3^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 12 Febbraio, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” le eccellenze italiane dello spettacolo” dedicato a Franco ZEFFIRELLI, nel 100° anniversario della nascita

3^ EMISSIONE 2023, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del 12 Febbraio, di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica ” le eccellenze italiane dello spettacolo” dedicato a Franco ZEFFIRELLI, nel 100° anniversario della nascita, con valore indicato in B, corrispondente ad €1.20.

  • data: 12 febbraio 2023
  • dentellatura:  11 effettuata con fustellatura
  • dimensioni francobollo: 40 x 30 mm
  • stampa: in rotocalcografia
  • tipo di cartabianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco)
  • stampato: I.P.Z.S. Roma
  • tiratura: 300.015
  • valoreB 
  • colori: quadricromia
  • bozzettistaM. C. Perrini
  • num. catalogo francobolloMichel 4489 YT 4249 UNIF ________
  • Il francobollo: il francobollo riproduce, a sinistra, un ritratto di Franco Zeffirelli in primo piano su due bozzetti realizzati dallo stesso regista per alcune opere teatrali da lui dirette, rispettivamente la “Cavalleria Rusticana”, per il Teatro alla Scala di Milano del 1978, e un costume di “Antonio e Cleopatra”, per il Metropolitan Opera House di New York del 1966. In alto, a destra, è raffigurato un ciak cinematografico, a rappresentare i suoi capolavori realizzati per il cinema.
    Completano il francobollo la legenda “Franco Zeffirelli”, le date “1923 – 2019”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.
  • Nota: per il ritratto di Franco Zeffirelli ©Brel/Genovese

Se sei interessato all’acquisto di questo francobollo lo puoi acquistare al prezzo di €1,80; basta inviare una richiesta alla email: protofilia1@gmail.com

Franco Zeffirelli, all’anagrafe Gian Franco Corsi (Firenze, 12 febbraio 1923 – Roma, 15 giugno 2019), è stato un regista, sceneggiatore, scenografo e politico italiano.

Franco Zeffirelli da giovane

Biografia

Nato fuori dal matrimonio da Ottorino Corsi, un commerciante di stoffe originario di Vinci, e dalla fiorentina Alaide Garosi Cipriani. All’anagrafe la madre lo fece registrare con il cognome, da lei inventato, Zeffirelli: la madre pensò agli “zeffiretti” cantati da Ilia nell’Idomeneo di Mozart (all’epoca i figli nati fuori dal matrimonio non potevano prendere né il cognome materno né quello paterno). In seguito, anche sul passaporto, fece aggiungere “in arte Zeffirelli”: quello che era stato il suo primo cognome divenne il nome d’arte. Ebbe un’infanzia difficile dovuta al mancato riconoscimento paterno, che avvenne solo a 19 anni, e alla prematura scomparsa della madre. Giorgio La Pira fu suo istitutore ai tempi del collegio nel convento di San Marco a Firenze, e dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Firenze, esordì come scenografo nel secondo dopoguerra, curando una messa in scena di Troilo e Cressida diretta da Luchino Visconti.

Compì, insieme con Francesco Rosi, le prime esperienze nel cinema come aiuto regista dello stesso Visconti. Nel 1953 curò bozzetti e figurini per L’italiana in Algeri per la regia di Corrado Pavolini al Teatro alla Scala di Milano. Negli anni cinquanta esordì come regista sia in teatro sia al cinema.

Zeffirelli sul Set

Al Teatro alla Scala nel 1954 curò la regia di La Cenerentola e di L’elisir d’amore, nel 1955 Il turco in Italia portata anche in trasferta nel 1957 al King’s Theatre di Edimburgo, nel 1957 La Cecchina, ossia La buona figliuola, nel 1958 Mignon e nel 1959 Don Pasquale, al Teatro Verdi di Trieste nel 1958 Manon Lescaut e al Royal Opera House, Covent Garden di Londra nel 1959 Lucia di Lammermoor portata anche in trasferta al King’s Theatre di Edimburgo nel 1961, Cavalleria rusticana e Pagliacci. Sul grande schermo esordì con Camping (1957), una commedia di ambiente giovanile. Ancora al Covent Garden nel 1960 disegnò i costumi di Joan Sutherland per La traviata.

Ancora al Teatro alla Scala nel 1960 curò la regia de Le astuzie femminili e di Lo frate ‘nnamorato, nel 1963 La bohème e Aida, nel 1964 La traviata, al Teatro La Fenice di Venezia nel 1960 Alcina e nel 1961 Lucia di Lammermoor, a Trieste nel 1961 Rigoletto e nel 1967 Falstaff, al Glyndebourne Festival Opera nel 1961 L’elisir d’amore, a Londra nel 1961 Falstaff, nel 1962 Don Giovanni e Alcina e nel 1964 ToscaRigoletto e I puritani, al Wiener Staatsoper nel 1963 La bohème (che fino al 2014 va in scena 410 volte) e al Metropolitan Opera House di New York nel 1964 Falstaff e nel 1966 la prima assoluta di Antony and Cleopatra di Samuel Barber di cui è anche il librettista.

