapesta da lui intuite ed esaltate, gli hanno consentito la realizzazione di vere opere d’arte unanimemente apprezzate, diventando per circa 30 anni il protagonista assoluto delle sfilate dei carri e vincendo numerosi premi.

Alla creatività e alla passione delle giovani leve della cartapesta putignanese, sono invece affidate le maschere di carattere: piccoli carri in cartapesta realizzati dai futuri maestri cartapestai del Carnevale di Putignano.

Dall’edizione del 2013 la Fondazione del Carnevale ha imposto agli artigiani, maestri cartapestai, la realizzazione di carri allegorici con un tema comune, in questo caso i film di Federico Fellini.

Nell’edizione 2014 la Fondazione di Carnevale, frutto dell’esperienza dell’anno precedente, ha deciso di assegnare un tema comune per tutti i carri: la musica di Giuseppe Verdi.

L’impostazione di un tema per le sfilate è stato poi riconfermato per gli anni successivi: Sette vizi capitali (2015), Diversità (2016), Mostri (2017), Eroi (2018), Satira e Liberà (2019) e La Terra vista dal Carnevale (2020)

Francobollo del 2015 emesso dedicato al Carnevale di Putignano

La Campana dei Maccheroni

Si tratta di un rito molto antico, presente anche in altri centri del meridione, rimasto in auge fino alla metà dell’Ottocento e poi bruscamente interrotto. Anticamente, la sera del Martedì Grasso, un’ora prima della mezzanotte, il campanone della Chiesa Madre cominciava a scandire lentamente 365 rintocchi (uno per ogni giorno dell’anno) per ricordare ai putignanesi che il tempo delle feste e degli eccessi era finito e stava per cominciare quello della penitenza. Solo nel 1997 questa tradizione è ritornata in vita, trasformata in una festa di piazza, grazie agli studi del professor Pietro Sisto e all’impegno dell’Associazione Culturale “La Zizzania”. In Piazza Plebiscito, sotto il sagrato della Chiesa Madre viene posta una campana in cartapesta e grazie ad un sistema di amplificazione si possono ascoltare i 365 rintocchi registrati su una cassetta. Si mangiano i maccheroni al sugo di pomodoro con salsiccia e si balla durante i sessanta minuti che precedono la mezzanotte, momento in cui due “officianti” cospargono il capo dei presenti con un pizzico di cenere, simbolo dell’inizio della Quaresima.

“Farinella”

Farinella (barese: Farenèdde) è la maschera pugliese tipica del carnevale di Putignano.

La versione attuale prevede che abbia l’aspetto di un joker, con un abito costituito da toppe multicolori e un cappello a due punte, ciascuna delle quali con un sonaglio. È da notare come in passato l’aspetto fosse differente: l’abito infatti era costituito dai colori della città, il rosso ed il blu; il cappello era a tre punte, per ricordare i tre colli su cui è costruita la città; era rappresentata nell’atto di separare un cane e un gatto, a memoria delle dissidie presenti nella popolazione. Tale maschera prende il suo nome dalla Farinella, alimento tipico della città. “Farinella” oltre ad essere la maschera tipica del carnevale di Putignano è anche il titolo di un brano musicale strumentale tendenzialmente virtuosistico e di carattere allegro, tipico del periodo carnascialesco. Tale brano è stato scritto e dedicato dal fisarmonicista putignanese M. Benedetto Pipoli, all’omonima maschera di carnevale.

Testo bollettino

Il Carnevale di Putignano, annoverato tra i più antichi e lunghi d’Europa, ha inizio il 26 dicembre con il rito delle “Propaggini”. Rito che ricorda la traslazione delle reliquie di Santo Stefano da Monopoli a Putignano, nella chiesa di Santa Maria la Greca dove sono tutt’oggi custodite, per salvarle dalle scorrerie saracene. Era il 1394 e al corteo sacro si accodarono festanti i contadini impegnati nell’innesto delle viti con la tecnica della propaggine. Nasce così la Festa delle Propaggini, che ogni 26 dicembre segna l’inizio del Carnevale di Putignano.

Insieme ai riti della tradizione che accompagnano tutto il periodo di festa – dalle Propaggini ai Giovedì di Carnevale, dalla Festa dell’Orso all’estrema unzione al funerale del Carnevale, per terminare con la Campana dei Maccheroni – grandi protagonisti del Carnevale di Putignano sono i carri allegorici in cartapesta. Ma anche le maschere di carattere e i colorati gruppi mascherati che sfilano a festa. 

Il primo carro allegorico pare risalga agli inizi del Novecento, anni in cui venivano realizzati piccoli carretti con pupazzi di paglia e stracci. Il trionfo della cartapesta si raggiunge negli anni ’50, con l’introduzione di innumerevoli tecniche lavorative: al telaio di filo di ferro ricoperto di carta di giornale si affianca la lavorazione dell’argilla.

