34^ emissione del 09 maggio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” le eccellenze del sapere” dedicato al Museo Archeologico nazionale di Tarquina, nel centenario dell’istituzione


34^ emissione del 09 maggio 2024, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” le eccellenze del sapere” dedicato al Museo Archeologico nazionale di Tarquina, nel centenario dell’istituzione, dal valore indicato in B, corrispondente ad € 1.25
- data emissione: 11 maggio 2024
- dentellatura: 9 effettuata con fustellatura.
- dimensioni francobollo: 48 x 40 mm
- tipo di carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
- Grammatura:90 g/mq.
- Supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq.
- Adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco).
- stampato: I.P.Z.S. Roma
- tiratura: 200.004 esemplari di francobolli
- valore: tariffa B = €1,25
- colori: cinque
- bozzettista: M. C. Perrini
- num. catalogo francobollo: Michel ______ YT _______ UNIF ________SASS __4416___
- Il francobollo: raffigura il cortile interno di Palazzo Vitelleschi, sede del Museo archeologico nazionale di Tarquinia, e il vaso greco configurato a testa femminile (rython) attribuito all’artigiano attico Charinos, una delle opere più iconiche del Museo. Completano il francobollo le legende “MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARQUINIA” e “100 ANNI”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

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Museo Nazionale di Tarquinia
Il Museo archeologico nazionale di Tarquinia (o anche tarquiniense) è un ente museale specializzato del Lazio settentrionale, dedicato principalmente all’arte e alla civiltà etrusca. È ospitato all’interno del Palazzo Vitelleschi, in Piazza Cavour, nel centro storico della città medievale.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Collezioni
Le collezioni comprendono, oltre a ben documentati reperti romani ed etruschi, ricostruzioni di tombe, ripristino degli affreschi originali di tombe trasferiti dalla necropoli dei Monterozzi, compresi quelli provenienti dalla tomba della Nave, dalla tomba del triclinio, dalla tomba della biga, dalla tomba dei Leopardi, dalla tomba delle Olimpiadi; personaggi famosi come quelli illustrati dal tema del Sarcofago dell’Obeso. È uno dei musei più importanti dedicati al mondo etrusco.
Esposizione
Nella sala 1 (“le dimore dei defunti“) del Museo archeologico tarquiniense sono state ricostruite due sepolture di IX-VII sec a. C.; nella sala 2 sono esposte le sculture funerarie di età arcaica e nelle sale 3-9 quelle che decoravano invece le grandi tombe gentilizie di età ellenistica e di cui la parte numericamente più consistente è costituita dalla ricca collezione di sarcofagi di produzione tarquiniese, tra i quali i pregevoli esemplari “del Sacerdote”, “dell’Obeso”, di Laris Pulena. Nelle sale 1-8 del primo piano sono esposte, ordinate cronologicamente e distinte ove possibile secondo i contesti di appartenenza, le suppellettili provenienti dagli scavi delle necropoli di Tarquinia. L’itinerario di visita può avere inizio al primo piano con la sala relativa ai materiali della fase “villanoviana”. Al rituale della incinerazione quasi esclusivo nella I età del Ferro si deve la cospicua serie di urne cinerarie, in forma di vasi biconici o “urne a capanna”, in terracotta o bronzo, accompagnate da ornamenti, armi, oggetti cerimoniali/cultuali deposti nelle tombe quali componenti del “corredo funerario”. Il percorso prosegue quindi con una successione di sale nelle quali sono esposti materiali delle fasi orientalizzante, arcaica, classica, ellenistica. Di particolare interesse sono contesti quali la tomba di Bocchoris (faraone il cui nome risulta iscritto in una situla in faïence rinvenuta nel sepolcro) o il tumulo di Poggio Gallinaro, con alcune tra le più antiche attestazioni locali della tradizionale ceramica chiamata bucchero, uova di struzzo, avori, ceramiche etrusco-geometriche, rivelatori delle forme di autorappresentazione dei gruppi gentilizi emergenti. Analoga caratterizzazione aristocratica appartiene ai documenti epigrafici di questa fase.