Regista Franco Zeffirelli e l’attrice Charlotte Gainsbourg sul set del film “Jane Eyre”, del 1996.
(Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images)

Verso la fine degli anni sessanta si impose all’attenzione internazionale in campo cinematografico grazie a due trasposizioni shakespeariane: La bisbetica domata (1967) e Romeo e Giulietta (1968). Nel 1966 realizzò un documentario sull’alluvione di Firenze intitolato Per Firenze. Negli anni sessanta Zeffirelli diresse alcuni spettacoli memorabili nella storia del teatro italiano, come l’Amleto con Giorgio Albertazzi, recitato anche a Londra in occasione delle celebrazioni shakespeariane nel quattrocentesimo anniversario della nascita del grande drammaturgo (1964), Chi ha paura di Virginia Woolf? con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati, La lupa di Giovanni Verga con Anna Magnani.

Ancora al Metropolitan nel 1970 curò la regia di Cavalleria rusticana e nel 1972 Otello, alla Scala nel 1972 Un ballo in maschera e nel 1976 Otello, a Vienna nel 1972 Don Giovanni e nel 1978 Carmen e al Grand Théâtre di Ginevra nel 1978 La Fille du Regiment. Nel 1971 diresse Fratello sole, sorella luna, una poetica rievocazione della vita di Francesco d’Assisi. Scenografo e allievo di Luchino Visconti, le sue opere furono sempre accurate nelle ricostruzioni di ambiente, e scelse sempre soggetti di forte impatto emotivo sul pubblico.

Nel dicembre del 1974 curò la regia televisiva in mondovisione della cerimonia di apertura dell’Anno Santo. Nel gennaio del 1976 tornò a collaborare col Teatro alla Scala di Milano, allestendo ancora una volta la sua celebre Aida, diretta da Thomas Schippers e con Montserrat Caballé e Carlo Bergonzi come protagonisti. Il 7 dicembre 1976 firmò regia e scene di una storica edizione di Otello di Giuseppe Verdi che inaugurò la stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano, con la direzione di Carlos Kleiber e protagonisti Plácido Domingo, Mirella Freni e Piero Cappuccilli. L’opera venne, per la prima volta, trasmessa in diretta dalla RAI.

Dopo il successo del film televisivo Gesù di Nazareth (1977), una coproduzione internazionale sulla vita di Gesù; realizzò, tra gli altri, Il campione (1979), Amore senza fine (1981), Il giovane Toscanini (1988). Nel 1990 tornò a Shakespeare con un nuovo adattamento cinematografico di Amleto. Nel 1981 curò la regia di Cavalleria rusticana e di Pagliacci alla Scala, 1983 mise in scena Turandot di Giacomo Puccini al Teatro alla Scala, e Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello e nel 1985 Il lago dei cigni alla Scala, al Metropolitan nel 1981 La bohème, nel 1985 Tosca, nel 1987 Turandot e nel 1989 La traviata, all’Opéra National de Paris nel 1986 La traviata e a Trieste nel 1987 La figlia del reggimento.

Ancora al Met nel 1990 curò la regia di Don Giovanni e nel 1996 Carmen e alla Scala nel 1992 Don Carlo e nel 1996 La Fille du Regiment. Nel 1993 tornò al cinema con Storia di una capinera, da Giovanni Verga.

Nel 1994 fu eletto senatore della repubblica nelle liste di Forza Italia della circoscrizione Catania, riconferma con la sua rielezione a senatore anche nel 1996. Con Forza Italia si candida anche alle elezioni europee del 1999, senza risultare eletto. Conclude la sua esperienza parlamentare nel 2001.