Farinella è la maschera del Carnevale di Putignano, allegra e scanzonata, col suo abito a toppe multicolori, un gonnellino rosso e blu e un cappello a tre punte. Prende il nome da un alimento simbolo della cucina putignanese, la farinella, farina finissima ricavata da ceci e orzo prima abbrustoliti poi ridotti in polvere dentro piccoli mortai di pietra. Dal 2020 la maschera di Farinella è affiancata da un’altra maschera nata dalla matita del graphic designer di fama mondiale, Mauro Bubbico. È l’Alter ego di Farinella che rappresenta la sua seconda personalità, con caratteristiche visive e caratteriali completamente diverse. Una figura dominata dal bianco e nero come fosse fuoriuscita dallo sfondo della prima rappresentazione grafica del Farinella firmata da Mimmo Castellano. Il nome dell’Alter ego sarà svelato ufficialmente proprio nell’edizione 2023.

Un’edizione di rinascita quella del Carnevale 2023 firmato “Tutta un’altra fiaba” e dedicato a raccontare mille storie diverse, portando i visitatori a scoprire la magia del Carnevale. Nel programma le grandiose parate con i carri dedicati ognuno ad una fiaba diversa, il Villaggio delle Fiabe, attrazioni in cartapesta e luminose senza pari (come il sipario di luci più grande mai realizzato), ed eventi, spettacoli e concerti con artisti nazionali. Nel mese di febbraio Putignano si candida a diventare la capitale italiana del divertimento per il suo ritorno dopo due anni di fermo forzato dalla pandemia.

Luciana Laera

Sindaca di Putignano

Giuseppe Francesco Vinella

Presidente Fondazione Carnevale di Putignano

Carnevale di Acireale

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura:  9 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettistaimpostazione grafica G. Ielluzzo autore C. Giusto
  • num. catalogo francobolloMichel 4493 YT 4253 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, riproduce Lavica, opera dell’artista Adolfo Mastriani del 1953, diventata dal 2010 maschera ufficiale del Carnevale di Acireale. Sullo sfondo un particolare del Palazzo del Municipio della cittadina siciliana, classico esempio di architettura barocca.

Il carnevale di Acireale, è uno dei più antichi dell’isola, e si svolge ogni anno nella città di Acireale. Tra le sue caratteristiche vi è la sfilata dei carri allegorici e di quelli infiorati.

Locandina 2023 del Carnevale di Acireale

La sfilata dei carri allegorico-grotteschi in cartapesta si svolge ogni anno durante il carnevale. I carri danno il loro spettacolo attraverso migliaia di lampadine e luci, movimenti spettacolari e scenografie in continua evoluzione durante le esibizioni.

Oltre ai carri in cartapesta, inoltre, l’ultima settimana sfilano anche i carri infiorati (che dal 2014 al 2019 erano invece protagonisti di una manifestazione apposita, il “Carnevale dei fiori” – o, fino al 2019 “Festa dei fiori” – che si svolgeva ogni anno ad aprile), accorpati nuovamente al Carnevale invernale a partire dall’edizione 2020. Queste opere hanno la caratteristica, simile a quella di diversi carnevali della Costa Azzurra e della Liguria, di mostrare soggetti creati interamente con fiori (veri) disposti uno a fianco all’altro. Sono anch’essi dotati di movimenti meccanici e luci.

Origini

Il carnevale acese ha origini antichissime. Si pensa, infatti, che la manifestazione sia nata spontaneamente fra la gente e quindi ripetuta negli anni dal popolo, che libero dai rigidi vincoli, poteva con una certa libertà scherzare, dando luogo a saturnali in maschera dove era uso prendere di mira i potenti del tempo con satira e sberleffi. Una delle prime maschere del carnevale acese fu l’Abbatazzu (detto anche Pueta Minutizzu) che, portando in giro grossi libri ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull’Abate-Vescovo di Catania, nella cui diocesi ricadeva per l’appunto la cittadina.

Prime fonti documentali

Il primo documento ufficiale che cita la manifestazione è un mandato di pagamento del 1594.
Nel XVII secolo era usanza fare una battaglia di arance e limoni tanto sentita che il 3 marzo del 1612 la Corte Criminale fu costretta a bandirla per porre fine a gravi fatti che sfociavano spesso nel ferimento delle persone o provocavano consistenti danni alle cose.

Nel 1693 il terremoto che sconvolse la Sicilia orientale (terremoto del Val di Noto) decretò anche un periodo di lutto e per diversi anni il tradizionale carnevale non si tenne. Ma già ai primi del XVIII secolo la manifestazione rinasceva, probabilmente anche incoraggiata dal momento di grande fermento e di speranze che si era venuto a creare con la ricostruzione post-sisma. Entrarono in scena alcune maschere nuove ‘u baruni (il barone) ed i famosissimi Manti.