Notevole è la serie di vasi di produzione greca (corinzia, greco-orientale e, soprattutto attica) della collezione tarquiniese, talvolta utilizzati quali prestigiose urne cinerarie, cui segue una serie di produzione locale, recentemente definita anche in alcune sue componenti specificamente tarquiniesi. Il grande salone delle Trifore (7) accoglie i capolavori di ceramica a figure rosse degli inizi del V sec., rappresentati dal cratere del pittore di Berlino, con scena del ratto d’Europa, e del pittore di Kleophrades con atleti in allenamento, dall’anfora di Phintias, con scena della contesa del tripode, e dalla grande kylix con assemblea divina, di Oltos. Vasi etruschi a figure rosse di produzione tarquiniese e falisca, bronzi, opere di glittica completano l’esposizione. E’ presente anche la ricca collezione di oreficerie rinvenute nelle sepolture aristocratiche delle necropoli tarquiniesi ed una specifica sezione è riservata alle monete rinvenute nel territorio a documento della storia economica della città etrusca. Nella saletta 8 del primo piano, accanto ai contesti funerari di età ellenistica è presentata una scelta dei materiali votivi dai santuari cittadini. Conclude la visita del primo piano la sala dedicata all’esposizione del celeberrimo altorilievo fittile dei “cavalli alati“, divenuto simbolo della città di Tarquinia, che decorava in origine il triangolo frontonale dell’edificio sacro denominato “Ara della Regina sulla Civita. Al secondo piano una sala è dedicata a quelle tombe dipinte i cui affreschi furono staccati dal loro supporto naturale negli anni ’50 del novecento per motivi di conservazione a cura dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Nella grande Sala delle Armi è attualmente allestita una mostra sugli scavi condotti a Tarquinia negli ultimi decenni, unitamente ad una mostra sul sale, che nel mondo antico era molto importante avendo molte funzioni, tra le quali anche quella monetale, consentendo inoltre la conservazione del cibo. Nella Sala delle Armi sono visibili anche i corredi delle tombe villanoviane recentemente scavate nella necropoli di Villa Bruschi Falgari ed il cippo di Sostrato proveniente dagli scavi nell’emporio marittimo di Gravisca (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia e sul sito dei beni culturali. Le immagini da immagini di Google).

TESTO BOLLETTINO
Il Museo archeologico nazionale di Tarquinia è uno dei più importanti musei archeologici d’Italia, di certo il maggiore in assoluto se consideriamo le antichità che provengono dal territorio tarquiniese. Si trova nel cuore del centro storico della cittadina laziale, nella sede quattrocentesca di Palazzo Vitelleschi, l’edificio aristocratico fatto costruire tra il 1436 e il 1439 dal cardinale Giovanni Vitelleschi, acquisito dal Comune di Tarquinia agli inizi del ‘900 dopo vicende plurisecolari. Il Museo nazionale viene istituito nel 1916 e inaugurato dopo otto anni di restauri nel 1924, cioè esattamente cento anni fa. Vi confluiscono la raccolta archeologica comunale e la collezione privata dei conti Bruschi-Falgari, acquistata dallo Stato italiano nel giugno 1913 dagli eredi della nobile famiglia. Fino ad allora, la collezione privata Bruschi Falgari era stata custodita nell’omonimo palazzo nel centro storico di Tarquinia e nella Villa extraurbana della famiglia. La raccolta comunale, invece, era stata custodita nel Museo etrusco tarquiniese.
Nuclei del Museo inaugurato nel 1924 sono la collezione di sarcofagi, quella vascolare e le opere di arte medievale raccolte in maniera sistematica dal primo direttore, l’archeologo Giuseppe Cultrera.
La gradevolezza dell’insieme espositivo, nella nuova prestigiosa sede di Palazzo Vitelleschi, è lodata dal grande scrittore inglese David Herbert Lawrence nel 1927 in un celebre passo del suo capolavoro Etruscan Places, in cui il Museo è definito “eccezionalmente bello e interessante” per il fatto che “ ….qui gli oggetti esposti sono tutti tarquiniesi e hanno un nesso gli uni con gli altri, formando una specie di tutto organico”.
Dopo cento anni di storia, in cui le collezioni tarquiniesi non hanno cessato di arricchirsi, il Museo è diventato un prezioso scrigno delle memorie dell’antica metropoli etrusca di Tarquinia, la città sacra degli Etruschi. Fra le opere custodite nel Museo si annoverano capolavori assoluti dell’arte universale, fra cui l’altorilievo fittile dei cavalli alati e il bellissimo vaso plastico attico firmato da Charinos, riprodotto sul francobollo che celebra il centenario del Museo.
Vincenzo Bellelli
Direttore del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia
Direttore del Museo archeologico nazionale di Tarquinia

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