Allestì, per svariati anni, all’Arena di Verona, opere come la Carmen di Georges Bizet ; Il trovatore con Salvatore Licitra e Fiorenza Cedolins, , l’ Aida di Giuseppe Verdi con Fiorenza Cedolins, la Madama Butterfly sempre protagonista Fiorenza Cedolins, la Turandot di Giacomo Puccini; il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart realizzata anche nel 2015. Nel 2018 firma l’accordo per la regia di Rigoletto alla Royal Opera House di Muscat, in Oman, che nel 2010 era stata inaugurata con l’allestimento da lui firmato di Turandot. Rigoletto, previsto per il 2020, fu realizzato postumo nel gennaio del 2022, divenendo così l’ultimo lavoro del maestro. Nel 2019 firma la sua ultima regia, ovvero La Traviata di Giuseppe Verdi, che però non vedrà mai in scena: scompare infatti il sabato precedente alla Prima del 21 giugno 2019. Per l’occasione, la serata è stata trasmessa in diretta su Rai 1, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tra il 1996 e il 1999 diresse i film Jane Eyre e Un tè con Mussolini, quest’ultimo parzialmente autobiografico. Nel dicembre 1999, tornò a dirigere le riprese televisive della cerimonia di apertura dell’Anno Santo. Nel 2002 sempre per il grande schermo, realizzò Callas Forever, liberamente ispirato alla vita di Maria Callas. Ancora per il Metropolitan nel 2002 cura la regia de Il barbiere di Siviglia al Cunningham Park. Fino al 2014 sono oltre 800 gli spettacoli con la sua regia andati in scena al Met.

Il 24 novembre 2004 la regina Elisabetta II lo nominò Cavaliere Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico (KCBE). Nel 2006 curò il suo quinto allestimento dell’Aida interpretata da Violeta Urmana per l’inaugurazione del Teatro alla Scala. Dal 21 aprile a 3 maggio 2007 andò in scena il suo nuovo allestimento de La traviata di Giuseppe Verdi per il Teatro dell’Opera di Roma, con direzione d’orchestra Gianluigi Gelmetti, soprano Angela Gheorghiu, baritono Renato Bruson, tenore Vittorio Grigolo. La prima dello spettacolo del 21 aprile è stata trasmessa in diretta in ventidue sale cinematografiche. Al Teatro Filarmonico di Verona esordisce nel 2012 con Pagliacci.

Franco Zeffirelli muore la mattina del 15 giugno 2019 nella sua villa sull’Appia Antica a Roma, quattro mesi dopo il compimento del novantaseiesimo compleanno. Riportato nella sua Firenze, in seguito ai solenni funerali celebrati il 18 giugno dal cardinale Giuseppe Betori nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il regista, come da sua espressa volontà, è stato cremato e le sue ceneri sono state tumulate nella cappella di famiglia nel Cimitero delle Porte Sante, cimitero monumentale ubicato a Firenze.

Vita privata

Franco Zeffirelli era dichiaratamente cattolico praticante, omosessuale ed aveva due figli adottivi, Francesco (detto Pippo) e Luciano. Afferiva politicamente all’area di pensiero legata al mondo liberale, anticomunista ed antifascista; nella metà degli anni novanta aderì alla coalizione di centro-destra del Polo delle Libertà e del Buon Governo per il quale fu senatore per sette anni nelle file di Forza Italia nella XII e XIII legislatura dal 1994 al 2001. Fu molto amico di Silvio Berlusconi, il quale nel 2001 gli evitò lo sfratto da Villa Grande, la sua prestigiosa dimora sull’Appia Antica (a rischio pignoramento per via dei problemi economici del regista), acquistandola per poi lasciargliela in comodato d’uso per il resto dei suoi giorni.

Ebbe modo di dichiarare che non apprezzava il cosiddetto «movimento gay», in quanto per lui il concetto dell’omosessualità era strettamente collegato al filone culturale ellenico-latino; dichiarò infatti che «l’omosessuale non è uno che sculetta e si trucca. È la Grecia, è Roma. È una virilità creativa». Zeffirelli ha anche asserito che la sua omosessualità non funge da ostacolo nei confronti della sua profonda fede cristiana, in quanto il peccato della carne non dipende dall’orientamento sessuale.

Negli anni cinquanta ebbe un lungo e travagliato rapporto con l’aristocratico regista Luchino Visconti, da taluni definito come uno fra i primi registi del Neorealismo italiano. I due convissero per diversi anni nella villa di Visconti sulla via Salaria nella città di Roma e la loro relazione travagliata durò, sebbene non sempre in modo lineare ed omogeneo, fino alla morte dello stesso Visconti nel 1976.

Zeffirelli è sempre stato un grande tifoso della squadra calcistica della Fiorentina ed ha talora assunto atteggiamenti polemici nei confronti della Juventus, con la quale la tifoseria viola nutre una rivalità particolarmente accesa.

Franco Zeffirelli nella sua veste da Tifoso

In seguito ad una ricerca genealogica, condotta dai due studiosi del genio vinciano Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, è stato riscontrato che lo stesso Franco Zeffirelli fosse discendente del nucleo familiare di Leonardo da Vinci: secondo tale ricerca, la famiglia Corsi si imparentò con la famiglia Da Vinci nel 1794, in seguito al matrimonio fra Michelangelo di Tommaso Corsi e Teresa Alessandra Giovanna di Ser Antonio Giuseppe Da Vinci, diretta discendente di Ser Piero, padre di Leonardo.