Dal 1880 iniziarono le sfilate dei carri allegorici. Inizialmente furono preceduti delle carrozze dei nobili addobbate (detti le cassariate o landaus) e successivamente vennero pensati i carri in cartapesta. Si pensò proprio alla cartapesta perché in città vi erano molti artigiani che già utilizzavano questa tecnica per decorazioni.

Dal 1929, anno della istituzione dell’Azienda Autonoma e Stazione di Cura di Acireale, il Carnevale Acese viene organizzato così come lo si può ammirare oggi. Dal 1930 vennero introdotte le macchine infiorate, ovvero auto addobbate di fiori, altra peculiarità della manifestazione che sopravviverà sino ai giorni nostri, pur se ormai allestiti in carri ben più grandi.
In alcune edizioni verranno anche creati dei carri addobbati con agrumi.

Del 1934 è la prima edizione del Numero Unico, a cura del locale Circolo Universitario, una pubblicazione destinata ad accompagnare tutte le edizioni.

Nel secondo dopoguerra vi sarà l’introduzione dei minicarri (detti Lilliput) all’interno dei quali vi era un bambino. L’usanza dei minicarri durerà però solo sino alla fine degli anni sessanta. Cola Taddazzu e Quadaredda, ai quali successe il popolarissimo Ciccitto (l’indimenticato Salvatore Grasso) furono alcuni dei personaggi più famosi.

Le maschere storiche

L’Abbatazzu

L’Abbatazzu fu una delle maschere antiche del carnevale acese, storicamente in uso dal 1667. Vestiti in maniera stravagante, usavano portare grandi parrucche bianche in testa, indossavano abiti di damasco ricchi di fronzoli ed andavano in giro con grossi libri. Avevano un grande tovagliolo appeso al collo, che era un antico segno dato alle persone infette e probabilmente aveva l’intento di esorcizzare le paure di un periodo storico (il XVII secolo) travagliato da gravi pandemie. L’Abbatazzu era anche detto Pueta Minutizzu perché soleva recitare delle poesie grottesche e maliziose. Secondo alcuni storici, la maschera ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull’abate-vescovo di Catania, monsignor Michelangelo Bonadies, nella cui diocesi ricadeva per l’appunto la cittadina.

Baruni

Il Baruni fu la maschera successiva del più famoso Abbatazzu.

Manti ed i Domino

Manti furono la figura che ebbe più successo nella tradizione del carnevale acese. Coperti da grossi mantelli di seta nera, che celavano l’identità, furono paragonati ai Bautta veneziani. La figura fu poi sostituita nel tempo dal Domino. Anche il Domino era una maschera completamente nera che celava l’identità, ma con vesti meno ricche. Il costume fu poi bandito per motivi di pubblica sicurezza nei primi anni del XX secolo, poiché alcuni malviventi usavano travestirsi per poi confondersi tra la folla intenta a festeggiare il carnevale, dopo aver compiuto delitti.

Cola TaddazzuQuadaredda ed altri personaggi acesi

Cola TaddazzuQuadaredda e Nunziu Setti Cappeddi furono personaggi molto popolari negli anni cinquanta del XX secolo, mentre nel successivo decennio, sino agli anni settanta, ad animare le serate del carnevale partecipava Salvatore Grasso detto Ciccitto, conosciutissimo fra gli acesi.

Francobollo emesso nel 2010 dedicato al Carnevale di Acireale

La manifestazione oggi

Il carnevale oggi si svolge nello scenario barocco del centro storico, ha il suo centro nella piazza Duomo. Vede la folla partecipare attivamente alla manifestazione, che viene trascinata dal generale clima allegro ed euforico. Gemellato con il Carnevale di Viareggio vi è anche la partecipazione di alcuni costumi del Carnevale di Venezia.

Nel 2017, il giornale inglese The Guardian del 23 gennaio 2017/01/23 inserisce il Carnevale di Acireale tra i 10 più belli d’Europa:

– Festivals:10 of Europe’s best alternative carnivals

It’s carnival season in Europe in the lead up to Mardi Gras. We round-up some of the best, beyond the most famous, from festivals dating back centuries to epic parties in Cádiz, Basel and Sicily

Il programma tradizionale prevede la sfilata dei carri di cartapesta il giovedì, la domenica ed il martedì grasso, mentre i carri infiorati sfilano il lunedì ed il martedì. Da alcuni anni tuttavia il programma è mutato, i carri allegorici sfilano anche le due domeniche precedenti e l’ultimo sabato, le macchine infiorate sfilano tutti i giorni dall’ultimo sabato al martedì grasso. I carri infiorati, invece, come s’è detto, sfilano in un’apposita manifestazione (denominata, per l’appunto, Carnevale dei fiori) che si tiene nel mese di aprile. La manifestazione si chiude comunque la sera del martedì grasso con le premiazioni ed i tradizionali fuochi d’artificio con cui si vuole bruciare il Re Carnevale. Caratteri peculiari della manifestazione sono:

Carri Allegorico-Grotteschi

Sono grandi costruzioni in cartapesta, più precisamente in cartone romano, che trattano argomenti di satira e costume sociale. Sono caratterizzati oltre che dal soggetto, anche dal colore, ma soprattutto dagli effetti combinati di luci e movimenti di alcune parti che generalmente si attivano appena giunti in Piazza Duomo, Piazza Indirizzo, Villetta Garibaldi e Porta Gusmana. I carristi lavorano nei cantieri, fra la progettazione e la realizzazione per diversi mesi. Da circa 30 anni alla realizzazione dei carri è dedicata un’apposita area coperta dove trovano spazio i diversi cantieri.

Cartapesta e cartone romano

I carri allegorico grotteschi dei maestri carristi acesi sono realizzati in cartone romano. La differenza tra la cartapesta e il cartone romano consiste nelle tecniche di lavorazione, che rispondono ad esigenze differenti. Mentre la cartapesta è sostanzialmente un impasto di carta e colla, il cartone romano è il risultato della stratificazione di fogli di carta e colla. Il cartone romano risulta più elastico e deformabile, pertanto maggiormente resistente alle sollecitazioni fisiche a cui i carri sono soggetti nei loro movimenti.

Carri Infiorati

Introdotti nel 1931, inizialmente erano delle automobili ricoperte di fiori, e per questo chiamate da molti ancora le Macchine Infiorate. Oggi invece sono dei carri di grandi dimensioni dove le figure sono composte da centinaia di migliaia di fiori con movimenti e luci (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Il più bel Carnevale di Sicilia ha origini antichissime. Il primo documento ufficiale che cita la manifestazione risale al lontano 1594. Dal 1880 iniziarono le sfilate dei carri allegorici in cartapesta, inizialmente preceduti dalle carrozze dei nobili addobbate gioiosamente; successivamente vennero pensati i carri in cartapesta perché in città vi erano parecchi artigiani che utilizzavano tale tecnica per decorazioni varie.

Solo nel 1930 vennero introdotte le “macchine infiorate”, ovvero auto addobbate con fiori,  peculiarità presente anche ai giorni nostri,  anche se le vecchie automobili sono sparite da tempo per lasciare posto a veri e propri carri in fiore.

Il Carnevale oggi si svolge nello stupendo scenario barocco del centro storico, ha il suo cuore nella splendida Piazza Duomo tra l’elegante pietra bianca delle chiese e dei palazzi nobiliari e il caldo colore nero del selciato lavico.

La maschera “Lavica” accompagna il Carnevale di Acireale fin dal 1953 e proprio in questi giorni compie i suoi primi 70 anni. Nata dal genio artistico del Maestro Adolfo Mastriani, dal 2010 è la maschera ufficiale del Carnevale di Acireale, unica maschera femminile fra tutti i Carnevali mondiali. Il costume, costituito da una calzamaglia che avvolge il corpo sinuoso di donna, esprime la trasgressività del Carnevale ed il riscatto della figura femminile.

Al centro del nutrito programma, le sfilate dei carri grotteschi in cartapesta ideati e creati dai maestri acesi, campioni dell’allegorica satira e ineguagliati artigiani della cartapesta; le sfilate dei carri in fiore, unicità del Carnevale acese, che coniugano la gentilezza dei fiori, la spettacolare irriverenza del Carnevale e le parate dei gruppi in maschera dai fantastici e impertinenti costumi.

Quindi il pubblico: il grande pubblico del Carnevale di Acireale, “ingrediente” insostituibile del gioioso, turistico appuntamento siciliano. Una marea umana che si riversa lungo il circuito e che diventa essa stessa attrazione dello spettacolo goliardico: centinaia di migliaiadi visitatori,nel corso delle diverse sfilate,provenienti da tutta Italia, ma anche d’Oltralpe.

Il Carnevale di Acireale è stato inserito nella Lotteria Nazionale del Festival di Sanremo e del Carnevale negli anni 1996, 1999, 2006, 2010. Inoltre nel 2010 il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un francobollo – 4 milioni di esemplari – dedicato al Più Bel Carnevale di Sicilia che certificò l’attenzione a livello nazionale verso il Carnevale acese; anche quest’anno il Carnevale di Acireale sarà oggetto di emissione filatelica insieme ad altri cinque Carnevali storici.

Il Carnevale mobilita l’intera Città con manifestazioni sportive, conviviali, giochi nei quartieri, e nelle Associazioni della terza età, tutte manifestazioni che vengono patrocinate dalla Fondazione.

È da sottolineare il notevole impatto economico e sociale che si lega al Carnevale, manifestazione che favorisce lo sviluppo dell’economia sia per gli operatori acesi che per gli operatori della provincia, che per gli operatori economici della Regione, soprattutto nel settore terziario creando possibilità occupazionali anche in un periodo considerato di bassa stagione.

In ultimo, dal 2018 il Carnevale di Acireale è stato ammesso al riconoscimento, insieme ai maggiori Carnevali italiani, come Carnevale Storico da parte del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali (oggi Ministero della Cultura) e in questi mesi la Fondazione in sinergia con gli altri Carnevali italiani sta operando, con ottime prospettive, affinché la lavorazione e realizzazione del carro allegorico grottesco in cartapesta sia riconosciuta come patrimonio immateriale da parte dell’UNESCO.

Ing. Stefano Alì

Sindaco della Città di Acireale

Avv. Gaetano Cundari

Presidente Fondazione Carnevale Acireale

Carnevale di Cento

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura: 9  effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo:  48 x 40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettista: impostazione grafica G. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4494 YT 4254 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, raffigura un carro allegorico denominato “I sette vizi capitali”, realizzato dall’Associazione Carnevalesca “Mazzalora”, nel momento del secolare “Gettito” mentre sfila a Piazza Guercino nel centro storico di Cento.

Il Carnevale di Cento è un carnevale storico che si svolge nell’omonima città, in provincia di Ferrara.

La storia del Carnevale di Cento

Il Carnevale a Cento ha origini antiche, come dimostrano alcuni affreschi del pittore seicentesco Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591-Bologna 1666), che ritraggono scene dei festeggiamenti e delle celebrazioni carnevalesche in città.

Dal 1990 la manifestazione è diventata un evento folcloristico importante, grazie al gemellaggio con il Carnevale di Rio de Janeiro dove per alcuni anni sfilavano maschere del carro vincitore dell’edizione precedente e alla costante presenza di personaggi dello spettacolo italiano e internazionale.

Svoltasi ininterrottamente dal 1947, nel 2014 la manifestazione viene annullata a poche settimane dal suo inizio. I danni del terremoto dell’Emilia del 2012 che aveva colpito la città di Cento avevano comportato necessarie operazioni di messa in sicurezza dei magazzini dove sono costruiti i carri allegorici e soprattutto del centro storico della città, dove le costruzioni in cartapesta erano solite sfilare. Le sfilate del 2013 e del 2015 infatti sono state effettuate in un circuito al di fuori di quello tradizionale, all’interno del centro storico. Nel 2016 il carnevale è tornato finalmente a ripercorrere il suo tragitto originale attraversando la piazza della cittadina. Dopo una pausa nel 2021 a causa della pandemia di Covid19, la manifestazione ritorna programmando le date della nuova edizione tra maggio e giugno 2022.

La manifestazione

Il Carnevale a Cento impegna solitamente le 5 domeniche. Le sfilate hanno inizio nel primo pomeriggio. I carri di carnevale attraversano più volte il centro storico accompagnati dalla musica e da gruppi di figuranti in maschera impegnati in coreografie. Peculiare è il ricco gettito di gonfiabili e peluches lanciato da ogni carro agli spettatori. In Piazza Guercino è allestito un palcoscenico, dove il Patron del Carnevale presenta la manifestazione sempre accompagnato da volti noti del mondo dello spettacolo.

L’ultima domenica avviene la proclamazione della classifica e la premiazione della società vincitrice. A Cento è assegnato anche un trofeo per il gettito e uno per i costumi, l’animazione e musica. Agli inizi del 1900 i Centesi pensarono di creare un proprio re a simbolo del carnevale Centese. Questo personaggio doveva rappresentare la coscienza dei suoi concittadini. Nacque così Tasi, Luigi Tasini, che un tempo era realmente esistito e stimato. All’ultima parata segue tradizionalmente il rogo della maschera locale “Tasi” accompagnato da uno spettacolo pirotecnico; prima di venire bruciato davanti alla Rocca, Tasi legge un testamento nel dialetto locale dove lascia i suoi averi ai personaggi più noti alla cittadinanza (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Il Carnevale di Cento è un Carnevale storico, la cui antica tradizione ha lasciato traccia in un affresco del 1615 del pittore centese Gian Francesco Barbieri chiamato Il Guercino, dove viene rappresentato il Berlingaccio, una maschera locale, durante una festa nel palazzo comunale offerta al popolo nel giovedì grasso. Successivamente, la festa carnevalesca ha mantenuto i connotati della manifestazione tipicamente locale sino alla fine degli anni ’80, periodo di vera e propria rivoluzione organizzativa, di comunicazione e di immagine che in pochi anni ha trasformato una festa di antica tradizione popolare in un vero e proprio fenomeno di costume, diventato driver turistico per tutto il territorio, catapultando il nome della cittadina centese oltre i confini nazionali con il rinnovato CENTO CARNEVALE D’EUROPA.