Regista cinematografico

Tra i più famosi registi italiani nel mondo (i suoi film sono quasi tutti produzioni internazionali), Franco Zeffirelli come regista cinematografico si caratterizzava per l’eleganza formale e l’attenzione per il melodramma e le storie d’amore, sviluppate con senso dello spettacolo e gusto figurativo prezioso, non esente tuttavia da esuberanze manieristiche e dall’estetismo e scadente talvolta nell’oleografico (articolo parzialmente estrapolato dal sito Wikipedia).

Testo bollettino

Nel 2023 Franco Zeffirelli avrebbe compiuto cento anni, e per soli quattro anni non è riuscito a raggiungere questo traguardo così significativo.

Fiorentino di nascita e nell’anima, dalla sua città natale aveva assorbito il gusto pervicace per la provocazione e, soprattutto, l’amore sconfinato per la Bellezza, intesa nel senso rinascimentale di armonia e perfezione formale, che sarà approfondito negli anni della sua formazione presso il Liceo Artistico e la Facoltà di Architettura. Per questa sorta di ‘debito di riconoscenza’ verso Firenze, quando nel 1966 essa venne devastata dalla terribile alluvione, Zeffirelli si mobilitò immediatamente, realizzando uno sconvolgente documentario che, trasmesso anche all’estero, tanto contribuì alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale e alla conseguente rinascita della città.

Franco Zeffirelli è stato un regista scenografo attivo e conosciuto in tutto il mondo. Ha saputo servirsi di tutti i linguaggi delle arti performative, spesso fondendoli insieme in uno stile personalissimo e inconfondibile, ma sempre diverso, a seconda dell’opera da mettere in scena, del contesto e del tipo di pubblico. Ha spaziato tra il  teatro d’opera e il teatro di prosa, il cinema di finzione e il documentario, la televisione, coniugando uno straordinario talento nel disegno e un’immaginazione fervidissima al rigore nello studio, alla meticolosissima cura per i dettagli nell’assoluta dedizione al lavoro, nel nome del più grande rispetto nei confronti del suo pubblico.

Di fatto, Zeffirelli non ha mai evitato di mettersi in gioco, raccogliendo senza esitazioni le sfide che gli si presentavano. Durante il Secondo Conflitto Mondiale, su consiglio di Giorgio La Pira, si era unito alla Resistenza, passando poi nelle fila degli eserciti alleati come interprete; quindi, a guerra finita, aveva iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo come scenografo e assistente alla regia del grande Luchino Visconti. Divenuto lui stesso regista, gli si erano subito presentate occasioni tanto straordinarie quanto rischiose, come, tra le tante, il precoce debutto alla Scala di Milano o l’allestimento del Romeo e Giulietta all’Old Vic di Londra, il più importante teatro di prosa nella patria di William Shakespeare. A queste, nel tempo, sono seguite le scritture presso i più importanti teatri del mondo: dal Covent Garden di Londra al Metropolitan di New York – di cui ha inaugurato la nuova sede al Lincoln Center –, dall’Opéra e la Comédie Française a Parigi al Teatro dell’Opera di Roma, da Tel Aviv a Tokyo, a Muscat in Oman, dai monumentali allestimenti dell’Arena di Verona agli allestimenti ‘in formato tascabile’ a Busseto, solo per ricordarne alcuni. E ogni volta al fianco dei più grandi interpreti del suo tempo, sia che fossero direttori d’orchestra, sia che fossero cantanti ed attori, con i quali, in più occasioni, è tornato a lavorare.

Ciò che colpisce infatti della lunga e operosa vita di Franco Zeffirelli è, da un lato, la gioia della creazione, da cui scaturiva il piacere di lavorare insieme a persone amiche, come i compagni di gioventù che lo hanno accompagnato per tutta la vita, o come le straordinarie amicizie che, nate sul lavoro, hanno portato a rapporti che sono andati al di là di quelli meramente professionali. Dall’altro lato, il desiderio di condividere con il maggior numero di persone possibile le storie e i testi che più amava, rendendoli accessibili senza tuttavia banalizzarli, lo ha portato a utilizzare il mezzo cinematografico per diffondere la conoscenza di Shakespeare e dell’opera lirica anche presso chi non avrebbe mai messo piede in un teatro. Nel fare questo, Franco Zeffirelli è stato un artista popolare nel senso più autentico del termine, poiché ha offerto a tutti la sua idea di bellezza, in un linguaggio che tutti potevano comprendere.

Pippo Zeffirelli

Presidente della Fondazione Franco Zeffirelli Onlus

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