Nel 1990, grazie alla capacità organizzativa e creativa di Ivano Manservisi, il Patron del Carnevale, la manifestazione recupera quell’entusiasmo e quella passione che si era assopita, diventando uno dei più divertenti, spettacolari e trasgressivi Carnevali in Europa. Nel 1993, grazie ad un vero colpo di genio, il Cento Carnevale d’Europa riesce a siglare, primo ed unico al mondo, il gemellaggio con il famoso Carnevale di Rio de Janeiro. Tale primato ha poi permesso a una delegazione centese di partecipare alla famosa e suggestiva Notte dei Campioni, sfilando con il carro allegorico vincitore della manifestazione italiana nel mitico Sambodromo, acclamati dal calore di 400 mila persone in festa e seguiti in diretta internazionale da oltre 90 milioni di spettatori.

Lo spirito surreale e fantastico tipico di questa manifestazione viene incarnato dai mastodontici e colorati carri allegorici di cartapesta che sfilano ogni domenica lungo il circuito carnevalesco tra due ali di folla festante e incantata. Vere e proprie opere d’arte, vengono costruite dalle Associazioni Carnevalesche raggiungendo fino i 6 metri di larghezza e i 20 metri di altezza e sono dotate di complessi ed ingegnosi marchingegni meccanici. Gruppi variopinti e festosi accompagnano i cinque carri in gara facendo da scenografia animata e scatenata lungo le vie della città formando un lungo serpentone colorato.

Caratteristica peculiare del Cento Carnevale d’Europa è il gettito: il lancio sul pubblico di giochi e gadget dai carri in parata in una magica profusione di coriandoli per cui Nessuno torna a casa da Cento a mani vuote!

Nella quinta ed ultima domenica di Carnevale i corsi mascherati terminano con la proclamazione del carro vincitore, a cui segue il Testamento alla città e il Rogo di Tasi, maschera tradizionale di Cento, e un grandioso spettacolo piro-musicale nel piazzale di uno dei monumenti simbolo della città: la Rocca di Cento.

Edoardo Accorsi

Sindaco di Cento

Carnevale di Viareggio

  • data: 16 febbraio 2023
  • dentellatura: 9  effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 48 x40 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 200.004
  • valoreB 
  • colori: cinque
  • bozzettistaimpostazione grafica G. Ieluzzo
  • num. catalogo francobolloMichel 4495 YT 4255 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, riproduce un’opera di Uberto Bonetti realizzato negli anni ’30 raffigurante, su campo bianco, tra lanci di coriandoli, stelle filanti e squilli di tromba, due Burlamacchi, la maschera rappresentativa del Carnevale di Viareggio e mascotte della città. A sinistra, incastonato nella composizione, è riportato il numero “150°”a indicare gli anni trascorsi dalla prima sfilata dl Carnevale.

Il Carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti carnevali d’Italia, d’Europa e del mondo. I carri allegorici, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina. Le opere allegoriche, attraverso la satira, affrontano i grandi temi della contemporaneità: dalla politica nazionale e internazionale, all’ambiente, al sociale.

Locandina del Carnevale di Viareggio edizione 2023

La storia del carnevale di Viareggio

La tradizione della sfilata di carri (dapprima calessi) a Viareggio risale al 1873 e vuole che l’idea di una sfilata il giorno di martedì grasso del 1873 sia nata ai tavoli del Caffè del Casinò, inaugurato quarant’anni prima. Sul finire del secolo, comparvero i carri trionfali, veri e propri monumenti, costruiti in legno, scagliola e juta, modellati da scultori e messi insieme da carpentieri e fabbri che, in Darsena, sugli scali dei cantieri navali, sapevano creare straordinarie imbarcazioni.

La prima guerra mondiale indusse a una pausa bellica che durò sei anni. La manifestazione riprese nel 1921 e i carri sfilarono sui due Viali a mare.

Nel 1921 si cantò la prima canzone ufficiale, nota come la ‘’Coppa di Champagne”, attuale inno del Carnevale, composta dal musicista Icilio Sadun su parole di Lelio Maffei. Quell’anno per la prima volta, anche i carri si animarono a suon di musica, perché la banda trovò posto a bordo della costruzione intitolata “Le nozze di Tonin di Burio” di Guido Baroni, che rappresentava la festa nuziale nell’aia di una casa colonica. Due anni dopo il carro del Pierrot fu la prima maschera a muovere la testa e gli occhi. Nel 1925 il pittore Antonio D’Arliano inventò la tecnica della carta a calco, che da allora ha consentito costruzioni colossali. Nel 1930 Uberto Bonetti, ideò Burlamacco: la maschera simbolo di Viareggio, che, nel manifesto del 1931, apparve in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva. Fin dall’inizio (1954) la neonata Rai prima, e l’Eurovisione (1958) poi, hanno consacrato la grande manifestazione, trasportando ovunque, via etere Viareggio e il Carnevale.

Il 20 febbraio 1971 si svolse il primo carnevale rionale della Darsena.

Oggi il Carnevale di Viareggio è un evento di fama internazionale. Ogni anno si svolgono i Corsi Mascherati, ovvero le sfilate dei carri allegorici nel periodo tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo e vi partecipano oltre 600.000 spettatori.

La cartapesta

La cartapesta è un preparato essenzialmente composto da acqua, colla, gesso e carta; il procedimento di lavorazione parte dalla creazione di un modello in argilla. Con una colata di gesso su questo modello si ottiene il negativo del calco, all’interno del quale vengono applicate le strisce di carta che sono state precedentemente imbevute in un composto di acqua e colla. Grazie a questo materiale i carristi riescono a plasmare masse e volumi molto grandi e, grazie alla leggerezza delle forme vuote, il carro è una struttura semovente spettacolare. Le strisce vengono poi fatte aderire al calco, che ha poi bisogno di molte ore per l’asciugatura.

In seguito si stacca il lavoro di cartapesta e, dopo averlo levigato con carta vetrata, si procede alla decorazione con colori acrilici o a tempera, che vengono ricoperti da un’ulteriore vernice lucida di protezione. Il primo carro di cartapesta fu realizzato a Viareggio, nel 1925: “I cavalieri del Carnevale” di Antonio D’Arliano. Attualmente uno dei grandi maestri riconosciuti della cartapesta è Arnaldo Galli che insieme al fratello Renato e a Silvano Avanzini ha collaborato per la costruzione di materiali di scena in film di Federico Fellini come Casanova e Boccaccio ’70, costruendo un’Anita Ekberg di misure enormi. Maschere in cartapesta dei maestri viareggini hanno fatto da cornice alla cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio di Italia ’90 e a quella di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali.

La Cittadella

La Cittadella del Carnevale è il più grande parco tematico d’Europa dedicato alle maschere. Si trova nella zona nord della città. Sulla grande piazza ellittica intitolata a Burlamacco, si affacciano i 16 hangar all’interno dei quali vengono costruiti i carri e le mascherate. È stata inaugurata il 15 dicembre 2001 secondo il progetto di Francesco Tomassi.

Nel 2017 è stato inaugurato lo spazio espositivo “Espace Gilbert” in cui sono esposti elementi dei grandi carri del passato. Nel 2019 è stato inaugurato il piano terra del nuovo allestimento del Museo del Carnevale. Attraverso le testimonianze artistiche dal 1500 al 1873 viene raccontato il “mondo alla rovescia” tipico del Carnevale nei festeggiamenti in Europa. Il primo piano invece racconta il Carnevale di Viareggio attraverso una selezione di modellini e bozzetti originali. In Cittadella sono attivi anche laboratori della cartapesta in cui dai bambini agli adulti possono imparare le tecniche della lavorazione.

Nell’estate 2020 è stato realizzato il progetto grafico di giganteschi murales sui portoni degli hangar dei carri, firmato dall’architetto Paolo Riani e realizzato dall’Ati, l’associazione temporanea di cinque ditte artigiane del Carnevale di Viareggio. Una completa trasformazione di piazza Burlamacco, al centro della Cittadella, che si identifica ancora di più nell’agorà dell’arte, attraverso una grande temporary exhibit, da ammirare solo “qui” ed “ora”, proprio nel senso dello spirito del Carnevale. Una grande mostra a cielo aperto con sedici dettagli dei manifesti più belli della storia del Carnevale, dipinti sulle facciate dei capannoni, che custodiscono i carri allegorici e l’hangar museo, per una superficie totale di duemila metri quadri. Il 16 febbraio 2021 (giorno di Martedì Grasso) è stato inaugurato il nuovo Archivio Storico al secondo piano dell’area museale, dedicato alla conservazione dei documenti e dei bozzetti originali.

Carnevale e arte

Il rapporto tra il Carnevale di Viareggio e l’arte è sempre stato molto stretto, come testimoniano i numerosi contributi di artisti tra i quali Lorenzo Viani, Renato Santini, Uberto Bonetti, Sergio Staino, Dario Fo e Jean-Michel Folon. Lorenzo Viani, illustre pittore viareggino, che ha scritto sul Carnevale pagine illuminanti, ha contribuito attivamente nel 1911 alla realizzazione del carro “Il trionfo della vita” di Domenico Ghiselli, di cui abbiamo testimonianza della decorazione con una galleria di figure allegoriche dei pannelli della base.

Festa e tradizione

Tutto il carnevale è accompagnato da veglioni e feste in maschera che hanno origine antica, ben prima della nascita dei corsi mascherati. Negli anni ’20 erano famosi i veglioni “di colore”, feste nelle quali le donne dovevano indossare un abito delle tinte indicate, mentre gli uomini indossavano lo smoking, gli addobbi, i coriandoli e le stelle filanti erano nei colori prescritti. Locali come il Principe di Piemonte, l’albergo Royal e il Cafè chantant Margherita sulla Passeggiata erano la sede ideale per questo tipo di feste e proprio in quest’ultimo locale iniziò nel 1932 la tradizione dei veglioni in costume con un “ballo incipriato del Settecento”. Negli anni a venire si ricordano i veglioni de La Stampa, della Croce rossa e dei Lions, queste ultime associazioni senza scopo di lucro che spesso e volentieri partecipano attivamente anche oggi alla vita del Carnevale. Oggi i veglioni sono feste rionali durante i fine settimana dei corsi mascherati sul lungomare. Sono feste in strada accompagnate da musiche, maschere e tanto divertimento.

Rioni

In contemporanea al periodo carnevalesco si tengono nei quartieri cittadini i Rioni del Carnevale di Viareggio. Queste feste sono la parte più popolare del Carnevale di Viareggio. Interi quartieri, nei week-end di festa, si trasformano in sambodromi all’aperto in cui poter ballare liberamente in maschera, ma anche cenare deliziandosi con i piatti tipici della tradizione viareggina (a partire dalle ore 19). In particolare ad organizzare le feste notturne sono i Rioni Marco Polo e Darsena che organizza dal 1970 le cinque notti del CarnevalDarsena.

Museo del Carnevale, Viareggio

Il Museo del Carnevale racconta il mondo alla rovescia e la storia dell’arte di costruire macchine allegoriche. Al piano terra il bookshop e la linea del tempo con le testimonianze artistiche del Carnevale in Europa dal 1500 al 1873. Al primo piano la storia del Carnevale di Viareggio attraverso modellini di carri, bozzetti originali e elementi dei carri stessi. Il Museo si completa con l’Espace Gilbert, in cui oltre alla grande ballerina di 13 metri vincitrice nel 2004 ci sono parti dei carri del passato.

Il Torneo Mondiale Giovanile di Calcio

Durante il periodo carnevalesco uno dei principali eventi è anche il torneo giovanile di calcio “Coppa Carnevale”, anche detto Torneo di Viareggio, nato nel 1949 per iniziativa del C.G.C. Viareggio. Lo spunto iniziale è del 1948, quando ci fu un torneo cittadino a dieci squadre che rappresentavano quattro società e sei bar. Fin dalla prima edizione il torneo si è caratterizzato come “under 21” e via via nel tempo ha acquistato sempre maggior prestigio a livello internazionale, con l’arrivo a Viareggio di squadre extracontinentali. Nel 1978 partecipò al torneo una squadra di Pechino e questo rappresentò il primo contatto sportivo della Cina comunista con l’Europa occidentale. Le squadre vincitrici del maggior numero di edizioni sono Milan e Fiorentina, con 8 trionfi ciascuna (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Viareggio è il Carnevale. Concetto antico ma quanto mai attuale, visto l’anniversario che quest’anno verrà celebrato: i 150 anni della manifestazione che coinvolge, di fatto, tutta la Comunità. Centocinquant’anni di arte, cultura, tradizione, passione, dedizione: una storia d’amore che unisce Viareggio e il Carnevale e che non è solo un mese di festeggiamenti, tra Corsi Mascherati, opere allegoriche, feste rionali, eventi culturali e di spettacolo, ma che è l’identità della Città e il suo raccontarsi al mondo.

Una Città tenace, che ha strappato le sue terre al mare, e che sul mare ha costruito gloria e fortuna: non a caso i primi grandi carri in legno, scagliola e juta, nacquero dall’intuizione di artisti e decoratori ma soprattutto dalla sapienza artigianale dei maestri d’ascia e calafati che nei cantieri navali creavano straordinarie imbarcazioni.

Non sono molti in Italia gli eventi che possono vantare 150 anni di storia, per altro tutta documentata, gelosamente conservata e orgogliosamente esposta negli spazi della Cittadella del Carnevale, un vero e proprio comparto artistico/artigianale dedicato alla manifestazione, unico nel suo genere e probabilmente con pochi eguali al mondo: e dove c’è memoria c’è sempre ricchezza e capacità di guardare al futuro.

Sono 150 anni ben portati quindi, per un Carnevale sempre più internazionale, partecipato e giovane: sottolineati dall’uscita del francobollo.

Grazie al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e buon Carnevale, Viareggio.

Giorgio Del Ghingaro

Sindaco di Viareggio

num. foglietto: Michel BL98 YT F4250

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